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La Novena di Natale: primo giorno, don Dolindo Ruotolo

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di mercoledì 16 dicembre 2020

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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La Novena di Natale: primo giorno, don Dolindo Ruotolo

Eccoci giunti a mercoledì 16 dicembre della terza settimana di Avvento, primo giorno della Novena di Natale. Abbiamo appena ascoltato il Vangelo secondo San Luca, cap. VII, vv 19-23, Gesù che guarisce, che annuncia la buona notizia, che dice:

“Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!”

Ho pensato in questi 9 giorni di farci accompagnare da don Dolindo Ruotolo in questa Novena di Natale, da un suo scritto che lui ha fatto proprio in funzione di questa Novena, dal 16 dicembre dal 24 dicembre del 1914 predicò la Novena del Santo Natale nella Chiesa della Maddalena ai Cristallini, a Napoli, nel quartiere San Carlo all’Arena. Quello che vi leggerò sono gli appunti della predicazione scritti da don Dolindo in quella circostanza, ci lasceremo guidare da lui, da questo Santo Sacerdote.

Primo Giorno: Gesù nascendo, ha avuto per fine il cercare noi, poveri peccatori

“In questo santo giorno noi ci raccogliamo per meditare i grandi misteri dell’amore di Gesù Cristo e per onorare il santo Bambino. Tutto concorre ad intenerirci, intorno a Gesù: Egli si è fatto piccolo piccolo per noi, è nato nel gelo, nella povertà, nella privazione, e ci chiama, o cari fedeli.”

La prima cosa che don Dolindo ci dice è che Gesù ci chiama, viene tra noi.

“Che cosa sei venuto a fare sulla terra, o Gesù, così povero e umiliato? Noi nasciamo tutti quanti con uno scopo e cresciamo per ottenere qualche cosa in questa vita, e Tu perché sei nato, perché hai preso la nostra misera carne?

Gesù è venuto a cercarci, cari fedeli. Eravamo lontani da Lui, nell’impossibilità di ascoltare la Sua Voce, di partecipare alla Sua Vita Divina, e Gesù è venuto Egli stesso sulla terra, in un eccesso d’amore, per cercarci. Ebbene, meditiamo devotamente sul fine che ha avuto Gesù nel nascere: Egli è venuto a cercarci per darci al vita, per redimerci dal peccato. Meditiamo, di conseguenza, sul dovere che abbiamo noi di cercare Gesù Cristo e di essergli fedeli.”

Gesù cerca noi, per darci la vita, per redimerci dal peccato e noi siamo chiamati a cercare Gesù, a essere fedeli a Gesù.

“Dio Benedetto, creando il primo uomo innocente e santo, lo aveva creato traendolo dal nulla e lo aveva arricchito di una Grazia soprannaturale che lo rendeva capace di possederlo per tutta l’Eternità. Dio aveva dato all’uomo un precetto, mettendolo nel Paradiso terrestre: gli aveva dato ogni libertà, ma gli aveva vietato di scegliere indifferentemente il bene e il male e, per facilitargli il compito e renderlo capace di merito, aveva sintetizzato questo suo supremo dovere in un atto di obbedienza esteriore, proibendogli di mangiare il frutto di un albero. Quale mirabile armonia regnava in quest’uomo! I sensi erano sottoposti alla ragione e il suo cuore era mirabilmente armonizzato dalla Grazia di Dio.

Intanto, la donna si fece miseramente sedurre: credendo di raggiungere più presto l’alto ideale cui era chiamata da Dio, mangiò del frutto proibito e ne offrì al suo uomo. Così ella cadde miseramente e l’uomo si allontanò da Dio, piombando nella sua povertà e nudità naturale. Si era accecato, aveva perduto i lumi della celeste sapienza che lo rendevano sublime, aveva perduto quella vita che lo sollevava fino all’Eternità. Come un povero viandante caduto in un burrone, rimasto privo di forze a causa di questa caduta, non può risollevarsi da sé, così l’uomo non aveva più la forza di salvarsi e aveva bisogno di Qualcuno che lo salvasse. I suoi figli, peccatori come lui, non potevano salvarlo, e allora è venuto dal Cielo il medesimo Figlio di Dio e si è fatto piccolo, ha preso carne e la sua miseria, proprio per cercarlo nell’abisso in cui era caduto.”

Gesù ci viene a cercare. Dove?

“Nell’abisso in cui era caduto.”

“Gesù buono si è rivestito della nostra carne, è apparso come uno di noi, non si è fatto riconoscere, ha attirato sopra di sé l’ira dei peccatori, ha sofferto, ha pianto per noi, e piangendo ci ha ritrovati e ci ha abbracciati nuovamente nel suo Amore e nella sua Misericordia. Solo Lui poteva salvarci, perché solo Lui poteva prendere la nostre miserie senza macchiarsene, essendo la Sua Persona la Persona stessa di Dio, e non ha esitato a farlo pur di ritrovarci.”

Pensate fin dove si è spinto Dio, fino a quale punto di abbassamento.

“Ce lo dice Lui stesso in quella commovente parabola della pecorella smarrita: Egli lasciò al sicuro le novantanove pecorelle e andò per vie aspre e dolorose a cercare quella che si era smarrita e, trovatala, se la pose sulle spalle e la ricondusse all’ovile senza rimproverarla.

Se Gesù è venuto con tanto amore a cercarci, saremo noi così ingrati da fuggire dalla Sua Presenza e dal rifiutare l’invito della Sua carità? Oggi, specialmente, la maggior parte delle creature redente da Lui lo abbandonano e lo lasciano solo solo: avremo noi il coraggio di seguire ingratamente chi tanto lo offende?

Seguiamo Gesù con la gratitudine e corrispondiamo alle Sue Grazie e alle Sue Chiamate di Amore. Seguiamo Gesù e cerchiamolo in tutta la nostra vita. Se il mondo o i nemici di Gesù ci offrissero montagne d’oro, ossia il famoso “pane a quattro soldi”, non siamo così ingrati da seguirli e da abbandonare solo solo il caro Redentore che è venuto a salvarci!”

Che cosa sono questi “quattro soldi” che il mondo ci può offrire?

Sono il suo consenso, la sua approvazione, la sua amicizia, la sua stima, il suo riconoscimento, il far parte della sua corte, il poter stare sulla scena di questo mondo. Ebbene, don Dolindo ci dice che la gratitudine e la riconoscenza, il dovere, il debito d’amore che abbiamo verso il Signore ci spingono a rinnegare tutto questo. Questo può voler dire solitudine, persecuzione, incomprensione, maltrattamenti, qualunque cosa sia va bene, non ha importanza. Quando noi siamo nella nostra camera da soli, quando siamo in Chiesa davanti al Tabernacolo da soli, quando passeggiamo per una strada da soli o siamo in un bosco da soli, percepiamo la testimonianza della nostra coscienza e percepiamo di essere soli davanti a Dio, percepiamo la Presenza di Dio come unica, e noi siamo come unici davanti a Lui, completamente abbandonati al Suo Sguardo, al Suo Giudizio. In Dio non c’è niente di brutto o di malvagio. In Dio sta ogni bellezza. Ogni attributo, ogni caratteristica di Dio è infinitamente bella, tanto la sua misericordia quanto la sua giustizia.

In questo primo giorno della Novena sentiamoci cercati e impariamo anche noi a cercare Dio, questo sia il primo impegno di oggi.

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

Mercoledì della III settimana di Avvento

VANGELO (Lc 7,19-23)
Riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito.

In quel tempo, Giovanni chiamati due dei suoi discepoli li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».
Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”».
In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

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