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L’ignoranza della Messa – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.47

L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati - San Manuel Gonzales Garcia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: L’ignoranza della Messa – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.47
Lunedì 6 maggio 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 15, 26 – 16,4)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 6 maggio 2024. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal quindicesimo capitolo del Vangelo di san Giovanni, versetti 26 e seguenti.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di san Manuel González. Oggi vediamo quelli che lui chiama:

I tre libri di questa storia

La prima storia, ovvero quella delle generosità divine, si divide in tre libri: quello dell’Eucaristia-Messa, quello dell’Eucaristia-Comunione e quello dell’Eucaristia-Presenza reale. Come l’ombra segue la luce, l’abbandono dell’uomo segue alle delicatezze di Dio.

I tre libri della nostra

Ecco perché anche la seconda storia deve a sua volta suddividersi in ulteriori tre libri: quello dell’abbandono dell’Eucaristia-Messa; quello dell’abbandono dell’Eucaristia-Comunione e quello dell’abbandono dell’Eucaristia-Presenza reale. Quali storie!

CAPITOLO OTTAVO

L’EUCARISTIA-MESSA ABBANDONATA

Mi limiterò a descrivere a grandi linee —, chi oserebbe redigerla interamente?, — la storia degli abbandoni interiori del Cuore di Gesù nelle tre manifestazioni della sua vita eucaristica: la Messa, la Comunione e la Presenza reale. Conseguentemente a questa promessa, desidero parlarvi di quella che, a buon diritto, posso chiamare la fonte di tutta la vita eucaristica e anche cristiana, che è il Sacrificio eucaristico, e degli abbandoni e degli affronti silenziosi e ignorati, e quindi non riparati, che in essa subisce il Cuore di Gesù.

Le mie perplessità

Mi ritrovo perplesso quando cerco di esprimere in frasi di meridiana chiarezza, e in un momento di conversazione familiare e semplice, concetti di Sacra Teologia che il nostro popolo apprese e disgraziatamente dimenticò e che ora fa molta fatica a comprendere. E si consideri che non è il popolo illetterato a non penetrare questi concetti teologici, ma, il che è ancora più deplorevole, il popolo pio, formato di anime che frequentano il tempio e la Santa Comunione, di anime che sfogliano quotidianamente libri ascetici e persino che esercitano l’insegnamento dei bambini nelle scuole religiose.

Ecco, questo è un problema! Cioè, lui dice: io avverto questa perplessità nell’esprimere frasi di meridiana chiarezza, semplice, concetti di teologia che il popolo, la gente, ha appreso quando andava a catechismo, che poi ha dimenticato e che ora fa molta fatica a comprendere.

Quando io leggo alcuni commenti o quando ricevo qualche domanda, qualche telefonata, un’e-mail, ciò che noto è una grande buona volontà, un grande impegno — infatti, lui lo dice: “sfogliano quotidianamente i libri ascetici, frequentano la santa Comunione, esercitano addirittura l’insegnamento dei bambini nelle scuole religiose” — ma mancano i fondamenti. Se non ci sono i fondamenti della fede, la conoscenza dei fondamenti della fede, capite, diventa tutto molto difficile. Non si può pensare di andare avanti nelle cose di Dio semplicemente con il buon cuore, cioè, dicendo: “Vabbè, io mi impegno, faccio le mie preghiere, dico il mio Rosario, vado alla Messa…”. Non è sufficiente, non è sufficiente; la propria fede va conosciuta, la nostra fede la dobbiamo conoscere, sapete? È fondamentale: dobbiamo conoscere ciò in cui diciamo di credere, non c’è un’alternativa. E dobbiamo impegnarci seriamente in questa conoscenza.

Purtroppo, certe cose noi le avevamo anche studiate, ma poi le abbiamo dimenticate. Andate a riprendere il catechismo — parlo per le persone un po’ più adulte — di quando vi siete formati. Anche per noi sacerdoti… Vedete, qualunque professione, qualunque arte, ha dei corsi di aggiornamento, e alcuni sono obbligatori. Se vuoi fare il dottore, devi fare dei corsi di aggiornamento specifici per il tuo settore; non puoi non farli. Alcuni sono liberi, altri sono obbligatori; c’è un quorum, un minimo, e tu lo devi fare, perché ti devi tenere aggiornato. E, anche noi sacerdoti, dobbiamo stare attenti a non credere che — come dirvi — “Tanto ormai la teologia l’ho studiata, le cose che dovevo studiare le ho studiate, le materie le ho fatte, e basta!”. Innanzitutto, bisogna vedere quante, di quelle cose che abbiano studiato, ancora ce le ricordiamo, primo! Ma poi c’è un aggiornamento costante della scienza teologica, dei vari settori della teologia: l’esegesi, il diritto canonico, la teologia fondamentale, la teologia sistematica. E non dico che dobbiamo rimetterci sui libri di scuola, però, voglio dire, anche compatibilmente con i nostri impegni, il nostro tempo, potremmo, non so, dedicare un mese ad approfondire una questione; ci sono dei temi molto importanti per noi sacerdoti, riguardanti la bioetica, riguardanti la morale familiare, insomma, ci sono temi molto molto densi, molto importanti, e dobbiamo tenerci aggiornati.

Certo, si spera che conosciamo — ovviamente — i fondamenti della nostra fede, no? Magari per un laico si tratta di dover proprio andare a riprendere l’ABC, come si diceva una volta, e anche in questo caso è fondamentale. Certo, mi piace di più leggere un libro di spiritualità, però, credetelo, senza i fondamenti della nostra fede, non possiamo fare tanta strada, è proprio importante, importantissimo, che riprendiamo le basi della dottrina.

L’ignoranza della messa

Non parlo ora di coloro che non visitano il tempio di Dio, né di coloro che, andandoci, per abbandono od empietà, vivono isolati da Gesù Sacramentato non ricevendo mai la Comunione o raramente, né di coloro che, pur vivendo nel tempio, fanno mercimonio sacrilego della sua Messa e del suo culto. Mi rivolgo ai pii — vedete, lui si rivolge sempre a noi, a quelli che hanno una pratica costante religiosa –, e in questa categoria ne includo molti: da quelli maggiormente obbligati a una completa istruzione teologica e ascetica — quello che vi dicevo prima –, fino a quelli che sono appena iniziati alle pratiche della Pietà — cioè, ci sono dentro tutti. E a questi pii di tutte le categorie, e perlomeno di qualche buona volontà, dico, con voce sommessa affinché non lo sentano né si scandalizzino coloro che non lo sono, ma molto vigorosamente affinché questo lamento rimanga impresso molto profondamente: In quale spaventoso abbandono si offre immolato ogni giorno Gesù!

L’altare del Signore è disprezzato! E ripeto che non parlo di abbandono esteriore, né di abusi sacrileghi, ma di infedeltà, ingratitudini, dissonanze, postergazioni, ignoranze vincibili e disattenzioni grossolane che pesano sopra il delicato e sensibile Cuore di Gesù in ogni Messa che si celebra, le quali, assistite superficialmente, non oltrepassano la categoria delle pinzillacchere, — abbiamo già visto questo termine — e alla luce di una solida e delicata pietà sono di una trascendenza che spaventa…

Lasciamoci interpellare da queste parole. È vero, dobbiamo dire che è vero che c’è uno spaventoso abbandono in cui «si offre immolato ogni giorno Gesù!». E non parla dell’abbandono esteriore, non parla degli abusi sacrileghi, ma parla delle infedeltà, è di questo abbandono che sta parlando il vescovo; lui sta parlando delle infedeltà, di tutte quelle infedeltà che dicono quanto l’altare del Signore è disprezzato, perché, di fatto, è così. Delle dissonanze, delle ignoranze vincibili: infatti, se noi ci impegnassimo, ovviamente vinceremmo, con lo studio; le disattenzioni grossolane, l’assistere superficialmente, partecipare alla messa in modo superficiale, in modo banale: questo è tutto un abbandono, questo è tutto un disprezzare. Certo, a noi sembra strano, perché noi diciamo: “No, io non disprezzo nessuno”. Eh, no! Disprezzare non è semplicemente, solamente, insultare, non è solamente denigrare. Il disprezzo ha diverse modalità di espressione, così come l’infedeltà, così come l’ingratitudine. Ecco, allora lasciamoci veramente cambiare da queste parole di San Manuel.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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