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Il fine del Tabernacolo – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.36

L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati - San Manuel Gonzales Garcia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Il fine del Tabernacolo – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.36
Giovedì 25 aprile 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mc 16, 15-20)

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 25 aprile 2024. Festeggiamo quest’oggi san Marco Evangelista, quindi tanti auguri a tutti coloro che portano il nome di Marco.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal sedicesimo capitolo del Vangelo di san Marco, versetti 15-20.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di san Manuel González. Abbiamo già letto questa pagina 65, quindi non la ripeto, vado avanti nel commento; il titolo del paragrafo letto era: “Quello che intendo fare”.

A quel tempo c’erano coloro che si lamentavano (che per San Manuel assomigliano ai farisei) che il facilitare la Comunione — riguardo anche la frequenza nel potersi accostare alla Comunione — così come incoraggiare il culto eucaristico aveva un rischio grande, che era quello di produrre abitudine, disprezzo e anche dannosa familiarità. E lui dice che in realtà, la verità sta precisamente nell’opposto.

Allora, possiamo dire così: è vero che rendendo una realtà più accessibile, più frequentabile si possa correre il rischio dell’abitudine; è vero che si possa correre il rischio del disprezzo, ed è altrettanto vero che si possa correre il rischio della dannosa familiarità; esattamente come, uscendo di casa tutti i giorni per andare a fare la spesa, andare al lavoro, corro il rischio di scivolare sulle scale, inciampare nel marciapiede, essere investito da una macchina o trovarmi una tegola che mi cade sulla testa; vero! È vero che mangiando tutti i giorni posso correre il rischio di mangiare male e di mangiare troppo; è vero! Ma questo a nessuno impedisce tutti i giorni di uscire di casa per andare a lavorare, fare la spesa e quant’altro; questo a nessuno impedisce tutti i giorni di mangiare più volte al giorno.

Quindi, segnalare un rischio reale — non inventato, certo — per impedire una possibilità di vita, una possibilità di realtà, beh, non mi sembra molto corretto. Forse sarebbe più corretto dire: fare questa cosa comporta questi rischi; qual è il modo migliore quindi di farla alla luce dei rischi che si corrono, che si possono correre? Qual è il modo migliore di farla per limitare al massimo che questi rischi diventino effettivamente dei danni? Ecco, questo mi sembra un ragionamento più saggio, decisamente saggio. Questo mi sembra un modo corretto di affrontare la realtà, che tiene in considerazione i possibili rischi e, in base a questi possibili rischi, educa la realtà o, meglio, educa il modo di vivere quella realtà, di avvicinarsi a quella realtà, di frequentare quella realtà in modo tale di fare tutto in modo corretto. Ed è questo che dice san Manuel: «la verità sta precisamente all’opposto» ed è per questo — lui scrive — che mi sono deciso a scrivere questo libro; proprio perché queste righe sono indirizzate a dimostrare come invece il facilitare l’avvicinamento alla Comunione, prodigare il culto eucaristico, servono proprio — se vissute bene, se fatte bene — a produrre un atteggiamento corretto e anche proficuo, un atteggiamento utile. 

Ecco, e adesso lui dice:

Quello che desidero

Porre bene in chiaro due cose.

l.° Che a causa della limitazione e della debolezza della nostra condizione, per la difficoltà di vivere nella Fede e la penosità di andare contro la corrente della natura sensibile, nonostante le frequenti Comunioni e visite al Tabernacolo, tendiamo a stancarci, distrarci, infiacchirci e intiepidirci nel nostro rapporto con Colui che non possiamo conoscere, amare o godere nella vita presente se non per mezzo della Fede viva e del rinnegamento di noi stessi.

Ok, quindi lui dice: mettiamo bene in chiaro due cose. A causa della limitazione della debolezza, di quello che noi siamo, a causa della difficoltà di vivere nella fede, a causa dell’andare contro la corrente della natura sensibile, notiamo che, nonostante le frequenti Comunioni e le visite, c’è una tendenza a stancarci, a distrarci, infiacchirci, intiepidirci nel rapporto con Gesù. Perché? Perché il rapporto col Signore richiede fede viva e rinnegamento di noi stessi. E, infatti, lui lo dice subito dopo. La seconda cosa da mettere in chiaro è:

2.° Che per contrastare questa tendenza e per evitare il pericolo di tali stanchezze e incomunicazioni, non c’è altro mezzo né altro modo che quello di fomentare quella Fede viva e quella negazione di sé.

Capito? Quindi, la ragione della tendenza a stancarci, a distrarci, a intiepidirci, a infiacchirci, ma anche di quello che prima dicevamo — di questi ragionamenti farisaici, dell’abitudine, del disprezzo, della dannosa familiarità — non è la facilità della Comunione (quindi il fatto che ci si possa comunicare tutti i giorni), o il prodigare il culto eucaristico; non è questa la causa. La causa non sta qui! La causa sta nel fatto che ci manca la fede. La causa sta nel fatto che non siamo capaci di rinnegare noi stessi; è qui il problema! Invece qualcuno ha tentato e tenta di scaricare la responsabilità sull’Eucaristia. 

Per risolvere il problema dell’abitudinarietà, per risolvere il problema dello stancarsi, per risolvere il problema dell’intiepidirci, per risolvere il problema di un’eccessiva familiarità con Dio, allora cosa facciamo? Allora proponiamo quattro Comunioni all’anno e il culto eucaristico nel giorno del Corpus Domini — per esempio — cioè, rendiamo tutto più rado. 

No, non è questa la via. La via è la fede, la via è il rinnegamento di sé, questa è la via. Perché io posso farne anche una sola di Comunione all’anno, e posso anche fare un’adorazione eucaristica ogni dieci anni, ma se non c’è fede e non c’è rinnegamento di sé, non ci sarà nessun rapporto intimo col Signore; in quei momenti, non ci sarà nessun fervore, non ci sarà nessuna comunione, non ci sarà niente. Perché non c’è la fede, o c’è una fede troppo debole, e non c’è rinnegamento di sé. 

S. Manuel scrive: 

Solo coloro che si accostano a Lui in questo modo daranno al Cuore di Gesù tutta la compagnia che Egli desidera ed ha il diritto di sperare…

Capite? Solo coloro che si accostano a Gesù con fede viva e rinnegamento di sé, solo costoro daranno veramente compagnia a Gesù. Vuoi dare compagnia a Gesù nel Tabernacolo abbandonato? Non basta che tu vada lì, non basta che tu sia lì. Ci deve essere fede viva e rinnegamento di sé. Questo Gesù si aspetta.

…e riceveranno da Lui tutti i frutti che si possono attendere dal cibarsi di Lui e dall’unirsi a Lui, e con essi il frutto dei frutti e il fine supremo del Tabernacolo, ovvero: …

Quindi, chi ha fede viva e rinnegamento di sé è colui che dà vera compagnia a Gesù, è colui che riceve tutti i frutti che si possono attendere dall’unirsi a Gesù, dal cibarsi di Gesù. E riceveranno in modo particolare il frutto supremo del Tabernacolo; qual è il frutto supremo del Tabernacolo? 

… la trasformazione in Lui, ossia: la formazione di tanti Gesù quanti sono i comunicanti.

Capite? La trasformazione in Gesù! Ed ecco che io appunto vi ho parlato — all’incontro di Maria Rosa Mistica — della permanenza eucaristica, ecco che vi ho parlato dei Tabernacoli viventi. Questo è! Il fine supremo del Tabernacolo fisico che abbiamo in chiesa è quello di diventare noi dei Tabernacoli, non fatti di muro, ma fatti di carne e ossa, Tabernacoli viventi, perché portano in sé Gesù vivo e vero. 

Il fine supremo del Tabernacolo è la trasformazione in Gesù, «la formazione di tanti Gesù quanti sono i comunicanti». Guardate che sono parole fortissime! 

Scrive:

Viceversa, se questo non avviene, se invece della Fede viva c’è languidezza di Fede o ignoranza del Catechismo,

e questo è diffusissimo, questo è diffusissimo! Languidezza di fede, cioè una fede scialba, una fede proprio quasi a zero; cioè, non si crede che lì c’è Gesù vivo e vero, presente realmente, veramente, sostanzialmente; o ignoranza del catechismo — si conoscono tutte le preghiere del mondo, tutte le profezie di questi tempi, si conoscono tutte le cose più strane, tutti i tipi di preghiere e di devozioni, le più strane e, alle volte, anche le più non corrette, ma non si conosce il nostro catechismo. 

Non si è a conoscenza della nostra fede, dei fondamenti della fede! Per cui se tu chiedi a un cristiano che cos’è la transustanziazione, non te lo sa dire, per esempio. 

C’è ignoranza del catechismo: se tu chiedi quali sono i dieci comandamenti, quanti cristiani li sanno dire in ordine? “No, vabbè, ma io li so dire sparpagliati”; e prova a fare il “740” o il “730” (o quello che volete, dell’Agenzia delle entrate) sparpagliati, poi vediamo cosa succede! Come se Dio avesse dato i dieci comandamenti a caso: ha messo il primo, ma poteva essere anche il decimo. No! 

Tu chiedi a un cristiano quali sono le tre virtù teologali… ma non per fargli l’esame nozionistico e dare il voto, e vedere se sa il compito ma perché un cristiano che non sa le virtù teologali, di cosa sta vivendo? Le virtù eroiche! 

Per verificare se una persona può essere beatificata, canonizzata, l’esame viene fatto sull’eroismo delle virtù teologali: Fede, Speranza e Carità; non su altro, non se faceva miracoli, non se faceva le profezie! Io posso fare tutti i miracoli del mondo, ma se non ho in grado eroico Fede, Speranza e Carità, la Chiesa non mi beatifica, non mi canonizza. Viceversa, posso non fare nessun miracolo, nessuna profezia, ma condurre una vita eroicamente santa nella Fede, nella Speranza e nella Carità, e vengo canonizzato, capite? Quindi l’ignoranza del catechismo è gravissima! 

Impariamo a tenere il catechismo sul nostro comodino e a leggerlo tutti i giorni, a conoscere i fondamenti della nostra fede. 

Fondamentale conoscere i doni dello Spirito Santo, altrimenti cosa chiediamo allo Spirito Santo?

Le opere di misericordia spirituali e corporali, altrimenti non sappiamo neanche cosa vuol dire fare del bene agli altri… 

se invece dell’abnegazione c’è vanità, orgoglio, durezza di cuore o i cuori occupati da sé stessi, non sarà raro o inspiegabile che, mangiando il più sano dei cibi, non si diventi più sani e più forti; che aumentando le comunioni di Gesù si riducano le comunicazioni con Gesù — bellissima questa espressione — che sedendo molti di più alla sua mensa, molti di meno lo aiutino a portare la croce e, in breve, che stando Egli più accompagnato al di fuori, si senta più solo al di dentro.

Guardate, queste ultime righe sono fondamentali. Quindi, senza la fede, o con la languidezza di fede, non c’è formazione di tanti Gesù; dei Tabernacoli viventi non si formano. Se non c’è rinnegamento di sé, c’è vanità, c’è orgoglio, c’è durezza di cuore, c’è il cuore occupato da sé stessi, e di questo ce n’è tanto, ce n’è tanto… E quindi, mangiando il più sano dei cibi, noi non diventiamo più sani e più forti, perché è come vi dicevo ieri: se non c’è la Comunione spirituale, la Comunione sacramentale non serve a niente. Se non c’è questa comunione interiore, se non c’è questa compagnia interiore, quella esteriore non serve a niente: scalda solo il banco su cui tu sei seduto.

Che aumentando le comunioni di Gesù si riducano le comunicazioni con Gesù…

Questa espressione dovremmo segnarcela per i nostri esami di coscienza. Vedete che è paradossale: più Comunioni con Gesù (più Comunioni sacramentali, lui intende) più ci dovrebbe essere la Comunione spirituale. E invece: più Comunioni sacramentali riducono le comunicazioni con Gesù, quindi la Comunione spirituale. È proprio il contrario di quello che accade: aumento le Comunioni sacramentali, diminuiscono le Comunioni spirituali. Ma vedete che è follia!

…sedendo molti di più alla sua mensa, molti di meno lo aiutino a portare la croce

Più tu vai alla mensa, seduto alla mensa dell’ultima cena con Gesù, più tu devi essere capace di accompagnarlo sulla croce; e invece no…

E quindi, conclusione:

più accompagnato al di fuori, si senta più solo al di dentro.

Vedete? Abbiamo tanto da riflettere… Tanto da riflettere e tanto da cambiare. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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