Scroll Top

La borraccia – Pedagogia del dolore innocente, beato don Carlo Gnocchi pt. 15

Don Gnocchi Pedagogia del dolore innocente

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: La borraccia – Pedagogia del dolore innocente, beato don Carlo Gnocchi pt. 15
Martedì 25 giugno 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 7, 6. 12-14)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 25 giugno 2024. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal settimo capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 6 e seguenti.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro Pedagogia del dolore innocente del beato don Carlo Gnocchi.

Ecco perché la Messa deve essere celebrata tutti i giorni di tutti i tempi ed ecco perché si può parlare di una vera rinnovazione e di un complemento necessario che in essa si compie del sacrificio divino; in quanto l’umanità ha modo, in tutti i giorni della sua travagliata esistenza, di celebrare la propria messa di dolore e di unirla alla Messa di Cristo per farne la Messa «totale»; la Messa non soltanto del Cristo — persona sul Calvario, ma la Messa del Cristo — umanità attraverso la storia.

È nella Messa pertanto che i bambini devono fare l’offerta delle loro sofferenze; quando il sacerdote infonde nel calice le poche e insipide gocce di acqua fredda che, insieme al vino ardente e generoso, diventeranno Sangue di Cristo redentore.

Così come fanno ogni mattino i mutilatini di guerra offrendo a Dio le proprie mutilazioni, perché Iddio conceda la concordia tra gli uomini, la pace ai compagni morti in occasione della loro sciagura, la benedizione a quanti fanno loro del bene nel nome di Dio, e perché le loro mutilazioni «siano ammonimento per tutti e stimolo ad opere di pace e di bene, occasione di spirituale perfezione per le anime nostre; aumento infine di gloria per la nostra eternità beata» (Preghiera dei mutilatini).

Così come, in fondo, aveva voluto dire un umile soldato.

La marcia sui monti, nell’incendio meridiano del sole, era stata lunga e pesante, soprattutto per la sete. Sulla vetta, il Cappellano aveva rapidamente alzato l’altarino da campo e dato inizio alla celebrazione della Messa. Ma, all’offertorio, l’attendente si era rivolto smarrito ai compagni. La borraccia rovente non dava più una goccia d’acqua. E allora venne fuori dai ranghi un piccolo soldato e, con gesto impacciato, offri al Celebrante la sua borraccia d’acqua intatta. Alla sera quel soldato scriveva alla mamma, chino sulle ginocchia nella tenda da campo: «Pensa che senza di me il Cappellano non avrebbe potuto dire la Messa e che l’acqua della mia borraccia è diventata Sangue di Cristo nel calice della Messa».

Mamma mia!! Scusatemi, ma vedete che persone esistono a questo mondo? Che gente eroica! Peraltro, un “piccolo soldato”; chissà se per piccolo intendeva molto giovane o piccolo di statura; probabilmente era un soldatino che magari contava niente. Pensate che frase finale che lascia:

…senza di me il Cappellano non avrebbe potuto dire la Messa e che l’acqua della mia borraccia è diventata Sangue di Cristo nel calice della Messa.

In guerra… io veramente resto basito, resto sconvolto. Questi soldati erano in guerra, lontano dalle famiglie, hanno fatto la marcia sui monti. Nello zaino non hanno la barretta energetica, gli scarponi dell’ultimo grido, dell’ultima marca di trekking, anti-vesciche, antisudore, antistress del tallone del piede, anti-pronazione, quelli che praticamente tu li metti su e voli. Non avevano questo tipo di scarponi, loro, eh! Perché magari uno pensa che, siccome ce li ho io, ce li hanno tutti, no! In quella guerra era già una grazia se avevano le scarpe che non erano di cartone…

«Nell’incendio meridiano del sole» …, doveva fare un caldo! E probabilmente doveva essere mezzogiorno. Io non so se vi sia mai capitato di fare una marcia, una marcia sui monti! Quanti chilometri avranno fatto? E non sono arrivati alla baita a mangiare la polenta col cervo e i pizzoccheri, erano in guerra! Un caldo da paura a mezzogiorno, una marcia che lui dice: «era stata lunga e pesante», quindi, per dirlo lui che era stata lunga e pesante, capite? Questi sono uomini che hanno vissuto la guerra, quindi se ti dicono: “è stata lunga e pesante”, probabilmente noi saremmo morti, non saremmo neanche arrivati. “La sete!”. Lui dice che la marcia era stata pesante soprattutto per la sete, ci sta dicendo che non avevano più l’acqua. Guardate che c’è da impazzire! A non avere l’acqua, quando sei in una scarpinata del genere, non poter bere, tutto diventa impossibile, ha un’eco pazzesca.

Cosa fanno sulla vetta? Noi, appena arriviamo in vetta, cosa facciamo? Beh, quello che facciamo sempre: mangiamo! Beh, certo, noi dobbiamo mangiare sempre, quindi tutto si conclude sempre col cibo, per cui, arrivati sulla vetta, di solito, o si va dritti dentro nel rifugio, nella baita, a mangiare fino a morire e a bere fino a non avere un domani, oppure tiro fuori dallo zaino, che per tre quarti è pieno di cibo, e mangio. Questi arrivano sulla vetta e cosa fanno? Il cappellano alza l’altarino da campo e dà inizio alla Messa. “No, scusi padre… sono qui in un bagno di sudore, sono morto, sono distrutto, abbiamo marciato che c’è un sole che ci si spacca la testa e questo si mette a dire la Messa?!” E, badate, la Messa in rito antico (non la Messa di adesso) che era più lunga; e i soldati, da bravi cristiani del tempo, quella Messa la passavano tre quarti in ginocchio, non è come adesso. Alla Messa in rito antico bisogna esserci andati, per capire quello che sto dicendo. Quindi una bella fetta di tempo la si passa in ginocchio, ma non in ginocchio sulle panche, in ginocchio sui sassi, in ginocchio sulla terra; noi non ci rendiamo conto di queste cose, noi leggiamo le cose così, intanto mangiamo il bignè.

E arriva questo soldatino con la sua borraccia di acqua intatta (questo non aveva bevuto niente) e l’ha data per la Messa. Così deve essere la nostra offerta al Signore: una borraccia intatta; non dove ci hanno sbevazzato tutti, non dove ci ho bevuto dentro io e alla fine l’ultimo goccio d’acqua lo do al Signore, no! Chissà se magari questo soldato non l’ha tenuta apposta per la Messa, visto che tutti bevevano, chissà! Perché la sua borraccia d’acqua era intatta? Perché non ha bevuto come gli altri? Interessante, eh! E noi: “E no, ma io non ce la faccio, ma io c’ho i problemi, no, ma a luglio fa troppo caldo, a dicembre fa troppo freddo, ad aprile non si sa, e poi, sa… venire fino a Monza, fare il ritiro, no, è lontanissimo!” – “Dove abita signora?” – “Ad Agrate”, qui dietro… “Dove abita signora?” – “No, ma, io abito a Milano”; Milano-Monza, chiudi gli occhi, li apri e sei arrivato; per esempio. Come pure quell’altro che dice: “Ah sì, beh, sarebbe bello, senta, se io le detto la mia e-mail (nel frattempo magari io sono in bicicletta o sono chissà dove), non è che mi scrive lei un’e-mail dove risponde a queste mie cinque domande sul ritiro e dove magari mi mette un po’ in modo dettagliato, spiegandomelo anche, gli orari del programma?”. Poi, tu leggi queste cose, e dici: qualcuno sta sbagliando qualcosa…

Nella vita c’è un ordine perché ci deve essere uno scopo; c’è un ordine che va rispettato: se io sono interessato “a”, io prendo e mi muovo “per”; io prendo, mi muovo e mi informo; io prendo e scrivo “a”, non il contrario! Se io sono veramente interessato a nuotare, mi compro la cuffia, mi prendo le ciabatte, mi cerco una piscina; perché, se io sono intenzionato a nuotare e mi metto in piazza Duomo a Milano, credo che sarà un po’ difficile realizzare il mio desiderio perché, se non mi trovo una piscina, o nuoto in un mare di piccioni, oppure non nuoto. 

E siamo alle solite che vi dicevo in questi giorni! Impariamo: vuoi quella cosa? Devi fare dei sacrifici. Le cose a basso costo – sapete chi le vende – chi le vuole? Vanno bene se devi prendere la roba per la casa, magari, ma se vuoi fare un regalo, non è che puoi andare dai… no eh!

Questi, massacrati, si mettono lì a fare la Messa, e noi: “Eh, no, sa, però, qui, dunque, allora, aspetti che ci penso”; sì, sì, no, tranquillo, sono passati solo tre mesi, cosa vuoi! “Aspetta che ci penso”, pensa, pensa, pensa, che il treno intanto passa! Io, a fine giugno, chiudo le iscrizioni, chi c’è, c’è, e chi non c’è, non c’è. Come il treno che prendevo per andare a Roma; guardate, i treni ad alta velocità sono incredibili, veramente incredibili; nelle fermate che fanno, si fermano e, o sei un siluro a salire o a scendere, oppure rimani su o rimani giù; lo sanno tutti, perché, quando aprono le porte, tu sai già che stanno per fischiare per chiuderle, perché non possono perdere tempo. Quindi c’è proprio la rincorsa a salire o a scendere. Adesso, questo del ritiro, non mi sembra che sia un treno ad alta velocità, perché è tre mesi che è lì fermo, c’è poco di alta velocità. Però c’è un momento in cui le porte si chiudono anche per i treni regionali, le porte si devono chiudere, basta.

Quindi, a fine giugno chiudiamo le porte: chi c’è, c’è, e chi non c’è, eh, va beh, pazienza. Ma sicuramente, vedrete, l’11 di luglio qualcuno dirà: “Ma padre, ma senta, ho saputo, ho scoperto, ho deciso che…”. Vedrete! Uno potrebbe dire: padre Giorgio fa il profeta; ma no, è perché ho cinquant’anni e non è la prima volta che faccio esercizi spirituali e quindi certe cose sono già successe, per cui: altro che marce sui monti!

Però è bello quando il soldato scrive alla mamma: «senza di me il Cappellano…» Vedete, uno dice: “Qual è lo scopo nella tua vita?”; è questo! Noi pensiamo che nella vita dobbiamo avere degli scopi incredibili… No! “La mia sofferenza che si unisce, come l’acqua al vino, alla sofferenza di Gesù nel calice della Messa, basta”; e io così do un valore salvifico, di grazia, di salvezza per tutti gli altri, per la pace nel mondo, per …

Interessante che si parla di pace sempre dopo aver parlato di guerra; si dice: sì, dopo la guerra, ci sarà la pace. Ma la pace bisogna farla prima, non dopo; sennò che pace è? La pace con i morti, con le rovine? No, la pace bisogna farla prima. Non si può dire: dobbiamo fare questa guerra per poter avere la pace, io devo farti del male per avere la pace; no, noi dobbiamo metterci d’accordo prima di fare del male. Perché chi la paga è il popolo, chi la paga è la gente. Questi mutilatini erano poveri soldati che, poverini, a parte che erano giovanissimi, ma non sapevano neanche quasi cosa volesse dire prendere in mano un fucile, e si trovano senza le gambe, senza una gamba, senza un occhio, senza un braccio, per tutto il resto della vita. Lì, da soli, tra di loro, chiusi in queste strutture, come quella di don Gnocchi, che grazie al cielo c’erano, perché sennò nessuno si sarebbe preso cura di loro.

Stiamo attenti a pensare solo alla pastasciutta e a dire: “Sì, vabbè, ma tanto adesso arriva l’estate, adesso devo pensare alle vacanze, al calcio, devo pensare ai campionati” – adesso non so cosa ci sia, comunque non mi interessa. Sapete com’è: l’estate è sacra, può succedere di tutto in questo mondo, l’importante è che io vada a fare le mie vacanze, l’importante è che faccia le mie cose, l’importante è che io mangi fino a morire, l’importante è che io dorma senza che ci sia un domani, e via di seguito.

Stiamo attenti, niente è dovuto; stiamo attenti, niente è scontato; stiamo attenti, ciò che abbiamo oggi, domani potremmo non averlo più.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Post Correlati