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Eucarestia e Vangelo – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.46

L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati - San Manuel Gonzales Garcia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Eucarestia e Vangelo – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.46
Domenica 5 maggio 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 15, 9-17)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 5 maggio 2024. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal quindicesimo capitolo del Vangelo di san Giovanni, versetti 9-17.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di san Manuel González. Siamo arrivati al capitolo settimo, pagina 82.

LE PROFONDITÀ DEL MARE DELL’ABBANDONO

Nel capitolo precedente vi ho lasciati sulle altezze del mare di amarezza, senza fondo né rive, dell’abbandono del Cuore di Gesù. Ma posso assicurarvi che non ho fatto altro che presentarvi qualcosa, non di più, della superficie di questo mare; resta tanto da scoprire nelle sue profondità e nei suoi abissi! Consideri il lettore che non parlo se non degli abbandoni interiori della Sua vita eucaristica, mentre passo sotto silenzio gli altri abbandoni, come quelli intimi dei suoi trentatré anni di vita mortale, dei suoi venti secoli di vita nella Chiesa e nelle anime… Chi può misurare con la vista, con l’immaginazione, con il pensiero o con il cuore le voragini degli abissi aperti dalle grossolane ignoranze, dalle ingratitudini o dalle fredde corrispondenze, dalle dimenticanze e dalle postergazioni [post tergum «dietro le spalle», lett. gettarsi una cosa dietro le spalle, non darsene pensiero, omettere di farla] che i nomi di questi abbandoni evocano?

Quindi lui dice: io vi ho solamente detto qualcosa dell’abbandono interiore relativo alla vita eucaristica di Gesù; ma di tutto quello che Lui ha vissuto nei suoi trentatré anni di vita mortale? Nei venti secoli di vita della Chiesa? E poi l’ignoranza e l’ingratitudine e le dimenticanze. E poi lui apre questo paragrafo, intitolato così:

Storia della generosità di Gesù

Il Vangelo non è soltanto la storia delle più grandi delicatezze e generosità divine, ma anche dei più grandi abbandoni umani. Se la prima si apre con il Verbum caro factum est dell’incarnazione e si chiude con il Consummatum est della Redenzione, la seconda si apre con il Non erat eis locus della Nascita e si chiude con il Relicto eo, fugerunt omnes della Passione… L’amore di Gesù per gli uomini, non pago di donar loro la sua vita mortale, gli suggerisce l’Eucaristia, vestigia divina di vivere sempre, senza morire, unito ai suoi figli, gli uomini. Eucaristia! Vangelo sempre nuovo e sempre vivo! Storia vivente delle delicatezze e della generosità divine, ma senza fine! Uomini! Uomini! l’Eucaristia sarà anche la storia dei vostri grandi abbandoni?

Bella questa definizione di Eucaristia, credo che possiamo dire che ci manca: «Eucaristia! Vangelo sempre nuovo e sempre vivo!»; vedete che strettissimo rapporto c’è tra Eucarestia e Vangelo? «Storia vivente delle delicatezze e delle generosità divine, ma senza fine! Uomini! Uomini! l’Eucaristia sarà anche la storia dei vostri grandi abbandoni?». Beh, io dico: speriamo di no! Almeno non la nostra storia; che non sia la nostra storia, questa. Anzi, l’Eucaristia dovrebbe essere la storia del nostro amore. Come si chiama la tua storia d’amore con Gesù? Noi dovremmo dire: Eucaristia. E sapete che ogni storia d’amore trasforma; avete mai visto due innamorati? Sì! E forse lo siete stati anche voi, anzi, sicuramente. Quando uno si innamora, diventa un po’ come l’amato e come l’amata, cioè si assomigliano; all’inizio, sono diversissimi, col passare del tempo, quelli che veramente si amano, poi si assomigliano. Rimangono diversi, però c’è un qualcosa, quando li guardi, che li accomuna. Per certi versi sembra che diventino come fratello e sorella: cioè, non sono fratelli di sangue, va bene, però c’è questa tale conformazione interiore, c’è questo tale desiderio interiore, questo amore così forte, che ti plasma un po’ anche esteriormente — certamente interiormente. E poi, quando diventano anziani, sono bellissimi perché, quando li vedi insieme, marito e moglie, quando poi magari passeggiano per la strada tenendosi per mano, cos’è che vedi? Vedi proprio questo amore che li ha consumati, ma nel senso bello del termine; li ha resi proprio veramente un unicum, li ha proprio uniti profondamente. E quante volte si sente dire: dopo che è morto lui, o dopo che è morta lei, da lì a breve è morto anche l’altro coniuge. Nel senso che, arrivati a una certa età, uno dice: beh, adesso, senza di lei o senza di lui non… Si sentono così spaesati, così fuori dal mondo, che non…

Tutto questo è molto bello perché poi, se noi lo riportiamo all’Eucarestia, ci fa capire come l’Eucaristia doveva essere la nostra storia d’amore. Per cui, lungi dall’essere una storia di abbandono! L’innamorato non lascerebbe mai abbandonata la propria innamorata, la propria amata, e viceversa.

Avrete tutti letto Il mercante di Venezia, di Shakespeare; o l’avete letto, o l’avete visto, o l’avete recitato, lì dentro ci sono tante, tante storie d’amore; è una cosa molto complessa. Sarebbe bello fare — non lo farò, già vi avviso, non chiedetemi, che non lo farò mai, perché non c’è tempo e modo — però sarebbe bello fare una lettura critica di questi testi così belli, così classici, così densi, come Il mercante di Venezia; ma anche tutta la storia di Romeo e Giulietta. Che non sono banalmente delle storie romantiche, delle storie sdolcinate; uno ha in mente Giulietta e Romeo: “Ah, sì, quei due che poi muore uno, muore l’altro”. No, vi prego! Il Mercante di Venezia, “Ah sì, quello là che per avere…” C’è dentro una genialità letteraria che nel nostro discorso di fede verrebbe molto utile. Poi, tra l’altro, ne Il mercante di Venezia c’è tutto quel discorso sulla giustizia, sulla misericordia; vi ricordate, durante il processo, davanti al doge? Vabbè, mi fermo, perché sennò va a finire che adesso faccio la catechesi su Il mercante di Venezia.

Allora:

l’Eucaristia sarà anche la storia dei vostri grandi abbandoni?

No, noi rispondiamo: no!

Che pena! Che vergogna! Questa triste storia ha cominciato a scriversi contemporaneamente a quella dell’Eucaristia, …. che dico contemporaneamente? prima! …. La sua prima parola è quella che è stata pronunciata da coloro che si sono allontanati dopo aver sentito il suo annuncio: Durus est hic sermo 

Quello che dicevo ieri! Di quelli che dicono: “Ah, no, no, no, no. Noi non vogliamo né leggere né sentire cosa dice san Manuel, perché poi crea tensioni, perché poi ci sconvolge l’anima, perché poi ci turba, perché poi…” Anche loro stanno sotto la bandiera Durus est hic sermo.

Il Signore dice: “Andatevene” — quello che ha detto a loro: andate. “Duro per noi…” — “Andate”; “Volete andarvene anche voi?” dice ai dodici. Sull’Eucaristia Gesù non fa sconti, Gesù non fa compromessi, Gesù non fa un millimetro indietro: o così o niente; fine della discussione.

Se siamo anche noi del Durus est hic sermo, va bene, basta. Potete spegnere, schiacciare il tasto stop e non ascoltare più niente. Potete prendere le meditazioni e metterle da parte. Il bello di queste meditazioni sapete qual è? Che puoi scegliere di ascoltarle o meno. Mi fanno un po’ ridere quelli che dicono: “Ah, ma queste meditazioni sono … (ognuno ci mette quello che pensa)”. Io dentro di me quando leggo o sento certi commenti dico a me stesso: ma scusa un secondo, ma non è un’omelia della Messa, che tu sei in chiesa e te la devi ascoltare per forza; perché sei lì, c’è poco da fare, quella è la Messa, quello è il sacerdote e, che ti piaccia o non ti piaccia, quella è l’omelia. Quindi sei costretto, in un certo senso. Ma le meditazioni che sono registrate sui vari social, non sei mica obbligato ad ascoltarle! Se ti piacciono, le ascolti; non ti piacciono? Non ascoltarle più! Mica ti perseguitano, mica escono improvvisamente sui tuoi strumenti elettronici! Quelle che a te non piacciono, non le ascolti più, ne ascolti altre, ce ne sono talmente tante! È talmente sciocco fare commenti inutili, perché uno dice: “Vabbè, se non ti va, vai altrove”, basta. Invece no, c’è questa voglia, da parte di qualcuno, di rendere tutto uguale. Tutti devono pensare allo stesso modo, tutti devono sentire allo stesso modo; no! L’avevamo già visto in Santa Teresa, quando lei dice: “Il Signore conduce le anime per vie diverse. Non c’è un’anima condotta per la stessa via di un’altra”. Certo, tutti siamo chiamati alla santità, che è la perfezione, ma il Signore conduce per vie diverse.

La sua ultima?!…Come la storia delle delicatezze dell’Eucaristia, nemmeno la storia dell’abbandono l’ha ancora pronunciata… Sfogliamo un poco queste due storie, ma va detto che in quelle pagine potrebbe assorbirsi una vita intera.

Bene, noi ci fermiamo qui e io vi auguro che l’Eucaristia possa essere questo «Vangelo sempre nuovo e sempre vivo! Storia vivente delle delicatezze e della generosità divine, ma senza fine!»

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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