Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: Laura Degan – I bambini eucaristici pt. 3
Martedì 2 luglio 2024
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Mt 8, 23-27)
In quel tempo, salito Gesù sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva.
Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia.
Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?».
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a martedì 2 luglio 2024.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dall’ottavo capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 23-27.
Continuiamo la nostra conoscenza, lettura e meditazione dei bambini eucaristici. Oggi affrontiamo la storia di una bambina di nome:
Laura Degan, malata terminale a 6 anni, testimone della Comunione quotidiana e del ringraziamento silenzioso.
Malata gravemente fin dai primi anni di vita, poté ricevere la prima comunione a 5 anni e da quel momento insistette per riceverla ogni giorno, nonostante le cure e la difficoltà grande che doveva sopportare per nutrirsi proprio a causa della malattia. Nonostante fosse diventata cieca sapeva intuire quando il parroco fosse in ritardo nel visitarla per portarle la S. Comunione. Lo stesso don Rino scrive di lei: “Quello che mi sorprendeva sempre in questa bambina di pochi anni non era tanto l’atteggiamento raccolto e consapevole che assumeva nel ricevere l’Eucarestia, quanto invece il silenzio e la solitudine che voleva attorno a sé: chiedeva di rimanere sola, di non essere disturbata. Certe cose non si percepiscono se non nel silenzio e con gli occhi del cuore.” Quel suo grande desiderio di unirsi a Gesù Eucaristico fu un grande esempio per chi le viveva accanto, e specialmente, anche negli anni a seguire, per i suoi compagni di scuola, di catechismo e per tutti i suoi parrocchiani, che si sentivano richiamati ad una vita coerente e fervorosa, per imitarla nell’amore verso l’Eucarestia. Insisteva nel convincere la mamma ad assistere tutti i giorni alla Santa Messa, chiedendole di andarci per alleviarle le sofferenze.
Dai ricordi della nonna Assunta:
“il giorno precedente la morte hai chiesto di ricevere Gesù già dalle 4 del mattino. Supplicavi: “Voglio la Comunione, voglio la Comunione”. Noi abbiamo pensato che tu, non vedendo più, non sapevi distinguere il giorno dalla notte e non abbiamo chiamato subito il Parroco. Don Rino venne solo verso mezzogiorno e ci rimproverò, dicendo che avremmo dovuto chiamarlo subito. Tu avevi ben validi motivi di chiedere Gesù, quel mattino: la sera le tue condizioni erano così gravi che non avresti potuto più riceverLo. Piccola Laura, Gesù veniva da te in piccoli frammenti, sempre più piccoli. Gli ultimi giorni ricevevi la Comunione su un cucchiaino, con un po’ d’acqua. Piccola martire, hai sofferto la fame del Cibo del Cielo e anche di quello della terra. Ricordo che una volta mi hai detto: “Nonna, mi tocca morire dalla fame!“.
E nonostante la debolezza, a poco più di sei anni, chiedeva di essere lasciata sola per il ringraziamento dopo la Comunione. Pochi giorni prima di morire, chiedeva che in casa si facesse silenzio e si pregasse, così infatti ricorda la nonna: “dal tuo lettino di sofferenza, quel giorno mi hai affidato questo messaggio per i presenti in casa: “Di’ loro che, invece di chiacchierare; recitino il S. Rosario!“. Da tempo al suo capezzale non desiderava ricevere visite, se non quelle dei medici, della sua amata infermiera, e dei religiosi e religiose. Forse perché il suo capezzale era già ben visitato: dal suo Angelo Custode, da Maria Santissima e da Gesù Bambino, come lei candidamente ha testimoniato, senza però rivelare niente di quei momenti intimi: “è un segreto, non posso dirlo!”.
Poche righe per parlare di questa bimba di sei anni; ma in queste poche righe c’è dentro una vita intera, una vita intera di santità per chi vuole, e un grande esame di coscienza.
Oggi si ha paura di parlare di esame di coscienza, si ha paura di parlare di virtù, non si parla più di queste cose (o quasi più, grazie al cielo): di virtù, di penitenza, di sacrificio, di ascesi, di offerta di sé, d’immolazione. Perché si ha paura? Perché oggi parlare di queste cose vuol dire essere guardati male, vuol dire essere subito etichettati come moralisti, come persone rigide, come persone di un tempo che non c’è più e che non deve esserci più. Anche se in realtà tutte queste cose che io vi ho detto fanno parte del Vangelo, sbaglio? No, non sbaglio: fanno parte della Sacra Scrittura, fanno parte quindi dell’Antico o del Nuovo Testamento, fanno parte dei Vangeli, fanno parte delle lettere paoline, fanno parte delle lettere di san Pietro, delle lettere di san Giuda, fanno parte dell’Apocalisse, della lettera agli Ebrei; è pieno di tutto questo.
Pensate alla parabola del ricco Epulone e di Lazzaro; ma non solo, quella di Matteo 25 – il giudizio universale, la separazione dei capri dalle pecore – più esame di coscienza di quello cosa c’è? Pensate alla parabola del giovane ricco: più esame di coscienza di quello! Vi ho fatto tre esempi ma, guardate, ce ne sono tantissimi; le lettere di san Paolo sono stracolme di queste cose, sul tema della virtù o sul tema del vizio, senza andare a disturbare i padri della Chiesa, senza andare a disturbare i santi, senza andare a disturbare i dottori della Chiesa, senza disturbare duemila anni di storia, ma la Sacra Scrittura è piena di queste cose. Senza andare a disturbare san Tommaso d’Aquino, sant’Agostino… L’esame di coscienza, l’importanza della penitenza, l’importanza dell’ascesi: “se non rinnegherete voi stessi e non prenderete la vostra croce e non mi seguirete, non potrete essere miei discepoli”, dice Gesù nel Vangelo. Ma guardate, sono le prime cose che mi vengono in mente, poi basta averle in mano, e a uno subito gli viene in mente tutto il resto.
Ebbene, oggi di queste cose, come dicevo prima, non si parla quasi più, perché immediatamente si è tacciati di moralismo. Ma si avverte il bisogno di queste cose, perché sono cose vere, questa è la nostra fede, questo fa parte del bagaglio della nostra fede, fa parte di quella eredità che abbiamo ricevuto dai nostri padri; quindi se ne ha bisogno! Però non si sente più parlare di questo.
Chi parla oggi dei Novissimi? Eppure fanno parte della nostra fede. Ma molti cristiani non sanno neanche di cosa sto parlando. Io non vi dico cosa sono i Novissimi, perché è un insulto per me pensare che voi non sappiate cosa sono, e, se non lo sapete, andate a leggerli e a studiarli. Io li ho trattati, i Novissimi, qualche anno fa, quando ho fatto il beato Alberione.
Comunque, Laura Degan oggi ci parla di alcune cose che quasi non esistono più, sono quasi completamente estinte. Allora, adesso vediamo quali sono queste cose: innanzitutto, la sua decisione di ricevere l’Eucarestia, a cinque anni! Perché poi quello che io dico – e lo dico a me stesso per primo – quando io morirò, dovrò comparire davanti a Dio, come tutti.
Uno dice: “No, vabbè, ma io spero che il Signore abbia pietà di me”, insomma, sapete, le solite cose che diciamo, senza poi ricordarci che la misericordia di Dio è per la terra – dice Gesù a Santa Faustina Kowalska – perché dopo la morte c’è il giudizio, infatti si chiama giudizio particolare, si chiama giudizio universale. Comunque, facciamo finta che nell’incontro con il Signore tutto vada sufficientemente bene (adesso, qui davanti, ho la fotografia di questa bambina, come della bambina di ieri, come di Peter…) io non so, ecco, arrivo davanti a questa bambina di oggi, di cinque, sei anni… se la mia vita non è stata aderente al Vangelo, aderente alla parola di Dio, aderente quindi ai Sacramenti, una vera vita cristiana, io cosa dico a questa bambina? Ma ditemi!
Per l’eternità, dovrei essere in compagnia di questa bambina se, come ho detto prima, sufficientemente – almeno con sei meno, meno, meno, meno, meno – passo il giudizio. E di cosa parlerò con questa bambina?
Lei che a cinque anni, cieca, con questa malattia che la porta alla morte, chiede di poter ricevere ogni giorno l’Eucarestia e io che magari faccio fatica a svegliarmi per andare alla Messa, io che magari non vado a Messa tutti i giorni, io che trovo ogni scusa per non andare alla Messa tutti i giorni, io che magari salto la Messa alla domenica perché devo andare in spiaggia a prendere il sole con gli amici, piuttosto che in montagna a fare la scampagnata, e “non è che posso stare a condizionare la vita degli altri”; io che salto la Messa della domenica perché arrivano i parenti e, sai, non è che puoi tu dire che… e quindi allora me ne sto qui buono, a preparare da mangiare, a pulire la casa perché arrivano i parenti. Io che mi basta avere trentasette e uno di febbre per dire: “Ah no, io non posso muovermi assolutamente, sto malissimo, non ce la faccio, non posso andare alla Messa!”.
Io guarderò questa bambina e diro: “Okay, ditemi dove sta lei, che io vado dall’altra parte del Paradiso! Perché sennò, solo a vederla, mi sento morire”.
Poi scrive Don Rino che
non era tanto l’atteggiamento raccolto e consapevole che assumeva nel ricevere l’Eucarestia – oggi è abbastanza raro trovarlo, gente che entra in chiesa con il cane, eccetera, eccetera, eccetera –, quanto invece il silenzio e la solitudine che voleva attorno a sé: chiedeva di rimanere sola, di non essere disturbata. Certe cose non si percepiscono se non nel silenzio e con gli occhi del cuore.
Del resto, è come scrive santa Teresa di Gesù – l’abbiamo già vista questa cosa – nel Cammino di Perfezione: silenzio e solitudine dalla Comunione in poi. Vi prego, vi prego!
Questa che dirò è l’ottava beatitudine che invento io oggi: “Beati coloro che hanno trovato una Chiesa, una Messa, dove, finita la celebrazione, è possibile rimanere in silenzio e solitudine attorno a sé; beati coloro”. Perché prima della Messa e dopo la Messa, di norma, c’è il mercato in chiesa; vero o falso? Uno per rimanere in silenzio, in solitudine, deve scappare fuori, o mettersi i tappi nelle orecchie. È così!
E alle volte siamo noi stessi che non conserviamo il silenzio e la solitudine.
Tanta devozione verbale, tanta devozione mentale! C’è questa forma di autoillusione gravissima, di questa sorta di devozione mentale ideale; cioè, è un inganno diabolico tremendo questo essere convinti di essere devotissimi dell’Eucarestia – perché ho tutte le idee chiare inerenti all’Eucarestia, perché ho tutto il mio pensiero sull’Eucaristia – poi vado alla Messa e la mia vita dice il contrario. Per cui, ad esempio: finisce la Messa, siamo in quattro o cinque in macchina che siamo andati a Messa insieme (se vado a Messa da solo, vabbè, il problema è risolto, più o meno), usciamo dalla Messa, cosa facciamo? Chiacchieriamo; e uno dice “Abbiamo appena fatto la Comunione” – “– “E si, vabbè, fa niente. Ormai è passato”.
E qui lei lo dice, alla fine:
“Di’ loro che, invece di chiacchierare; recitino il S. Rosario!”
Andiamo alla Messa insieme? Recitiamo il Rosario. Usciamo dalla Messa e torniamo a casa insieme? Recitiamo il Rosario; facciamo silenzio. E invece no, invece no.
Guardate, mi sono dimenticato di segnare quando è nata e quando è morta questa bambina però, dalla fotografia, è dei nostri tempi. A me, francamente, non interessa, come vi ho già detto, che qualcuno magari dica che queste cose sono un po’ demodé, che sono un po’ fuori tempo, forse anche fuori spazio, che queste cose non contano più, che ciò che conta è altro; non mi interessa. Io concordo pienamente con quello che afferma Laura Degan, con quello che lei ha vissuto anzi, mi metto in ginocchio davanti una bambina del genere e ringrazio Dio di averla donata all’umanità. E vorrei avere la fede eucaristica e l’amore eucaristico che aveva lei. Poi, il resto del mondo… gli altri dicono quel che vogliono, non mi interessa. Sono non convinto, di più, che davanti a Dio sono queste le cose che contano e non le nostre chiacchiere, non le nostre idee, non le nostre ideologie, non le nostre fissazioni; queste cose, questi sono i fondamenti!
Lei voleva silenzio e solitudine, infatti don Rino rimane colpito di questo, non della sua devozione e del suo raccoglimento, ma del silenzio e della solitudine che voleva attorno a sé; voleva rimanere sola. E si può essere soli anche stando insieme, perché no? E invece: parlare, parlare, parlare, parlare, parlare, parlare sempre, sempre, costantemente parlare. Questa forma di eresia del parlare è veramente un vizio terribile, questo bisogno di parlare in continuazione. Poi non abbiamo mai tempo, eh, ti credo, ma parli dalla mattina alla sera! Non sei capace neanche di fare una telefonata pensando che c’è un tempo da rispettare, no, così a piede libero, proprio tutto quello che posso consumare di quel tempo, lo consumo. Per dire che cosa? Magari un’idea; è incredibile!
E poi c’è il prima della Messa, o anche dopo la Messa, stessa cosa, sono da solo, cosa faccio? Uso il tempo per chiacchierare al telefono: prima della Messa faccio le mie telefonate, dopo la Messa faccio le mie telefonate e così il silenzio non c’è più. Dopo hai voglia a recuperare quel tempo, non lo recuperi più, perché ormai è andato. Dopo facciamo i piagnistei: ah ma io l’Eucarestia; ah ma io il Signore; ah ma se io avessi; ah ma se io potessi; ah ma io qui; ah ma io là. Uno dice: “Ma hai provato a guardarti allo specchio? Ma un esame di coscienza ogni tanto, ma te lo provi a fare?” – “Sei un moralista” – “Eh, va bene, va bene; allora anche Gesù, allora anche san Paolo”.
Poi la bambina chiede alla mamma di andare alla Messa tutti i giorni per alleviare le sue sofferenze, interessante! Invece di star qui a fare tanti pianti e chiacchiere lei dice alla mamma: “Vai a Messa, prega per me, offri la Messa per me, questo mi allevierà la sofferenza!”.
Poi molto bello questo suo desiderio di Gesù alle quattro del mattino, e qui ci fa capire che siamo già oltre. Ovviamente non la capisce nessuno, questi neanche pensano che lei alla sera poi non sarebbe più stata in grado di… E quindi lei aspetta fino a mezzogiorno. In quelle condizioni, dalle quattro a mezzogiorno, sapete quanto è lungo? Dalle quattro a mezzogiorno in un letto è come se fossero quarant’anni.
…chiedeva di essere lasciata sola per il ringraziamento dopo la Comunione…
Vedete? E noi invece: le chiacchiere, chiacchiere su chiacchiere.
Pochi giorni prima di morire, chiedeva che in casa si facesse silenzio e si pregasse…
E invece, di norma, quando si è vicini ad un malato terminale, siccome noi abbiamo paura della morte, la esorcizziamo con le chiacchiere. È sempre quello! Chiacchierare, parlare ti dà proprio l’illusione di non essere solo, di esorcizzare il dolore, di esorcizzare la sofferenza, di esorcizzare la morte, ma è tutta un’illusione. Se tutto questo lo vuoi risolvere lo fai col silenzio, lo fai con la preghiera, non c’è nessun altro modo, infatti lei dice: “pregate il Rosario”.
Poi, altra cosa interessante, chiude le visite, non vuole più gente al suo capezzale:
non desiderava ricevere visite, se non quelle dei medici, della sua amata infermiera, e dei religiosi e religiose…
Perché? Perché la sofferenza, quando è vissuta bene, ti porta a essenzializzare, di andare al dunque, non hai più voglia delle chiacchiere, ma di persone serie, di persone essenziali. E quindi il parlare diventa essenziale: il medico, l’infermiera, i religiosi, basta.
Poi va bene, c’è questa sua parte mistica che però lei dice che è un segreto di cui non può parlare, è una cosa sua, e va bene così. Ma è interessante, che questo suo parlare col cielo, porta a un silenzio sulla terra, vedete, è inversamente proporzionale: chi parla con Dio sente bisogno di tacere con gli uomini; chi ha bisogno di parlare tanto con gli uomini è perché in realtà tace con Dio – è inversamente proporzionale.
Poche righe… eppure guardate in questa vita quante cose! E mi raccomando, forse non c’è neanche bisogno perché già lo fate, comunque ve lo raccomando lo stesso: quando verrete agli esercizi, non dimentichiamoci di Laura Degan, niente chiacchiere. Facciamo silenzio, stiamo da soli con Gesù, recitiamo santo Rosario, stiamo raccolti, che ci sia tanto ascolto e dialogo con Dio. Per questo si fanno gli esercizi spirituali, non per chiacchierare con le persone, perché quello è una vacanza, un’altra cosa. Questi esercizi spirituali devono essere contraddistinti dal silenzio, da tanto, tanto, tanto silenzio. Questo servirà a preparare il cuore per le meditazioni, questo servirà a preparare il cuore per l’adorazione notturna, questo servirà a preparare il cuore per la vestizione dello scapolare o per rinnovare la consacrazione, eccetera eccetera.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.