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Sono grano di Cristo – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.1

L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati - San Manuel Gonzales Garcia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Sono grano di Cristo – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.1
Mercoledì 20 marzo 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 8, 31-42)

In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro».
Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro».
Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 20 marzo 2024.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dall’ottavo capitolo del Vangelo di san Giovanni, versetti 31-42.

Iniziamo quest’oggi il nuovo ciclo di meditazioni. Come vi ho annunciato precedentemente, affronteremo il libro dal titolo: “L’abbandono dei tabernacoli accompagnati”, di San Manuel González; edito dalla casa editrice Effedieffe.

Capiremo il perché di questo titolo, che cosa vuol dire, che cosa sono i tabernacoli accompagnati, e cosa vuol dire l’abbandono dei tabernacoli accompagnati. 

San Manuel, che è vescovo, spiegherà benissimo questo titolo. Non faremo una lettura corsiva di tutto il testo, alcune parti, vedrete, non le faremo. Siccome, però, voi avete il testo tra le mani, perché ve l’ho annunciato un mese fa e quindi avete avuto tutto il tempo — come mi avete spiegato — di ordinarlo, di farlo arrivare, le parti che io salterò le farete voi tranquillamente, le potete leggere, sono molto belle, molto facili anche da capire. Poi io farò degli arricchimenti, diciamo così, e, di volta in volta, mi fermerò e vi dirò: ecco, adesso mi fermo e leggiamo questa parte, leggiamo questa cosa; comunque, ve lo dirò di volta in volta.

Allora, cominciamo subito. La prefazione alla nuova edizione italiana, la lascio alla vostra lettura; questa prefazione l’ha fatta la Effedieffe [la casa editrice del libro].

 Iniziamo a leggere insieme la parte che si intitola: Descrizione del Santo, siamo a pagina nove del libro. Leggiamo questa citazione di Papa Pio XII, dall’enciclica Mediator Dei:

DESCRIZIONE DEL SANTO

Prima di rappresentare il popolo presso Dio, il sacerdote rappresenta il divin Redentore, e perché Gesù Cristo è il Capo di quel corpo di cui i cristiani sono membra, egli rappresenta Dio presso il popolo. La potestà conferitagli, dunque, non ha nulla di umano nella sua natura: è soprannaturale e viene da Dio: “Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi” (Giov.20,21).

Bene, leggiamo adesso il testo:

In un periodo storico come quello che visse la Spagna dal 1931 al 1939, periodo caratterizzato da aperti conflitti sociali e politici in cui la Chiesa divenne oggetto di persecuzione, san Manuel González Garcia scelse con coraggio di occuparsi del suo gregge e come pastore sollecito e fedele, non lo abbandonò mai, pagando il prezzo di continui attacchi da parte di anarchici e rivoluzionari che volevano portare il popolo alla perdizione.

Allora, che cosa dobbiamo sottolineare di importante? Dobbiamo sottolineare che siamo in un tempo di persecuzione, la Chiesa sta vivendo in questo periodo, dal ‘31 al ‘39, un tempo di persecuzione molto forte, e questo vescovo, questo santo vescovo, decide di non abbandonare il suo gregge, come pastore decide di occuparsi del suo gregge. Questo gli costerà caro: gli costerà i continui attacchi da parte di anarchici e rivoluzionari. 

Siamo di fronte a una situazione storica molto complessa, di sicuro una situazione storica che è causa di grandi, grandi persecuzioni, grandi grandi sofferenze. Allo stesso tempo, è anche segnata dalla fedeltà di questo vescovo, e anche di alcuni altri sacerdoti, che decidono di rimanere col loro popolo, a fianco del loro popolo. Ma per quale ragione? Perché vogliono fare quello che sono, cioè i pastori.

«Sono grano di Cristo» affermava don Manuel. Così è stata la sua intera esistenza. L’affermazione di voler assomigliare quanto più simbolicamente possibile a un chicco di grano, rispecchiava il suo anelito all’immedesimazione con Cristo, per diventare come Lui Ostia vivente. Questa frase rivela la consapevolezza che la Croce fece parte della vita di san Manuel, che il sacrificio celebrato sull’altare lo accomunava alla sorte di Cristo, morto per la salvezza dell’umanità. Egli, a cominciare dalle incomprensioni, dalle difficoltà, dagli ostacoli, fino alle calunnie, all’esilio, alla vera e propria persecuzione, sperimentò a suo modo una vera passione. Anche se non subì il martirio cruento, lo accettò giorno per giorno nel suo spirito a causa delle umiliazioni, delle violenze, delle ingiustizie che vedeva perpetrare contro la comunità ecclesiale da lui guidata.

Ecco, questo è veramente un bel motto: Sono grano di Cristo. Noi possiamo dire che vogliamo essere grano di Cristo? “Sono grano di Cristo, sono un chicco di grano di Gesù”. Perché? “Perché voglio diventare un’ostia vivente. Voglio immedesimarmi con Gesù, per diventare con Gesù, ostia vivente”. 

San Manuel è consapevole che la croce fa parte della sua vita; è consapevole che il sacrificio celebrato sull’altare lo accomuna alla sorte di Gesù. E quindi, cosa sperimenta? Sperimenta incomprensioni, difficoltà, ostacoli, calunnie, esilio, persecuzione, tutte cose terribili e pesanti. Lui non subì il martirio cruento, quello che si chiama il martirio rosso, però subì questo lento martirio interiore, che non è fatto di coltelli, o di pallottole, o di arco e frecce, o dei leoni che ti mangiano; è fatto delle umiliazioni, è fatto delle violenze, è fatto dell’ingiustizia che lui vedeva scatenarsi contro la sua comunità.

Manuel González Garcia nacque il 25 febbraio 1877. Terzo dei cinque figli del matrimonio tra Martin González Lara e Antonia Garcia Pérez.

È molto importante renderci conto della famiglia nella quale San Manuel ha vissuto.

La sua famiglia era semplice, profondamente religiosa e attaccata alle tradizioni. In casa si recitava il Rosario ogni giorno; al mattino e alla sera non mancavano le preghiere in comune, come l’Angelus e il suffragio per i defunti. La madre, in particolare, era una donna molto pia e partecipava alla messa ogni mattina.

Vedete da dove vengono i santi!?

Purtroppo la situazione economica familiare non era buona… — c’era molta povertà, però — Martin e Antonia González erano convinti che i figli fossero una benedizione e non un problema e così, a poco a poco, la famiglia crebbe di numero. 

Nonostante avessero poco o niente, hanno sempre ritenuto i figli come un dono.

Vi ricordate, quando facevamo Santa Teresa, che parlavamo dei callisti monaci, che parlavamo del monastero da vivere ovunque, secondo il proprio stile di vita? Ricordate tutto quello che aveva detto Santa Teresa sull’importanza del vivere in monastero? Avevamo visto come era bella l’idea di fare della nostra vita un monastero.

Certo, secondo modalità diverse: la mamma è diversa dalla monaca, il papà è diverso dal sacerdote, ognuno secondo il suo stile, però con questa idea — e con tutte le spiegazioni che ha dato Santa Teresa — dell’essere monaci nel mondo, monaci callisti, cioè monaci bellissimi, kalós in greco. “Bellissimi” — avevamo spiegato — non perché siamo belli noi, ma belli come la luna che riflette la luce del sole, quindi bellissimi in questo senso: stiamo tanto davanti a Gesù Eucaristia da diventare belli, come Mosè, che quando scendeva dal monte doveva coprirsi il volto perché il suo volto era raggiante. Immaginiamoci a stare davanti all’Eucarestia! Quindi, questa è la bellezza dei callisti monaci, sono callisti proprio perché sono eucaristici.

In questo clima semplice e religioso, Manuel acquisì presto una sensibilità particolare per le cose di Dio. Fin da piccolo aveva imparato a recitare il Rosario. Sorse in quel periodo la sua grande attrazione per l’Eucaristia.

Quindi, vedete, quando nella famiglia c’è questo clima semplice, questo clima religioso, la sensibilità per Dio si sviluppa subito. E si sviluppa in modo bellissimo, ci sono bambini e bambine che parlano di Dio in un modo che ti incantano, sembra che lo vedano; e magari, chissà, qualcuno lo vede per davvero, qualcuno magari è, come dire, in una profonda intimità e comunione col Signore.

«Impara a recitare il Rosario fin da piccolo»; ecco, voi considerate che — purtroppo, non è colpa loro — oggi ci sono bambini, ragazzi, che non sanno recitare l’Ave Maria, non sanno recitare il Padre nostro; non parliamo del Rosario; ci sono persone, anche adulte, che non sono capaci di recitare il Rosario a mente, senza avere il libretto davanti, perché, ad esempio, non sanno i misteri a memoria, e quindi non sono capaci, non l’hanno mai recitato e, quindi, se uno gli dà in mano una corona e gli dice: “Per favore, puoi dire tutto il Rosario, con le litanie comprese?”, loro non sono capaci, le litanie a memoria, che siano in latino o che siano in italiano, non le sanno. 

Invece, se uno è cresciuto in un ambiente familiare religioso, semplice, questa sensibilità si sviluppa. Chi fin da piccolo ha imparato a recitare il Rosario, state tranquilli che l’Ave Maria la conosce. 

E, guardate un po’, in S. Manuel si sviluppa una grande attrazione per l’Eucaristia. Vedete come tutte le cose sono concatenate? La famiglia devota, che insegna ai propri figli ad amare il Signore e a pregarlo; i figli che sviluppano questa sensibilità per le cose di Dio e quindi per la preghiera; e dove vanno a finire? Vanno a finire al tabernacolo; ecco, è sempre così, si va a finire al tabernacolo. 

Poi dice:

Non a caso, secondo la migliore pedagogia, nessuno, in prima istanza, può parlare al fanciullo in modo così intimo e delicato, così misterioso e nascosto, così vario e affascinante, come lo può la madre quando ama le verità della fede e la mette in pratica.  

Verissimo! La mamma può fare veramente la differenza. Anche il papà, eh! Il papà e la mamma fanno la differenza. Se loro amano veramente le verità di fede e le mettono in pratica, vengono fuori i santi. 

Se dal volto dei genitori spira il rispetto per ciò che è santo, — vedete? Ma questo si vede da come uno prega in casa, da come uno va in chiesa — se tutta l’atmosfera familiare è ravvivata dallo spirito di Cristo, non può che avvenire che l’immagine sua si sviluppi impercettibilmente nel cuore del fanciullo come il fiore dallo stelo. Quindi, nella vita e nell’opera dei grandi santi si riscontrerà sempre un’impronta notevole della forma propria della pietà dei genitori, delle caratteristiche del loro spirito religioso.

Certo, è quello che hanno conosciuto ed è quello che poi portano dentro di sé; vedete come è importante questa vita cristiana in famiglia! 

Ecco, oggi ci fermiamo qui, così avete tempo di rileggere bene queste cose, di approfondirle.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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