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La manna della sacratissima umanità di Gesù – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.108

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: La manna della sacratissima umanità di Gesù – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.108
Venerdì 16 febbraio 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 9, 14-15)

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a venerdì 16 febbraio 2024. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal nono capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 14-15.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati al capitolo trentaquattresimo, paragrafo secondo. Abbiamo già letto, adesso spieghiamo.

Quindi: eravamo arrivati al punto in cui S. Teresa diceva che nessuno di noi potrà lamentarsi del Signore o scusarsi se non si salverà, se non potrà mangiare per sempre questo pane, questo pane di vita. Poi abbiamo letto che Gesù, appunto, non vuole abbandonare il mondo e, questo, sia a gaudio dei suoi amici, ma anche a confusione dei suoi nemici.

Ecco, bella questa espressione che usa adesso Santa Teresa, dice:

… questa la ragione per cui il Padre ci elargì quel Pane divinissimo e ci dette in alimento perpetuo — sentite che bella — la manna di questa sacratissima Umanità.

Che bello; cos’è? L’Eucarestia. L’Eucarestia è la manna della sacratissima umanità di Gesù — ripeto — “la manna della sacratissima umanità di Gesù”, questa è l’Eucaristia, così la definisce Santa Teresa. «Ci dette in alimento perpetuo la manna di questa sacratissima Umanità». Non l’abbiamo mai sentita questa espressione, sono sicuro.

Noi ora la possiamo trovare quando vogliamo…

quindi è sempre disponibile; e, continua:

…per cui se moriamo di fame è unicamente per colpa nostra.

È solo per colpa nostra; perché? L’Eucarestia, “la manna della sacratissima umanità di Gesù”, è sempre disponibile. E prosegue dicendo che l’anima troverà sempre grandi consolazioni e delizie nel Santissimo Sacramento; così, dopo aver gustato il Salvatore…

non vi saranno prove, persecuzioni e travagli che non sopporterà facilmente.

Che non vuol dire che non li sente; li sente, ma va oltre. È come un pesciolino che guizza via e non viene preso da nessuno. E lei dice:

Voi, figliuole, unitevi al Signore nel domandare all’Eterno Padre che vi lasci per oggi il vostro Sposo, concedendovi di non esserne mai prive per tutto il tempo di vostra vita.

È un dono di Dio avere l’Eucarestia, ma non è scontato e non è dovuto. Quindi stiamo attenti a non abituarci ad avere l’Eucarestia e quindi dare per scontato che l’Eucarestia sarà sempre presente. No, l’Eucaristia non “deve” essere presente; è presente, ma è un dono e, allora, bisogna chiedere ogni giorno che ci venga lasciato.

Prosegue poi: gli accidenti del pane e del vino che occultano la presenza di Gesù, servono, appunto, per moderare “il contento”. E ancora, lei dice:

Supplicatelo che almeno non vi manchi mai…

è proprio una richiesta che dobbiamo fare al Signore: “dacci oggi il nostro pane quotidiano”.

Ho già fatto una meditazione su questa parte del “pane quotidiano”; vi ho già spiegato la traduzione corretta. Era un’omelia che ho fatto il 28 maggio del 2020, quattro anni fa. 

Voi sapete che nell’espressione: “dacci oggi il nostro pane quotidiano”, “quotidiano” non è la traduzione letterale, perché in greco è “ton epiousion”, e “ton epiousion” non è “quotidiano”. Poi, per tante ragioni, va bene, è diventato “quotidiano” e lo possiamo intendere, appunto, come l’intende Santa Teresa, però dobbiamo sapere che epiousion, tradotto letteralmente, è “soprasostanziale”. Quindi, Gesù dice: “dacci oggi il nostro pane soprasostanziale”; è chiaro che Gesù pensava all’Eucarestia, non pensava al pane che perisce.

Così afferma Origene nel De oratione 27,7; così afferma Giovanni Cassiano nelle Conferenze ai monaci, numero 9; e, poi, abbiamo anche San Efrem il Siro, nel Commento al Diatessaron, capitolo sesto, versetto 16A. Anche nel Concilio di Trento, quando si esorta alla comunione frequente, viene chiamata “pane soprasostanziale”. Nel Mirae Caritatis del 1902 di Leone XIII, si parla proprio di “pane soprasostanziale”. Persino Dante, nella Divina Commedia, nel Purgatorio, al canto XI, versi 13-15, commenta il passo del panem quotidianum del Pater noster riferendosi alla manna; persino lui!

Dà oggi a noi la cotidiana manna,
sanza la qual per questo aspro diserto
a retro va chi più di gir s’affanna.

Poi abbiamo San Giovanni Crisostomo, che nel commento al Vangelo di Matteo, riguardo al capitolo XIX, parla di questo pane soprasostanziale; San Cipriano nel Trattato sul “Padre Nostro”, al paragrafo XVIII, stessa cosa. E poi abbiamo quello che vi sto leggendo adesso di Santa Teresa di Gesù.

Dal greco “epiousion” è pane soprasostanziale, non è quotidiano, poi San Girolamo ha tradotto “quotidiano” quindi va bene possiamo pur tenere anche “quotidiano”, ma dobbiamo avere bene in mente in che senso.

Santa Teresa ce lo sta spiegando molto bene: “quotidiano” non in riferimento al pane che andiamo a comprare in panetteria, non è quello il pane di cui sta parlando Gesù, non si occupa di quello. E, infatti, Santa Teresa, nella nota 1 al secondo paragrafo, scrive:

1 Non voglio pensare che qui il Signore abbia inteso quell’altro pane che serve a sostenere e a riparare le forze del corpo, — quindi anche Santa Teresa, dottore della Chiesa, dice che non sta facendo riferimento a quel pane materiale — e perciò vorrei che non vi pensaste neppur voi. Il pane di cui ora si tratta — nel Padre nostro — si gusta nella più alta contemplazione, nella quale l’anima una volta che vi sia arrivata, non si occupa più di nulla, né del mondo, né del cibo corporale. Non sembra da pari suo che il Signore abbia tanto insistito sul cibo materiale per suo e nostro sostentamento. Di questo pane io non mi occupo affatto. Qui il Signore c’insegna ad elevare i nostri desideri alle cose celesti e a domandare d’incominciarle a godere fin da questo esilio. Se non ci ha obbligati a chiedere cose così basse come quelle che riguardano il nostro sostentamento corporale…

Ricordate quando Gesù dice: “Guardate gli uccelli del cielo, non filano… eppure il Padre vostro celeste pensa a ciascuno di loro”. Gesù dice: “Voi pensate al Regno di Dio e alla sua giustizia, al resto ci penserà la Provvidenza”.

Nel paragrafo quarto Santa Teresa dice:

4 — Quanto all’altro pane, se vi siete abbandonate alla volontà di Dio, non ve ne dovete preoccupare almeno durante l’orazione, nella quale avete da trattar di cose assai più importanti. Vi sono altri tempi per lavorare e guadagnarvi da vivere, ma anche allora non deve esser con troppa preoccupazione. — Interessante, no? Anche lì: non esagerate con le angosce. — È bene che lavoriate per procurarvi da vivere, ma mentre il corpo lavora, l’anima si mantenga nel riposo. Come vi ho detto altrove diffusamente, la cura del temporale lasciatela al vostro Sposo che non vi verrà mai meno.

Capite cosa vuol dire? Non vuol dire che allora io vado a lavorare e penso agli uccellini. Se devo studiare, studio, se devo lavorare, lavoro, però mantenendo l’anima nel riposo, sapendo che Dio provvederà a tutto, che — alla fine — siamo nelle mani della Divina Provvidenza. Bella questa cosa: ci toglie molta ansietà. 

E poi, S. Teresa ci dice:

5 — Voi siete come un servo rispetto al suo padrone. Il servo non deve occuparsi che di contentare il suo padrone, e questi è obbligato a dargli da mangiare per tutto il tempo che lo tiene in casa a servizio…

E aggiunge: non dobbiamo andare tutte le volte a continuare a chiedere al Signore di darci da mangiare! 

Già sappiamo che questa cura spetta a Lui, e da parte sua non cessa mai d’interessarsene. In quel caso ci potrebbe rispondere: “Badate piuttosto a servirmi e sforzatevi di contentarmi meglio che potete. Occupandovi di cose che non vi riguardano, non me ne farete una di buone”.

Quindi il nostro compito è di servirlo e di accontentarlo.

Perciò, sorelle, domandi tal pane chi lo vuole. Quanto a noi, chiediamo all’Eterno Padre che ci conceda di ricevere il nostro Pane celeste con tali disposizioni che, pur non avendo la felicità di contemplarlo con gli occhi del corpo, perché troppo nascosto, lo contempliamo almeno con quelli dell’anima, a cui si manifesti. È desso un pane che assomma in sé ogni soavità e delizia, e sostenta la vita.

È verissimo, è verissimo.

6 — Pensate forse che questo sacratissimo Pane non sia di sostentamento per i nostri miseri corpi e di medicina efficace ai nostri disturbi corporali? — Ecco: sostentamento e medicina. E lei qui ci dice che è anche medicina per il corpo. — So invece che è così. Conosco una persona che nelle sue gravi infermità andava spesso soggetta ad atrocissimi dolori, ma quando si accostava alla comunione, le pareva che per incanto le sparisse ogni male, rimanendo completamente guarita. — Lei qui parla di sé, di queste gravi infermità che però quando riceveva l’Eucarestia sparivano, spariva ogni male — … A tutti sono note le grandi meraviglie che questo Pane di cielo opera in coloro che lo ricevono degnamente.

Poi lei continua e dice che le veniva da ridere, quando gli altri dicevano che avrebbero voluto vivere al tempo in cui c’era Gesù sulla terra, e lei rideva tra sé stessa, perché dice:

…possedendo nel SS. Sacramento lo stesso Cristo che allora si vedeva, non vi fosse altro da bramare.

È lo stesso! Perché là era nella sembianza del corpo, Lui aveva il suo corpo umano, e infatti quasi nessuno ha creduto che lui fosse il figlio di Dio; qui è dietro «gli accidenti del pane e del vino»: chi ha fede ci crede, e chi non ha fede non ci crede. Non è che, se io lo vedo e lo tocco, cambia tutto! No.

Ecco, adesso ci possiamo fermare; quindi, facciamo il possibile per avvicinarci a questo pane con tutte le dovute disposizioni e a chiederlo quotidianamente.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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