Scroll Top

Compagnia interiore – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.35

L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati - San Manuel Gonzales Garcia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Compagnia interiore – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.35
Mercoledì 24 aprile 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Gv 12, 44-50)

In quel tempo, Gesù esclamò:
«Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.
Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.
Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 24 aprile 2024. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal dodicesimo capitolo del Vangelo di san Giovanni, versetti 44-50.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di san Manuel González. Siamo arrivati a pagina 65.

Quello che intendo fare

Vorrei, e domando che Egli me lo conceda, dipingere con tali colori quegli abbandoni interiori di Gesù Sacramentato, da accendere in tutti il desiderio di affinare e migliorare i rapporti con Lui, senza eccitare in nessuno il timore di non riuscire a dare la compagnia interiore dovuta a un Ospite tanto alto. Sicuramente saranno giunti alle vostre orecchie lamenti profferiti in toni più o meno simili a quelli dei farisei, che il tanto spianare e facilitare la Comunione e il tanto prodigare il culto eucaristico stanno producendo abitudine, disprezzo e dannosa familiarità con le cose sante e con il Santo dei Santi…. Al fine di togliere a questi lamenti occasioni e pretesti, e per dimostrare che la verità sta precisamente all’opposto, vanno indirizzandosi queste righe.

Allora, che cosa ci dice san Manuel? Ci dice che lui vuole mostrare — lui usa il termine “dipingere” — nel modo più reale possibile, gli abbandoni interiori di Gesù sacramentato e quindi dell’Eucarestia, e “accendere in tutti il desiderio di affinare e migliorare il rapporto con Gesù”. Questo è quello che vuole fare, quindi: descrivere molto bene questi abbandoni interiori di Gesù Eucaristia, e affinare, migliorare, il rapporto con Lui, accendendo un forte desiderio.

Dobbiamo tutti toglierci dalla testa l’idea sbagliata — che è una tentazione del nemico — per la quale in noi ci possa essere qualcosa che suscita un falso timore, che si chiama paura (perché il timore di Dio è un dono dello Spirito Santo, quindi il contrario del timore di Dio si chiama paura; la paura è il falso timore di Dio) di non riuscire a dare la compagnia interiore dovuta a un’ospite tanto alto. 

Quindi capite che il tema è l’abbandono interiore, la compagnia interiore; cosa vuol dire? Vuol dire che non stiamo puntando sulla presenza fisica. Ci potrebbero essere 9000 persone davanti a Gesù Eucarestia, ma in realtà non esserci nessuno. Quello che conta non è essere fisicamente lì, quello che conta è essere lì interiormente. È diverso dallo stare concentrato sempre, non distrarsi mai, questo è un altro discorso, attenzione. Noi non siamo angeli — dice Santa Teresa d’Avila — quindi Gesù non prevede che noi stiamo lì, fissi nella contemplazione celeste per un’ora come gli angeli, non è questo. Ma un conto è avere la propria debolezza, fragilità, per cui la testa ogni tanto va un po’ per la sua strada, e un conto è non essere lì col cuore, essere lì per dovere, essere lì perché voglio prendere un po’ di fresco in chiesa — per esempio: fa caldo, vado in chiesa perché c’è un po’ di fresco e sto lì, davanti al Tabernacolo, che magari non so neanche che cos’è. Ecco, questa non è la compagnia di cui parla san Manuel. Oppure perché porto una serie di persone in chiesa e le pianto lì, e dico: vabbè, voi state qui — e uno si guarda un film, uno si ascolta la musica, quell’altro pensa ai fatti suoi — e ho portato dieci persone, abbiamo fatto la compagnia a Gesù nel Tabernacolo! No, è esattamente come se fosse solo, anzi forse peggio.

Per cui, è importante questa connotazione dell’abbandono interiore — per cui io posso essere anche presente, ma in realtà l’ho abbandonato, lo sto abbandonando, perché non mi interessa niente — e questo “dare compagnia interiore”; il contrario dell’abbandono interiore è la compagnia interiore, queste due realtà stanno assolutamente in rapporto. Ora, nessuno deve avere il timore di non riuscire — io aggiungerei “di non essere degno” — di dare questa compagnia interiore, perché ha davanti un’ospite tanto alto — dice lui — cioè, ha davanti Dio. 

Che cosa potrebbe insediarsi qui dentro? La tentazione, l’idea, che magari non sono degno di stare davanti a Gesù, per i miei peccati passati, perché mi distraggo, perché ricado sempre nei soliti peccati, per quello che nella mia vita ho combinato, perché non sono capace di essere costante, perché non sono capace di pregare; possono essere mille, le ragioni, ma nessuna è vera, cioè nel senso che nessuna è valida.

Se tu vuoi fare compagnia interiormente a Gesù, cioè ci vuoi essere veramente, lo vuoi amare, questo è sufficiente per fargli compagnia interiormente, capite? Poi, se ti distrai, perché ti distrai… 

Mi permetto di fare anche questa aggiunta: facciamo l’ipotesi che io abbia commesso un peccato mortale, per cui, sapete, peccato mortale vuol dire che sono morto interiormente, e quindi un morto come fa ad amare? Un morto come fa a far compagnia a qualcuno? Non può, è morto. Quindi, questa grazia santificante che c’è in me, questo stato di grazia, viene infranto, perché ho commesso un peccato mortale e quindi non posso fare la Comunione sacramentale, ovviamente, perché voi sapete che l’Eucarestia è il sacramento dei vivi. I sacramenti — così dice il catechismo di San Pio X — si dividono in: sacramenti dei vivi e sacramenti dei morti; nel senso di morti spiritualmente, non morti fisicamente — perché in quel caso lì, fine — i sacramenti dei vivi e i sacramenti dei morti, spiritualmente intesi. L’Eucarestia è uno dei sacramenti dei vivi, la santa confessione è il sacramento dei morti spiritualmente, di coloro che, a causa del peccato mortale, sono morti spiritualmente e quindi vanno a confessarsi per recuperare lo stato di grazia.

Ora, se io non posso fare la Comunione sacramentale, perché sono morto — spiritualmente inteso, lo ripeto — a causa del peccato mortale, non posso fare neanche la Comunione spirituale perché, se sono morto, sono morto. Se una persona non può accedere alla Comunione sacramentale, a maggior ragione non può accedere alla Comunione spirituale, perché la Comunione sacramentale — dice san Tommaso — ha come fine la Comunione spirituale: la ragione della Comunione sacramentale è quella di fare una Comunione spirituale con Gesù. Poi, è vero che noi abbiamo imparato a vedere questi due momenti, della Comunione spirituale e della Comunione sacramentale, in modo distinto — li abbiamo spiegati tante volte — per cui la Chiesa ci insegna che io posso fare mille comunioni spirituali, nel senso che mi posso unire spiritualmente a Gesù presente nel Tabernacolo tutte le volte che voglio in un giorno, ma non posso fare mille comunioni sacramentali! Anzi, le comunioni spirituali sono raccomandate, quindi io, stando al lavoro o a casa, faccio queste comunioni spirituali, e, su questo, la beata Alexandrina Maria da Costa ci è maestra. Però, queste comunioni spirituali sono tutte orientate poi al momento della comune sacramentale. Quindi, quando poi andrò a fare la Comunione sacramentale, ecco che unirò i due momenti. La Comunione spirituale si unisce alla Comunione sacramentale, per cui io ricevo Gesù nel sacramento e lì realizzo una Comunione spirituale con lui, quello che san Manuel chiama “interiorità”, quando parla della “compagnia interiore”. Perché, se io vado a ricevere Gesù nell’Eucaristia e mangio semplicemente l’Eucarestia, senza nessuna Comunione interiore, non cambia niente, non succede niente, non accade nulla, nulla! Non ho fatto nessuna Comunione! Perché non c’è interiormente questo desiderio della Comunione interiore.

Allora, detto tutto questo — ritorniamo all’inizio del discorso — se io sono in stato di peccato mortale, che senso ha, se sono morto, che vada a fare compagnia a Gesù nel Tabernacolo?

Allora, attenti bene a quello che adesso vi dico. È vero che spiritualmente non sono in stato di grazia, e quindi non posso realizzare una Comunione spirituale con Gesù presente nel Tabernacolo; però, anche se non sono in questo momento in stato di grazia, per grazia di Dio ho ancora la volontà, perché non sono morto fisicamente, quindi io posso andare davanti a Gesù nel Tabernacolo e dire: “Gesù, interiormente non sono più in stato di grazia, ho deciso di confessarmi quanto prima, mi voglio confessare al più presto, ti prego, illumina, rianima la mia mente, il mio cuore. Tu puoi fai risorgere i morti: illumina e rianima la mia mente, perché io veda il mio peccato, me ne penta, veda tutte le occasioni che non vanno bene, riconosca tutto quello che devo dire e vada al più presto a confessarmi, trovando il sacerdote giusto”. 

Voi direte: “Eh sì, adesso padre Giorgio si inventa la teologia; ci viene qui a dire le sue idee”, no! questo è quello che insegna san Tommaso d’Aquino, il quale dice che il sacramento della confessione inizia ad agire prima del sacramento stesso; inizia ad agire quando tu decidi di andare a confessarti. La grazia del sacramento della confessione inizia ad agire lì, quando la tua volontà dice: voglio ritornare a Dio — come il Figliol prodigo — voglio tornare a Dio, mi voglio pentire dei miei peccati; lì (voi non lo sapevate e adesso lo sapete) sta già iniziando ad agire il sacramento della confessione. Tu non ti stai confessando, non sei ancora entrato in confessionale, ma la grazia del sacramento ha già iniziato ad agire, preparandoti. Il Signore ti ha già preso; lo Spirito Santo ti sta già conducendo per operare il miracolo della tua resurrezione interiore. Ecco perché ha senso andare davanti al Tabernacolo anche in quello stato; non perché tu potrai fare una Comunione spirituale, non puoi — perché in quel momento lì, interiormente, tu non puoi fare la comunione con Gesù — ma perché Gesù, attraverso la tua volontà, può agire — perché tu lo vuoi — cominciando a far “funzionare” (perdonate il termine impreciso) in te, il sacramento della confessione; non dell’Eucarestia, in questo momento, ma della confessione. E quindi stare davanti all’Eucarestia ti da questa grazia di iniziare a portare luce, a portare vita in te, che stai in quello stato di peccato mortale. Allora: stai davanti a Gesù con questa consapevolezza, per preparare bene la tua confessione e così tornare dopo, da vivo, in stato di grazia, per fare — lì sì — la Comunione spirituale e fare — lì sì — compagnia interiormente a Gesù.

Ecco, io spero, in questi pochi minuti, di essere riuscito a spiegarvi bene questi concetti. Non lo so se ci sono riuscito, lo spero. Voi riascoltateli, se potete, se volete, rileggeteli, e, se poi qualcosa non capite, me lo scrivete. Spero proprio di esserci riuscito, perché sono concetti molto importanti, possono fare la differenza nella vita di una persona. Quindi, capite, tutti possiamo andare davanti al Tabernacolo, anche chi ha fatto i peccati più terribili del mondo. Tutti lì: gli uni in stato di grazia, per fare compagnia interiormente (la comunione interiore), gli altri, anche in peccato mortale, per preparare la loro santa, bella, meravigliosa confessione (uguale: resurrezione interiore).

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Post Correlati