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S. Teresa di Gesù: le Fondazioni, XI parte

Fondazioni 11

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di giovedì 16 settembre 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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S. Teresa di Gesù: le Fondazioni, XI parte

Eccoci giunti a giovedì 16 settembre 2021. Ricordiamo quest’oggi i Santi Cornelio Papa e Cipriano Vescovo, Martiri. 

Il Vangelo della Santa Messa di oggi, è tratto dal capitolo VII di San Luca, versetti 36-50.

Ci racconta un episodio della vita di Gesù che penso tutti conosciamo molto bene, anche se forse non lo abbiamo meditato in tutta la sua profondità. Il fariseo nella sua testa e nel suo cuore, divide, separa, la peccatrice invece no. La peccatrice nel testo non pensa a nulla, la peccatrice non parla, non dice una parola, compie opere. Quali? Tutte opere di amore, tutte indirizzate solo a Gesù, fa solo questo. Simone il fariseo vede il passato di questa donna, Gesù vede il presente, Gesù le regala un nuovo futuro, questa è la grandezza del perdono di Gesù. Simone non compie nessun atto di amore verso Gesù, nulla, semplicemente lo invita a mangiare da lui. È molto secca la narrazione dell’arrivo di Gesù in casa di Simone:

“Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola.”

La narrazione invece dell’incontro con questa donna è molto ampia, molto dettagliata. È molto difficile leggere questo testo nel silenzio e non commuoversi profondamente nel vedere questi atti bellissimi, delicatissimi, dolcissimi di questa donna verso Gesù, leggerli, meditarli e vederli, immaginarsi la scena.

“Di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!”

Dice Simone. Ma lui cosa ne sa di questa cosa? È una peccatrice? Lei non è una peccatrice perché in questo momento non sta compiendo un peccato, quindi non è una peccatrice, questa donna è stata una peccatrice ma non lo è in questo momento. 

E il fatto che io sia stata una peccatrice vuol dire che io non posso compiere atti d’amore? No.

Il fatto che io abbia tradito l’amore, vuol dire che io non sia in grado di amare? No.

Ecco perché in passato vi ho detto, più di una volta: smettiamola di fare tanto gli scandalizzati guardando i difetti e i peccati degli altri. Non tocca noi a giudicarli, è opera che Dio riserva solamente e Sé — grazie al cielo! — ma noi amiamo mettere il naso, la faccia, le mani e i piedi nel torbido, nella vita degli altri e abbiamo sempre da dover giudicare tutto e tutti, ogni cosa, ogni singulto, non ci compete, ma noi lo facciamo lo stesso. E poi, a parte questo, perché dobbiamo pensare che, siccome uno è stato ladro fino a stasera, questo tale non può dirci una parola sull’onestà domani mattina? Perché?

“Perché, sai, la tua vita sconfessa tutto quello che tu potresti dire”.

Dipende, dipende se lo sto facendo ancora. Posso io testimoniare la verità non avendola vissuta fino a quel momento? Certo che posso, anzi, vorrei dire, devo! 

Comincia da qui il vero pentimento e il riscatto: subendo il giudizio acido e cattivo degli uomini che non vedono me ma vedono il mio passato.

Infatti è bellissima la domanda di Gesù, è bellissimo l’atteggiamento di Gesù:

“E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna?”

Che domanda! Sono lì in tre: Gesù, Simone e la donna. Questa donna sta compiendo degli atti anche abbastanza forti, non è normale che uno arriva e si mette di dietro in ginocchio, comincia a piangere, ti bagna i piedi con le lacrime, li asciuga con i capelli, li sparge di profumo. Non è una cosa che a noi succede tutte le volte che andiamo a cena da qualcuno.

Gesù dice:

 “Vedi questa donna?”

Perché fa questa domanda? Perché Simone non vede questa donna, non riesce a vederla, Simone vede il suo peccato, il suo male, ma non vede la persona, esattamente come noi che facciamo gli scandalizzati appena scopriamo o crediamo di scoprire — perché dipende, tante volte sono parti malate della nostra mente — nell’altro un limite, un difetto o un peccato. Scandalo!

“Ma proprio tu che vai in Chiesa, proprio tu che fai la Comunione, proprio tu che dici la Messa, che dici queste cose… proprio tu…”

Si proprio io! Esattamente! Proprio io! Perché il fatto che io sia un peccatore non mi esime, non mi impedisce di compiere atti di amore, certo dentro ad una logica di conversione, che è quello che sta facendo questa donna, ma i tempi e i modi della conversione non spetta a te conoscerli, non devo rendere conto a te dei miei tempi della conversione, non è affare tuo, è affare di Dio.

“Vedi questa donna?”

No, tu non la vedi, e allora te la faccio vedere io. Ma io attraverso questa donna ti faccio vedere te, questa è la cosa interessante. Gesù fa un esame di coscienza a Simone e gli rinfaccia tutto il suo male disgustoso, tutta la sua ipocrisia, tutta la sua mancanza di amore, tutta gliela rinfaccia! Altro che “Gesù amicone, Gesù va oltre, ma Gesù tanto queste cose non le vede…”,  questo è il Vangelo, questa è la Parola di Dio, gliele rinfaccia una dopo l’altra senza nessuna pietà.

“Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi… Tu non mi hai dato un bacio… Tu non hai unto con olio il mio capo..”

Tutte. Lei invece l’ha fatto. Tu che tanto giudichi lei, ti sei comportato peggio di questa peccatrice che tu tanto disprezzi nel tuo cuore, perché tu, “giusto” secondo la tua testa, non sei stato in grado di compiere un solo atto di amore di quelli che lei ha compiuto in modo estremo. Tu non li hai compiuti neanche nel modo normale, ordinario: tu non mi hai dato l’acqua, non ti chiedo di bagnare i miei piedi con le lacrime, ma neanche mi hai dato l’acqua per lavarli; non mi hai dato neanche un bacio, ma non ai piedi, un bacio. Guarda lei cosa ha fatto.

Invece di lascarti scandalizzare positivamente dagli atti d’amore di questa donna e cambiare la tua vita, metterti in discussione, fare verità in base a quello che sta facendo lei, tu sei stato lì a guardare quello che lei ha fatto.

Come finisce questa storia? Finisce che lei viene perdonata, Simone no. Ma del resto Simone non ha bisogno di perdono, lui è superiore a queste cose, è un fariseo. Invita Gesù a mangiare ma sicuramente non avrà mangiato niente, come fai a mangiare dopo una cosa del genere? A parte la scena fortissima, che toglierebbe la fame a chiunque, ma dopo una parola di Gesù del genere, chi ha il coraggio di mangiare più? La cena è finita, basta.

“Ha molto amato”

Ma non come dice qualcuno: “Ha molto amato perché era una peccatrice”. Nei peccati non esiste l’amore. Non perché è una peccatrice, “ha molto amato”, ma “ha molto amato”, perché ha amato Gesù, ha amato molto Gesù. Noi sapete, riusciamo a far dire alla Scrittura tutto il suo contrario.

«Hai giudicato bene».

Gli fa una piccola parabola. Quindi il cervello per giudicare ce l’ha, la capacità di sintesi ce l’ha, peccato che non è capace di metterle in pratica. Le cose le vede, ma non le sa mettere insieme. Perché? Perché il suo cuore è corrotto dal giudicare gli altri. Invece Gesù tiene insieme tutta la persona, Gesù non è divisivo, Gesù tiene proprio insieme tutti, tutto di tutti. Il mio male Gesù lo prende e, se io lo voglio, se mi dispongo amando Gesù, questo male viene cancellato completamente. Per cui non scandalizziamoci delle nostre infedeltà, non son queste che contano agli occhi di Dio, quello che conta è se tu poi ami, se compi atti di amore verso Gesù, se tu fai compagnia a Gesù, se tu ami stare con Gesù, se ti dedichi a Gesù, questo è quello che conta. 

Alla sera ore e ore davanti alla televisione per vedere i film, il quinto, settimo telegiornale della giornata, e poi diciamo: “così noi stiamo insieme”. No, non stiamo insieme davanti alla televisione, o meglio, stiamo insieme come stanno insieme  le sedie attorno a un tavolo ma non c’è nessuna unità. Non c’è unità nello stare davanti alla televisione, semplicemente è una sorta di S.p.A, una Società per Azioni, non è unità di un corpo, non si forma unità a stare davanti alla televisione. 

“Tutti guardiamo la stessa cosa”

E allora questa è unità? Siccome tutti guardano nella stessa direzione questa è unità? 

A me non sembra proprio che basti guardare nella stessa direzione per essere uniti. Tutti ci mettiamo a guardare a est, e quindi siamo tutti uniti? Ma neanche per sogno! Però morire che su sette giorni ce ne sia uno che richiami, invece, a stare insieme dopo cena davanti al Signore. Quando stiamo davanti al Signore stiamo col cronometro, per cui misuriamo il tempo che deve essere quello che abbiamo deciso noi; quando invece stiamo davanti alla televisione il tempo non esiste più. E Gesù rimane da solo, dopo noi diciamo di amare il Signore e pretendiamo di insegnarlo agli altri. No! 

Questa peccatrice può insegnare cosa vuol dire amare il Signore, ma Simone il fariseo no, perché lui non sa cosa vuol dire amare. Anche se non ha fatto i peccati della peccatrice, lui non sa amare. Notate che Gesù non la chiama mai peccatrice, Simone la chiama peccatrice, la chiama con nome del suo peccato, ma Gesù no, Gesù dice:

 “Questa donna”

“Egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».”

“Vedi questa donna?”

 Non “questa peccatrice”. Lui che è Dio non la chiama col nome del suo peccato ma col nome della sua dignità.

“Questa donna”

Questa figlia di Dio, questa creatura di Dio, fatta a immagine e somiglianza di Dio, lei, tu non la vedi.

“Oh ma Padre ma lei ha questo difetto…”

Oltre ai Simoni farisei ci sono anche le Simone farisee al femminile, ci sono i Simoni e le Simone, poi non si capisce bene come mai tutti pensano di sapere quali sono i peccati: “Lei ha questi peccati, ha queste debolezze, ha queste fragilità, queste inconsistenze, durezze… ma così facendo tutto quello che lei dice rimane inquinato, sminuito…”

Ma io quando ho mai detto che quello che vi dico è frutto della mia vita? Io non ho mai ingannato nessuno, io non predico la mia santità, sarebbe una follia, non ho mai detto: “Oggi sono qui a leggervi la mia vita e vi predico la mia vita e voi dovete imparare dalla mia vita”, io predico il Vangelo di Gesù Cristo, non la vita mia! Certo posso raccontarvi un aneddoto, un fatto, ma non è dal Vangelo secondo Giorgio, no, ma questo non lo fa nessuno. Il punto è: ciò che viene detto, è vero o è falso? 

Questo è quello che conta, Gesù lo dice anche dei farisei: “Fate quello che dicono ma non fate quello che fanno”. Benissimo! Se è vero, comincia a fare quello che viene detto. Non stare a guardare come e quanto quell’altro vive. Quelle sono questioni sue, renderà lui conto a Dio. Cominciamo a vivere ciò che ci viene insegnato. L’importante è che quello che viene insegnato sia vero, poi non tocca a noi giudicare: “Non giudicare e non sarete giudicati” dice Gesù nel Vangelo.

Santa Teresina dice: “Io non ho paura del giudizio di Dio, perché io non ho mai giudicato nessuno e quindi Dio non giudicherà me, l’ha detto Lui nel Vangelo”.

Quindi impariamo anche noi. 

Credo che un certo stile lo hai dentro e quando non lo hai è dura, ed è brutto, vuol dire che non hai il gusto del vedere l’altro, ma solamente il compiacimento di vedere il suo limite. Ci sono persone che godono nel vedere il limite, la fragilità, il fallimento, l’incapacità dell’altro così si sentono confortati: “Ah ma allora anche lui, anche loro…”. Ma che piacere c’è nel vedere la fatica dell’altro? Che gusto ci può essere nel vedere una persona che fa fatica, che non riesce? C’è gusto nel vedere che una persona prende quattro? C’è gusto nel vedere che uno fallisce ad un esame?  Questa è una cosa malata, al massimo ci può essere un dispiacere terribile nel vedere un fallimento, un’incapacità.

E poi ci riempiamo la bocca del nome di Gesù e della Vergine Maria dalla mattina alla sera…

 

Con Santa Teresa siamo arrivati al capitolo 6°, dirò qualcosina oggi, siamo al paragrafo 16 del testo delle Fondazioni.

Santa Teresa dice:

“Per ciò che riguarda la Comunione, sarebbe certo ben grave se, malgrado l’amore di cui un anima possa essere infiammata, non si assoggettasse al confessore e alla priora, nonostante la pena che ne sentisse. Tuttavia essi non devono trattarla con rigore; in questa, come in ogni altra circostanza, bisogna esercitarla nella mortificazione, facendole comprendere che è più profittevole rinnegare la propria volontà che cercare consolazioni.”

Sta parlando dell’andare a ricevere l’Eucarestia, quindi l’obiezione è: “Ah senza l’Eucarestia io muoio! Senza andare a ricevere la Comunione sto male” oppure qualcun altro dice: “Ma quello che scrive Santa Teresa è per le monache, io non sono una monaca”. Vi prego non diciamo queste cose perché ci auto squalifichiamo automaticamente. Non bisogna essere monache per fare la Comunione, perché tutti facciamo la Comunione. Santa Teresa non sarebbe Dottore della Chiesa se parlasse solo alle monache. Il messaggio che Santa Teresa ci lascia, è per tutti. Non è che San Giovanni della Croce scrive solo per i frati, è per tutti, tocca a noi prendere ciò che riguarda il nostro stato. Monache, frati, spose, figli, malati, siamo tutti essere umani, ciò che Santa Teresa dice è per gli esseri umani. Tutti noi qui dentro troviamo noi stessi.

“Per ciò che riguarda la Comunione, sarebbe certo ben grave se, malgrado l’amore di cui un anima possa essere infiammata, non si assoggettasse al confessore e alla priora, nonostante la pena che ne sentisse.”

Noi non abbiamo la priora ma spero che abbiamo un confessore. Questo amore immenso, tutto il nostro amore per Gesù — ricordate l’esempio di Santa Gemma, leggete la sua vita — deve essere assoggettato al giudizio del confessore, il quale può dire, soprattutto a quei tempi poteva dire: “No, oggi niente Comunione, farai la Comunione Spirituale, ma non quella Sacramentale”.

E noi: “Ma come, ma perché, ma non è giusto, ma io sto male, ma mi ammalo, ma non cammino…”

Se tu non assoggetti tutto questo amore all’obbedienza, sarebbe certo ben grave. Dobbiamo esercitarci nella mortificazione, che vuol dire: rinnegare la propria volontà che cerca consolazioni. Questa è la mortificazione, questo è lo scopo di ogni atto di mortificazione, rinnegare la propria volontà che cerca mortificazione. 

Hai tanta voglia di un abbraccio? Rinneghi la tua volontà e non lo chiedi e non lo cerchi. Hai tanta voglia di riposarti, sederti? Ti alzi e servi. Quando noi ci sediamo a tavola, mangiamo i cibi o li sbraniamo? Noi cerchiamo consolazioni in tutto, nel mangiare, nel bere, nel dormire, nel pregare, nel fare la Comunione, in tutto, in ogni cosa cerchiamo consolazione: nel potere, nell’impurità, nel divertimento. La consolazione è la nostra droga, noi vogliamo essere consolati, confortati, coccolati.

“Mi faccio qualche coccola e mi sono preso un pezzo di cioccolato”. Veramente il cioccolato non coccola nessuno, non ho mai visto al cioccolato spuntare due braccia e due gambe per coccolarti, ma è la consolazione del gusto. Non rinnego la mia volontà e cerco il mio gusto, quindi quella cosa e non quell’altra, in questo modo e non in quest’altro e via di seguito. 

Ci fermiamo qui. La donna del Vangelo di oggi ha rinnegato la sua volontà perché non si è basata sul timore del giudizio di Simone, non ha detto: “La gente ci vede, cosa diranno le persone?”

Non interessa, quando si ama non interessa cosa dicono le persone, perché le persone hanno sempre qualcosa da dire, perché chi parla tanto non ragiona niente. Lascia che parlino! Vivi al massimo la tua appartenenza al Signore e il tuo amore, non per essere consolato ma per il gusto di amare.

Cosa vuol dire “per il gusto di amare”? Amare è bellissimo perché ci fa completamente uscire da noi stessi, e anche quando non sentiamo niente, se sappiamo che stiamo rinnegando la nostra volontà, noi sappiamo che stiamo amando. 

Certo non bisogna mai trattare con rigore, dice Santa Teresa, bisogna esercitare la mortificazione ma essere anche dolci. Non è facile tenere insieme queste cose, però con l’aiuto di Dio si può.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

VANGELO (Lc 7, 36-50)

In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.
Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».
E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco».
Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

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