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”Anatema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli…”

S. Paolo

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 29 ottobre 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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”Anatema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli…”

Eccoci giunti a venerdì 29 ottobre 2021.

Abbiamo ascoltato la prima lettura della Santa Messa di oggi tratta dal capitolo IX della lettera di San Paolo apostolo ai Romani, versetti 01-05. 

Le espressioni usate da San Paolo in questi pochi versetti sono, parola per parola, molto gravi, molto importanti:

“Dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua.”

Quando mai ci è capitato di sentire una forma così solenne che anticipa una frase così inusuale? Dico inusuale perché oggi non è così comune, non è così frequente sentir dire che una persona ha nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. Tanti di noi dicono che stanno soffrendo, che stanno facendo fatica, ma:

“ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua.”

Qui l’Apostolo ci sta dicendo che è flagellato da un tormento. A noi adesso non interessa sapere per che cosa, o meglio, per chi, non è questo quello che conta, infatti la Chiesa ci ha messo come prima lettura questi cinque versetti, senza dire cosa sta prima o cosa verrà dopo. Noi stiamo dentro a questi cinque versetti, la Chiesa ci ha consegnato questi cinque versetti e stiamo lì, non andiamo in giro a cercare il perché, il per come e il per quando, perché per lui era una cosa, per noi può essere altro. Quello che conta è che lui ha nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. E questo viene ad essere ancora più forte se è anticipato da:

“Dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo”

Chiama in causa la verità, Gesù, il non mentire, la coscienza e lo Spirito Santo, per dire che cosa? Per dire che sta soffrendo. Uno leggendo questa frase, dice: “Deve essere veramente qualcosa di grosso!” L’apostolo sta sperimentando qualcosa di veramente grave, c’è al suo interno un tormento profondo.

Quindi non spaventiamoci quando abbiamo nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua, non dobbiamo spaventarci, mi verrebbe da dire che per certi versi è una grazia, perché vuol dire che abbiamo un cuore, perché ripeto, oggi, pubblicamente si sentono tanti discorsi, forse anche nei rapporti a “tu per tu”, si sente un tanto parlare, chiacchierare, tanta retorica, ma quando è stata l’ultima volta che abbiamo sentito qualcuno dirci una frase del genere?

“ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua.”

Questo vuol dire che questo qualcuno, se c’è, è un qualcuno dal cuore molto nobile, con degli ideali molto alti, qualcuno che sta credendo in qualcosa di grosso, che in quel momento è in una situazione di prova, è una persona che veramente si mette dalla parte delle persone, dalla parte dei fratelli e delle sorelle, che veramente assume la loro situazione.

Prosegue:

 “Vorrei infatti essere io stesso anatema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne.” 

Io non so, forse ormai ci siamo abituati a questa espressione. Anatema, nel linguaggio cristiano antico è la scomunica solennemente lanciata contro eretici e scismatici, ανάθεμα in greco voleva dire inizialmente anche offerta votiva, ma poi è proprio una maledizione. Se voi andate su google e scrivete anatema vi appare l’immagine, a fianco, sulla destra, vedete che c’è anche un’immagine del film “The Passion” dove si vede il gran Sacerdote che maledice Gesù, lo condanna a morte, concretamente. Io penso che noi neanche possiamo immaginare queste parole, forse noi non abbiamo neanche mai pensato di voler essere noi anatema, cioè di voler essere noi scomunicati, maledetti, separati da Cristo a vantaggio di qualcuno. Non lo so, non so se ci abbiamo mai pensato. Il dolore e la sofferenza che San Paolo porta è talmente grande, per una questione ben precisa che lui sta affrontando, da voler persino essere scomunicato solennemente, essere maledetto, trattato come il peggiore dei criminali a vantaggio dei fratelli. Io quando leggo questo versetto vi confesso che mi fermo sempre, rimango molto colpito. Se voi andate a vedere sempre su internet e battete questo versetto o questi quattro o cinque versetti della lettera ai Romani, per andare a cercare un commento, per vedere cosa dice Tizio, Caio e Sempronio su queste parole, voi vedete che è citato questo versetto:

“Vorrei infatti essere io stesso anatema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne.” 

Peccato che poi di fatto, nel concreto, non c’è praticamente nessuno che lo commenta. Ti dicono il perché lui vuole questo, — qualcuno lo dice, non tutti — e qual è il problema che ci sta sotto per la questione del popolo eletto, ma nel concreto nessuno si mette ad analizzare, almeno di quelli che ho visto io. Guardate voi, magari trovate altro, di quelli che ho guardato io nessuno si mette ad analizzare questo versetto, ma è comprensibile perché è troppo complesso. Scrivere su questa cosa è troppo complesso e forse per certi versi anche rischioso, e sapete noi non amiamo molto i rischi, perché non è che siamo molto di questa parte qui, di essere disposti ad essere anatema, separato da Cristo, a vantaggio di qualcuno, forse perché non abbiamo mai avuto nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. Poi a vantaggio di altri, e chi sono questi altri? È facile avere la bocca piena di fraternità, di comunione, di tutte queste cose, va bene, ma quando poi le devi assumere e devi vedere tu fin dove sei disponibile ad arrivare, qui le cose cambiano, perché essere disposti ad essere anatema, con il significato che vi ho spiegato, che trovate tranquillamente sul dizionario, quindi: “scomunicati”, “maledetti”, “separati”, a vantaggio di qualcuno, arrivare fin lì con il desiderio è una cosa veramente rara. Non può non venire in mente a me, come sempre, un San Tommaso Moro. Lui l’ha fatto a vantaggio della sua fede, per essere coerente con la sua fede, però è lo stesso, perché è a vantaggio della Chiesa. 

Non so cos’altro dirvi, mi sembra che su queste cose non so quanto ci sia da dire.

“La mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo”

Noi che andiamo avanti per pregiudizi, precomprensioni, per presupposti, per schemi, luoghi comuni, frasi già fatte, per aria fritta, per abitudine, per un politicamente corretto, sempre, ovunque e comunque, perché non vogliamo problemi nè questioni, vogliamo vivere nel compromesso, non vogliamo muovere troppo le acque, non creare questioni, non attirarci addosso l’attenzione. 

Il punto, vedete, ed è un punto importante, è che noi tutti, prima o poi, moriremo. Tutti moriremo prima o poi. Se voi andate a leggere i Mistici, quelli veri, se andate a leggere una Santa Veronica Giuliani per esempio, una Santa Teresa di Gesù… Se leggete il giudizio che Santa Veronica ha subito ancora vivente quando è stata trasportata misticamente davanti al Tribunale di Dio, il giudizio che lei ha subito, guardate che non è una passeggiata. Andate a leggerlo. L’esperienza che Santa Teresa d’Avila fece all’inferno guardate che l’ha segnata per sempre, lo dice lei stessa.

Lo dico perché qualcuno dice: “Si ma il linguaggio va interpretato, è una cosa d’altri tempi”

Anche quello che abbiamo detto ieri va interpretato da un linguaggio di altri tempi, e allora non parliamo più, e allora tutto è relativo… che cosa è vero? Quello che decido io, questo è vero, quello che scelgo io, quello che capisco io, quello che interpreto io, poi domani ne verrà un altro e sarà vero quello che farà lui. Non si costruisce niente così. Non vale la pena vivere in questo modo. A leggere quei testi io penso che uno si chieda: “E quando toccherà a me? — perché toccherà anche a me — E quando toccherà a me cosa succederà?”

“No, ma io credo nella Misericordia di Dio”

Sì, sì, anche io, tutti crediamo nella Misericordia di Dio, ma Gesù a Santa Faustina Kowalska dice chiaramente che il tempo della Misericordia è il tempo in cui noi siamo su questa terra. È chiaramente scritto. Infatti, Gesù dice che i due Troni della Misericordia sono il Tabernacolo e il Confessionale, che sono due luoghi tipicamente terreni, in Cielo non abbiamo il Confessionale nè il Tabernacolo. Questi sono i luoghi della Misericordia e, quando parla della Coroncina della Divina Misericordia, Gesù dice di recitarla accanto agli agonizzanti e ai morenti affinché “Io mi metta tra il morente e la Giustizia del Padre”. Perché? Perché una volta morti noi non incontreremo più la Misericordia di Dio, incontreremo la Sua Giustizia, infatti incontreremo il Giudizio. Per questo Gesù dice: “Qui e ora è il tempo di usare la Divina Misericordia”, perché poi, incontrando la Divina Giustizia, sarà più complessa la cosa. Il Giudizio particolare e il Giudizio universale nessuno è andato a dire che non esistono più. Quando ci presenteremo davanti al Giudizio — andate a leggere l’omelia fatta dal Santo Curato d’Ars sul Giudizio particolare e universale — i Santi dicono queste cose chiaramente, non potremo dire che non lo sapevamo. Cosa ne sarà di noi in riferimento a queste espressioni di San Paolo? 

Per Dio, per la Verità, per i fratelli, abbiamo mai avuto un grande dolore e una sofferenza continua? Siamo arrivati ad essere disposti, ad essere scomunicati, maledetti, perché questo vuol dire anatema, c’è scritto sul dizionario, se andate a prendere il vocabolario di greco-italiano lo vedete, se andate a prendere il vocabolario della Treccani, lo vedete, il primo significato è “prima offerta votiva alla divinità” e secondo significato quello che vi ho detto adesso. Io sono disponibile ad essere anatema? Sarei disponibile ad essere anatema, ad essere separato da Cristo? Sono due cose diverse, San Paolo dice due cose diverse: “anatema” che è appunto la scomunica, la maledizione, quindi l’esclusione dalla comunità; “separato da Cristo” che è un’altra cosa ancora, è ancora più grave. Credo che tutti dobbiamo, con molta serenità, senza paura, lasciarci un po’ interrogare da queste parole di San Paolo e vedere un po’ noi dove siamo rispetto a queste parole.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

PRIMA LETTURA (Rm 9, 1-5)

Fratelli, dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua.
Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. Essi sono Israeliti e hanno l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; a loro appartengono i patriarchi e da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen.

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