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Il perché e il come – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.29

L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati - San Manuel Gonzales Garcia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Il perché e il come – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.29
Giovedì 18 aprile 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 6, 44-51)

In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 18 aprile 2024. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal sesto capitolo del Vangelo di san Giovanni, versetti 44-51.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di san Manuel González. Siamo arrivati a pagina 52.

Rileggiamo le ultime righe che abbiamo visto ieri.

Ho fortemente infisso in questa idea lo sguardo angosciato di Gesù solo in mezzo alle moltitudini cristiane! Vanno insinuandosi tanto e tanto profondamente nell’anima mia la persuasione e la compassione di questa solitudine! Ma, d’altra parte, ho potuto constatare che parlare di Tabernacoli abbandonati è un linguaggio tanto duro per molti orecchi cristiani che, prima di riconoscere la dolorosa, e pur vero, ma indiscutibile realtà, ce ne sono molti, molti tra costoro, che categoricamente la negano, timorosamente la limitano, travisando la spiegano o irosamente esigono che si smetta di parlare e di scrivere di questo argomento come di qualcosa che scandalizza.

E se ciò accade con fatti di un’attualità, di un rilievo e di una ripetizione tali che bastano gli occhi del viso per accorgersi di essi, cosa accadrebbe con fatti più sentiti che testimoniati, più intuiti che visti in piena luce, più trascurati di quanto non vengano attenzionati? 

Questo è il fatto dell’abbandono del Tabernacolo accompagnato: fatto tanto certo, e non raro, quanto meritevole di tutte le lacrime di riparazione degli occhi innamorati dell’Eucaristia e di tutti i cuori buoni…

San Manuel ci dice che parlare di Tabernacoli abbandonati è un linguaggio tanto duro per molti cristiani. Di fatto, molti cristiani negano, limitano, oppure travisano, oppure arrivano addirittura con ira ad esigere che si smetta di parlare di questo argomento, perché scandalizza. Però — lui dice — tutto questo prima di riconoscere la dolorosa e indiscutibile realtà. Cioè, la realtà è quella dei Tabernacoli, però tra molti e molti cristiani, tutto questo viene negato, limitato, ridimensionato, sminuito, perché è un qualcosa che scandalizza. Lui dice che tutto questo, in realtà, avviene molto di più di ciò che noi possiamo solo immaginare o anche vedere. Quello che noi vediamo, di questo abbandono, di fatto, è molto meno di quello che accade, anche per la ripetizione con cui queste cose accadono. 

Un fatto è certo: l’abbandono del Tabernacolo accompagnato. 

È un fatto certo, un fatto non raro, purtroppo, e che merita solo tante lacrime di coloro che sono innamorati dell’Eucarestia e di tutti i cuori buoni.

Cosa mi spinge a parlare

Ero in queste esitazioni quando è arrivata sulla mia scrivania la lettera che state per leggere. Il fatto che sia un Sacerdote, un Parroco, che tra i Sacerdoti è quello che ha la preferenza del mio affetto, a scriverla, senza conoscermi e senza che io conosca lui, e l’accento di sincera curiosità, di sollecitudine amorevole e inquieta oltre che di deferente affetto, sono stati come la goccia d’acqua che ha fatto traboccare il vaso del mio desiderio di parlare e.… lo farò.

Una lettera

Leggete la lettera e che essa serva quale prologo a questa serie di conversazioni che vorrei avere con voi, sul tanto interessante quanto scabroso argomento di cui tratta questo libretto.

Quindi: lui stava riflettendo — data, appunto, questa ritrosia da parte di molti cristiani a voler affrontare questo argomento dell’abbandono del Tabernacolo accompagnato — quando, da vescovo, arriva sulla sua scrivania una lettera scritta da un sacerdote che è anche parroco, cioè quello che tra i sacerdoti è quello per cui lui ha un affetto particolare; e quindi questa lettera è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

«S. de B. (Burgos), 12 aprile 1921.

Ill.mo Vescovo di Malaga.

Eccellenza, nel numero 60 di “Narraciones eucaristicas de las Marías de Burgos”, corrispondente al mese di marzo 1921, ho appena letto un articolo di Vostra Eccellenza ricopiato da “El Granito”, intitolato “En el aniversario de la Obra: Un punto de meditación para muchas comuniones de Marias”, il cui tema è il suggestivo e sorprendente argomento de “el abandono de los Sagrarios acompanados” (l’abbandono dei Tabernacoli accompagnati). L’ho letto molte volte, e ogni volta che lo leggo mi piace sempre di più, e intendo leggerlo più spesso ancora; per me è il miglior articolo che abbia letto tra i tanti scritti di Vostra Eccellenza: naturalmente, questo giudizio critico non ha alcun valore accademico….

Vieppiù, mi permetto di dirle che questo articolo avrebbe bisogno di essere ampliato e dovrebbe andare ancora più in profondità, sviluppando ulteriormente il significato o il senso delle parole “Almas-hostias!”. Giacché sua Eccellenza, in qualità di Vescovo, sta vedendo e sentendo l’estensione e l’intensità di questo abbandono, farete opera di misericordia ad insegnare a tutti a sentire e vedere questo esteso e intenso abbandono, affinché tutti sappiamo avere con Gesù Sacramentato l’intima compagnia dell’imitazione e dell’immolazione. Pertanto fatelo; e quelle luci e quei sentimenti, che come Vescovo vedete e sentite, portateli alla luce pubblica, affinché tutti impariamo ad essere veri accompagnatori del Santissimo Sacramento. E ciò che scriverete in tal senso, sarà l’opera complementare o la seconda parte dell’articolo “Aunque todos…yo no…” (Se anche tutti, io no). Con queste speranze, si offre a Sua Eccellenza un cordiale s. s. y. c., D. Z. G., Parroco».

E san Manuel scrive:

In questa lettera è già contenuto il motivo per cui questo libro viene scritto: per informare di questo abbandono chi non ne è consapevole, per far sì che chi ne è consapevole se ne interessi di più e per indurre i Sacerdoti, le Marie, i Discepoli di San Giovanni e tutte le anime eucaristiche a lottare contro di esso con la più attiva riparazione e la più sentita compassione. Angeli dei Tabernacoli, silenziosi riparatori di quegli abbandoni di cui gli uomini non sono consapevoli, aiutatemi a scoprire questo mondo di tristezza senza consolazione del Tabernacolo conosciuto a metà e ad introdurvi molti, molti cristiani. Madre Immacolata, colei che mai abbandonò e sempre seppe dare al Cuore del suo Figlio quello che aspettava e chiedeva, dona virtù a queste paginette, di formare anime sulle quali il tuo Gesù possa sempre contare in ogni ora della sua vita di Tabernacolo…

San Manuel dice di non conoscere questo sacerdote, però «ha la preferenza del mio affetto» (credo che queste cose capitino anche a noi), perché? Perché ha lo stesso sentire, questa è la ragione. E tutto questo, lo vediamo in questa lettera che lui ha pubblicato, dove il sacerdote invita il vescovo a spiegare nuovamente il significato delle “anime ostia”, che noi abbiamo già affrontato quando abbiamo parlato delle “Piccole ostie riparatrici” con don Tomaselli (se non le ricordate andate pure a vedere la playlist su YouTube, dove potete riprendere tutte le catechesi che ho fatto su questo argomento).

E poi il parroco scrive che sarebbe da sottolineare, riprendere, questo tema dell’abbandono, in modo tale da far vedere quanto sia esteso ed intenso questo abbandono, affinché tutti possano avere questa «intima compagnia dell’imitazione e dell’immolazione». Parole grossissime, impegnative; oggi forse non così tanto frequenti da poter essere ascoltate, perché forse, oggi, non tanto dette.

Quindi lui chiede di portare alla luce i sentimenti che il vescovo ha nel cuore — quello che lui sente — «affinché tutti impariamo ad essere veri accompagnatori del Santissimo Sacramento».

Allora il vescovo a questo punto scrive che, in questa lettera, emerge il motivo del libro che lui ha scritto. E qual è? Innanzitutto, informare chi non è consapevole di questo abbandono, così che lo diventi; poi, per far interessare di più chi ne è già consapevole e per introdurre tutte le anime eucaristiche (sacerdoti, discepoli e quant’altro) a lottare contro l’abbandono, attraverso la riparazione e la compassione. Vedete, qui c’è proprio il fulcro pulsante della ragione, del motivo per cui scrive questo libro. Lui dice a tutti: «aiutatemi a scoprire questo mondo di tristezza (forte questa espressione) senza consolazione del Tabernacolo conosciuto a metà e ad introdurvi molti, molti cristiani» in questa opera di riparazione e di compassione. E aggiunge: “preghiamo la Vergine Maria che si possano formare anime sulle quali «Gesù possa sempre contare in ogni ora della sua vita di Tabernacolo…»”. Cioè, c’è stato un tempo di vita di Gesù sulla terra, come uomo; adesso c’è un tempo di vita di Gesù sulla terra come ostia consacrata; ed è a questo che lui fa riferimento, ed è a questo a cui tutti noi siamo chiamati.

E concludiamo (siamo a pagina 56):

Vorrei che questo libro fosse letto molto lentamente, e con l’anima molto piena della presenza reale di Gesù vivo nel Tabernacolo, per dare tempo all’intelletto di scoprirlo, al cuore di commuoversi e alla grazia di Dio di operare; e che, dopo averlo letto, lo si ruminasse in preghiera affettuosa davanti al Tabernacolo.

Qua ci dice il “come”: come va letto questo libro. Sapete che io non ho mai intenzione di correre, quando vi leggo i libri, però, quando poi lo finiremo, lo potete riprendere, o mentre lo leggiamo lo potete approfondire. Quindi lui dice che va letto «lentamente, e con l’anima molto piena della presenza reale di Gesù vivo nel Tabernacolo», quindi sarebbe bello leggerlo anche davanti al Tabernacolo, stare un po’ davanti al Signore nel Tabernacolo. Poi san Manuel dice che bisogna dare tempo all’intelletto di scoprire bene questo Gesù nel Tabernacolo, «al cuore di commuoversi e alla grazia di Dio di operare»; e poi: “si ruminasse”.

Quindi san Manuel ci chiede di fare questo, poi ognuno di noi è libero di fare come vuole, ovviamente, però, così è come lui vuole che venga letto questo libro. Ci fermiamo qui.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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