Scroll Top

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 57

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione sul testo “La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia” di S. Pietro Giuliano Eymard di giovedì 28 luglio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 13, 47-53)

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Terminate queste parabole, Gesù partì di là.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 57

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 28 luglio 2022.

Proseguiamo la nostra meditazione sul libro: “LA PERFEZIONE RELIGIOSA ALLA LUCE DELL’EUCARISTIA”, di San Pietro Giuliano Eymard.

“Un altro carattere della carità di Nostro Signore è l’umiltà. Nostro Signore si comportò come servo de’ suoi Apostoli. Non mettetevi mai al disopra degli altri: non tenetevi mai da più di essi per la vostra scienza o virtù.

Nostro Signore trattava i suoi Apostoli con rispetto; perché la carità deve essere rispettosa: la famigliarità è orgoglio e disprezzo. Nostro Signore rimproverava i suoi Apostoli quando ve ne era bisogno, e dava loro gli avvisi atti a correggerli; ma nel rimproverarli, non li umiliava. Loro insegnava a rispettarsi vicendevolmente; e loro dice sovente che li ama, affinché vedano gli uni negli altri gli oggetti del suo amore, i suoi amici privilegiati. Ve lo ripeto, la carità che non onora gli altri è orgoglio; si fa un trono dell’altrui abbassamento.

Forse il vostro fratello ha meno qualità di voi, meno scienza e virtù; in questo vi deve rispetto. Ma vorreste per ciò un posto più alto, e trattarlo con alterigia? Questo è naturale e mondano: se volete far valere le vostre persone, servitevi pure della vostra superiorità; ma allora non siete più guidati dall’amore, sebbene dal punto di onore del mondo: ora qui non si tratta di siffatte cose”.

Ci fermiamo e vediamo di fare qualche approfondimento.

Dunque, San Pietro Giuliano Eymard ci ricorda che non dobbiamo mai metterci al di sopra degli altri, per nessuna ragione, e non ci dovremmo mai mettere al di sopra degli altri, perché non ci dovremmo mai sentire superiori agli altri.

È facile invece che noi guardiamo le persone e facciamo i nostri giudizi, la maggior parte delle volte sbagliati, e poi guardiamo noi e ci diciamo che siamo migliori, che siamo più bravi, che siamo…

E poi, il rispetto, ritorna questo tema del rispetto.

Quanto è importante rispettarsi!

La carità deve essere rispettosa, la carità non può mai essere ingiuriosa, la carità non può mai mancare di rispetto verso nessuno, perché la familiarità è sempre sintomo di orgoglio e di disprezzo.

Questa familiarità è proprio quella di cui vi parlavo; non è come la intendiamo noi, quel bel sentimento di affetto, di amicizia, di confidenza, ma è proprio quella confidenza sbagliata, diciamo così, quella che toglie ogni rispetto.

Poi, ci ricorda che, quando rimproveriamo, non ci deve essere mai l’umiliare gli altri; rimproverare, se serve, va fatto, ma, anche qui, sempre con un grande rispetto.

E poi, è bella questa cosa che dice del ripetere sovente che li amava: lui dice che Gesù diceva spesso che li amava, ai suoi.

Forse anche noi dovremmo imparare a dirci, con una certa frequenza, l’amore che viviamo, che proviamo, che sentiamo; l’amore vero, non quello fittizio che abbiamo visto nei giorni scorsi.

L’uno verso l’altro, cioè è importante dirci il bene che ci vogliamo… serve.

Onorare gli altri vuol proprio dire vivere questa realtà dell’umiltà, vuol dire non usare gli altri come sgabelli dei nostri piedi.

Com’è brutto, proprio brutto, fastidioso, vedere situazioni dove si trattano gli altri con alterigia, dove uno si sente superiore per delle virtù, delle doti, delle qualità.

Proseguiamo con San Pietro Giuliano Eymard:

“Devesi, è vero, per l’ordine, osservare la legge della precedenza…”

Un tempo questa legge della precedenza era molto forte.

“… ma questo si fa non per le persone, sebbene per la dignità e il mantenimento dell’ordine. È una imitazione della gerarchia stabilita da Dio in Cielo e nella Chiesa. Ma fuori di quell’ordine, ve ne prego, non abbiate di quelle suscettibilità che sentono l’ambizione e la vanità del mondo. L’onore sia reso da ciascuno con gioia, e non sia cercato da nessuno”.

Capite? Si deve questo onore, è giusto, ma non lo devo cercare.

Nella vita laica, questo tema della precedenza potrebbe essere tradotto, per esempio, nel far passare prima una signora, nell’alzarsi e lasciare il posto a sedere ad una persona anziana, può essere tradotto così.

E questo si fa, lui dice, non tanto per le persone quanto per la dignità, si fa per il mantenimento dell’ordine, ma fuori da questo ordine evitiamo qualsiasi ambizione.

“Onorate il minimo dei vostri fratelli di un amore semplice e cordiale che non si misuri né alle sue qualità né alla vostra simpatia naturale: ciò sa dell’umano.

In esso voi dovete onorare la grazia che Gesù Cristo ha messo nella sua anima; la vocazione al servizio dello stesso Re; Gesù Cristo medesimo che in lui abita e viene nella comunione: Gesù Cristo onora il vostro fratello, onoratelo voi pure. Egli serve il Padrone come voi; e se dimostra virtù, voi dovete credere che la possiede veramente: la coscienza ve ne fa un obbligo di giustizia.

Forse quest’umile fratello, questo ignorante sarà più in alto che voi nella gloria celeste; onorate in lui il futuro principe della gloria di Dio; e quand’anche egli non fosse che il reliquiario di Gesù Cristo, che è venuto nel suo cuore, non basterebbe questo per circondarlo di stima e di rispetto?

La carità deve inoltre — ecco un altro aspetto — essere generosa, devota. Onorare non basta, bisogna ancora portare soccorso, dedicarvi al bene dell’anima del vostro fratello, pregare spesso perché divenga più santo, giunga alla perfezione. Quando Iddio ci fa vedere in esso un difetto, vuole che noi lo correggiamo almeno per mezzo della preghiera; e noi manchiamo alla carità se non lo facciamo secondo il nostro potere”.

Ecco, quindi vedete che onorare non è sufficiente, bisogna anche soccorrere.

In che modo? Innanzitutto, dedicandoci al bene dell’anima della persona che abbiamo accanto, cioè pregare spesso perché diventi santa.

Quando vediamo un difetto in qualcuno, la prima e bella cosa da fare, non è saltargli addosso, ma è pregare per questa persona; questo è importantissimo.

“Quanto alle opere esterne di carità, il regolamento ve ne indica i doveri: se dovete assistere infermi, aiutare, istruire, fatelo di gran cuore; se siete dato come aiutante ad un vostro fratello nel suo impiego, voi divenite suo inferiore e gli dovete sottomissione in tutto ciò che riguarda l’impiego stesso.

Quanto alle persone estranee, bisogna aiutarle, ma con la preghiera. Bisogna avere un cuore universale, amare le anime e lavorare per la loro salvezza; ma soprattutto con l’apostolato della preghiera e della mortificazione, più fruttuoso che quello della parola: è l’inizio del martirio e la carità perfetta. Si vedono persone entrare in religione affine di essere vittime per le anime; esse convertono con la loro immolazione più che tutti i predicatori; sono mediatrici di salute”.

Quindi, vedete, la prima cosa è sempre la preghiera, è sempre la salvezza dell’anima della persona. La prima cosa da fare per questa salvezza, appunto, è l’apostolato della preghiera e della mortificazione d’amore, ed è l’inizio del martirio e della carità perfetta.

“Praticate dunque la carità, sempre e in tutto: le occasioni sono innumerevoli; se non si presentano, cercatele. Quando avete dinanzi due opere libere, una per voi, l’altra di carità, fate questa: ha merito doppio.

Ma, sopra tutto, ripeto, la vostra carità sia umile; la carità orgogliosa è egoismo o carità forzata.

Fate dunque questo esame: Sono io caritatevole soprannaturalmente? Onoro i miei fratelli con la mia carità? Mi applico di cuore al loro bene?

Quanti peccati si commettono contro la carità! Nei pensieri, coi giudizi temerari! Ricordatevi che, dopo i pensieri contro la castità, quel che dà più pena a chi sta per morire è il ricordo dei pensieri contro la carità. — Chi vi ha stabilito giudice dei vostri fratelli? — Questa inquietudine al punto della morte, secondo S. Vincenzo Ferreri, è la pena che fin da questo mondo colpisce sempre questa sorta di peccati. — Il primo affacciarsi di un giudizio temerario è niente; ma l’arrestarvisi, il consentirvi fa che tu sia nel cuore omicida del tuo fratello.

Poi sono peccati di parole. Di quante colpe debbono su questo punto rimproverarsi le anime pie, e i religiosi!

Infine sono i peccati di azione e di omissione contro la carità: esaminiamoci bene e prendiamo i mezzi per correggerci.

Chi non pecca contro il prossimo quasi non pecca neppur contro Dio: perché l’amore è uno, sebbene abbia un doppio oggetto e come due canali”.

Quindi, come vedete, è importante chiederci che tipo di carità facciamo, che tipo di carità viviamo, e non scordiamoci che, dopo i pensieri contro la castità, quel che più dà pena a chi sta per morire sono i ricordi, i pensieri contro la carità, ed è la pena che colpisce fin da questo mondo per questi peccati.

Dobbiamo stare lontani dai giudizi temerari, perché sono quelli che appunto distruggono, che uccidono il fratello.

Bene. Abbiamo motivo oggi di riflettere attentamente su questo tema importantissimo della carità fraterna.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

Post Correlati