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Il Padre Nostro e l’Eucarestia, parte 3

Il Padre nostro e l' Eucarestia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione del ciclo dal titolo: “Il Padre Nostro e l’Eucarestia” di domenica 4 settembre 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Lc 14, 25-33)

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
“Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

Il Padre Nostro e l’Eucarestia, parte 3

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 4 settembre 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo quattordicesimo di san Luca, versetti 25-33.

Gesù ci chiama a un amore assoluto nei suoi riguardi che supera tutti gli altri amori; un amore assoluto che diventa poi la capacità di portare la propria croce e di stare dietro a lui.

In questa domenica proseguiamo la nostra meditazione sul Padre Nostro e l’Eucarestia. Quest’oggi vediamo san Cipriano e il paragrafo diciottesimo del suo trattato “Il Padre Nostro” . Scrive:

Poiché certuni pensano che noi siamo invitati a chiedere il pane per il corpo, è giusto che, rimossa subito la loro erronea opinione, stabiliamo la verità sul pane sostanziale. Bisogna rispondere a costoro…

Vale a dire a quelli che pensano che, con il Padre Nostro, Gesù ci invita a domandare il pane della panettiera, il pane per il corpo, quello che compriamo ogni giorno e mangiamo a tavola…

Bisogna rispondere a costoro: “Perché mai, Colui che dice di chiedere cose celesti e grandi, non essendo celeste il pane che ci viene dato per la nostra carne né grande preghiera è quella di chiederlo, ordini di elevare al Padre la supplica per quello che è terreno e piccolo, come se Dio, secondo loro, si fosse dimenticato i suoi insegnamenti?”

È un ragionamento logico, rispettoso della Scrittura. Vedete: san Cipriano dice che è assurdo che Gesù in quella preghiera, quando dice “dacci oggi il nostro pane quotidiano”, ovvero “soprasostanziale”, ci inviti a chiedere il pane per il corpo; quel pane ci cui parla è sicuramente il suo Corpo, ecco perché il greco dice “soprasostanziale’. Prosegue:

Ma noi che seguiamo il Maestro stesso che dà lezioni sul pane, ci dilungheremo alquanto sull’argomento. Dice nel Vangelo di Giovanni a coloro che erano venuti a Cafarnao a cercare di Lui: “In verità, in verità vi dico: Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato dei pani e siete stati saziati (Gv 6,26)” Chi, infatti, mangiò dei pani benedetti da Gesù e ne fu saziato, a maggior ragione cerca di comprendere più profondamente il Figlio di Dio e tende a Lui, perciò (Gesù) dice giustamente quando insegna: “Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà, perché su di Lui il Padre, cioè Dio, ha posto il suo sigillo” (Gv 6,27).

San Cipriano dice che se Gesù dice questa frase “Adoperatevi non per il cibo che perisce — quindi non per il pane di tutti i giorni che si va a comprare o si impasta a casa propria — ma per il cibo che dura in vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà! — che é il suo Corpo dato e il suo Sangue versato, cioè l’Eucarestia — che senso ha che poi Gesù insegni la preghiera del Padre Nostro nella quale parlerebbe del pane che perisce? Che senso ha? Si contraddice? Dimentica i suoi insegnamenti? 

Prosegue:

Ora, a quelli che lo avevano ascoltato, avendolo in merito interrogato dicendo: “Che dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”, Gesù rispose e disse loro “Questa è l’opera di Dio: che crediate in Colui che Egli ha mandato” (Gv 6,27): Dio infatti mandò il suo Verbo e li guarì, riferendosi a quelli che erano malati, come sta scritto nei salmi. Con la fede nel Verbo attua le opere di Dio che sono cibo duraturo per la vita eterna. Inoltre: “Il Padre mio vi darà il vero pane che viene dal Cielo, perché il pane di Dio è quello che discende dal Cielo e dà la vita al mondo”. (Gv 6,32-33)

Più chiaro di così si muore… “Il Padre mio vi darà il vero pane che viene dal Cielo”: è la manna di cui ci ha parlato Dante, la novella manna quotidiana. Questo siamo chiamati a chiedere nel Padre Nostro. 

Prosegue san Cipriano:

E il pane vero è quello che ciba l’uomo vero fatto a immagine di Dio e chi se ne nutre diviene simile al Creatore.

Vedete che diventa tutto sempre più chiaro, logico, evidente? Andare alle fonti significa questo! Quando andiamo alle fonti, noi beviamo un’acqua freschissima, come quando in montagna beviamo un’acqua buonissima… 

Io lo capisco: cercare le fonti è faticoso, non ti appaiono come sorpresa dell’ovetto Kinder; non si trova san Cipriano nei messaggi dei Baci Perugina… certo, mi rendo conto. È molto faticoso e richiede un grande ordine interiore, perché sappiamo quante sono queste fonti: sono un mare infinito… Cercare, trovare, mettere da parte — come le formichine fanno per l’inverno — le bricioline di pane, di vero nutrimento per poi condividerlo con gli altri è faticoso. È difficile perché richiede fatica, sacrificio. 

La mia carissima nonna Anna, che fece solo le elementari ma era circondata da fratelli, zii e cugini che erano tutti medici, mi diceva sempre: “Vedi, Giorgio, quando tu andrai a lavorare e alla sera tornerai… ti fai una bella doccia, ti leggi un bel libro, cucini, pensi alla tua famiglia e fine: la stanchezza del lavoro passerà. Vai a letto a dormire e il giorno dopo, ti alzi e sei riposato. Ma se ti dedicherai allo studio, non sarà così, perché, quando chiudi i libri, la mente continua a pensare, a pensare… e poi c’è tutto il doverti preparare, il dover studiare, l’approfondire…” e continuava: “Ti ricordi lo zio Tal dei Tali? Anche poco prima di morire, era ancora lì che studiava sui suoi libri di medicina, approfondiva le sue cose: quando uno studia, studia per sempre”. E aggiungeva: “La vita dello studente è una vita di grandissimi sacrifici!”. 

Verissimo, perché, ad esempio, se vi dessi le indicazioni riguardanti tutto quello che vi leggo e vi chiedessi di andarle anche solo a ritrovare, impieghereste tantissimo tempo: ad esempio non è facile trovare il paragrafo diciottesimo del trattato “Sul Padre Nostro” di san Cipriano; è difficile andare a trovare questi testi.

Quindi io capisco che uno dica: “Io ti dico la mia idea: è quello che io penso a salvarti, sono le mie idee geniali, le mie super-idee, le mie super-riflessioni. I Padri, ormai, sono passati: ora ci sono io, ti formo io”. E questo non costa fatica: tra una sigaretta, un dolcino, una risata e un bel bicchiere di liquore, ti spiego il mio pensiero, ti formo al mio pensiero… Ma capite: il mio pensiero non sarà mai il pensiero di san Cipriano o di sant’Agostino o di san Giovanni Crisostomo o di Dante o di sant’Efrem il Siro o di Leone XIII o di Origene… certo, le fonti richiedono sacrificio. 

Io ho ancora nella testa, e credo che non lo dimenticherò mai, dei momenti chiari, degli episodi precisi della mia vita dove in primavera o estate sentivo dalle finestre aperte i miei compagni e amici ridere e scherzare in cortile, oppure fare la merenda insieme e io guardavo la mia scrivania e mi dicevo: “Perché io no? Anche a me piacerebbe, ma, se adesso scendo, questa ricerca rimane interrotta e io perdo tempo…”; sapete: quando inizi a studiare, ti devi proprio dedicare e non si può fare un po’ sì e un po’ no, perché non si porta a casa niente… E quindi… una tisana veloce e poi continuiamo: certo non è come andare giù e mangiarsi un gelato o una torta o una macedonia, fare una chiacchierata, ridere un po’, fare una partita a pallone… Ma nella vita bisogna scegliere e capisco che non si abbia voglia di scegliere la fatica e si preferisca altro: certo, lo capisco…eh, sì! Il sapere e la conoscenza non si vendono a chili come le mele; quanto lavoro sta dietro… 

È bene ed è giusto che lo sappiate, perché alle volte si cade in atti di egoismo e ogni tanto bisogna dircele queste cose.
“Eh, Padre, io l’ho chiamata, lei non ha risposto e non mi ha più richiamata e quando risponde è sempre così svelto, mentre io voglio stare lì a parlare…”.
Oppure qualcuno chiama e mi chiede di uscire a mangiare una pizza e si lamenta: “Lei non viene mai, è sempre impegnato con il suo studio; insomma bisogna anche dedicarsi alle anime; non ha mai tempo per noi, per aiutarci…”
E io mi fermo e dico: “Ma tutto il tempo che dedico alle ricerche per preparare le meditazioni per chi è? È a vantaggio di chi? Chi beneficia di questo tempo?”
Non diamo per ovvio e scontato quello che ovvio e scontato non è, perché non so quante volte sentite parlare di san Cipriano, sant’Efrem il Siro, Origene e di tutti questi Padri della Chiesa. Per chi è questo tempo dato? Non è forse questo un modo, non dico per forza il migliore, di servire i fratelli? No, perché se non è anche questo un modo per servire, allora chiudiamo tutto e anche il vado giù come tutti gli altri… basta sapere e basta dircele le cose… Se, invece, anche questo è un modo, allora impariamo a stare un po’ tra le righe e a essere un po’ rispettosi dell’impegno, della fatica e dei sacrifici che le persone mettono a disposizione per noi e a dire: “Siccome non è Dio e non può essere presente in ogni luogo, non ha il dono della bilocazione, se so che sta lavorando per poi arrivare tra un mese, un anno a propormi il frutto del suo lavoro e se so che le cose vanno studiate, sistematizzate, schematizzate, riassunte, che le fonti vanno confrontate, che il lavoro poi deve avere un senso logico, allora capisco che questa persona mi vuole bene, mi manifesta il suo amore cosi!” Un altro lo farà andando a giocare a pallone, quest’altro lo farà in questo modo. 

Impariamo a non essere egoisti e a non pretendere l’impossibile, a non essere capricciosi e a godere di quello che ci viene dato: non diventiamo spietati chiedendo di vivere giornate di quarantott’ore, quando ne abbiamo solo da ventiquattro, perché questo si somma al lavoro che già c’è ordinariamente.

Domani vedremo l’ultima santa, Dottore della Chiesa, molto importante.

 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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