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La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 61

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione sul testo “La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia” di S. Pietro Giuliano Eymard di lunedì 1° agosto 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 14, 13-21)

In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.
Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: “Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare”. Ma Gesù disse loro: “Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare”. Gli risposero: “Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!”. Ed egli disse: “Portatemeli qui”.
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 61

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 1° agosto 2022.

Festeggiamo quest’oggi Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, Vescovo e Dottore della Chiesa.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo XIV di San Matteo, versetti 13-21.

Ecco, quest’oggi è una data importante, come tante altre date sono importanti, perché festeggiamo non solo Alfonso Maria de’ Liguori, ma oggi c’è anche il grandissimo Perdono d’Assisi. E allora volevo dire due parole, così che tutti sappiate bene come si riceve il Perdono d’Assisi.

Innanzitutto, vi è la possibilità di acquistare l’Indulgenza plenaria, legata al Perdono d’Assisi, dal mezzogiorno del 1 di agosto, alla mezzanotte del 2 di agosto, e la si può ricevere una sola volta.

Le condizioni per ricevere l’Indulgenza plenaria, legata al Perdono d’Assisi, sono:

  • visita devota di una chiesa francescana o una basilica minore o una chiesa cattedrale o una chiesa parrocchiale, recitando in esse un Padre Nostro e un Credo;
  • Confessione sacramentale negli otto giorni, prima o dopo, purché si sia in grazia di Dio il giorno in cui si compie la visita, e poi si farà la Comunione;
  • Comunione eucaristica negli otto giorni, prima o dopo, anche se è preferibile farLa il giorno stesso, cioè tra il mezzogiorno del 1 e la mezzanotte del 2 agosto;
  • preghiera, secondo le intenzioni del Sommo Pontefice, negli otto giorni, prima o dopo, anche se è preferibile farla nel tempo dedicato al Perdono d’Assisi, come abbiamo già detto.
    Si adempie pienamente la condizione della preghiera, secondo l’intenzione del Sommo Pontefice, recitando un Padre Nostro e un’Ave Maria; è lasciata tuttavia libertà ai singoli fedeli di recitare qualsiasi altra preghiera secondo la pietà e la devozione e di ciascuno.
  • Si richiede inoltre che sia escluso qualsiasi affetto al peccato, anche veniale.

L’Indulgenza plenaria che si riceve per il Perdono di Assisi può essere applicata ai defunti a modo di suffragio.

Credo di avervi detto tutto; nel caso, riascoltate quello che vi ho detto o rileggetelo così avete davanti agli occhi per bene tutte le condizioni per poter ricevere, dal mezzogiorno di oggi fino alla mezzanotte di domani, questa bellissima indulgenza.

Allora, andiamo avanti, come promesso, con il nostro testo di San Pietro Giuliano Eymard: “LA PERFEZIONE RELIGIOSA ALLA LUCE DELL’EUCARISTIA”.

Come vi ho detto ieri, oggi iniziamo una meditazione particolarmente importante, che, vi ripeto, non si sente e non si legge molto; anzi, è difficile trovare una riflessione su questa questione e forse anche noi, non solo non abbiamo mai veramente meditato questa questione, che è la serietà della vita, ma l’abbiamo forse spesse volte fraintesa.

Quindi, San Pietro Giuliano Eymard ci aiuterà a capire cosa vuol dire condurre una vita seria.

“I s t r u z i o n e .

Della serietà della vita.

Sarebbe a desiderare che questi esercizi avessero almeno per risultato quello che sto per proporvi, ed io li riterrei buoni: Miei fratelli, fatevi uomini seri!

Se avessi cominciato gli esercizi con questa verità, come sembra che avrei dovuto fare, avrei fallito al mio scopo: voi tutti vi sareste dati al raccoglimento, mentre non è di questo che io voglio parlare. Il raccoglimento non è che il fiore e il frutto: quel che io vorrei, è il carattere stesso fatto serio. Il raccoglimento è suscettivo di più o di meno, varia secondo i pensieri e gli stati dell’anima; quel che vi auguro è un fondo di carattere serio, sempre e in tutto”.

Mi fermo qui.

Vedete che iniziano già i fraintendimenti, perché lui giustamente dice: «Se io all’inizio vi avessi detto che bisognava farsi seri o bisognava diventare seri, voi cosa avreste capito? Avreste capito che bisognava dedicarsi al raccoglimento», ma non è del raccoglimento che lui vuole parlare, perché essere persone serie non è in prima battuta essere persone raccolte.

Il raccoglimento, come dice benissimo lui, è il fiore, è il frutto di un carattere serio, ma non è il carattere serio.

Una persona seria sarà una persona raccolta come conseguenza della sua serietà, anche perché lui giustamente dice che il raccoglimento varia, cioè, c’è il giorno in cui siamo più raccolti perché siamo tranquilli, perché i nostri pensieri sono pacati, perché non siamo agitati, e c’è il giorno in cui siamo un po’ meno raccolti perché magari qualcosa ci preoccupa, siamo spaventati, stiamo male, e quindi non siamo molto raccolti.

La serietà di carattere, però, non può variare, perché voi sapete che il carattere è qualcosa che è difficilissimo da cambiare, sia nel bene sia nel male. Il carattere è proprio un marchio, e un marchio non si toglie più, non si cambia più; non è il tatuaggio, è proprio il marchio. Il marchio è proprio quello che si fa a ferro e fuoco, e, una volta che si è marchiati, si è marchiati. Il tatuaggio, in un modo o nell’altro, puoi anche cercare di cancellarlo; il marchio non si può, perché il marchio ristruttura proprio la carne, infatti è fatto col fuoco.

Quindi, San Pietro Giuliano Eymard dice: «Quello che voglio è che abbiate un carattere serio (lui sta proprio parlando della radice, della nostra radice), in tutto e sempre».

Non è il carattere serio, per cui sono serio in chiesa, sono serio mentre prego, sono serio sul lavoro, mentre studio… no, no. Lui dice che devi avere un carattere serio anche quando giochi, quando passeggi, quando nuoti, quando scii, quando vai al mare, quando vai in montagna, sempre.

Adesso siamo in vacanza? Bene. Bisogna vivere le nostre vacanze in modo serio; sempre, tutto, anche quando mangi il tuo gelato preferito, la tua Saint-Honoré o anche quando, in questo tempo estivo di vacanza, siamo magari più portati a fare una bella grigliata tra amici, tra parenti, tra cugini, zii, nonni e non so chi altri.

Anche quando stai cuocendo le salamelle con le costine, e intanto senti i tamburelli un po’ più lontano che suonano, anche quando fai tutto questo, lo devi fare in modo serio. Capite che è un qualcosa di veramente profondo eh… di questo lui sta parlando!

In tutto… in tutto!

Non è (ripeto) solo una cosa, perché spesse volte si vede che uno è serio quando è in chiesa, come giustamente deve essere, poi quando esce eeeh… uno si trasforma.

No, da questo punto di vista non ci deve essere trasformazione.

Attenzione adesso a cosa scrive:

“Chi non è serio di carattere e in fondo all’animo, non è capace di cosa alcuna: è quel che si chiama un uomo, uno spirito leggero”.

Quindi, se non sei serio di carattere, se nel fondo della tua anima tu non sei serio, tu non sei in grado di fare niente, perché sei uno spirito leggero.

Vediamo le caratteristiche di questo spirito leggero, vediamo come rapportarsi con gli spiriti leggeri.

Lui scrive:

“Non fidatevi delle sue parole: …”

E se noi abbiamo uno spirito leggero, non siamo affidabili.

“… egli non pensa quel che dice; parla come vien viene: è una serie d’incoerenze che accusano mancanza di giudizio. Nel mondo si chiama sciocco l’uomo di tal carattere, che parla a tutti di tutto, a torto e a traverso.

Chi non riflette non può avere un giudizio retto, perché il giudizio è il risultato delle idee paragonate tra loro, e l’uomo leggero non si dà questa pena.

Egli ha forse memoria e immaginazione: agisce per impressione; per fare una cosa ne incomincia dieci; promette e non mantiene.

In lui domina il cuore: prendetelo al passaggio: perché, svanito il sentimento e lo slancio, non resta più nulla”.

Mi fermo, perché poi va avanti ancora, ma diventa troppo adesso.

Allora, vediamo questo spirito leggero.

Innanzitutto, è inaffidabile, perché?

Perché parla senza pensare… parla, parla, parla, parla, ma non pensa, non c’è collegamento tra la mente e la bocca; parla, così come viene.

E mentre parla è incoerente: dice una cosa, poi dice il suo contrario, poi inizia un discorso, poi non lo finisce, poi non si capisce niente di quello che dice; ad un certo punto si perde il soggetto, non si sa più dove è finito, lo si cerca sotto al letto, perché uno dice: «Dov’è il soggetto? Di cosa stiamo parlando?»

È una persona che non ha giudizio.

Attenti a quello che scrive San Pietro Giuliano Eymard: “… parla a tutti di tutto, a torto e a traverso”.

Quando io non so distinguere ciò che posso dire a Tizio, da ciò che non posso dirgli, e dico a tutti, tutto, allo stesso modo, cioè, proprio sono così, una porta aperta, o meglio, una camera senza porta, allora, sono un uomo dallo spirito leggero.

Parla a tutti di tutto”.

Non si può parlare di tutto, con tutti; non è possibile, e non è giusto.

Con Tizio potrai dire il dieci per cento e potrai parlare solo di foglie, ciliegie e fragole, con Caio potrai dire il venti percento e potrai parlare di foglie, ciliegie, fragole, e lamponi e more, e avanti…

Con una persona di vent’anni non puoi dire le stesse cose che puoi dire a una persona di cinquanta, non si può dire tutto a tutti. Non potrò parlare con mia moglie esattamente come parlo con il mio Confessore, e viceversa.

Una persona seria sa distinguere, sa quando parlare e sa quando tacere, e quando parla sa che cosa può dire e che cosa non deve dire.

Lo spirito leggero è uno spirito che “non riflette”, non sa riflettere, non sa pensare, non sa stare fermo e meditare, non è capace… e quindi non sa avere un giudizio retto, non è capace di avere un giudizio retto.

Perché? Perché “il giudizio è il risultato delle idee paragonate tra loro”, ma l’uomo leggero non si dà pena di confrontare delle idee, non si dà pena di verificarle, non si dà pena di misurarle, no, le ha e le vive.

Oggi pensa in un modo, domani pensa in un altro; oggi è tutto pieno di amore per Gesù ed è capace di fare i digiuni più incredibili del mondo, domani dice: «Ma io non sono mica una suora! Ma io non sono mica un Prete! Io non ce la faccio, devo anche sfogarmi. Io ho diritto di amare e di essere amato, e quindi…»

L’uomo leggero “agisce per impressione”, cioè proprio per sentimento, ha bisogno di stimoli.

Mi ricordo un libro (che non ho mai letto, perché non mi è mai piaciuto il titolo), che trovai, quando, da novizio, sistemavo la biblioteca del convento in cui ero. Ero lì con un mio compagno, mentre registravamo i libri, e mi capitò tra le mani un libro antico intitolato: “Stimoli”. A me, boh, il titolo non è piaciuto, perché tra me e me mi sono detto: «Sì, ma io non ho bisogno di stimoli».

Poi, capisco il senso del titolo, per l’amor del Cielo avrà avuto sicuramente il suo senso, ma nella mente di me, giovane giovane (avevo venti e rotti anni, ventidue, ventitré anni), quel titolo, “Stimoli”, non diceva niente, perché noi non dobbiamo agire per impressione, per stimolo.

 Invece, ci sono persone che hanno bisogno di essere stimolate, perché se no diventano apatiche, non reagiscono, hanno bisogno costantemente di avere quel qualcosa o quel qualcuno che mette legna sul fuoco, che gli scalda il cuore, che gli fa venire voglia, perché se no si spengono. Appunto: non sono serie!

Per fare una cosa ne comincia dieci”.

Sì, guardate, sembra veramente uno scritto psicologico, di uno psicologo, questo qui.

Questo è verissimo… cominciano dieci cose e non ne portano a casa nessuna, che è diverso da San Carlo Borromeo, che ne faceva dieci in un minuto e le faceva tutte, no?

Questa è un’altra cosa.

Questi ne incominciano dieci e ne finiscono una, ne cominciano dieci per non finirne nessuna. Capite? Cominciano questo, quello e quell’altro, come quando parlano: iniziano un discorso, poi lo interrompono e ne cominciano un altro, poi lo interrompono e ne cominciano un altro. E uno dice: «Ma scusa un momento, finiamone uno, e poi ne incominciamo un altro».

Cominciano a studiare, poi si fermano, poi fanno un’altra cosa, poi guardano un’altra cosa, poi ritornano di lì, poi controllano il cellulare, poi scrivono una cosa, poi si alzano a prendere l’acqua poi… alla fine di un’ora, non hanno combinato niente.

E poi, la cosa più terribile, “promette e non mantiene”, questa è veramente la cosa più terribile degli spiriti leggeri.

Promette e non mantiene… Guai a promettere e a non mantenere… Guai!

In lui domina il cuore: prendetelo al passaggio: perché, svanito il sentimento e lo slancio, non resta più nulla”.

Sì, è tutto un sentimento, è tutto un sentire, è tutta un’effervescenza, e quindi lui dice: «Sì, prendilo quando c’è, perché poi, quando non c’è più tutto questo fuoco di paglia, basta, finita… finito l’amore».

E San Pietro Giuliano Eymard adesso prosegue:

“[…] Non provatevi a dargli una educazione, perdete il vostro tempo. Occupatelo esteriormente, perché giammai si applicherà a studi seri.

Che disgrazia è nel mondo quando coteste persone leggere posseggono una fortuna! La leggerezza di spirito è quella che domina il mondo e lo annega nello scandalo”.

San Pietro Giuliano Eymard dice: «È inutile voler educare uno spirito leggero, non si porta a casa niente, butti via il tuo tempo».

Uno dice: «E allora, cosa facciamo?»

Occupalo esteriormente, fagli fare cose, ma non riuscirai mai a educarlo. Perché? Perché manca il motore, è una bella macchina senza motore, cioè gli manca la capacità dell’autoriflessione, dell’introspezione, dell’autocoscienza, non sa riflettere; non sa riflettere su se stesso, sul mondo, sugli altri, su Dio, sulla Scrittura, non è capace.

Non è capace di porsi le domande giuste, non è capace di arrivare a risposte vere, ma non gli interessa neanche, perché, per lui, cosa conta?

Mangiare, bere, dormire e divertirsi.

E poi, quando il cuore batte, batte; va bene, tanto quanto il cuore gli batte… ma così non si va da nessuna parte!

Infatti, non troverete mai uno spirito leggero fermo con un libro di meditazione in mano, a meditare, non lo vedete, non lo trovate, è impossibile.

Lo spirito leggero pensa a divertirsi, pensa a sfogarsi, pensa a vivere di cuore e batticuore.

Io amo il gelato, oramai lo sapete, conoscete tutti i miei gusti culinari; mi piace molto il gelato, insieme a tante altre cose, a dire la verità.

Come diceva mia nonna, a me piace tutto, non c’è una cosa che non mi piaccia, o meglio, sono pochissime le cose che non mi piacciono.

Una delle mie grandi passioni è il gelato, va bene.

Se c’è un gelato, che nella vita avrò mangiato due volte (poverino, non è che abbia niente di male, ma dopo capirete il perché), è il Cornetto, il classico Cornetto.

A me, che tanto amo il gelato, quando vedevo (soprattutto nei tempi passati) il Cornetto, venivano in mente gli amori estivi, quando da ragazzi ci si innamora per un’estate; mi veniva in mente il “cuore di panna”.

Chi è un po’ vecchiotto come me ha in mente le pubblicità di un tempo, ricorda il Cornetto di quella marca, che veniva pubblicizzato con il “cuore di panna”. Io mi ricordo che guardavo questa pubblicità, guardavo questo Cornetto e dicevo: «Ma io non voglio avere un cuore di panna!»

Sapete, il Cornetto si mangiava a luglio e agosto, con un caldo incredibile, e mentre lo mangiavi si scioglieva, e io dicevo: «Io non voglio avere un cuore che si scioglie così! E poi, cosa mi rimane in mano, dopo il mio amore di giugno, luglio e agosto? A settembre ricomincio la scuola, io sono qui e Tizia è di là, e basta, è finito tutto. Nooo, no, no, no. Il Cornetto mangiatelo tu! Quella roba lì proprio… no, no, no».

La leggerezza di spirito è quella che domina il mondo e lo annega nello scandalo”… terribile!

“… domina il mondo e lo annega nello scandalo”…

Mi è venuto in mente adesso, parlando della serietà, una cosa che non vi ho mai detto e che mi ha colpito tantissimo nella vita, quando l’ho saputa.

Venni a conoscenza di questo fatto: c’era una persona anziana, in apparenza molto povera; sembra un film, un libro, e invece è la realtà.

Quindi, c’era questa persona anziana, in apparenza molto povera, molto modesta, con una casa molto modesta, un po’ di campagna, bella, sempre aperta, una casa di una volta, dove tu sapevi che eri sempre ben accolto, dove potevi andare a qualsiasi ora, perché si apriva alla mattina alle 5 e si chiudeva alla sera alle 9, e poi magari non si chiudeva neanche mai.

Lì, in questa casa, abitava una signora anziana, vedova, che non aveva avuto figli; aveva solamente dei parenti, dei cugini, dei nipoti, ma non aveva figli.

Per un fatto (che adesso non posso dirvi, se no poi si può scoprire chi è la persona e, per riservatezza, non posso dire tutti i dettagli), per un evento, questa signora viene a conoscenza, a contatto (un po’ come quello che è accaduto a me con quella signora anziana, cieca, di cui vi ho raccontato, ecco, una cosa un po’ simile), con un ragazzo, un giovane, che peraltro io conosco e fu proprio lui a raccontarmi questa cosa.

Si creò tra loro un rapporto molto bello, un po’ come quello che vi ho raccontato io con quella signora cieca.

Questo ragazzo si affezionò tantissimo a questa signora, e anche lei a lui, fu proprio un’amicizia molto, molto bella: lei era un po’ sua nonna o la sua mamma, e lui il suo nipote o il figlio, cioè si era creato proprio questo rapporto di grande confidenza, di grande sostegno reciproco; lui le faceva la spesa, poi l’aiutava con la casa, l’andava a trovare praticamente tutti i giorni.

Sapete, era una di quelle persone anziane proprio belle, cariche di saggezza. Io nella mia vita ho avuto la grazia di conoscerne tante di persone anziane così, veramente tante; persone anziane belle, giovanissime nel cuore e nella mente.

Io ho avuto questa grazia. Queste persone mi hanno dato tantissimo, proprio tantissimo, una grazia enorme, persone veramente serie.

Ebbene, non crederete mai cosa è successo: senza dire niente a nessuno, senza far vedere nulla (infatti questo mio amico non sapeva assolutamente nulla, perché, come vi ripeto, quella signora era una persona molto modesta), questa donna, in realtà, aveva messo da parte una fortuna… una fortuna!

Un giorno, questa donna muore.

Non vi dico questo mio amico che disperazione, poverino, che sofferenza fortissima…

La cosa, che colpì più di tutto, fu che lui era l’unico che la piangeva, tutti gli altri erano lì a fare gli stoccafissi. Al funerale, alla preghiera, al Rosario che si recita insieme, era l’unico che si vedeva che era profondamente segnato, commosso e sofferente per questa perdita, cioè si vedeva che veramente voleva un bene dell’anima a questa signora, a questa nonna.

Che cosa succede?

Succede che, da lì a pochi giorni, questo mio amico viene contattato dal notaio, che lo chiama e gli dice: «Guardi, sono il notaio Tal dei Tali, per favore, il tal giorno lei si deve presentare nel mio studio, perché devo darle una comunicazione riservata».

Lui, poverino, immaginava tutto, tranne quello che poi sarebbe successo, quindi si è spaventato. Mi ricordo che mi disse: «Ma Giorgio, adesso cosa succederà? Mi darà una denuncia?»

Io dico: «Ma no! Il notaio non ti dà le denunce, cosa c’entra? Non è mica un carabiniere! Ti dovrà comunicare qualcosa, magari».

Anche io non immaginavo nulla, eravamo giovanissimi e non sapevo tutte le cose che so adesso, quindi ho detto: «Guarda, io non lo so, non ho mai sentito, non sono mai andato da un notaio, non so neanche cosa ti possa dire un notaio. Ma hai una casa?»

Mi ha risposto: «No, Giorgio, ma quale casa?», mi ricordo ancora come fosse adesso, vabbè…

Poi, lui si era spaventato tantissimo per questa storia del notaio, e quindi gli ho detto: «Guarda, ti accompagno. Non potrò entrare, presumo, ma almeno ti accompagno. Sto lì fuori e ti aspetto». E tra me e me dicevo: «Se, quando è finito tutto, questo qui è disperato, almeno non va a casa da solo».

E va bene, così siamo andati insieme.

Quando arriviamo, vediamo un gruppo di persone, c’erano più persone lì fuori, e lui mi dice: «Ma chi è questa gente qui?»

Io dico: «Io non lo so. Come faccio a saperlo?»

E lui: «Ma devono venire anche loro dal notaio?»

Io dico: «Boh… se siamo qui tutti allo stesso posto, allo stesso civico, mi viene da pensare di sì, però vedremo, non lo so».

Insomma, alla fine, entrano tutti insieme. Il notaio esce e li fa entrare.

Io, ovviamente, non potevo entrare e sono rimasto fuori.

Sono stati dentro un bel po’.

Quando escono, vedo: quegli altri, con un muso… lungo come non so dirvi che cosa, e lui, in un misto di stupore e stordimento, completamente stralunato. Io ho detto: «Mamma, chissà cosa sarà successo…»

Ebbene, mi dice: «Giorgio, guarda, andiamo a bere qualcosa».

Io ho risposto: «Ma sei impazzito?! Cosa stai dicendo?»

«No, no, andiamo a bere qualcosa! Ti devo offrire qualcosa da bere assolutamente. Andiamo a bere una birra».

«Vabbè, andiamo a bere una birra».

Allora siamo andati e mi dice: «Tu non sai cosa è successo. Ti ricordi la signora Tal dei Tali?»

Io dico: «Sì, sì, me la ricordo. Certo, le hanno fatto il funerale poco tempo fa».

Mi dice: «È per causa sua che sono stato chiamato dal notaio».

Gli dico: «In che senso?»

E lui: «Questa signora ha lasciato un testamento».

«Oh Cielo! E tu cosa c’entri con questo testamento, non sei mica suo figlio?»

Mi dice: «Tu non ci crederai, questa signora non era povera».

«Come non era povera?! Ma hai visto dove viveva e come viveva?»

«Ma no! Noi pensavamo che fosse povera, ma questa signora era ricchissima!»

«Ma stai scherzando?!»

«Ma no, Giorgio, non sto scherzando. Era ricchissima!»

«Oh mamma… e quindi?»

Mi dice: «Quindi, questa qui, praticamente ha lasciato tutto a me».

«Cosaaa?!»

Mi dice: «Sììì!»

Praticamente, questa si era messa d’accordo con il notaio, aveva fatto il testamento con il notaio, quindi assolutamente intangibile, intoccabile, e aveva lasciato ai suoi parenti, cugini, nipoti, a quei beccamorti che erano lì, delle quisquilie, proprio poca roba, tanto per far vedere che lasciava qualcosa, ma il cuore di tutto, il tesoretto (chiamiamolo così) l’aveva lasciato tutto a lui.

Vi immaginate… questi qui hanno fatto la guerra: «Ma no, non è possibile! Quella lì era matta».

Il notaio invece ha detto: «No, no, nessuno qui era matto. Io sono testimone, questo documento è assolutamente valido a livello civile, legale, e quant’altro; è stato fatto nel pieno possesso delle facoltà mentali della signora, io ne sono testimone e questo documento è valido, quindi adesso si farà così, così e così…»

Questi hanno beccato praticamente poco o niente. Nessuno era figlio, nessuno era marito, erano tutti parenti di grado diverso, e lei ha lasciato loro poco o niente.

Io ho detto: «Ma pensa te…»

Lui mi dice: «Ma sì, pensa, non possono neanche ringraziarla».

Ho detto: «Vedi? Ringraziala pregandola, ringraziala andando a trovarla al cimitero. Pensa che cosa bella che ha fatto… ti ha ricompensato di tutto quello che tu hai fatto per lei».

Pensate voi che storia…

Vedete?

Questo dice una serietà di vita incredibile, cioè questa donna non ha neanche ricevuto un “Grazie”.

Lui diceva: «Ma io adesso cosa faccio? Adesso come mi comporto? Non posso neanche andare là a dirle una parola».

Ho risposto: «No, vedi? Vedi che bella la carità? Questa è la carità purissima, perché tu non puoi neanche andare a dire “Grazie”».

Mi viene ancora adesso la pelle d’oca a pensarci!

Inutile dire che quella birra non l’abbiamo neanche finita, perché eravamo talmente sconvolti tutti e due, che siamo rimasti lì come due scemi a guardarci e a festeggiare questa cosa. Veramente, credo che quella signora non potesse dare i suoi beni ad una persona più degna e più seria di quel ragazzo.

Io mi ricordo che, quando ci siamo alzati e siamo usciti dal bar, l’ho abbracciato, poi l’ho stretto nelle spalle e gli ho detto: «Guarda, li meriti tutti, non poteva darli a una persona migliore di te. Veramente, sono proprio fiero di averti come amico. Lei ha fatto una cosa bellissima, e tu li meriti fino all’ultimo centesimo; sono sicuro che ne farai un ottimo uso e lei sarà felicissima di averti lasciato questo dono, perché io sono sicuro che lo ha fatto proprio come dono, lo ha fatto proprio come eredità, nel vero senso della parola».

Questa è la serietà, capite?

È quella serietà che non è stata dominata dal mondo, non si è annegata nelle sciocchezze, nelle banalità.

Se è una disgrazia che persone leggere posseggano una fortuna, scrive San Pietro Giuliano Eymard, è una grazia enorme che persone serie posseggano una fortuna, perché allora sapranno individuare chi, come e quando, beneficiare di questa grazia. Bellissimo…

Guardate, è una storia che non vi ho mai raccontato, che mi è venuta in mente adesso e che non è un film, non è un libro, ma è una storia vera, è una storia bella, e non poteva finire meglio di così.

Mi fermo qui, perché vi ho già detto tante cose oggi.

Cominciamo a chiedere al Signore questa grazia, di un’analisi profonda di noi stessi, per cominciare a discernere quanto spirito di leggerezza c’è in noi e quanto spirito di serietà c’è in noi.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

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