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Ciclo di catechesi – Saul rigettato da Dio (1 Sam 15) Lezione 22

Catechesi La Fede 2017-18

Catechesi di lunedì 19 febbraio 2018

Ciclo di catechesi “La Fede: dubbio o Abbandono? La Scelta di una vita

Relatore: p. Giorgio Maria Faré

Ascolta la registrazione della catechesi:

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Brano commentato durante la catechesi:

Primo libro di Samuele, Capitolo 15

1 Samuele disse a Saul: “Il Signore ha inviato me per consacrarti re sopra Israele suo popolo. Ora ascolta la voce del Signore. 2 Così dice il Signore degli eserciti: Ho considerato ciò che ha fatto Amalek a Israele, ciò che gli ha fatto per via, quando usciva dall’Egitto. 3 Và dunque e colpisci Amalek e vota allo sterminio quanto gli appartiene, non lasciarti prendere da compassione per lui, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini”. 4 Saul convocò il popolo e passò in rassegna le truppe in Telaìm: erano duecentomila fanti e diecimila uomini di Giuda. 5 Saul venne alla città di Amalek e tese un’imboscata nella valle. 6 Disse inoltre Saul ai Keniti: “Andate via, ritiratevi dagli Amaleciti prima che vi travolga insieme con loro, poiché avete usato benevolenza con tutti gli Israeliti, quando uscivano dall’Egitto”. I Keniti si ritirarono da Amalek. 7 Saul colpì Amalek da Avila procedendo verso Sur, che è di fronte all’Egitto. 8 Egli prese vivo Agag, re di Amalek, e passò a fil di spada tutto il popolo.

9 Ma Saul e il popolo risparmiarono Agag e il meglio del bestiame minuto e grosso, gli animali grassi e gli agnelli, cioè tutto il meglio, e non vollero sterminarli; invece votarono allo sterminio tutto il bestiame scadente e patito. 10 Allora fu rivolta a Samuele questa parola del Signore: 11 Mi pento di aver costituito Saul re, perché si è allontanato da me e non ha messo in pratica la mia parola”. Samuele rimase turbato e alzò grida al Signore tutta la notte. 12 Al mattino presto Samuele si alzò per andare incontro a Saul, ma fu annunziato a Samuele: “Saul è andato a Carmel, ed ecco si è fatto costruire un trofeo, poi è tornato passando altrove ed è sceso a Gàlgala”. 13 Samuele raggiunse Saul e Saul gli disse: “Benedetto tu davanti al Signore; ho eseguito gli ordini del Signore”. 14 Rispose Samuele: “Ma che è questo belar di pecore, che mi giunge all’orecchio, e questi muggiti d’armento che odo?”. 15 Disse Saul: “Li hanno condotti qui dagli Amaleciti, come il meglio del bestiame grosso e minuto, che il popolo ha risparmiato per sacrificarli al Signore, tuo Dio. Il resto l’abbiamo votato allo sterminio”. 16 Rispose Samuele a Saul: “Basta! Lascia che ti annunzi ciò che il Signore mi ha rivelato questa notte”. E Saul gli disse: “Parla!”. 17 Samuele cominciò: “Non sei tu capo delle tribù d’Israele, benché piccolo ai tuoi stessi occhi? Non ti ha forse il Signore consacrato re d’Israele? 18 Il Signore ti aveva mandato per una spedizione e aveva detto: Và, vota allo sterminio quei peccatori di Amaleciti, combattili finché non li avrai distrutti. 19 Perché dunque non hai ascoltato la voce del Signore e ti sei attaccato al bottino e hai fatto il male agli occhi del Signore?”. 20 Saul insisté con Samuele: “Ma io ho obbedito alla parola del Signore, ho fatto la spedizione che il Signore mi ha ordinato, ho condotto Agag re di Amalek e ho sterminato gli Amaleciti. 21 Il popolo poi ha preso dal bottino pecore e armenti, primizie di ciò che è votato allo sterminio per sacrificare al Signore tuo Dio in Gàlgala”. 22 Samuele esclamò: “Il Signore forse gradisce gli olocausti e i sacrifici come obbedire alla voce del Signore? Ecco, l’obbedire è meglio del sacrificio, l’essere docili è più del grasso degli arieti. 23 poiché peccato di divinazione è la ribellione, e iniquità e terafim l’insubordinazione. Perché hai rigettato la parola del Signore, Egli ti ha rigettato come re”. 24 Saul disse allora a Samuele: “Ho peccato per avere trasgredito il comando del Signore e i tuoi ordini, mentre ho temuto il popolo e ho ascoltato la sua voce. 25 Ma ora, perdona il mio peccato e ritorna con me, perché mi prostri al Signore”. 26 Ma Samuele rispose a Saul: “Non posso ritornare con te, perché tu stesso hai rigettato la parola del Signore e il Signore ti ha rigettato perché tu non sia più re sopra Israele”. 27 Samuele si voltò per andarsene ma Saul gli afferrò un lembo del mantello, che si strappò. 28 Samuele gli disse: “Il Signore ha strappato da te il regno d’Israele e l’ha dato ad un altro migliore di te. 29 D’altra parte la Gloria di Israele non mentisce né può ricredersi, perché Egli non è uomo per ricredersi”. 30 Saul disse: “Ho peccato sì, ma onorami davanti agli anziani del mio popolo e davanti a Israele; ritorna con me perché mi prostri al Signore tuo Dio”. 31 Samuele ritornò con Saul e questi si prostrò al Signore.

Testo della catechesi

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Continuiamo questa sera la nostra catechesi sul tema della fede e affrontiamo la seconda importante esperienza del re Saul, che divenne, per lui, motivo del fallimento totale. Vediamo di fatto che cosa accade e come si concretizza questa perdita di Dio. Siamo al capitolo 15 del primo libro di Samuele e il testo dice così:

1Samuele disse a Saul: «Il Signore ha inviato me per consacrarti re sopra Israele suo popolo. Ora ascolta la voce del Signore. 2Così dice il Signore degli eserciti: Ho considerato ciò che ha fatto Amalek a Israele, ciò che gli ha fatto per via, quando usciva dall’Egitto. 3Và dunque e colpisci Amalek e vota allo sterminio quanto gli appartiene, non lasciarti prendere da compassione per lui, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini». 4Saul convocò il popolo e passò in rassegna le truppe in Telaìm: erano duecentomila fanti e diecimila uomini di Giuda. 5Saul venne alla città di Amalek e tese un’imboscata nella valle. 6Disse inoltre Saul ai Keniti: «Andate via, ritiratevi dagli Amaleciti prima che vi travolga insieme con loro, poiché avete usato benevolenza con tutti gli Israeliti, quando uscivano dall’Egitto». I Keniti si ritirarono da Amalek. 7Saul colpì Amalek da Avila procedendo verso Sur, che è di fronte all’Egitto. 8Egli prese vivo Agag, re di Amalek, e passò a fil di spada tutto il popolo. 9Ma Saul e il popolo risparmiarono Agag e il meglio del bestiame minuto e grosso, gli animali grassi e gli agnelli, cioè tutto il meglio, e non vollero sterminarli; invece votarono allo sterminio tutto il bestiame scadente e patito.

Ci fermiamo qua un momento; dunque, avete visto che, per la seconda volta, il Signore dà a Saul un ordine molto preciso attraverso Samuele. Saul prende un’altra decisione: non segue l’ordine di Dio. Ci sono sempre delle ragioni apparentemente buone per non seguire il comandamento di Dio, c’è sempre un perché, c’è sempre un’apparente ragionevolezza per fare diversamente, perché il comandamento di Dio non sempre si spiega, non mostra subito e sempre le ragioni buone che sono scritte in esso. Il Signore non dice perché Saul deve fare così, dice solo che lo deve farle.

Vedete, questo modo di fare è molto importante, anche a livello pedagogico tra educatore e educando, perché così si misura la disponibilità dell’educando a lasciarsi veramente guidare, ad affidarsi. Infatti, se io non so affidarmi a chi vedo, come faccio ad affidarmi a Dio che non vedo? Se io ho bisogno sempre di avere un perché prima di fare un passo, come faccio a fare un passo se me lo chiede Dio che non mi dà il perché? Capite, è un problema!

Noi oggi, nel nostro modo di educare, siamo un po’ caduti anche noi nell’errore di dire: se io ti chiedo una cosa, devo dirti il perché te la chiedo. Ma è sbagliato! Io ti chiedo una cosa perché sono io a chiedertela, e tu hai avuto la prova ripetuta che io ti voglio bene quindi, anche se non te la spiego, ti devi fidare. Non c’è fiducia se ogni volta devo dirti il perché. E noi abbiamo un po’ questo stile anche quando vogliamo sindacare nella vita degli altri; “Tu mi devi dire il perché; tu mi devi dire cosa stai facendo”; sì, okay, ma perché lo vuoi sapere? Qual è la ragione che sta dietro a questa volontà? E se voi guardate bene la ragione è che non c’è fiducia. Perché se ci fosse fiducia, mi fiderei. Se penso e reputo che sei una persona degna di fiducia, basta, mi fido, punto. Posso dire che, per curiosità, mi piacerebbe sapere alcune cose: dove sei adesso; cosa stai facendo, cosa stai mangiando; se stai giocando a pallone ecc. Ma è una curiosità, è proprio un puro desiderio di curiosità, di voler sapere, per immaginarmi un po’ quello che stai facendo e allora lo voglio conoscere, ma non per scrutare! Perché, capite, facendo così noi non educhiamo alla responsabilità, noi educhiamo al controllo, al dominio. E poi questo modello viene perpetuato di generazione in generazione e non va bene.

Dio nell’Antico Testamento, e Gesù nel Nuovo Testamento ci insegnano che dentro ai comandamenti di Dio, dentro a questa sequela, c’è un grande spazio per la libertà, perché c’è un grande spazio per la fiducia. Un grande spazio perché tu possa camminare bene e fare le esperienze che devi fare, nella consapevolezza che, in tutte le cose, ci può essere il bene e ci può essere il male; ma questo lo sappiamo. Ma io perché devo pensare che tu sceglierai il male? Posso pensare che tu sceglierai il bene: se ti ho educato bene, sceglierai il bene. Anche perché, guardate, quando poi si entra in confessionale — perché ovviamente fuori non è possibile — che cosa capisce il sacerdote? Capisce che noi possiamo mettere tutte le regole che vogliamo, ma se uno vuole fare il male, lo fa comunque, anche se tu lo inchiodi con i piedi al pavimento. Se io ho in testa di fare quella cosa sbagliata, io la faccio, e tu non lo saprai mai.

Quindi quello è un modello educativo fallimentare, e il Signore ci rivela quanto è fallimentare. Lui da l’indicazione poi lascia libero. Tu non vuoi seguire il mio comandamento? Non seguirlo, va bene, non farlo. Non è che Lui interviene e lo impedisce. Saul fa la sua scelta e Dio sta a guardare, come vi ho sempre mostrato in tutti questi passi della Scrittura. Dio non blocca mai l’uomo che sceglie liberamente.

Noi, invece, abbiamo sempre questa ossessione di voler impedire all’uomo di essere veramente libero, libero anche di fare il male. Ma questa cosa non è giusta perché, se io scelgo di fare il male, lo farò; non lo faccio oggi, lo farò domani, ma io lo farò e nessuno me lo può impedire, perché tu non sei Dio e quindi a un certo punto ti addormenterai, ti distrarrai, non sarai presente e quello sarà il momento nel quale io ti fregherò, nel quale io fregherò le tue regole. Perché le regole possono essere anche giuste nella loro intenzione o anche oggettività, ma sono sbagliate nella loro applicazione. La vita non è un insieme di regole. La nostra vita è una chiamata alla maturità, è una chiamata alla fioritura, è una chiamata alla realtà, alla manifestazione di sé, nel modo più rispettoso, più bello e più semplice possibile, non è altro che questo.

E quindi Saul prende la sua decisione: per la seconda volta, decide di disobbedire.

10Allora fu rivolta a Samuele questa parola del Signore: 11«Mi pento di aver costituito Saul re, perché si è allontanato da me e non ha messo in pratica la mia parola». Samuele rimase turbato e alzò grida al Signore tutta la notte.

C’è un’equivalenza strettissima tra mettere in pratica la parola di Dio e stare vicino a Dio. Se io non metto in pratica la parola di Dio, io mi allontano da Dio, anche se dico diversamente. Non posso dire di essere vicino a Dio o di avere Dio vicino a me, se io non osservo la sua parola. E guardate, è difficile, è veramente molto difficile osservare la parola di Dio. Non perché la parola di Dio sia gravosa, ma perché la parola di Dio mi chiede di uscire da me stesso; quel “rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua”, non vuol dire che io devo prendere la frusta e fustigare o macerarmi di penitenze, ma vuol dire innanzitutto non mettere me stesso al centro; abbandona il tuo modo di giudicare, di valutare, impara un nuovo modo che è quello di Dio, di Gesù, presente nelle Scritture. Eppure, questo non decolla, perché poi, ognuno di noi, si crea un’area protetta, una zona franca, al cui interno vivono tutte le eccezioni.

Noi abbiamo questo modo di ragionare, e voi lo potete vedere pensando alla dieta, che oggi va di moda. Noi spendiamo tot euro per andare dal dietologo poi, tot euro per andare dal diabetologo poi, tot euro per andare dal cardiologo perché, chi è in dieta, ha problemi di glicemia, ha problemi di ipertensione e a rischio di infarto; poi dobbiamo spendere tot euro per andare in palestra. Quindi ci illudiamo che più corriamo più dimagriamo e invece, la storia ci insegna, che più corriamo e più ingrassiamo. Quindi si continua ad andare in palestra e si continua a lievitare, e non è che uno si ferma, dopo un mese, davanti lo specchio e dice: “C’è qualcosa che non va?”, no, figurati, si va avanti ad andare in palestra, dal diabetologo, dal dottore e si va avanti ad ingrassare.

Il dietologo dà la dieta e dice: “Guardi, per le sue patologie, per il suo stile di vita, deve seguire questa dieta”. Noi cosa facciamo? (E questo è il modo con il quale noi viviamo la fede) Noi appena usciamo, col foglio in mano, dopo aver appena speso trecento euro, mentre scendiamo e siamo al telefono con nostra moglie / nostro figlio / nostro marito, gli diciamo: “Ho la dieta, sì, però non è che la devo vivere proprio alla lettera! Cioè, non in modo integralista! Sì, mi ha dato delle indicazioni però, vabbè, adesso non è che proprio devo morire! E poi, comunque, una volta alla settimana un po’ di sfogo ci sarà, posso sgarrare”. No! Questo è il ragionamento più assurdo che ci sia, perché di fatto, se uno lo assume, questo modo di ragionare, poi, entra in tutti gli ambiti, anche nella fede e quindi uno dice: “C’è il Vangelo, si, ma non è che io adesso, lo devo seguire proprio tutto, tutto, tutto! E poi comunque ogni tanto io posso…”. Solo che, mentre sgarrare in una dieta vuol dire mangiare una pizza, un cioccolatino, una torta, qui sgarrare vuol dire fare peccati, qui vuol dire perdere Dio; non va bene! E poi, se mi hanno detto che quelle cose mi fanno male, che senso ha che io me le vada a mangiare e poi mi sparo l’insulina nella pancia. Ci rendiamo conto? È una follia pazzesca! Che senso ha vivere così?

Ma siccome io non voglio rinunciare a niente, allora mi do dei momenti di …; sbagliato! Se io so che una cosa mi fa male, basta, mi fa male, fine, non la posso più mangiare. È mai morto nessuno perché non può mangiare più la Saint Honoré? No! È mai morto nessuno perché non deve mangiare la pizza? No! Io semplicemente dico a me stesso: io questa cosa non la posso più fare e non la faccio più, perché non mi è concesso farla.

Nella fede la stessa cosa: quando tu abbandoni un peccato, quel peccato lo devi abbandonare per sempre. Non puoi dire: sì, io l’abbandono, però una volta alla settimana, la domenica, mi ci butto. No, non lo fai più, se no fai come Saul. E non è che il Vangelo lo posso osservare un po’ sì e un po’ no, o a macchia di leopardo o “non esageriamo”. Il Vangelo lo devi osservare in modo esagerato e fino in fondo, totalmente, senza se e senza ma perché, se non lo fai, non stai seguendo Gesù. E vedrai che, se tu farai così, ti ammazzerai di meno in palestra e potrai mettere un buco in più alla cintura dei pantaloni, perché improvvisamente, anche il tuo corpo comincerà a dire: oh, finalmente, un po’ di pace! Perché noi abbiamo bisogno anche di questo: un po’ di pace. Dobbiamo imparare a rispettare il corpo come rispettiamo l’anima e viceversa, altrimenti veniamo su storti e si vede che siamo storti, anche se facciamo finta di niente. Quindi: “non mettere in pratica” e “allontanarci da Dio”, vanno di pari passo. Quando noi non mettiamo in pratica i comandamenti di Dio, sappiamo già che ci stiamo allontanando da Lui, così, come dice Samuele a Saul.

Leggiamo in questo capitolo 15 del Primo libro di Samuele che: “Samuele rimase turbato e alzò grida al Signore tutta la notte”. Eh, certo! Perché Samuele mica si aspettava che Dio andasse a dirgli: “mi sono pentito di aver consacrato Saul re”. Per Samuele questo è un colpo; anche il profeta non si aspetta una reazione del genere. Samuele rimane sconvolto! Primo: perché sa che cosa deve fare adesso, ha già capito, nella storia, che cosa sta per succedere. Perché, secondo voi, chi andrà a dire a Saul questa cosa? Secondo: l’oggetto della questione; deve andare a dire una roba brutta, brutta forte. Terzo: lui neanche l’aveva immaginato, nemmeno se lo sognava. Quindi Samuele resta turbato e grida tutta la notte per supplicare Dio di cambiare giudizio, cioè di dargli un’altra possibilità. — Noi alle volte non ragioniamo bene la notte; non so se avete presente stare svegli tutta la notte a piangere e a pregare Dio per qualcosa.

12Al mattino presto Samuele si alzò — perché il Signore non ha più detto niente — per andare incontro a Saul, ma fu annunziato a Samuele: «Saul è andato a Carmel, ed ecco si è fatto costruire un trofeo, — perché la follia poi non ha più fine — poi è tornato passando altrove ed è sceso a Gàlgala». 13Samuele raggiunse Saul e Saul gli disse: — come la volta scorsa, sentite ora cosa fa Saul — «Benedetto tu davanti al Signore; ho eseguito gli ordini del Signore».

Capite perché, per Saul, dopo questo è finita? Dico: ma ce l’hai davanti al naso la pecora che bela e la mucca che muggisce che ti dicono che tu non hai eseguito gli ordini del Signore! Hai lì Agag, re di Amalek, che ti dice che tu non hai eseguito gli ordini del Signore. E Saul imperterrito dice: “Io ho obbedito”. Per chi è così non c’è speranza! Se non abbiamo neanche l’umiltà, la verità interiore, la coscienza almeno di riconoscere dove siamo e quello che siamo, siamo finiti, non c’è speranza.

14Rispose Samuele …

La risposta che darà adesso il profeta è la risposta della logica, ancor di più è la risposta della realtà, del principio di realtà, la risposta di ciò che è reale, di quello che vedono tutti, che avrebbe dovuto vedere anche Saul, ma non lo vede.

14Rispose Samuele: «Ma che è questo belar di pecore, che mi giunge all’orecchio, e questi muggiti d’armento che odo?».

Samuele dice a Saul: “Tu hai detto che hai eseguito gli ordini del Signore, e io perché sento le pecore belare? Perché sento le mucche che muggiscono? Tu non hai eseguito gli ordini del Signore! Tu hai mentito.

15Disse Saul: …

Guardate, sapete cosa credo? Questa è una mia idea, una mia esegesi personale: io penso che fino al versetto 22, che troveremo dopo, Saul aveva ancora una speranza, se solo avesse riconosciuto il suo peccato, l’oracolo non era ancora stato pronunciato, e io penso che una speranza ci sarebbe stata. Ma sentite, adesso Saul cosa fa…

15Disse Saul: «Li hanno condotti qui dagli Amaleciti, come il meglio del bestiame grosso e minuto, — e come la volta precedente, dice: — che il popolo ha risparmiato per sacrificarli al Signore, tuo Dio. Il resto l’abbiamo votato allo sterminio». 

Ma il popolo che colpa ne ha?! Non è il popolo che li ha risparmiati dallo sterminio, sei tu, re, che gli hai detto di farlo! Saul invece dà la responsabilità al popolo, come la volta precedente; uguale, non è cambiato niente! Non si è pentito di niente e non si è convertito in nulla: rifà esattamente lo stesso peccato. Saul dice: «che il popolo ha risparmiato per sacrificarli al Signore, tuo Dio»; e uno si domanda: “Ma quando Dio gli aveva chiesto di offrire questo sacrificio?” Mai! E perché decide lui che cosa vuole il Signore?

Altro difetto orrendo che noi abbiamo: decidere noi per gli altri che cosa è meglio. Esempio: se a me piacciono le moto e tu vuoi farmi un regalo, perché mi regali una macchina? Se a me piacciono i libri, perché mi regali le scarpe da ginnastica? — Noi facciamo così! — La risposta è: “Per il tuo bene”. Ma quale bene, il bene di chi? Ma se io non te l’ho chiesto, perché mi devi imporre quello che è il tuo, di bene? 

Perché Saul deve imporre a Dio il sacrificio? Dio non gli ha chiesto di andare là a offrirgli il sacrificio; Dio gli ha detto di votare allo sterminio tutto. Dio non ha mai parlato di sacrificio; e Saul dov’è che se lo è andato a prendere? L’ha preso dentro la sua testa il sacrificio: lui ha voluto fare quello che voleva con Dio. E infatti lui dice: «al Signore, tuo Dio», e in questo Saul ha detto bene, perché questo qui non è il Dio di Saul, Saul ha un altro Dio: sé stesso. Saul fa quello che vuole, come vuole, quando vuole e quanto vuole. Ma questo non è il Dio di Samuele, questo non è il Dio che l’ha consacrato, questo è lui, che è pieno di menzogne, che è un uomo che scarica sugli altri le sue responsabilità e non vuole assolutamente vedere la realtà per quella che è.

16Rispose Samuele a Saul: «Basta! — altro che piangere tutta la notte, (come ha fatto Samuele) — Lascia che ti annunzi ciò che il Signore mi ha rivelato questa notte». — Perché adesso, (lo possiamo aggiungere noi) te lo meriti proprio e te lo meriti fino in fondo — E Saul gli disse: «Parla!». 17Samuele cominciò: — Samuele comincia e inizia da che cosa? Dalla memoria di Dio, di quello che Dio ha fatto per lui — «Non sei tu capo delle tribù d’Israele, benché piccolo ai tuoi stessi occhi? Non ti ha forse il Signore consacrato re d’Israele? 18Il Signore ti aveva mandato per una spedizione e aveva detto: Va’, vota allo sterminio quei peccatori di Amaleciti, combattili finché non li avrai distrutti. 19Perché dunque non hai ascoltato la voce del Signore e ti sei attaccato al bottino e hai fatto il male agli occhi del Signore?».

Non è vero che Saul voleva offrire un sacrificio, lui se li voleva mangiare quegli animali. Quelle belle caprette, pecorelle, mucche, belle, grosse, belle grasse, il meglio, lui, se lo è risparmiato per sé stesso, mica per offrire il sacrificio al Signore! Magari uno o due di questi animali sì, ma per il resto: pancia mia, fatti capanna. Samuele gli dice: «ti sei attaccato al bottino e hai fatto il male», questa parola è chiara, più chiaro di così si muore.

20Saul insisté con Samuele: «Ma io ho obbedito alla parola del Signore, ho fatto la spedizione che il Signore mi ha ordinato, ho condotto Agag re di Amalek — Ma Dio non l’aveva chiesto, capite? Saul lo sta dicendo con la sua bocca che ha disobbedito — e ho sterminato gli Amaleciti. 21Il popolo poi ha preso dal bottino pecore e armenti, primizie di ciò che è votato allo sterminio per sacrificare al Signore tuo Dio in Gàlgala». 

Con questa ulteriore affermazione Saul ha sancito la sua condanna. Cosa notate qui? Notate quell’abitudine diffusa e terrificante della polemica: la polemica degli stolti, la polemica dei ribelli a Dio. E cosa fanno questi? Ripetono sempre lo stesso medesimo concetto, senza minimamente lasciarsi sfiorare da ciò che gli viene detto. Lo ripetono in continuazione, vanno avanti a ripetere sempre la stessa cosa. Nonostante il “Samuele” che hanno davanti abbia fatto i suoi passi per fargli capire, niente! Vanno avanti e la ripetono esattamente, affermando il loro peccato. Continuano ad affermare quello che loro sono. Ma non c’è niente da fare, questa polemica sterile è senza fine, è una ripetizione costante e diventano stupidi perché non vedono e non capiscono il male che si stanno portando dentro in questo modo. 

Noi, invece, dovremmo imparare a lasciarci raggiungere dalla verità, da ovunque essa arrivi, cada, ci venga detta. Può essere detta da un prete, può essere detta da un mendicante, può essere detta da una prostituta, può essere detta dalla portinaia, può essere detta da un bambino, può essere detta dalla donna delle pulizie, può essere detta da un operaio, da chiunque. Non conta chi dice la verità, conta che sia la verità. Ma noi non siamo così, perché siamo orgogliosi, siamo superbi, siamo pieni di noi stessi e piuttosto che dire: “Cosa ho fatto! Ma cosa ho combinato! Ma io proprio non me ne sono accorto!”, andiamo avanti a difendere le nostre posizioni e a ridire il nostro peccato, e neanche ci accorgiamo che stiamo ridicendo esattamente il nostro peccato: ci stiamo condannando da soli. E questo provoca, alla fine, l’oracolo, cioè il giudizio di Dio, dal quale poi, basta, non si torna più indietro. Versetto 22:

22Samuele esclamò: 

«Il Signore forse gradisce gli olocausti e i sacrifici come obbedire alla voce del Signore? Ecco, obbedire è meglio del sacrificio, — quando noi impareremo questa cosa saremo santi — essere docili è più del grasso degli arieti. 23Poiché peccato di divinazione è la ribellione, e iniquità e terafim l’insubordinazione. Perché hai rigettato la parola del Signore, Egli ti ha rigettato come re».

24Saul disse allora a Samuele: «Ho peccato — Oh, adesso si è svegliato! — per avere trasgredito il comando del Signore e i tuoi ordini, mentre ho temuto il popolo e ho ascoltato la sua voce. — che pentimento… — 25Ma ora, perdona il mio peccato e ritorna con me, perché mi prostri al Signore». 26Ma Samuele rispose a Saul: «Non posso ritornare con te, perché tu stesso hai rigettato la parola del Signore e il Signore ti ha rigettato perché tu non sia più re sopra Israele». 27Samuele si voltò per andarsene ma Saul gli afferrò un lembo del mantello, che si strappò. — Da adesso, tutto quello che farà Saul, si chiama disastro — 28Samuele gli disse: «Il Signore ha strappato da te il regno d’Israele e l’ha dato ad un altro migliore di te. 29D’altra parte la Gloria di Israele non mentisce né può ricredersi, perché Egli non è uomo per ricredersi». 30Saul disse: «Ho peccato sì, ma onorami davanti agli anziani del mio popolo e davanti a Israele; ritorna con me perché mi prostri al Signore tuo Dio». 31Samuele ritornò con Saul e questi si prostrò al Signore.

Ma questa vita, comunque, è finita; arriverà il re Davide, Saul andrà fuori di testa completamente, avrà tutti i suoi fantasmi che gli divorano la testa. Il paradosso sarà che troverà pace solo con la musica della cetra di Davide (terribile!). Ovviamente Saul non molla il regno, non molla lo scettro, non molla la corona. Vedrà Davide crescere e lui diminuire; vedrà il popolo affezionarsi di più a Davide che a lui; vedrà Davide riuscire in tutte quelle opere di guerra dove lui non riesce; vedrà Davide fare delle cose incredibili e lui non ci riuscirà. Diventerà geloso, invidioso, tenterà di ammazzarlo; suo figlio Gionata diventerà amicissimo di Davide e lo difenderà, e, alla fine, Saul morirà suicida dopo aver visto i suoi figli morire in guerra; brutta roba.

E allora io personalmente dico: facciamo due conti prima, non dopo e, se dobbiamo dirci peccatori, diciamoci peccatori prima, non quando ci vediamo arrivare addosso chissà che cosa; non quando vediamo strapparci di dosso quello che noi siamo, perché abbiamo rinnegato Dio. Il tempo l’abbiamo, l’intelligenza l’abbiamo, usiamola. Non disprezziamo la gloria di Dio e, se pecchiamo, diciamocelo: ho sbagliato, ho peccato, torniamo indietro.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Informazioni

Padre Giorgio Maria Faré ha tenuto queste catechesi tutti i lunedì alle ore 21 presso il Convento dei Padri Carmelitani Scalzi di Monza.

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