Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: Gustavo Maria Bruni – I bambini eucaristici pt. 7
Sabato 6 luglio 2024 – Santa Maria Goretti, Vergine e Martire
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Mt 9, 14-17)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a sabato 6 luglio 2024. Festeggiamo oggi santa Maria Goretti, vergine e martire. Oggi è anche il primo sabato del mese di luglio, quindi ricordo la pratica dei Primi Cinque sabati del mese.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal nono capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 14-17.
Oggi iniziamo a leggere la storia di un nuovo bambino eucaristico:
Il Serafino Servo di Dio Gustavo Maria Bruni
Ho preso, come punto di riferimento, santiebeati.it e poi qualche altra fonte.
A Torino nacque uno di questi fiori di santità precoce, il 6 maggio 1903; si chiamava Gustavo Maria Bruni e la sua esistenza fu brevissima, quasi 8 anni, ma talmente intensa spiritualmente, tale da suscitare l’interesse, l’ammirazione e la venerazione dei suoi contemporanei; con l’interessamento della Società Salesiana la devozione per il piccolo Gustavo Maria Bruni, è giunta lungo un secolo fino a noi. In quella piccola anima, era presente visibilmente l’Amore di Dio, perché non si spiega che già in età tenerissima (3 anni) Gustavo già faceva intendere di ricevere Gesù, con richieste innocenti e non capricciose, specie quando era condotto in chiesa dai religiosissimi genitori.
Era da ammirare Gustavo Maria in chiesa, davanti a Gesù in Sacramento: era bello e devoto come un Angelo. Di pochi mesi, sorrideva a Gesù, Gli mandava i suoi baci e fiori. Più grandino, le sue visite quotidiane e le lunghe adorazioni, e le sue belle parole: “Anch’io voglio Gesù!”. Ma non solo in chiesa Gustavo Maria pensava al Signore: la sua anima bella era dolcemente e fortemente unita a Gesù. Il suo studio, i suoi giochi, il suo riposo, tutte le sue azioni divenivano perciò una continua preghiera. I Santi, gli Angeli, i Serafini pregano così, per questo il nostro Gustavo Maria lo si chiamava anche giustamente il “piccolo serafino di Gesù Sacramentato”. Tra l’altro Gustavo faceva parte proprio dell’Associazione dei ‘Piccoli Serafini di Gesù Sacramentato’ per l’adorazione quotidiana. Era dunque naturale che il suo più grande desiderio, l’unico suo desiderio, il sospiro del suo cuore, fosse ancora e sempre quello di potere fare la sua prima Comunione. Ma come accontentare un bambino di tre o quattro anni? Non era forse troppo piccolo?
Gustavo Maria soffriva in cuor suo e da tanto tempo, ma offriva a Gesù la sua pena perché́ lo facesse sempre più buono e sempre più degno di Lui. Il Signore volle finalmente accontentarlo. Gustavo Maria aveva allora sei anni quando nel 1909, il Beato Michele Rua, successore di don Bosco, dal 1888 alla guida della Società Salesiana, lo ammise a ricevere la Prima Comunione nella chiesa dell’Oratorio.
“Dimmi – gli chiese – se dicessi che nell’Ostia, dopo la consacrazione, vi è pane consacrato, direi bene?”.
“Oh, no – fece subito Gustavo Maria – no Padre, nell’Ostia dopo la consacrazione non c’è più pane ma solo e tutto Gesù!”
Il Santo Sacerdote rimase più che soddisfatto, non gli chiese altro e lo ammise alla prima Comunione. Chi può dire la gioia del piccolo serafino di Gesù? Era la vigilia della festa di Maria Ausiliatrice. Nella cappella di San don Bosco, sullo stesso inginocchiatoio, con accanto il babbo e la mamma, tutto vestito di bianco, Gustavo Maria, dalle mani di Don Rua riceveva per la prima volta il suo Gesù! Cos’è passato nel cuore del piccolo serafino, noi non lo sappiamo… ma è certo che per lui, come per i Santi, è stato quello il giorno più bello della sua vita. Lo diceva tutto raggiante di gioia, lo diceva a tutti: “Se sono contento?… Come no, ho ricevuto Gesù!”.
Quali promesse ha fatto il piccolo Gustavo Maria nel giorno della sua prima Comunione? Nessuna. Cioè una, che vale tutte le promesse più belle che si possono fare. Una già ripetuta mille volte: “Gesù mio voglio essere sempre e tutto tuo!”. Proprio il ricordo e la preghiera che il Servo di Dio Don Rua gli scrisse sopra un libro regalatogli in quel giorno: “O Gesù, fate tutto vostro e sempre vostro il cuore di Gustavo Bruni” e l’altra scritta sopra una bella immagine: “O Gesù conservate il piccolo Gustavo Maria tutto per Voi!”
Il piccolo serafino sentiva che Gesù aveva gradito la sua promessa. Gesù lo aveva cambiato tutto. Lo aveva reso più forte e ancora più puro. Al babbo, che era commosso per la sua immensa gioia disse: “Sai papà ora che ho fatto la prima Comunione, sento che posso farmi santo, prima no!”.
Una convittrice di Perosa Argentina aveva regalato a Gustavo, di tre anni, un bell’orologio per quando fosse missionario. Gustavo lo tenne prezioso come se fosse di Gesù. Lo portò il giorno della sua prima Comunione e disse a Don Rua da chi l’aveva avuto e lo pregò di benedirlo. Così era doppiamente di Gesù e doveva usarlo solo quando si accostava a riceverLo, o per accompagnarLo nelle processioni con il cero. Per andare a Gesù il piccolo serafino voleva sempre i vestiti da festa, la medaglia della prima Comunione e l’orologio di Gesù. Ora si conserva come preziosa memoria.
Da quel giorno di autentico paradiso, tutti i suoi pensieri, tutti i suoi atti, tutte le sue parole, rivelavano l’amore che egli nutriva per Gesù. Era tale l’ardore della sua anima, che parlava con tutti di Gesù, desiderando di diventare presto sacerdote, cosicché avrebbe potuto comunicare Gesù alle anime.
Allora ci fermiamo un secondo e commentiamo. Io direi di segnarsi queste belle frasi che questi bambini eucaristici ci regalano: “Gesù mio, voglio essere sempre e tutto tuo”; che bello se imparassimo a ripetere queste frasi anche in Comunione spirituale; “O Gesù, fate tutto vostro e sempre vostro il cuore di Gustavo Bruni”, se ciascuno di noi mettesse il suo nome…;“Oh Gesù, conservate il piccolo Gustavo Maria tutto per Voi”, che bella questa frase!
Poi ci dice come la Comunione diventa il fondamento essenziale per la santità.
Inoltre è interessante (è la prima volta che incontriamo questa cosa) questa storia dell’orologio che si lega al diventare missionario. Quindi lui lo riceve, lo porta da don Rua e lo prega di benedirlo. Non gli fa benedire un Crocifisso, un rosario: un orologio. “E l’avrebbe usato quando si accostava a ricevere Gesù e nelle processioni, così – lui dice – era doppiamente di Gesù”, perché l’aveva fatto benedire! Quindi: uno, perché gli veniva dato per quando fosse diventato missionario; e due, perché l’aveva fatto benedire. Impariamo anche noi ad avere qualche oggetto, che non deve essere per forza sacro, ma che sia di Gesù, che ci richiami Gesù, che abbia un qualche legame con Gesù (e farlo benedire ha proprio questo senso).
Molto bello che, quando doveva andare in chiesa, voleva i vestiti della festa, la medaglia della Prima Comunione – perché a quel tempo davano una medaglia, altra cosa bellissima – e l’orologio di Gesù. Bello che lo chiami “orologio di Gesù”, non il suo orologio. Questo è l’orologio di Gesù, perché l’ha fatto benedire, perché gli era stato donato per quando diventava missionario. Vedete, l’andare in chiesa lo chiamava a mettere sul suo corpo cose che già loro indicavano verso chi lui andava.
Poi questo parlare di Gesù, “Parlava con tutti di Gesù”, molto bella questa cosa. Noi parliamo di Gesù? Non dico con tutti, ma almeno con qualcuno, parliamo di Gesù? E perché voleva diventare sacerdote? Per comunicare Gesù alle anime.
Andiamo avanti:
Il giorno dopo faceva la seconda Comunione ed avrebbe voluto ricevere Gesù tutti i giorni – vedete che questa cosa torna in tutti questi bambini – , ma obbediva ai suoi Superiori e si accontentava di riceverlo solo la domenica, poi due o tre volte alla settimana ed in seguito ogni mattina. Quando era più piccino, Gustavo Maria voleva e gustava tanto il bacio di Gesù che gli dava la mamma –l’abbiamo visto anche ieri – . Ora che Gesù era tutto suo, che era venuto nel suo cuore, godeva di poterlo dare al fratellino. Appena a casa, si avvicinava al letto del piccino e lo svegliava dolcemente dicendogli: “Su Antonio, prendilo, è il bacio di Gesù!” – perché aveva appena fatto la Comunione – .
Vedete, innanzitutto questo desiderio di andare a Messa tutti i giorni, però nell’obbedienza ai suoi superiori; e poi questa cosa del bacio di Gesù; vedete che ritorna? C’era proprio questa abitudine: siccome ho fatto la Comunione, se ti do un bacio, ti do il bacio di Gesù; bellissimo!
L’amore per Gesù non faceva dimenticare, né diminuire a Gustavo Maria la devozione alla Madonna. Sapeva bene, il piccolo Serafino, che per amare Gesù, ci vuole l’aiuto di Maria, come per amare Maria ci vuole l’aiuto di Gesù. Ora che Gesù era suo, Gesù stesso gli suggeriva come doveva amare la sua Mamma, come doveva lodarla e pregarla. Era orgoglioso del suo nome, e spesso ripeteva felice: “Me lo ha detto Don Rua! Me lo ha detto Don Rua! Il mio nome, Gustavo Maria, vuol dire: dar gusto a Maria!”. Bisognava dunque che amasse la Madonna, che fosse tanto buono, perché tutta la sua vita e tutto quello che faceva, doveva “dar gusto a Maria”. Gustavo Maria amava molto la lettura e dopo aver fatto tutti i suoi doveri si metteva a leggere. I libri che gli piacevano di più erano: il Catechismo, la Storia Sacra e le vite di San Luigi e di San Domenico Savio. Questi cari Santi, li amava tanto perché in essi il piccolo Serafino ritrovava le sue virtù e il suo ideale.
Quindi, vedete, immediatamente fiorisce questa devozione alla Vergine Maria. “Gustavo Maria – dar gusto a Maria”, bella questa cosa! Se la nostra vita, le nostre azioni, le nostre parole, tutto fosse un dare gusto a Maria… E poi la lettura, “Amava molto la lettura. Gli piaceva il Catechismo (io ve l’ho sempre detto, del Catechismo), la Storia Sacra e le vite dei santi Luigi e Domenico Savio”.
I Santi, i Serafini in Cielo non hanno più bisogno di credere, perché vedono Gesù! Per loro basta amarlo. Ma un bambino che vuol essere “il piccolo Serafino di Gesù” deve credere in Lui, deve vivere di fede. Gustavo Maria ne era ripieno. Faceva tutto per amore di Gesù, in tutto vedeva la volontà di Gesù. Sempre era contento delle gioie e dei dolori che Gesù gli mandava. Per esempio, quando c’era un temporale o pioveva troppo, portando grave danno alla campagna diceva: “Siamo cattivi, non meritiamo altro, preghiamo Gesù che non ci castighi”. Se si era in qualche pericolo e la mamma e tutti si spaventavano, Gustavo Maria diceva: “Mamma di poca fede, non pensi che Gesù è con noi?”. Nei dolori che affliggevano i suoi famigliari o lui stesso, ripeteva calmo: “Io non temo nulla, perché so che quanto accade, accade perché lo vuole Gesù”.
Bella fede che un giorno gli fece dire: “Voglio scrivere in ogni luogo Dio mi vede così sarò retto in tutto”.
Mamma mia! “Fare tutto per amore di Gesù”, bellissimo; e “vedere in tutto la volontà di Gesù”. Interessante che, quando noi vediamo un temporale, un brutto tempo, una cosa brutta, noi diciamo: “Eh no, ma dai, ma perché? Insomma, ma io ci tenevo” il bambino dice: “Siamo cattivi, non meritiamo altro, preghiamo Gesù che non ci castighi” – “Mamma di poca fede, non pensi che Gesù è con noi?”. E poi questa frase finale che è veramente bella: “Io non temo nulla, perché so che quanto accade, accade perché lo vuole Gesù”; bellissimo! Vedete la fede? Se noi vivessimo anche solo questa, guardate, il 99,9 periodico dei nostri problemi finirebbe: “Io non temo nulla, perché so che quanto accade, accade perché lo vuole Gesù”.
Gustavo Maria era un Serafino anche per la sua purezza. La sua mente era sempre fissa in Dio, il suo cuore era innamorato di Gesù, la sua anima era protesa a Lui solo. Bastava guardarlo per capirlo e per sentire il desiderio di essere più buoni, perché il suo viso soave ritraeva il candore dell’Ostia Santa e dagli occhi emanava bontà ed amore.
Gustavo Maria era arrivato al punto di “amare” il dolore e di “desiderarlo” – pensate: così giovane – . Così ringraziava il Signore dei dolori che gli mandava. Gli chiedeva la grande grazia di soffrire bene e soffrire con Lui, e Gli chiedeva di poter molto soffrire per salvare tante anime. Il Signore lo prese in parola. Lo fece soffrire molto. Gli diede tante malattie – alcune anche lunghe e dolorose. Gli diede dolori che affliggevano anche la sua famiglia con perdite di persone care. Si era in un’epoca in cui le malattie spesso erano inguaribili, perché tanti medicinali non erano stati ancora scoperti ed i ragazzi erano colpiti come e più degli adulti, la mortalità infantile era enorme.
Ma Gustavo Maria era sempre sorridente e felice ripetendo sovente: “Quello che mi manda il buon Dio è per il bene dell’anima mia”. Di una sola cosa era spiacente quando era ammalato: quello di dover star lontano dal suo Gesù. Ma il Signore lo premiava! Nelle due malattie più lunghe gli fece la grazia speciale di stare bene almeno un giorno per potersi recare in chiesa a fare la Santa Comunione. Tra una malattia e l’altra, riprendeva la scuola, studiava il doppio per guadagnare il tempo perduto. Non voleva restare indietro e perdere le classi, pensava sempre al suo grande ideale e sperava di raggiungerlo ad ogni costo – cioè, il sacerdozio.
È molto bello questo: “Voglio scrivere in ogni luogo «Dio mi vede» così sarò retto in tutto”; anche noi dovremmo scrivere da qualche parte «Dio mi vede», bellissima questa cosa; perché Dio ci vede sempre.
E poi questo tema del dolore, amare il dolore, ma non per il dolore in sé, ma per quello che porta, cioè salvare tante anime. Ritorna questo tema di “salvare le anime”. E il Signore gliele manda, queste sofferenze; “Quello che mi manda il buon Dio è per il bene dell’anima mia”. Dentro a certe situazioni così dolorose, così pesanti, quante volte mi capita di sentire mamme, papà o figli tanto sofferenti, perché magari è arrivato un brutto male, perché magari c’è una situazione molto pesante in famiglia, per tante ragioni; ecco, se noi imparassimo piano piano a entrare in questa logica: “Quello che mi manda il buon Dio è per il bene dell’anima mia”… C’è un bene, c’è una scuola di bene anche nella sofferenza.
Poi questo impegno nella scuola; vedete, quando si ama veramente il Signore, c’è questo impegno nel proprio dovere. Nel suo caso era un impegno molto finalizzato – ci deve infatti essere uno scopo, nella vita – e cioè il sacerdozio.
Dopo serie malattie, sono necessari alcuni giorni di riposo prima di riprendere il lavoro. Anche quando andava a scuola, Gustavo Maria si sentiva così stanco ed ancora ammalato che gli era necessario andare a riposarsi. Lui non avrebbe voluto perché gli sembrava di perdere tempo per lo studio, ma poi obbediva e si consolava tutto dicendo: “Sono contento anche di riposare perché mentre riposo posso pensare meglio a Gesù”.
Gustavo Maria non aveva ancora sei anni quando morì Don Luigi Rocca, uno dei suoi prediletti amici. Ne sofferse assai e pianse. Lo ricordò poi per tutto il tempo che visse e per lui pregava spesso ed andava a trovarlo al cimitero, lo invocava dal Cielo. Se Gustavo Maria aveva sofferto per la morte di Don Rocca, più ancora soffrì per la morte di Don Rua. Pregava sempre per Don Rua lo invocava come un Santo. Ricordava le sue parole, i suoi consigli le sue carezze. Dopo la morte del suo più caro amico, Gustavo Maria sentì come il Paradiso più vicino. E incominciò a desiderarlo col desiderio dei Santi!
Violentissima fu l’ultima malattia che colpì il piccolo Gustavo Maria Bruni, sopportata con forza e rassegnazione, tale da far meravigliare anche i più allenati nella via della perfezione; morì santamente il 10 febbraio 1911, edificando tutti, genitori, parenti e quanti l’avevano visitato nel suo piccolo Calvario. Venti giorni prima del suo trapasso, il beato Filippo Rinaldi, allora Prefetto Generale della Pia Società Salesiana, che l’assisteva da tempo, dichiarò: “Il nostro Gustavo, ha raggiunto il più alto grado della perfezione cristiana”.
Questa autentica dichiarazione dell’esperto direttore di anime, contiene la sintesi luminosa della breve vita terrena di Gustavo, nella luce della sua esemplare santità e del suo soave Apostolato Eucaristico, che suscitò poi tante vocazioni sacerdotali e religiose; procurando con le sue grazie varie Borse Eucaristiche di studio in loro favore. I suoi funerali furono il trionfo dell’innocenza e la sua tomba nel cimitero di Torino, diventò meta di visite devote. Su di lui fu scritta una biografia di ben 200 pagine, a cura del salesiano don Anziani, tradotta nelle principali lingue propagò nel mondo la fama di santità del Piccolo Serafino.
Beh, chi abita a Torino, lo vada a trovare al cimitero. Andate a trovarlo, andate a pregare per tutti noi, per i nostri esercizi, affidateci a lui.
Ecco che abbiamo letto quest’altra vita. Vedete, ognuna di queste vite è singolare, veramente: non ce ne è una uguale all’altra. Certo sono tutte segnate dalla malattia, dalla sofferenza. Tutti questi bambini eucaristici sono segnati dalla sofferenza e dal dolore della malattia, però ognuno di loro la vive in modo diverso, e ognuno di loro ha per noi un messaggio diverso.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.