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La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 47

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione sul testo “La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia” di S. Pietro Giuliano Eymard di lunedì 18 luglio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 12, 38-42)

In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno».
Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
Nel giorno del giudizio, quelli di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 47

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 18 luglio 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo XII di San Matteo, versetti 38-42.

Poiché anche noi vogliamo cogliere l’ora opportuna, vogliamo accorgerci di quando siamo visitati dal Signore e farne tesoro, proseguiamo la nostra lettura del testo di San Pietro Giuliano Eymard.

“Questa grazia è la dote di tutti quelli che Nostro Signore chiama qui, perché Egli dà la grazia nel tempo stesso che fa conoscere la vocazione”.

Interessante, eh? Il Signore dà la grazia nel tempo stesso in cui fa conoscere la vocazione, e questo, sapete, vale per tutti eh, anche per chi è marito e moglie, ovviamente.

Nel momento in cui il Signore ti fa conoscere la tua vocazione, e quindi poi ti dona la tua futura moglie, il tuo futuro marito, ti dà anche la grazia per poter vivere santamente il Sacramento del Matrimonio. Questo vale poi anche per i Sacerdoti, per tutti.

“Voi dovete avere lo spirito di preghiera naturalmente e come istintivamente: ciò fa parte del vostro stato di religioso adoratore. E siccome ogni creatura compie con soddisfazione, con tutta naturalezza e quasi non sapesse fare altro, il fine per cui fu creata, così voi dovete menar la vita di preghiera con facilità e con la gioia di ogni essere che opera conformemente al suo fine”.

Pensate un po’… come fosse una cosa connaturale, no?

Quindi, bisogna vivere naturalmente questo spirito di preghiera, così come naturalmente ci si nutre, si beve… naturalmente, esattamente nell’ottica della preghiera come esigenza naturale… bello…

“Noi abbiamo dalla regola, contando l’uffizio corale, otto ore al giorno di preghiera pubblica in chiesa; ora come volete vivere se non sapete occuparvi durante tutto questo tempo?

Ma io vi dico: poiché Iddio vi ha chiamati, e voi qui restate e fate queste otto ore di preghiera, voi avete più o meno il dono della preghiera. Dio non chiama ad un fine senza darne i mezzi, e il segno di una vocazione sarà di fare con piacere queste otto ore di preghiera. Ma se le facciamo soltanto per forza, se con piacere ce ne vediamo esonerati, è segno che non abbiamo la vocazione, o l’abbiamo lasciata perdere”.

Eh, sì…

San Pietro Giuliano Eymard dice: «In un giorno, mettendo insieme tutto il tempo della preghiera, anche quella vocale, noi abbiamo otto ore di preghiera pubblica in chiesa. Come fai a vivere otto ore di preghiera in un giorno, se interiormente non ti senti coinvolto, affascinato, interessato? Quindi, il segno di una vocazione sarà di fare con piacere queste otto ore di preghiera, perché vuol dire che stai corrispondendo a ciò per cui il Signore ti ha chiamato. Ma se le facciamo soltanto per forza, e siamo contenti quando ne veniamo esonerati, è segno che non abbiamo la vocazione, oppure l’abbiamo persa, l’abbiamo lasciata andare».

Può succedere, eh… può succedere.

Può succedere che si cominci da chiamati e si finisca da dimenticati, quindi dobbiamo stare attenti.

Questa sorta di repulsione verso la preghiera, oppure di amore per la preghiera, è un segno molto chiaro, molto importante.

“II. – La preghiera dev’essere non soltanto la grazia della nostra santità, ma il suo principale esercizio, e la virtù delle virtù; per mezzo di essa voi avrete le virtù proprie del vostro stato […]”.

Quindi avrai la forza per essere un bravo Sacerdote, una brava suora, un bravo papà, una brava mamma.

“Tutto andrà bene quando la vostra anima avrà preso con appetito il suo nutrimento, perché avrete la forza del sacrificio e la vigilanza pel combattimento. Ah! perché non poniamo la nostra perfezione nella preghiera? Perché non indirizziamo i nostri studi, le nostre virtù ad aumentare in noi l’abito e la facilità della preghiera? Noi impieghiamo il nostro tempo e le nostre grazie a correggere qualche difetto; ma quando noi non ne avessimo più neppur uno, non dovremmo perciò arrestarci lì; il nostro fine è il servizio di Nostro Signore per mezzo dell’adorazione, e noi dobbiamo correggerci dei nostri difetti ed acquistare le virtù soltanto per far meglio la nostra adorazione; …”

Capite? C’è uno scopo per cui combattere i nostri difetti.

“… la santità non è che un mezzo per meglio servire; dobbiamo averla, è indispensabile, perché Nostro Signore non può gradire che servitori santi; ma quando si possiede bisogna ancora che lo spirito di preghiera venga a darle la forma propria del servizio di Nostro Signore, che è l’adorazione”.

Quindi, vedete quanto è importante la preghiera?

“[…] Formatevi dunque una scienza di adorazione; …”

Interessante… una scienza di adorazione…

“… di tutto che leggete fatevi un manuale, un magazzino di materiali per l’adorazione; la lettura di un libro devoto non sia che per trovarvi un nuovo alimento alla preghiera. Tutto il resto verrà dopo la preghiera come per soprappiù”.

Quindi, dobbiamo anche noi imparare a fare una scienza di adorazione.

Tutto deve essere focalizzato ad amare Gesù nel tabernacolo.

“Ma se pregate male, tenete per fermo che non potrete praticare la virtù. D’altra parte, voi avete bisogno di un centro di riposo, e questo non può essere nella virtù; bisognerebbe per questo avere una santità consumata. Ma per voi la virtù è un combattimento, e non vi dirò mai di stabilirvi la vostra dimora; se voi vi fermaste ad essa, sareste perduti come l’uccello che cessa di battere le ali; voi dovete arrivare alla perfezione del Padre che è nei Cieli (Matt., 5, 48), non potrete dunque mai dire: Basta così, riposiamoci!

Neppure lo studio e la scienza vi daranno una felicità di riposo. Infine che cosa sappiamo?

Ricordatevene bene: non troverete la vostra felicità che nelle vostre comunicazioni con Dio, — è sempre così, tutti i Santi lo dicono — nelle adorazioni, nei rendimenti di grazie dopo la comunione; ma soprattutto nelle adorazioni, perché spesso il ringraziamento è militante e sofferente, volendo Nostro Signore farci partecipare alla sua Croce ed alla sua umiltà venendo in voi come il divin crocifisso”.

Quindi, l’importante è non solo pregare, ma pregare bene.

Come si fa ad imparare a pregare?

Pregando, non c’è un altro modo; pregando si impara a pregare.

È proprio la preghiera il centro del nostro riposo, non la virtù, che è invece il luogo del combattimento.

Quindi, lui dice: «Non puoi stabilire la tua dimora lì».

Poi ci dice che la nostra felicità sta nella preghiera: noi siamo felici quando siamo in colloquio, in ascolto con Dio.

“Ma nelle vostre adorazioni voi dovete sentirvi felice, voi dovete gustare Nostro Signore; e se non è così, io tremo per la vostra vocazione. Qualunque stato in cui mette Nostro Signore, rende felice, a meno che si sia infedele. E notate che se voi vi scoraggiate, se non avete il cuore all’opera, è segno che le vostre adorazioni sono cattive: non si soffre quando si ama, o meglio, i godimenti essendo superiori alle sofferenze, non si sente che la felicità.

Però, gode dell’adorazione chi la fa l’adorazione, chi vi si applica, chi la prepara, la lavora: chi ne fa il fine di ogni cosa”.

Eh… capite? Quindi, se quando noi siamo davanti a Gesù, se quando noi preghiamo, non siamo felici, questo è un brutto segno.

Poi lui ci dice che, se questa preghiera è buona, si impara anche ad avere una felicità superiore alla sofferenza, alla croce che il Signore ci manda.

Non è che non senti la sofferenza, ma l’adorazione, quindi la preghiera, ti fa sentire in modo superiore la felicità rispetto alla sofferenza.

Certo è che, per godere dell’adorazione, per godere della preghiera, devi pregare, ti devi applicare, la devi preparare, la preghiera deve diventare il fine di ogni cosa, allora sì che tu potrai godere della preghiera.

Certo è che, se la preghiera invece è un peso, è un qualcosa in più da gestire, è chiaro che non si godrà mai di questo momento.

“Voi vorreste essere trattati come gli Ebrei nel deserto, ove la manna cadeva ogni mattina e non occorreva fare altro che raccoglierla; quello era un miracolo di mirabile degnazione che non doveva durare; nella terra promessa, come già nel paradiso terrestre, è legge il lavoro.

Molto si gode in un delizioso banchetto e non si pensa guari alle spese e alla fatica che si son presa quelli che l’hanno preparato. Volete godere delle delizie della preghiera al festino dell’adorazione? Preparatelo: perché non godrete che quanto avrete preparato”.

 Beh… sai, di fatto, quando tu prepari una cena, quando tu prepari un dolce, quando tu prepari… non so, adesso è estate, pensiamo a quelle famiglie dove le mamme sono ancora capaci di fare quelle buone pizze fatte in casa…

Vi ricordate quando eravamo ragazzi e le nostre mamme ci facevano spesso la pizza fatta in casa, buonissima, che nessun pizzaiolo fuori era capace di fare così buona, come quella della nostra mamma?

Quando tu magari diventi grande e chiedi di imparare anche tu a fare la pizza (partendo dalla farina, dall’acqua, mettendo il lievito, il sale, l’olio…), quando poi la mangi, beh ovviamente, per te che l’hai preparata ha un sapore doppio, che non per l’amico che arriva.

All’amico dici: «Guarda, ho fatto la pizza! Vieni, assaggiala, è buonissima… dimmi che ti piace!»

Sì, lui la mangia e al massimo ti dice: «Buona, buonissima… Bravo, bravissimo», però non avrà mai il gusto di colui che ha preparato quel piatto, questo non ce l’ha.

Quando io feci per la prima volta le mie prime pagnotte, mi ricordo che una di queste che imparai a fare, fu quella con l’uva, ovviamente, che a me piace tantissimo. È difficile da fare, perché, sapete, le uvette sono pesanti, vanno tutte sul fondo, poi bisogna stare attenti se no il pane rimane troppo umido, insomma non è così semplice, eh, non è come dirlo.

Ho fatto la foto, ho ancora la foto di queste prime pagnotte all’uva che ho fatto. Sono venute buonissime… non sono più stato capace di rifarle però. Sono venute buonissime!

Tra l’altro, avevo fatto un segno in mezzo, ma così, quasi senza neanche pensarci, e quando poi sono lievitate e sono state cotte, sono venute fuori queste pagnotte con una croce gigante in mezzo, sembrava proprio il pane… una cosa bellissima, dovevate vedere che bello, ho ancora la foto, un giorno ve la farò vedere.

Non posso farvelo assaggiare, perché oramai il pane è stato consumato, ovviamente, ma era buonissimo.

Certo, io che l’ho fatto, ho gustato anche tutta la procedura, tutto l’impegno, tutta la fatica, tutta la speranza, tutto lo stare lì a guardarlo, tutto quello che volete mettere, per farlo in modo che venisse bene, e quindi, quando l’ho mangiato, ho detto: «Eh beh, insomma, però, tutta questa fatica ha avuto il suo senso».

Così è la preghiera; anche la preghiera va preparata.

In che modo? In modo da evitare le distrazioni, restando concentrati, evitando le dissipazioni, stando lontani dal peccato mortale, evitando tutto ciò che dispiace a Gesù, vivendo una vita santa, e via di seguito.

Questo è un modo per preparare la preghiera.

Quindi, quando arriverò al momento della preghiera, non rimarrò con la testa per aria, ma dato che mi sono preparato, tutto andrà meglio.

Domani andremo avanti.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

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