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Confluenza – Pedagogia del dolore innocente, beato don Carlo Gnocchi pt. 14

Don Gnocchi Pedagogia del dolore innocente

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Confluenza – Pedagogia del dolore innocente, beato don Carlo Gnocchi pt. 14
Lunedì 24 giugno 2024 – Natività di San Giovanni Battista

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Lc 1, 57-66. 80)

Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 24 giugno 2024. Oggi festeggiamo la solennità della Natività di San Giovanni Battista.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal primo capitolo del Vangelo di san Luca, versetti 57-66.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro Pedagogia del dolore innocente del beato don Carlo Gnocchi.

S’impone dunque all’educatore un’opera sottile di sublimazione e di santificazione del dolore innocente.

Ed a questa non si arriva se non attraverso il magistero arcano della Messa. È nella Messa quotidiana che il fiume del Sangue Divino si arricchisce per la confluenza dell’umano dolore ed è nel fiume divino che ogni stilla di sofferenza umana e di pianto acquista valore soprannaturale di redenzione e di Grazia.

Per quale altra ragione la Messa è e sarà celebrata ogni giorno sulla terra, fino alla consumazione dei secoli, se non per rendere possibile e attuale nel tempo questa mistica confluenza?

Col sacrificio del Calvario, la redenzione dell’umanità era definitivamente conclusa e nulla doveva o poteva esservi aggiunto da parte di Dio. Nessuna necessità adunque da parte di Cristo di ripetere ogni giorno tale sacrificio, come avviene, misticamente ma realmente, nella celebrazione quotidiana della Messa.

Ma l’esigenza di questa reiterazione è dalla parte dell’uomo. Per attualizzare, nel tempo e nella storia di ogni uomo e dell’umanità, il valore di quel sacrificio divino, bisognava far scorrere il fiume maestoso della redenzione attraverso i secoli ed attraverso ogni giornata, per dar modo ad ogni essere e ad ogni tempo di coinvolgere in quel sacro fiume il piccolo rivolo torbido delle proprie sofferenze ed il tedio quotidiano della propria esistenza, al solo fine di conferirgli, per tale felice commistione, valore soprannaturale di redenzione e di Grazia.

Quindi l’educatore ha questo compito di sublimazione, di santificazione del dolore innocente: insegnare a sublimare, passare da uno stato all’altro; passare dallo stato della disperazione, dallo stato della sofferenza pura, dallo stato del dolore che ti acceca, che ti spegne interiormente, ad un altro stato, che è quello che abbiamo visto in questi giorni, e, quindi, alla santificazione. Quindi: imparare a offrire questo dolore, imparare a unirlo al dolore di Gesù in croce, imparare a dargli uno scopo. 

E la via maestra per giungere a questa vetta è la Santa Messa, perché il nostro dolore, nella Santa Messa, confluisce nel Sangue di Gesù e acquista un valore soprannaturale, di redenzione e di grazia. Capite? Ecco perché l’educatore della pedagogia del dolore innocente, secondo don Carlo Gnocchi – come, del resto, faceva lui – conduce queste persone alla Messa: non per assolvere un precetto, ma proprio per far confluire, per convogliare tutto il loro dolore nel dolore di Gesù, nel Sangue di Gesù, e dargli così un valore soprannaturale di redenzione e di grazia. Quindi lui dice che la ragione della Santa Messa è proprio questa: rendere possibile attuare nel tempo questa mistica confluenza, quest’unione del Sangue di Gesù col dolore innocente.

Ora, Don Gnocchi dice che è vero che con il sacrificio del Calvario non c’era da aggiungere nulla, la redenzione dell’umanità era conclusa, ma questa reiterazione è da parte dell’uomo, non di Dio, infatti scrive: «Per attualizzare, nel tempo e nella storia di ogni uomo e dell’umanità, il valore di quel sacrificio divino, bisognava far scorrere il fiume maestoso della redenzione attraverso i secoli», in modo tale da coinvolgere, in questo sacro fiume, le tue sofferenze, il tuo tedio quotidiano dell’esistenza. Perché ci sono momenti della vita dove uno prova tedio – come anche quello che ha provato Gesù nel Getsemani, “pavere, tedere et mestus esse”, ricordate questi tre verbi – proprio questo tedio del vivere, del quotidiano, così da dargli questo valore soprannaturale.

Ecco, allora potremmo proprio fermarci su queste indicazioni, e pensare di imparare da oggi a portare ad ogni Messa il nostro tedio, la nostra sofferenza, il nostro dolore e unirlo al Sangue di Gesù; cambia tutto, eh! Perché tutto assume uno scopo diverso.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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