Scroll Top

D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 26

Falò sulla spiaggia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 26
Venerdì 1 settembre 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 25, 1-13)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a venerdì 1 settembre 2023. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa messa di oggi, tratto dal capitolo venticinquesimo del Vangelo di san Matteo, versetti 1-13.

Inizia oggi il mese di settembre, un mese denso di date molto importanti. E oggi è anche il primo venerdì del mese quindi ricordiamoci la bellissima pratica dei Primi Nove venerdì del mese, così come chiesta da Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque.

Proseguiamo la nostra lettura del libro di Bonhoeffer, Sequela.

Ieri avevamo concluso con questa frase:

Le ferite subite e le cicatrici riportate da un cristiano in questa lotta sono segni viventi della comunione nella croce di Gesù.

Quale lotta? Lo ha spiegato:

la lotta quotidiana contro il peccato e il demonio. Per cui ogni giorno, con la sua tentazione della carne e del mondo, rinnova al discepolo la passione di Gesù Cristo.

Prosegue:

Ma c’è un’altra passione e un altro disonore che non sono risparmiati ad alcun cristiano. Certo, solo la passione di Cristo è fonte di riconciliazione, ma siccome Cristo ha sofferto a causa dei peccati del mondo, siccome su di lui è ricaduto tutto il peso della colpa, e siccome Gesù Cristo attribuisce ai suoi seguaci il frutto della propria passione, per questo anche sul discepolo grava la tentazione e il peccato, lo ricopre d’onta e lo espelle fuori delle porte della città come capro espiatorio. Per cui il cristiano diventa colui che porta il peccato e la colpa per altri uomini. Finirebbe schiacciato da questo peso, se a sua volta non fosse sostenuto da colui che ha portato su di sé tutti i peccati. Ma in tal modo, per la forza della passione di Cristo, egli può vincere i peccati che ricadono su di lui, perdonandoli. — Così si vincono i peccati — Il cristiano diventa colui che porta dei pesi: L’uno deve portare i pesi dell’altro, così adempirete la legge di Cristo (Gal 6,2). Come Cristo porta il nostro peso, così noi dobbiamo portare quello dei fratelli; la legge di Cristo, che va adempiuta, è quella del portare la croce. Il peso del fratello che devo sopportare non rappresenta solo la sua sorte esteriore, il suo modo di essere e di comportarsi, ma il suo peccato nel senso più specifico. — mi sembra molto importante questa precisazione — Non posso portarlo altrimenti che perdonandolo, nella forza della croce di Cristo, di cui sono divenuto partecipe. Così la chiamata di Gesù a portare la croce pone ogni suo seguace nella comunione del perdono dei peccati. Il perdono dei peccati è la passione in comunione con Cristo comandata al discepolo. Essa è imposta a tutti i cristiani.

Allora, lui dice che c’è un’altra passione e c’è anche un altro disonore che ogni cristiano, degno di questo nome, deve portare. Quale? Il peso del fratello che, come sapete, non ci scegliamo praticamente mai. A parte chi si sposa e quindi lì ha proprio fatto una scelta, però, per il resto… I fratelli di carne e di sangue certamente non li scegliamo, i genitori certamente non li scegliamo, i colleghi di lavoro non li scegliamo. Non scegliamo praticamente se non gli amici e poi, appunto, il coniuge. E portare il peso del fratello non è solo portare ciò che lui è esteriormente o il suo temperamento, il suo comportamento, il suo modo di fare, di essere. No, non solo questo. Ma è portare il suo peccato, nel senso più specifico possibile. 

E come si porta il peccato dell’altro? Perché di questo si tratta. Noi paradossalmente facciamo il contrario, questa croce non la vogliamo perché noi vogliamo che l’altro sia perfetto sempre, in tutto, e quando non lo è, gridiamo allo scandalo, come se noi scoprissimo un giorno che gli unici imperfetti siamo noi. Gli altri non possono avere peccati, non possono avere cadute, non possono avere resistenze, non possono avere immaturità. Gli unici che le possono avere siamo noi. E quando le avvertiamo nell’altra persona, non diventa motivo di perdono, ma diventa motivo di accusa, diventa motivo di persecuzione, diventa motivo di diffamazione, di disistima, eccetera eccetera.

Invece Bonhoeffer ci ricorda che noi siamo chiamati a portare questo peso e, come si porta questo peso, che è il peccato dell’altro, perché è anche lui peccatore? Perdonandolo. 

Quando io mi accorgo o ricevo gli effetti del peccato degli altri o vedo proprio il peccato della persona, la croce che devo portare è proprio questa: quella di assumere, di portare questo peso attraverso il perdono che gli do. E quindi il perdono dei peccati è la passione in comune con Cristo, perché anche Cristo è morto per perdonare i peccati. 

Certo, il perdono che io do al mio amico non è il perdono sacramentale della confessione, certo, perché quello è quello di Dio, il primo invece è il mio. Ma entrambi, seppur con le debite proporzioni e diversità, entrambi, noi e Dio, facciamo la stessa cosa, cioè perdoniamo; in modi diversi, mettete tutte le diversità possibili, però l’atto del perdonare è quello. E questa è la passione che abbiamo in comune con Gesù, che muore in croce proprio per questo. E voi sapete che Gesù ha comandato di perdonare settanta volte sette, cioè sempre. Se noi non perdoniamo, non siamo in comunione con Gesù. Se noi non perdoniamo, non stiamo portando la nostra croce dietro di Lui. Facciamo altro, ma non quello.

Scrive Bonhoeffer:

Ma come può il discepolo sapere quale sia la sua croce?

Questa è la domanda credo abbastanza tipica: io come faccio a sapere veramente qual è la mia croce? In cosa consiste veramente la mia croce? Bonhoeffer scrive:

Egli la riceverà nel mettersi alla sequela del Signore sofferente, la riconoscerà nella comunione con Gesù. 

Allora, come faccio a sapere qual è la mia croce? Tu comincia a seguire veramente Gesù sofferente e vedrai che arriverà sicuramente. Se veramente ci mettiamo alla sequela di Gesù, sicuramente arriva la croce. È sicuro! Grande o piccola che sia, ma arriva. Quindi: la ricevo nel momento in cui mi metto veramente alla sequela di Gesù; la riconosco nella misura in cui entro in comunione con Gesù. Sono due passaggi diversi. Prima la ricevo, poi la riconosco. 

Scrive:

In tal modo la passione diventa il segno distintivo di chi è nella sequela di Cristo. Il discepolo non è superiore al suo maestro.

Per capire se uno è veramente alla sequela di Gesù, noi lo capiamo dal segno distintivo di questa croce che lui porta.

Chi non vuol prendere la propria croce, chi non vuol esporre la propria vita alla passione e alla riprovazione da parte degli uomini, perde la comunione con Cristo, non ne è più un seguace. Ma chi perde la propria vita nella sequela, nel portare la croce, la ritroverà nella sequela stessa nella comunione della croce con Cristo.

L’opposto della sequela…

che cos’è?

…è il vergognarsi di Cristo, il vergognarsi della croce, l’averne scandalo.

Io perdo la comunione con Gesù, non sono più suo discepolo nel momento in cui non voglio prendere la mia croce, tutto quello che abbiamo detto fino adesso. Nel momento in cui non voglio esporre la mia vita alla passione e alla riprovazione da parte degli uomini. Non solo la sofferenza, ma anche la riprovazione umana: l’essere criticato, l’essere osteggiato, l’essere perseguitato, l’essere tutto quello che volete da parte degli uomini. È importante: se io non accetto questo, se non accetto la croce fin qui spiegata, se non accetto la passione, riprovazione, fin qui spiegata, da parte degli uomini, io perdo la comunione con Gesù. «Ma chi perde la propria vita nella sequela, nel portare la croce, la ritroverà nella sequela stessa nella comunione della croce con Cristo».

Quindi se noi perdiamo la nostra vita, se noi portiamo la nostra croce — perdiamo la nostra vita perché seguiamo Gesù — proprio in questo atto del seguire Gesù noi ritroviamo la nostra vita. Potremmo dire che a un certo punto la nostra vita diventa la sequela, la sequela diventa proprio la nostra vita, la ragione della nostra vita.

L’opposto della sequela è la vergogna, è la vergogna di Gesù, è la vergogna della croce, è la vergogna di soffrire per il Signore, a motivo del Signore. È la vergogna di essere perseguitati per il Signore, di essere riprovati dagli uomini per il Signore.

Beh, il vergognarsi di Cristo, questo è abbastanza frequente: dalla vergogna di fare il segno della croce prima di mangiare davanti agli uomini, agli altri, alle persone; la vergogna di difendere i diritti di Dio, la gloria di Dio; la vergogna di dirci cristiani, la vergogna di portare al collo la croce, una medaglia; la vergogna di andare controcorrente proprio per amore del Signore. 

E poi c’è la vergogna della croce; della croce con tutto quello che abbiamo spiegato fin qui, croce intesa proprio con tutto quello che abbiamo spiegato fino adesso. È l’averne scandalo! Per esempio, uno dice: “Eh no, non è giusto che gli uomini mi riprovino in questo modo, mi maltrattino, mi perseguitino, mi esilino. Ecco, allora…” E quindi qui parte tutto l’inciampo. Cioè, uno inciampa nella croce. Non riesce a razionalizzare che è così proprio perché tu sei alla sequela di Gesù, è così e non può essere diversamente. Ma ne trova motivo di caduta, ne trova motivo di resistenza, di scandalo. E questo vuol dire essere all’opposto della sequela. Noi sappiamo che, se siamo alla sequela di Gesù, dobbiamo gloriarci di Gesù, gloriarci della croce che il Signore ci manda, gloriarci di queste sofferenze, gloriarci della riprovazione degli uomini, dell’esilio, della persecuzione e di quant’altro.

Ecco allora, in questo primo venerdì del mese, chiediamo proprio al Signore, al Sacro Cuore di Gesù, la grazia di non vergognarci mai di Lui, mai della Croce che ci manda, di non trovarne scandalo ma ragione di vita.

Io so che per la scelta che ho fatto di seguire il Signore, dovrò soffrire e dovrò essere riprovato dagli uomini. Quindi, quando succederà non mi scandalizzerò, ma dirò: “Signore grazie, che mi hai reso degno di poter ricevere un dono così grande”.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Post Correlati