Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: Nellie Organ pt.1 – I bambini eucaristici pt. 4
Mercoledì 3 luglio 2024 – San Tommaso Apostolo, Apostolo
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Gv 20, 24-29)
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a mercoledì 3 luglio 2024. Festeggiamo quest’oggi san Tommaso apostolo.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal ventesimo capitolo del Vangelo di san Giovanni, versetti 24-29.
Continuiamo la nostra conoscenza, lettura e meditazione dei bambini eucaristici. Oggi affrontiamo la storia di una bambina di nome:
Nellie Organ la violetta di Gesù Sacramentato che supplicava: “Voglio il Santo Dio”.
Le fonti di questa storia sono:
Prima fonte: Gioacchino De Luna, monaco benedettino, con il libro: Cenni biografici di sedici bambini amici di Gesù-Ostia, Rio de Janeiro, 1934; seconda fonte: Bernard De Rons, la piccola violetta del S. Sacramento, Parigi 1912; terza fonte: Santiebeati.it.
Nellie nasce il 24 agosto del 1903. I suoi genitori, William Organ e Maria Aherne, sono già stati benedetti dall’arrivo di altri tre figli, Thomas, David e Mary. L’Irlanda agli inizi del 1900 vive una profonda crisi economica e il papà di Nellie deve scegliere se emigrare o arruolarsi come soldato, quindi, nel 1897, sceglie di diventare un soldato britannico. Nellie sin dalla tenera età di 2 anni dimostra una forte fede tanto che il padre che la bimba ama teneramente così la descrive: “Quando ci recavamo a Messa, mi stringeva la mano e per tutto il percorso mi parlava di Dio, non so proprio dove abbia potuto impararlo”.
Nel 1907 Maria Aherne muore di tubercolosi e il padre della piccola Nellie si ritrova solo, con tre figli e per giunta povero. Poco dopo si scopre che la stessa Nellie soffre per una salute cagionevole, a causa di una colonna vertebrale storta la piccola necessita di cure speciali. Quindi l’uomo è costretto a chiedere aiuto alla Chiesa che accoglie subito la sua supplica. Nellie e sua sorella, infatti, vengono affidate alle suore del Buon Pastore, mentre Thomas trova conforto presso la Scuola dei Fratelli della Carità a Upton; invece David, il fratello minore, viene ospitato dalla scuola del convento delle Suore della Misericordia.
L’11 maggio del 1907 Nellie conosce le suore del Buon Pastore e finalmente ritrova la serenità. Al suo arrivo la piccola ha 3 anni e nove mesi, avrebbe vissuto i restanti 8 mesi della sua vita con le suore. Non trascorre molto tempo che Mary Long, una giovane ragazza che dorme con Nellie, informa le suore della salute della bimba: Nellie trascorre le notti a piangere e tossire per il dolore. La prognosi è infausta, anche lei come la madre è malata di tubercolosi e il medico le prospetta solo pochi mesi di vita.
Le religiose furono subito meravigliate della precocissima intelligenza della bambina e della straordinaria disposizione per le cose di Dio; un istinto misterioso di grazia, l’attirava specialmente verso la SS. Eucaristia e la Passione di Gesù.
Nellie vive per ben due mesi in infermeria e durante questo periodo resta particolarmente attratta dalla statua del Santo Bambino di Praga. Subito dopo averne conosciuto la storia, la piccola si innamora perdutamente di Gesù tanto da rivolgergli una supplica per la sua guarigione. Nellie migliora e questo le fa acquistare un’enorme fiducia nel Figlio di Dio. Un giorno chiede a Mary Long in regalo una statua di Gesù, viene accontentata e, dopo averla baciata e averle sussurrato parole di amore, la custodisce a sé.
Quando la portarono per la prima volta nella cappella e le indicarono il tabernacolo dicendole che lì si trovava Nostro Signore, si lasciò sfuggire una perplessità: “Perché il Santo Dio è rinchiuso in una casa così piccola?” Ascoltando le spiegazioni, comprese, come poche anime, il grande mistero d’amore che è la Santa Eucaristia. Da allora, tutti i giorni, chiedeva di essere condotta a stare con il “Santo Dio”, come cominciò a chiamarlo. Ad ogni visita, fissava i suoi occhi scuri sul tabernacolo, congiungeva le sue manine e farfugliava le sue preghiere, in un intimo colloquio che certamente piaceva molto al Cuore Eucaristico di Gesù.
In un primo venerdì del mese poté contemplare il Santissimo esposto nell’ostensorio, cosa che non aveva mai avuto occasione di vedere prima. Senza che le venisse data alcuna spiegazione, esclamò: “Là c’è il Santo Dio!” E quando percorsero con lei tutta la Via Crucis, all’undicesima stazione, non riuscì a trattenersi e gridò in lacrime: “Perché non hanno difeso Gesù?”. E ripeteva con voce dolente: “Povero Santo Dio!”.
Trasportata in carrozzella o in barella, ella stava in chiesa come un angelo, cogli occhi fissi sul Tabernacolo e con le manine giunte; chiedeva ogni volta di essere portata dalla suora infermiera quanto più vicino possibile all’altare, soprattutto quando era esposto il SS. Sacramento. Man mano, in quei nove mesi che trascorse nell’Istituto del Buon Pastore, il desiderio dell’Eucaristia diventò più intenso; vedeva le suore, le infermiere e le bambine più grandi, ricevere la Santa Comunione durante la celebrazione della Messa; mentre a lei così piccola non era concesso; del resto, bisogna ricordare che la Prima Comunione, prima del 1910, non poteva essere data, se non si aveva almeno 12-13 anni e sempre su giudizio del parroco sulla preparazione e disposizione del ragazzo o della ragazza.
Cominciamo a fermarci qui; la vita di questa bambina è un po’ lunga e non riuscirò a farla in una volta sola.
Alcune note importanti da sottolineare, alcune tra le tante; innanzitutto, la sua vita di sofferenza: perde la mamma e, tra virgolette, perde anche il papà, perché entra in questo collegio e lì viene affidata alle suore; bravissime, va bene, però non è la casa paterna e materna, non è la sua famiglia, non sono i suoi genitori. Questa, sicuramente, è la prima grande sofferenza di questa bambina.
Poi anche qui ritroviamo che lei vuole andare tutti i giorni in chiesa, al Tabernacolo.
Poi ritroviamo che, quando lei pregava, congiungeva le sue manine. È un atteggiamento spontaneo, normale, congiungere le mani quando si prega, punto, è così. Come le dobbiamo tenere, queste mani, in tasca? Queste braccia, come le teniamo, conserte o a penzoloni? Quando si prega, si tengono le mani congiunte, ci hanno sempre insegnato a fare così, ed è normale congiungere le manine. Mi ricordo che, quando andavo al catechismo da bambino, che ci insegnavano a pregare, le suore e le catechiste ci dicevano: “Adesso vi mettete in ginocchio, congiungete le mani, non appoggiate i gomiti sulle panche, e pregate nel vostro cuore il Signore”. E quindi quando uno, chiunque, anche per strada, dovesse congiungere le mani così, uno pensa che o sta pregando Dio o sta pregando un uomo. Ma è proprio l’atteggiamento; chiunque vede una persona che congiunge le mani davanti al petto, pensa che sta pregando, sta facendo una preghiera. È proprio uno dei gesti più antichi dell’uomo. E recuperiamolo, ci fa bene; anche se magari qualcuno storce il naso, vabbè, è un problema suo.
Nellie vede Gesù esposto nell’ostensorio, nell’Eucaristia e dice: “Là c’è il Santo Dio!”. Poi, durante la Via Crucis, le nasce questa domanda: “Perché non hanno difeso Gesù?”. Ricordate che qualcosa di simile l’abbiamo ritrovato anche in santa Teresa di Gesù, quando lei dice che ci dovrebbero essere le guardie a custodire il Tabernacolo. È una domanda lecita, è una domanda che dobbiamo farci anche oggi. Ma non solo perché non lo hanno difeso a quel tempo, ma perché non si difende oggi Gesù! Gesù si difende in tanti modi; forse, a Dio piacendo, non so quando, riprenderò questa domanda, tra un po’ di tempo, e cercherò di rispondere a questa domanda nel modo più vero, più sincero possibile, nel modo più vero e più sincero di cui sono capace. Dedicherò un intervento intero a questa domanda “Perché non hanno difeso Gesù? Perché non difendiamo Gesù?”; vi chiedo di pregare per me, perché questa è una delle domande fondamentali, a cui non è facile rispondere. Rispondere a questa domanda coinvolge tutta la vita, quindi, quando sarà il momento, partirò proprio da questa domanda; per rispondere e per trattare proprio uno degli argomenti più centrali della nostra esistenza, della nostra vita cristiana. Quindi, teniamola tutti ben presente, lasciamo che questa domanda lavori dentro di noi; e può darsi che arriverà il giorno nel quale il Signore rivolgerà direttamente a me, a te, questa domanda: “Perché non mi difendi?”.
“Perché non hanno difeso Gesù?” … non sto rispondendo alla domanda, sto semplicemente preparando il terreno per la risposta. Perché non hanno difeso Gesù? Per paura, questa è la ragione. Però, come vi dicevo, non sto rispondendo alla domanda, vi sto solamente dando il contesto: la paura è ciò che ha impedito a tutti di difendere Gesù, nessuno ha difeso Gesù. A parte la Vergine Maria, che non l’ha difeso per obbedienza al progetto del Padre – ma questo è un altro discorso – tutti gli altri non hanno difeso Gesù per paura. Per paura di perdere la vita, di essere uccisi, di essere perseguitati, di finire come Gesù in Croce e subire lo stesso tormento terribile di Gesù. Non hanno difeso Gesù e quindi hanno abbandonato Gesù; perché non difendere Gesù vuol dire abbandonare Gesù; cioè, per non difendere Gesù, devi abbandonarlo; se non lo abbandoni, lo devi difendere, queste due cose vanno insieme, non c’è altra possibilità.
Ecco, questo è il contesto che riguarda il passato, quello che è successo, e che quindi riguarda tutti i tempi della storia: tutti coloro che non hanno difeso Gesù, non l’hanno fatto per paura o anche per disinteresse, però, fondamentalmente, per paura. I discepoli per paura, Pietro per paura. Giuda invece l’ha tradito, è un altro discorso.
Però, vi dicevo, questa è la domanda centrale, e allora vi chiedevo una preghiera, perché arriverà per voi, arriverà per me, come arriva per tutti, il giorno in cui il Signore ci guarda e ci dice: “Perché non mi difendi?”; e quel giorno bisogna scegliere se fare il salto e dire: ti difendo, oppure dire: no, non ti difendo, mi dispiace, ma ho paura di “x” cose – ognuno ha le sue – e quindi sto zitto, e quindi giro la testa dall’altra parte. Arriverà quel giorno nel quale dovremmo scegliere se diventare il buon samaritano che raccoglie il corpo piagato di Gesù, mezzo morente, o passa oltre e lo lascia lì; se lo raccoglie, se se lo mette sulle spalle e dice: “Gesù, so che raccoglierti, so che caricarti su di me vuol dire condividere la tua sorte”. Non dimentichiamo come è morto Gesù, non solo nel senso di: crocifisso, inchiodato, fustigato, sputato, schiaffeggiato, eccetera, ma anche…
Oggi finisco la mia meditazione qui, volevo dire altro, ma probabilmente la finirò qui.
Vi volevo anche dire perché mi colpisce così tanto questa domanda. Voi direte: “Ma padre, è una domanda, non facciamone un caso di stato!” No, invece per me non è così. Mi è successo un fatto, pochi giorni fa, che voglio condividere con voi (oggi poi, che si ricorda San Tommaso apostolo), che mi ha portato direttamente nella passione di Gesù. Mi è successo pochi giorni fa, e vedere adesso questa domanda di questa bambina, mi ha come bloccato, mi ha riportato alla mente quel fatto e lo condivido con voi. Era una mattina presto, ero in bicicletta, vestito da sacerdote, stavo pregando il Rosario, come già vi ho detto era sul telefono, ho il Rosario registrato. Sapete che c’è il Rosario registrato di papa Benedetto. Io ho questa registrazione da quando papa Benedetto la fece, l’ho scaricata sul mio telefono e quindi, quando dico il Rosario, lo dico così, in compagnia di papa Benedetto, ascoltando la sua voce. Mi piace molto, è molto molto bello; poi questo suo accento un po’ tedesco mi cattura l’attenzione. E quindi, come sempre, mentre viaggio, sia in macchina sia in bicicletta, lo metto su, e se sono in bicicletta si sente ad alta voce, perché non tengo gli auricolari, lo faccio proprio andare, che così almeno anche per le strade si sente l’Ave Maria e il Padre nostro.
Ad un certo punto – nello stesso punto nel quale la volta precedente, vi avevo raccontato, c’è stato quel ragazzo che ha detto quelle belle parole sul Rosario che vi ho già riportato – passo vicino a un ragazzo, un uomo giovane, ci incrociamo, lui veniva verso di me e io andavo verso di lui in bicicletta, il quale mi vede e, detto fatto, mi sputa in faccia, così… Io, vi dico, sono rimasto sconvolto, non mi è mai successa una cosa del genere, mai, mai! E l’ha fatto proprio perché ha visto che ero sacerdote. Ho impiegato un po’ a realizzare questa cosa, infatti con la bicicletta sono andato avanti, ho detto: ma cosa è successo? Non riuscivo a capire. E poi, per come ho potuto, mi son dovuto asciugare il volto da questo sputo violentissimo che mi ha tirato addosso; grazie al cielo avevo gli occhiali che mi hanno protetto gli occhi. E quando ho razionalizzato, ho provato un senso di umiliazione fortissimo; di umiliazione, di impotenza, di ingiustizia, perché non c’era una ragione per fare una cosa del genere, non si è neanche girato, non si è fermato. Mi ha veramente sconvolto e mi ha spaventato molto questa cosa, e il pensiero è andato immediatamente al Signore, ho detto: per la prima volta nella mia vita, ho sperimentato una delle cose che ha vissuto Gesù nella sua passione: quando gli sputarono in faccia. Quante volte che l’ho letto nel Vangelo! Quante volte che l’ho letto nel Passio! Ma non ci avevo mai riflettuto come ci ho riflettuto quel giorno.
Sicuramente è stato un gesto molto forte, peraltro era un venerdì, quindi capite, tutti i rimandi… era proprio un giorno tutto dedicato alla passione del Signore. E io, son rimasto lì, da solo, con la mia sputata addosso a guardarmi in giro, come a cercare aiuto, ma non c’era nessun aiuto. E uno dei pensieri primi, spontanei, che mi sono venuti è stato: no, Giorgio, è pericoloso andare in giro vestito da sacerdote, è meglio non farlo più, perché sennò succede ancora una roba del genere o peggio. Questo è uno dei primi pensieri che mi è venuto: di togliere il colletto. Poi ho detto: beh, il beato Rolando Rivi non ha ricevuto una sputata, ma molto di peggio. E quindi il colletto è rimasto al suo posto, è al suo posto, resterà al suo posto.
“Perché non hanno difeso Gesù?”; ecco…
Come vi ho detto, un giorno dovremmo rispondere a questa domanda, perché verrà il giorno in cui ce la farà. E questo vorrà dire ricevere sputate, o peggio; bisogna essere pronti. Bisogna essere pronti e dire: “No, io lo difendo. Costi quel che costi, io lo difendo. E poi, vada come vada”.
Ecco, vi lascio proprio con questa domanda “Perché non hanno difeso Gesù?”, ma mettiamola al presente; al passato ve l’ho spiegato, adesso mettiamola al presente: “Perché non mi difendi?” oppure “Mi vuoi difendere?”. Ecco, se succede, facciamo un salto, facciamo il nostro passo, diciamo: “Gesù, ti difendo”. Poi magari rimarremo soli, magari ci sputeranno addosso, magari ci fustigheranno, magari ci rinnegheranno, non lo so.
Tutto quello che è successo a Gesù capiterà e capita anche a coloro che prendono il suo corpo piagato su di loro per portarlo e per curarlo. Va bene, però avremo Gesù, ci sarà Gesù con noi!
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.