Meditazione
Pubblichiamo l’audio di una meditazione di martedì 2 novembre 2021 – Commemorazione di tutti i fedeli defunti
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
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Commemorazione di tutti i Fedeli Defunti
Eccoci giunti a martedì 2 novembre 2021, Commemorazione di tutti i fedeli defunti.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo VI di San Giovanni, versetti 37-40.
Oggi siamo chiamati a ricordare tutti i fedeli defunti, e tutte le anime del Purgatorio, tutti coloro che ci hanno preceduto, in modo particolare i nostri cari. Oggi è il giorno nel quale, tradizionalmente ci si reca al cimitero per portare un fiore, per esprimere un ricordo, per fare memoria, per rinsaldare un legame, per dire alle persone a noi care quanto siamo loro riconoscenti e quanto sentiamo il bisogno di pregare per loro. Se oggi andrete al cimitero — e speriamo che ci andiate — se pensate di portare sei fiori alla tomba delle persone a voi care, prendetene uno in più, prendetene sette, e il settimo fiore andate a depositarlo sulla tomba di qualche dimenticato. Se voi andate in qualunque cimitero — esattamente come nella vita di tutti i giorni — anche da morti ci sono persone dimenticate, non solo da vive, e quindi vedete delle tombe bellissime, pulitissime, ordinate piene di fiori, con lumino, con l’erbetta, curate, e poi vedete delle tombe che invece sono totalmente abbandonate. Lì potrebbe essere l’occasione di depositare un fiore per quella persona lì sepolta, per dire una preghiera. Da morto nessuno dovrebbe essere dimenticato, perché quella vita ha avuto sicuramente un senso per qualcuno, pur breve che sia stata, ha avuto un senso. Quella persona sicuramente avrà fatto del bene a qualcuno, e quindi vale il nostro ricordo, perché quella persona ha reso sicuramente questo mondo un po’ migliore. Non abbiamo più molto tempo di andare a visitare i nostri morti perché l’efficienza, le cose da fare non ce lo permettono, eppure loro sono là e ricordarci che tutto finisce, a ricordarci che la vita è appesa a un filo, che la morte non conosce età.
In ogni cimitero c’è sempre anche la zona delle tombe bianche, dei bimbi che appena affacciati alla vita sono già morti, per qualche malattia, per un incidente. La morte non conosce età, la morte non conosce uomo, donna, non conosce posizione sociale, la morte arriva. Interessante che le stesse persone che hanno vissuto in un paese e hanno abitato in una casa, poniamo, in via Dante Alighieri lì ci stanno per un po’ di anni, poi vengono trasferite definitivamente in viale delle Rimembranze. E ci andremo tutti in viale delle Rimembranze, tutti, chi prima, chi dopo, tutti.
Forse oggi vale la pena di lasciare un po’ di spazio al silenzio, alla meditazione. Oggi i cimiteri saranno sicuramente molto pieni, molto frequentati, ci saranno tanti fiori oggi, però non accada che poi tra una settimana ci siano solo i rimasugli, come di una grande festa, bella, importante ma che non può finire nel giorno in cui comincia, ma deve proseguire il nostro andare a visitare i morti, ad affidarci alle loro preghiere, a supplicare la loro intercessione.
Quando a me capita di andare al cimitero lo visito un po’ tutto, se non è tanto grande. A me non ha mai dato tristezza il cimitero, mi dà una grande pace, un senso di grande pace, di grande silenzio. Lì è veramente il riposo, lì è come se tutto si fermasse e dentro a quelle mura forse si capisce qualcosa di più della nostra vita, dei nostri onori, del potere, del denaro, del piacere, del lusso, della ricchezza: tutto questo finisce.
Qualche volta mi capita di passare davanti a qualche tomba e mentre prego guardo le date di nascita e di morte, alcune volte ci sono persone che sono del mio anno, che sono nate nel mio anno, nel mio mese, mi fermo e dico: “Vedi, potrei essere lì anche io”. Che cosa ne sto facendo della mia vita? Che cosa ne sto facendo dei giorni che Dio mi dà? Come li sto usando?
Non è un ragionamento moralistico ma è il ragionamento, penso e spero, di chi si vuole fermare davanti alla morte e dire: “Non è il mio tempo, ancora, probabilmente, perché sono qui, però è il tempo dei bilanci, il tempo del togliere ciò che non serve, è il tempo dell’essenzialità”.
Oggi potremmo dire che è la commemorazione dell’essenzialità.
Mi viene adesso in mente un Sacerdote anziano, morto da un po’ di anni, io ero ancora studente di teologia quando mi raccontò questo fatto che gli capitò, mi è sempre rimasto impresso questo fatto. Lui aveva portato i ragazzi dell’oratorio al mare — era un giovane Sacerdote al tempo in cui accadde il fatto — e un giorno si presentò nel suo studio una donna che gli disse che lei era innamorata di lui, che l’aveva visto, l’aveva conosciuto, lo vedeva celebrare la Messa, insomma questa donna diceva di essere fortemente innamorata, fortemente attratta da lui, e quindi gli propose di vedersi.
Immaginatevi io, studente di teologia ai primi anni, quando ha iniziato a raccontarmelo, ero lì con gli occhi sbarrati, ero già curioso di sapere come sarebbe finita questa vicenda.
Lei gli dice: “Guardi, io vorrei tanto poterla conoscere meglio, poterla frequentare, poi che male c’è in un’amicizia spirituale…che male c’è se non facciamo niente di male…”
E lui le disse: “Sì, sì, va bene, vediamoci”. E le fissò il giorno, l’ora e il luogo. “Lei mi aspetti lì che verrò io a prenderla.”
Immaginatevi, questa signora era contentissima: “Sì sì, ci mancherebbe. Va bene, allora preparerò anche qualcosa, possiamo mangiare insieme.”
“Sì, sì, certo, certo.”
Lo saluta e se ne va. Arriva il giorno, arriva l’ora, e lui prende un santino con su Gesù in Croce, una busta, scrive, poi chiude. Va e consegna il biglietto dicendo: “Guardi, adesso non riesco a fermarmi, ho avuto un contrattempo, ma qui le ho scritto il nostro prossimo appuntamento dove sarà. Mi perdoni il disturbo di oggi ma proprio devo fuggire subito.”
“Sì, sì, Padre, ci mancherebbe, non c’è problema, lo so che siete molto presi voi Sacerdoti.”
La saluta e se ne va.
E questo Sacerdote, con i suoi occhi pieni di vita, di una vita spesa per il Signore, mi guardò e mi disse: “Sai cosa c’era scritto su quel biglietto? Vuoi sapere cosa ho scritto?”
E io gli ho detto: “Sì certo”
Lui mi disse: “Io ho scritto questo:«Il giorno della sua morte che cosa non avrebbe mai voluto aver fatto?»”
“Non l’ho più rivista” mi disse.
Vedete come la morte è istruttiva? Come, senza tante parole, la morte può diventare occasione di conversione, di purificazione, di evitare tanti errori o peccati?
Che consiglio posso darvi? Vorrei darvi il consiglio di una lettura molto datata, sicuramente non saranno in tanti ad avervela consigliata, penso, e non credo che siano in tanti ad aver letto questo testo. Io ve lo consiglio caldamente, potreste leggerlo e meditarlo da oggi fino a Natale. “Ma Padre, Natale è il giorno della vita!” Da oggi fino all’ultimo giorno dell’anno sono due mesi, due mesi secchi, l’indice dell’opera è fatto di considerazioni, che sono i capitoli. Sono 36 considerazioni, 36 capitoli, quindi ci stiamo dentro benissimo in due mesi, dopo vi leggo qualche titolo per farvi venire un po’ di gusto. Il libro è “L’apparecchio alla morte”, scritto da Sant’Alfonso Maria de Liguori, Dottore della Chiesa, nel 1758. Sono 36 considerazioni che servono per accompagnare la vita presente alla preparazione all’esito finale.
“Lui scrive: «In tale prospettiva, ho provveduto di raccogliere da molti autori i sentimenti più vivi che mi sono parsi e maggiormente adatti a scuotere l’animo, nell’opera ne ho inseriti parecchi, affinché il lettore possa scegliere quelli che gli sono più graditi e svilupparli poi a suo piacimento.»
Lui sottolinea il tema centrale della predicazione dei quattro novissimi”
A parte che oggi i cristiani non so se sanno cosa sono i Novissimi, io non vi dico cosa sono, chi non lo sa lo vada a studiare, perché un cristiano che non sa cosa sono i Novissimi è un problema.
“La predicazione dei quattro novissimi con la meta di istruire i fedeli all’abbandono del peccato e che è necessario la pratica costante della preghiera come mezzo efficace per «ottenere la salvezza eterna».”
Pensate cosa scriveva a quel tempo.
“Se osservata dal punto di vista della nostra sensibilità, la morte incute spavento e si fa temere. Ma dal punto di vista della fede, porta consolazione e si fa desiderare. Essa appare tremenda per i peccatori, ma si dimostra amabile e preziosa per i Santi…
La morte è un argomento di cui non si parla, o non si parla volentieri, un tabù per l’attuale società che fonda spesso il suo valore esclusivamente sul consumismo e sull’efficientismo.”
Papa Pio IX diceva:
«Ricominciate a leggerlo» ai giovani seminaristi che conoscevano il libro a mente, e il rettore lo aveva fatto notare al pontefice il quale rispose insistendo: «Lo rileggano, lo rileggano ancora, perché anche a saperlo a memoria c’è sempre frutto da riceverne»
Pensate, il grande Papa Pio IX.
Santa Gemma Galgani, fu un libro preziosissimo per lei, scrissero di lei:
«Nel periodo di aridità poi, che fu l’ultimo della sua vita, leggeva con sommo trasporto un volumetto di S. Alfonso M. de Liguori: l’Apparecchio alla morte»
Poi ce ne sono tanti altri che ne hanno avuto a che fare.
Sentite che belli i titoli, per esempio: “La morte dei giusti”, “La morte del peccatore”, “La malvagità del peccato mortale”, “La Misericordia di Dio”, “L’abuso della Divina Misericordia”, “Il numero dei peccati”, “L’abitudine al male”, “Gli inganni del demonio”, “Il giudizio particolare”, “Il giudizio universale”, “I rimorsi del dannato”, “Il Paradiso”, “La preghiera”, “La perseveranza”, “La fiducia nel patrocinio di Maria Santissima”.
Io ve lo consiglio, perché credo che possa essere veramente di grande aiuto per tutti, così da arrivare all’ultimo giorno dell’anno, se saremo ancora in vita, perché magari per qualcuno potrà essere veramente una preparazione a morire. Magari i prossimi giorni vi leggerò qualcuna di queste considerazioni, le leggeremo insieme, le commenteremo, vedremo.
Penso che anche voi già sentiate ormai l’avvicinarsi dell’Avvento, del Natale, dell’ultimo giorno dell’anno. Non si può non arrivare a quel tempo con una trepidazione nel cuore tremenda. Non so se in tutta Italia, perdonate l’ignoranza, ma non penso che sia in tutta Italia, penso che forse sia una cosa tipica di Milano. A Milano, dove io sono nato e cresciuto, c’era questa abitudine che dal giorno dell’Immacolata si iniziava a fare il presepe, non prima. Il giorno dell’Immacolata è un giorno di festa, si è a casa, e dal giorno dell’Immacolata si iniziava a fare il presepe, quindi si tirava fuori il presepe, si cominciava a tirare fuori l’albero, le palline del Natale, le luci, sapete, tutte queste cose bellissime, e si festeggiava l’Immacolata preparando il presepe. Il giorno dell’Immacolata diventa il giorno in cui ci si prepara al Natale. E poi i giorni del Natale, la settimana del Natale. Io sconsiglio di ridurci a fare i regali di Natale la settimana di Natale, guardate è proprio sbagliato, andate adesso a comprare i regali, che non ci va nessuno, non dovete fare la coda, non dovete impazzire, trovate tutto quello che volete, adesso è il tempo.
“Ma Padre i primi di novembre andiamo a fare i regali di Natale?” Sì, datemi retta, provate, è fantastico, fate tutto quello che dovete fare, li prendete per tutti, li portate a casa, li mettete da qualche parte, e quando arriverà la settimana di Natale quando tutti impazziranno a correre come formiche a cercare i regali di Natale, l’ultimo giorno, l’ultimo minuto, l’ultima ora, con l’usciere che chiude il Super o il negozio, noi saremo in pace davanti al nostro presepe in attesa di Gesù Bambino, con magari la nonna o la mamma o l’amico, o l’amica, o la moglie, o il figlio, o il papà che magari preparano per tutti una bella cioccolata calda. Il panettone non si può, sapete, non possiamo mangiare il panettone prima di Natale, non si può, anche questo è un must che non si può violare, il panettone non si può aprire prima di Natale, per cui non possiamo mettere la cioccolata col panettone, perché prima di Natale non lo si può fare, poi dal giorno di Natale sì, non è una questione di penitenza, ma per una questione di unicità. Il giorno di Natale è quello — almeno, io così sono stato educato fin da bambino — il giorno di Natale è il giorno nel quale si apre il panettone e si festeggia con il panettone che sei andato a comprare in pasticceria. Il panettone tanto buono, che senti il profumo in casa appena lo prendi e lo porti, che te lo lasciano tutto incartato e vorresti mangiare almeno un’uvetta, invece non si può… è lì che aspetta la mattina di Natale, o il pranzo di Natale, per essere gustato. Però la cioccolata calda si può prendere, questa sì.
Usate quei giorni per essere casa, per essere famiglia, per essere amici, per essere uniti, per pregare davanti al presepe, con le lucine, provate la sera a spegnere tutte le luci e fate partire la luce del presepe, magari c’è anche l’acqua, qualcuno fa il mulino con l’acqua, spegnete le luci, state davanti al vostro presepe illuminato, bellissimo, a pregare, ad attendere.
Abbiate pazienza se da qui a Natale vi parlerò un po’ tanto del Natale, del nostro presepe, del nostro Gesù Bambino e della morte. In effetti è vero, potrebbe essere una bella preparazione d’Avvento la meditazione dell’Apparecchio alla morte di S. Alfonso Maria de Liguori, perché davanti a quella culla vuota e poi riempita del dono dell’Incarnazione del Verbo, non si può non pensare alla nostra morte, quale momento conclusivo di una vita donata. Quel Bambino che nasce per morire per noi. E infatti due giorni dopo festeggiamo i Santi Innocenti. E cosa festeggiamo il giorno dopo? Santo Stefano Martire. Nel momento in cui nasce quel Bimbo, la morte diventa un setaccio: cosa ne fai ogni giorno della tua vita? Quanto questo Bambino è lì, al centro della tua esistenza?
È bello vedere tante persone che, quando si avvicina la data del Natale, partono: chi è al sud va al nord, chi è al nord va al sud, partono per ricongiungersi alle persone care. Usiamo bene queste occasioni, questi momenti, questo stare insieme, potrebbe essere l’ultimo della nostra vita, usiamolo per volerci bene, per essere uniti, per unirci davanti a questo Bambino. Il giorno di Natale mi piacerebbe farvi gli auguri ma non posso perché non vi conosco e non mi è possibile farvi gli auguri, non ho questa possibilità, però comincio già a farveli adesso, vi auguro quel giorno di svegliarvi prestissimo — chissà se Gesù ci farà la grazia della neve, sarebbe bellissimo il Natale con la neve — e godere quel giorno fin dal midollo: preparare una bella colazione, un bel pranzo di Natale. Invitate tutte le persone a voi care, aprite le vostre case, preparatelo già da adesso, cominciate già a pensare chi invitare, al menù che volete fare, pensatelo insieme, suddividetevi i compiti. Aprite le vostre case, allungate le vostre tavole, cucite tovaglie nuove, fatele più lunghe e più grandi, invitate, non lasciate nessuno da solo e fate un regalo a tutte le persone a voi care, un bel regalo, non siate avari, in questo giorno non si può essere avari, non siate calcolatori, fate un bel regalo, un regalo pensato, sentito, scrivete un bel biglietto di Natale. Vi prego non fate le spunte di quello che avete fatto, è il giorno di Natale. Dobbiamo dire alle persone a noi care che sono un dono per noi, che sono per noi preziose. Pensatelo questo dono, preparatelo questo dono.
Oggi commemoriamo i defunti e siamo finiti a parlare del Natale. Penso che i nostri defunti siano contenti.
Un ricordo particolare per tutte le anime del Purgatorio.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen.
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.
VANGELO (Gv 6, 37-40)
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».