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Come fanno male alle anime – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.45

L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati - San Manuel Gonzales Garcia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Come fanno male alle anime – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.45
Sabato 4 maggio 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 15, 18-21)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia.
Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 4 maggio 2024. Oggi è il primo sabato del mese, quindi ricordiamoci la bellissima pratica dei Primi cinque sabati del mese, tanto raccomandata dalla Vergine Maria a Fatima, e la consacrazione al suo Cuore Immacolato.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal quindicesimo capitolo del Vangelo di san Giovanni, versetti 18-21.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di san Manuel González. Siamo arrivati a pagina 80.

Come fanno male alle anime

E se per Lui sei questo, cosa sarai per le anime? Non sei un torrente che travolge in un istante, ma una goccia che lentamente rammollisce, decompone, scioglie e rovina; non sei un fulmine che rovescia le torri e squarcia i tetti dei templi, ma un roditore occulto delle loro fondamenta; non sei un leone, né un elefante, né un mostro feroce che minaccia la morte, ma una tignola che consuma, un microbo che infesta, ruggine che corrode; non sei attività instancabile, ma pigrizia attiva solo per infettare; non sei cecità, ma cortezza di veduta; non sei oscurità che atterrisce, ma nebbia che non allarma; non sei veleno, ma seme di erbacce che soffoca e inaridisce la vita della Fede, il succo della dolce fiducia, la linfa della carità, e la gioia e l’aroma e la fecondità di tutte le virtù, di ogni sano ottimismo e generosità; non sei la parola non voglio, ma quest’altra parola pronunciata mendacemente: non posso, che equivale a quest’altra parola vera, non faccio. Abbandono del Cuore di Gesù, tu non sei l’odio, è vero, ma l’odio più accanito non potrebbe mai vantarsi di fare tanto danno al suo più grande nemico quanto tu fai alle anime nelle quali ti nascondi e a Colui che ancora chiami tuo Amico! e… tuo Padre! e… tuo Dio!

Sono veramente parole vere, vere! 

Quello che abbiamo letto ieri, del disamore che è così simile all’odio, dell’abbandono interiore, di quanto fa male al cuore di Gesù, dell’essere carnefici del Padre, addormentatori dei fratelli, di uccidere Gesù, attraverso l’isolamento dei cuori, la fame insoddisfatta, l’inazione, l’incomunicazione, l’allontanamento dalle anime, eccetera. 

E quindi, san Manuel dice: se per Lui sei questo, cosa sarai per le anime? 

Ieri abbiamo visto cosa siamo per Gesù, quando viviamo l’abbandono interiore, adesso lui ci fa vedere cosa siamo per le anime.

Guardate, io non so che cosa ci sia da commentare, qua. Ogni parola è fondamentale, ogni parola è vita e verità. È vero che, quando noi viviamo l’abbandono interiore verso il Tabernacolo, noi diventiamo questa goccia che rammollisce, decompone, scioglie e rovina. È vero che noi diventiamo roditori occulti delle fondamenta dei fedeli, della loro fede. Noi diventiamo tignola che consuma, microbo che infesta, ruggine che corrode.

Sapete cosa mi hanno detto? Mi è venuto in mente adesso, pensando alla tignola. Mi è stato riferito un fatto incredibile da dirsi, ma vero, non ho motivo di pensare che chi mi ha riferito questa cosa abbia mentito.

Sapete quei gruppi di preghiera, quei gruppi di WhatsApp, non so come altro definirli, dove si girano, meditazioni, preghiere? Ecco, un membro di uno di questi gruppi che raccoglie persone particolarmente attente all’Eucarestia, non vi dirò assolutamente di dove (potrebbe essere in Italia, all’estero, in qualsiasi parte del mondo), mi ha riferito che il sacerdote che ne è un po’ responsabile, ha detto di non far girare queste meditazioni su san Manuel. 

Che uno dice: “Vabbè, il commento di padre Giorgio… poverino, vabbè, lascia il tempo che trova”. Ed è vero, io semplicemente cerco di dare una spiegazione, quella che poi sono capace, quella che riesco. Non è esauriente, non è la migliore, non è la più santa e la più giusta, la più vera, assolutamente! È quello che io riesco a fare; sicuramente molti altri sanno fare cento volte meglio. Questo sono il primo a riconoscerlo. Spero di non dire sciocchezze, spero di non offendere il Signore, spero di non mancare verso la dottrina e l’insegnamento della Chiesa e dei santi, però, salvo questo, poi quello che dico, diciamo che sta sotto un motto: “chi si accontenta, gode”, ecco.

Allora questa persona ha cercato di mandare non quello che dico io ma qualche trafiletto di quello che scrive san Manuel — che è santo! Capite? Lui è santo: santo vescovo, riconosciuto dalla Chiesa — Allora questa persona è stata raggiunta da un altro, il quale le ha detto: “No, non mandare neanche questo, perché crea scompiglio, crea tensioni. Perché poi c’è qualcuno che ci rimane male, che la prende come un’accusa”.

Ma scusate un attimo: adesso, leggendo questo paragrafo di oggi, chissà…(fortunatamente non lo manderà più, per l’amor del cielo) ma chissà se dovessero leggere un paragrafo del genere… Io, quando leggo queste parole, io trovo il mio posto nella goccia che rammollisce e decompone, scioglie e rovina; il mio posto lo trovo nel roditore occulto delle loro fondamenta; il mio posto lo trovo nella tignola che consuma, il microbo che infesta, la ruggine che corrode; io qui trovo il mio posto! Nella pigrizia attiva solo per infettare, io lo trovo qua, il mio posto. Nella cortezza di veduta, nella nebbia che non allarma, nell’erbaccia che soffoca e inaridisce la vita della fede, il succo dolce della fiducia, la linfa della carità, la gioia e l’aroma della fecondità. Io il mio posto lo trovo nel non essere la parola non voglio, ma non posso, che equivale a quell’altra parola non faccio; io lo trovo qua, il mio posto.

Ma sapete che però questa diagnosi che fa san Manuel della mia vita sacerdotale, a me non inquieta, non mi angoscia, non mi crea tensioni. Io le leggo, queste parole, e dico: “Sono vere, è la verità! È la verità!”.

Ma da quando la verità angoscia? Da quando la verità inquieta? Da quando la verità crea tensione? La verità è vera! Posso forse io dire che quello che scrive san Manuel è falso? No; io non lo posso dire; è vero! Prego Dio di non essere sempre così! Ci dovrò meditare su! Certo, non sono chiamato adesso a fare la confessione dei miei peccati, però prego Dio che non sia sempre così. Ma posso io dire che non è mai stato così? O che non è mai così? No, non posso. Quello che lui dice, è vero.

E allora io, ascoltando queste parole, sapete cosa provo? Una grande gratitudine, innanzitutto a Dio, che ha seminato nel cuore di questo santo vescovo questa esperienza di fede eucaristica bellissima, di vita interiore eucaristica bellissima. Poi, una grande gratitudine verso colui — una persona precisa in particolare — che mi ha fatto conoscere questo santo. Sarò per sempre debitore a questa persona, e questa persona sa che sto parlando di lei. Questa persona, questa volta è un giovane — l’altro giorno vi ho parlato di un anziano, adesso vi parlo di un giovane — che mi ha fatto conoscere questo santo che io non conoscevo. Me l’ha fatto conoscere poco tempo fa, ed è stato lui a farmene innamorare, a dire: “Leggilo, studialo, guardalo, approfondiscilo. Devi assolutamente guardarlo, devi assolutamente leggerlo”. Allora io mi son messo sotto, ho cominciato mentre stavo facendo Santa Teresa. E sono terribilmente grato a san Manuel che ha scritto queste cose, che ha vissuto questa vita. Io provo una grande gratitudine, una gratitudine immensa. 

Ho un male dentro di me? Io ringrazio Dio che me lo fa vedere, perché scoprire il proprio male vuol dire, se vuoi, poterlo curare. Vai dal dottore e ti dice: “Lei, padre, ha questo male, curiamolo! Dovrà soffrire, però si può curare”.

In questi giorni sono rimasto molto colpito, mi hanno mandato la fotografia di un sacerdote giovane, che è stato operato di tumore — un volto bellissimo, peraltro — che ha la corona del Rosario in mano. E si chiedono preghiere per questo sacerdote, non conosco il suo nome, quindi non ve lo posso dire, perché non lo so neanch’io, comunque ho fatto fare ricerche, adesso comunque mi arriverà, ma se anche fosse, se anche lo sapessi, io non lo direi lo stesso, per una questione di privacy. Mi ha colpito, perché riferiscono di questo sacerdote che lui dice così: “Offro al Signore questa piccola croce per la santificazione dei sacerdoti e per la Chiesa” — mi sembra, una cosa del genere. Ciò che mi ha colpito è quando ha detto “offro questa piccola croce”… ammalato di tumore, operato di tumore, giovanissimo.

Io guardo questi sacerdoti — questo, tra l’altro, ha anche un bel sorriso — guardo questi confratelli, questo sacerdote, questo santo vescovo e dico: Giorgio, devi dire grazie; tu non sei lì, però ci puoi arrivare. Tu non hai quella fede, però la puoi chiedere. Però vedi che qualcuno ce l’ha e, quindi, anche tu ti puoi mettere in cammino come loro. Tu non hai, Giorgio, quella santità, però vedi che è possibile? La puoi sperare, la puoi supplicare, ti puoi impegnare; tu non sai sopportare la sofferenza come questo sacerdote sopporta il cancro, però la puoi chiedere, la puoi imparare. Ti ci vorrà una vita? Va bene. Ma perché mai dovrei toglierli dalla mia vista? Perché mai dovrei dire: non li voglio né vedere, né sentire, né ascoltare, perché mi mostrano quello che io dovrei essere e non sono? Perché mi mostrano il lato oscuro della mia persona, perché mi mostrano il mio peccato; perché dovrei dire non li voglio vedere e non li voglio sentire? È come uno che è malato e dice: “Non voglio sentirmi dire il mio male”; no, ma scusa, se ce l’hai, cosa cambia? Meglio! Ti vengono a dire: questi sono i sintomi e questa è la malattia; curiamola! La cosa terribile è star male e non sapere perché. Questo è terribile, a me sembra, questo è il limbo; che uno dice: “E io come ne esco? Se non so che cosa ho, come faccio a curarmi? Come faccio a guarire? Come faccio a far sparire questo dolore?” Almeno tu sai che cos’hai e dico, va bene, non tutto è curabile, vero — io spero e auguro a questo sacerdote di guarire dal cancro e che questa operazione sia andata nel migliore dei modi — non sempre si guarisce, però almeno sai che cos’hai, sai perché stai soffrendo.

E io dovrei allontanare queste figure dalla mia esistenza? Ma io non ci penso neanche! Io chiedo a Dio di riempire la mia vita di santi, di martiri, di meravigliosi sacerdoti e confratelli ancora viventi, che ti insegnano con la loro fede, la loro costanza, il loro martirio, la loro testimonianza, la loro bellezza, cosa vuol dire essere cristiano, essere sacerdote, essere innamorato di Gesù, tenere quella bellissima corona del Rosario in mano mentre eri nel letto di ospedale col camice dell’operazione.

Ecco, io vorrei avere una voce, accanto a me, che mi leggesse in continuazione questo paragrafo, fino a quando tutta la mia vita non è completamente cambiata. “Abbandono del cuore di Gesù, tu non sei l’odio, ma l’odio più accanito”.

l’odio più accanito non potrebbe mai vantarsi di fare tanto danno al suo più grande nemico quanto tu fai alle anime nelle quali ti nascondi e a Colui che ancora chiami tuo Amico! e.… tuo Padre! e.… tuo Dio!

È vero! È vero! È vero… Che cosa spero? Beh, la mia speranza — visto che ho fatto la mia confessione pubblica, la finiamo, concludiamo questa confessione pubblica dei miei peccati, già l’ho fatta da piccolino, la faccio anche da adulto — la mia speranza è un po’ sempre quella; che, quando morirò, possa incontrare Gesù, anche solo per qualche secondo, e che mi dica — mi faccia capire, basterebbe un sorriso che sarebbe tutto — “Mi hai amato”; tre parole. Mi basterebbe vedere Gesù, vedere la Vergine Maria, che riconoscono che la vita è stata spesa per amarli… “Mi hai amato”. Guardate, poi il resto non mi interessa perché, se dovessero dirmi: “No, non mi hai amato, non mi hai tenuto compagnia, mi hai abbandonato”, non c’è bisogno che dicano: “Vai all’inferno”, ma non avrei neanche il coraggio di dire una parola e avvicinarmi. Cioè, il fallimento totale di una vita! Lì veramente non avrebbe più nessun senso, perché, se quando si mette il punto, si tira la riga, siamo sottozero… no!

Ecco perché dico: queste pagine durissime — poiché sono verissime — dovrebbero essere ascoltate da tutti; toglietegli pure la mia meditazione, regalate il libro, ma queste parole dovrebbero essere lette da tutti: sacerdoti, laici, tutti. Sono troppo importanti, troppo vere, secondo me possono fare la differenza, possono cambiare una vita. Quando io leggo nelle vostre e-mail, nei vostri messaggi o nelle telefonate, oppure quando vi incontro, che mi raccontate, come a Rosa Mistica, e sento che dite: “Padre Giorgio, ascoltando questi santi di cui lei ci parla, la mia vita è cambiata”; ma guardate, ma io sono felicissimo, per me è già il Paradiso. Perché dico: beh, se tutto questo è servito, anche solo per una persona, a fargli amare di più Gesù, a farlo o farla avvicinare di più a Gesù, a farle cambiare vita, ad aiutarla a capire che Gesù è il tutto, beh…veramente… questo è il senso di un’esistenza!

Allora vi dico: non spaventatevi mai quando sentite i santi o la parola di Dio, o non so chi, dirvi la verità; “Conoscerete la verità, la verità vi farà liberi”. Quando sentite qualcuno che vi dice la vostra verità, non abbiate paura, non dite: “Gesù tu sei un demonio”; come hanno fatto nel Vangelo; non dite: “Gesù, tu sei un demonio, perché dici la verità”; ma dite: “Grazie Gesù che ci dici la verità! Grazie che mi fai vedere il mio male, e così mi indichi anche la via per guarire!”

Vedete, san Manuel ci fa vedere il nostro male, mi fa vedere il mio male, ma anche la via per guarire. Sono ancora vivo, posso ancora convertirmi; almeno col desiderio, con la volontà, dire:

“Gesù, io voglio amarti, voglio amarti con tutto me stesso. Non ci riuscirò, mi spiace, però mi metto d’impegno, voglio dare il massimo per amarti, sopra tutto e sopra tutti”.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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