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Vegliate, perché non sapete…

Lampada

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di giovedì 26 agosto 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Vegliate, perché non sapete…

Eccoci giunti a giovedì 26 agosto 2021. Oggi facciamo memoria di suor Maria di Gesù Crocifisso una Santa Carmelitana, chiamata anche la Piccola Araba. Una vita straordinaria e bellissima che vi consiglio di leggere. Oggi facciamo memoria anche della Transverberazione del cuore di Santa Teresa d’Avila, un evento mistico molto bello, perché tutti dobbiamo, in un modo o nell’altro, lasciarci transverberare il cuore. 

Nel Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo XXIV di San Matteo, versetti 42-51, il Signore ci chiede di vegliare, cioè saper andare oltre il momento presente, che non vuol dire preoccuparsi del futuro, ma vuol dire sapere che questo momento presente è aperto, è sempre aperto sulla Vita Eterna.

Quindi è giusto vivere il momento presente con il massimo della nostra dedizione, del nostro impegno, della nostra responsabilità, ma sapendo che in qualunque momento può tornare il Signore o comunque può esserci chiesto conto della vita. Noi non sappiamo, nessuno di noi sa quando verrà Gesù, non lo sa nessuno, nessuno di noi sa quando moriremo, ma tutti sappiamo che ci dovremo presentare davanti a Dio, tutti sappiamo che un giorno il Signore tornerà, e la nostra vita la viviamo in questa ottica, perché ognuno di noi vive la sua vita dentro ad un’ottica, che sia in un modo o nell’altro, ognuno di noi ha un’ottica nella quale vive, come se noi piano piano ci costruissimo la nostra orbita.

“Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito?”

Come Sacerdote, non posso non pensare all’Eucarestia, alla predicazione, all’amministrazione dei Sacramenti, in particolar modo penso al Sacramento della Riconciliazione, alla confessione. 

Per un papà e una mamma penso al cibo della cura, del sacrificio, della dedizione dell’esserci, dello stare con i propria figli, con la propria moglie. 

È difficile dare il cibo, non è come ci vogliono far credere questione di monetine e di panini. Quello è il cibo che perisce. È importante, ma tutti sappiamo che non è il più importante. C’è quell’altro cibo, il cibo di cui la persona si nutre, il cibo della conoscenza di Dio, dell’esperienza di Dio, dello stare con Dio. Quanta fame oggi c’è di questo cibo! Quanta fame! Quanta gente affamata, denutrita, che sta morendo di fame perché non c’è chi dia loro questo cibo.

Alle volte per avere l’Eucarestia bisogna lottare, penare, soffrire e supplicare, e magari neanche si trova. Per sentire un’omelia che ci parli di Dio, quanta fatica! Perché uno dovrebbe parlare di Gesù, della Vita Eterna, dei Novissimi, delle cose del Cielo, di queste abbiamo bisogno. Che fatica! Trovare un Sacerdote che ci confessi, che fatica, che ci confessi e che non dica: “Ma si va tutto bene, non ti preoccupare!”

Se va tutto bene e non devo esagerare, che cosa mi confesso a fare? Se tanto Gesù ci ha perdonato tutto che cosa mi confesso a fare?

Come è difficile trovare questo cibo! Però, se hai bisogno di trovare un panino, quello lo trovi subito, come se lo stomaco valesse più dell’anima. Siamo passati da un estremo all’altro. 

Il Signore loda il servo che si preoccupa di dare questo cibo, il servo che non perde il tempo a mangiare e a bere con gli ubriaconi, che non perde il tempo a fare altro, a divertirsi, a dedicarsi al nulla, il servo che si dedica a se stesso, che pensa: “Ma sì va bene, il mio padrone tarderà, tanto il mio padrone è buono, perdonerà”

Nel Vangelo questo non viene mai detto, e anche qui si parla di punizione severa.

“Lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti”

Coloro che non sono fedeli. A chi? A cosa? Al loro mandato. 

L’ipocrita è un infedele e l’infedele è un ipocrita, perché sembra, dovrebbe essere quello che non è.

Noi dobbiamo dedicarci e preoccuparci solo di questo, tutto il resto che facciamo è importante, bello giusto, santo, però il Signore ci chiede di dare il cibo a tempo debito, e questo cibo va dato. Stiamo attenti a non farci ingannare, a non cedere alle pressioni, alle illusioni di questo tempo che vuole farci spostare l’attenzione sul vivere eternamente qui, ma noi qui non vivremo eternamente! Se non è per una ragione, sarà per un’altra, ma dobbiamo morire tutti, allora sarà importante vedere come moriremo, come verremo trovati. 

Pensate a un genitore, a un Sacerdote che non si preoccupa di dare il cibo, quel cibo di cui vi ho detto, ma si preoccupa lui di mangiare e di bere, di stare con chi eccede in tutto e sempre, si preoccupa lui di percuotere, di trattare male, di prendere in giro. Tante volte succede. 

Più di qualcuno mi dice: “In confessionale mi hanno chiesto se bevo il succo di more, e poi, siccome ho detto che non l’ho bevuto, che non lo bevo, allora mi trattano male mi hanno cacciato fuori, me ne hanno dette di tutti i colori.”

Ma scusate, ma cosa c’entra il succo di more con la confessione? Questa è una domanda assolutamente impertinente, che non compete al Sacerdote! Cosa interessa a lui se io bevo il succo di more piuttosto che la marmellata di ciliegie? Io bevo quello che voglio e non bevo quello che non voglio. Questo non c’entra con i peccati, con il Sacramento della Confessione, questo c’entra con il succo di more. Questo è un abuso, è un percuotere, un trattare male in funzione di una ideologia. Perché ormai è evidente, in modo chiaro, netto, inequivocabile, che ci troviamo di fronte ad una ideologia, oggi è evidente. Il succo di more è una scusa, ma è evidente che siamo di fronte ad una ideologia, tanti sono i segnali che lo fanno capire, troppi. Sembra che si sia un po’ perso il senso delle cose, forse perché è stato un po’ perso il senso di Dio.

C’è un testo di Mons. Fulton Sheen, “La pace dell’anima”, lui scrive:

“Perché le brave persone odiavano Cristo e continuano ad odiarlo?”

“Le brave persone”, che sono quelle che poi ti crucifiggono.

Risposta:

“Perché durante la sua vita Gesù aveva strappato la maschera di falsa bontà dal volto delle cosiddette brave persone mettendo in luce la perversità di uomini e donne che vivevano secondo gli usi convenzionali del suo tempo, giunse finalmente il momento in cui gli accusati non sopportarono più i suoi rimproveri”.

Le “brave persone” non sopportano il rimprovero, non vogliono essere rimproverate, punite, corrette, non vogliono che siano messe in luce le loro perversità, falsità, idolatrie. Le “brave persone” non sopportano il grillo parlante. 

“Gesù nostro Signore fu crocifisso dalle brave persone le quali ritenevano che la religione stesse bene al suo posto finché il suo posto non era tra di loro, e finché non esigeva che essi cambiassero il loro cuore”

Sono parole di fuoco!

La religione va bene, basta che stia al suo posto. Quale posto? Fuori dalla mia vita. Il posto che non mi costringe a cambiare. Noi infatti non cambiamo. La religione è come se fosse un vestito che si mette e si toglie, ma il Battesimo non è un vestito che si mette e si toglie, è per sempre, l’Ordinazione è per sempre, la Cresima è per sempre.

Come si fa a condurre una vita dove le scelte più importanti sono contro Dio? E pensare che posso dirmi cristiano senza cambiare il cuore. Questo è incredibile. 

“La croce del calvario si erge al punto di incrocio di tre prospere civiltà, romana, grata e giudaica. L’eloquente testimonianza della triste verità che gli arrivati, la classe dirigente, coloro che si fregiano delle etichette di brave persone, sono più di chiunque altro capaci di crocifiggere la Divina Verità e l’Eterno Amore. Il più grave errore delle brave persone di tutti i tempi consiste nel rifiutarsi di riconoscere il peccato ed è sempre un atteggiamento illogico. Anche nell’ordine naturale non si può contravvenire alle leggi senza conseguenze disastrose. 

La disobbedienza alle leggi naturali porta con se il castigo. L’astronomia ci rivela che ogni tanto una stella esce dalla sua orbita e per scontare la sua disobbedienza si brucia e si distrugge negli spazi siderali”

Mons. Fulton Sheen non a caso è stato gravemente perseguitato, andate a leggere la sua storia, andate su internet e vedrete che vita ha avuto quest’uomo. 

“Rifiutarsi di riconoscere il peccato”.

Capita di sentire qualcuno che dice: “No, il peccato non esiste, il peccato è diventato semplicemente un atto sociale” (cioè quello che io socialmente faccio o non faccio). Ma il peccato non è una questione primariamente di problema sociale! Il peccato è innanzitutto qualcosa che ho fatto, che ho detto, che ho pensato di contrario a Dio, alla sua legge, e alla sua Volontà, quindi, dopo, ha anche un risvolto sociale, comunitario, ecclesiale.

Negare il peccato è la cosa più illogica che ci sia, e si finisce poi negli spazi siderali, dove qualunque stella si spegne.

Chiediamo al Signore la grazia di non essere “brave persone” ma chiediamogli la grazia di saper essere vigilanti, prudenti, fidati, che come Mons. Fulton Sheen non perdono mai occasione di fare ciò che devono fare, di essere ciò che devono essere, costi quel che costi.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

VANGELO (Mt 24, 42-51)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.
Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni.
Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti».

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