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Le Litanie Lauretane: Virgo fidelis e Speculum iustitiae

Litanie Lauretane

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di domenica 15 maggio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Le Litanie Lauretane: Virgo fidelis e Speculum iustitiae

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

Eccoci giunti a domenica 15 maggio 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo XIII di San Giovanni, versetti 31-35.

Ancora una volta il Vangelo ci richiama a questo amore fraterno, a questo amore vicendevole, come luogo della manifestazione dell’essere discepoli di Gesù.

Stiamo affrontando le Litanie Lauretane, con il commento di Don Giorgio Basadonna, e vediamo adesso la Litania “Virgo fidelis”, “Vergine fedele”.

Vergine fedele

“Un aggettivo unito alla invocazione a Maria come vergine richiede una riflessione e una meditazione più puntuale. «Vergine fedele»: fedeltà alla propria identità, alla propria chiamata, alla particolarità della sua stessa vocazione di madre vergine. Maria è fedele, è obbediente, è sempre disponibile, è sempre coerente, sempre uguale a se stessa, sempre aperta alla azione di Dio in lei: è questa la figura della Madre di Gesù, ed è per questo che nella tradizione cristiana è così presente, e l’invocazione a lei occupa una gran parte della preghiera liturgica e popolare.

L’Antico Testamento usa molto spesso l’immagine della sposa per indicare il popolo eletto, e spesso Dio si lamenta della infedeltà del suo popolo, e lo richiama a un rapporto coerente e unico. L’infedeltà di Israele quasi ingelosisce Dio che vorrebbe punire questa offesa, e che di nuovo vuole attrarre al suo cuore la sposa fuggita, vuole sedurla perché non lo abbandoni più”.

Maria Santissima è questa Vergine fedele, sempre fedele all’azione di Dio, sempre disponibile.

Quella della sposa è un’immagine che, nell’Antico Testamento, è molto usata per parlare del popolo di Israele. Purtroppo, in quel caso, nell’Antico Testamento, Dio si lamenta dell’infedeltà del Suo popolo, della Sua sposa.

“Sono immagini commoventi e spesso danno origine a pagine cariche di poesia e di emozione che ancora oggi commuovono chi le legge: Dio è sempre fedele al suo popolo e non vuole trattarlo come lui stesso viene trattato, anzi è molto più affettuoso di una madre che potrebbe persino abbandonare il proprio figlio (cf i libri di Isaia, di Osea, e molte pagine dell’Esodo).

Maria è la donna fedele, è la donna che nasce e cresce in questo

popolo e porta dentro di sé l’anelito a una fedeltà totale, a una fiducia estrema verso il Dio della Alleanza. Subito, al primo annuncio dell’Angelo, chiede soltanto come può avvenire ciò che le viene proposto, e poi si offre in totale fedeltà: «Sono la serva del Signore, si faccia di me quello che lui ha detto».

È una fedeltà che giorno dopo giorno rivela tutta la sua ricchezza e tutta la drammaticità del progetto di Dio così lontano dalle previsioni e dai gusti dell’uomo: è una fedeltà che conoscerà i momenti bui della nascita di Gesù in situazioni disagiate, la fuga in Egitto, il nascondersi a Nazaret per più di trent’anni, una fedeltà che anche al tempo della predicazione di Gesù non conosce gratificazioni e trionfi”.

È una fedeltà a tutto tondo, potremmo dire che va molto oltre a quello che uno può immaginare. Uno dice: «Essere fedele a Dio vorrà dire questo…». No, vuol dire molto di più, e vuol dire molto altro rispetto a quello a cui noi siamo abituati, a quello che noi pensiamo: è una fedeltà che costa.

“Eppure Maria è la vergine fedele, sempre fiduciosa, sempre pronta ai disegni imperscrutabili di Dio. Maria sarà fedele anche dopo che Gesù è scomparso, e starà assieme ai discepoli nell’attesa dello Spirito, quando Pietro inizia il suo servizio e «conferma i fratelli» animando la prima comunità radunata nel nome di Gesù. Maria insegna la fedeltà, la insegna a chi vuole seguire Gesù, e a ogni uomo che vuole dare alla propria personalità una continuità e una solidità su cui appoggiare i propri disegni e permettere che altri vi si appoggino”.

Cosa impara chi va alla scuola di Maria Santissima? Impara ad essere fedele, impara ad essere fedele a Gesù. In questa maniera, dentro a questa fedeltà, l’uomo, la donna, danno continuità, solidità, maturità, alla propria personalità.

I Santi sono persone estremamente solide, mature, senza interruzioni di sorta, e quindi possono essere anche punti di appoggio per altri, perché io non mi posso appoggiare sulla sabbia, ma sulla roccia sì.

“Non è facile rimanere fedeli: dalla promessa matrimoniale così spesso infranta e addirittura teorizzata come episodica, al rapporto di amicizia, alla relazione di lavoro, all’impegno politico e sociale, alla onestà nella professione…, è così facile venir meno alla fedeltà e fare demagogia e tradire la fiducia altrui, oltre a rinnegare se stessi”.

Su questo diciamo due parole.

La prima cosa che a noi è richiesta, al di là di tante questioni che ci possono nascere nella testa e di tante nostre manie penitenziali, è la fedeltà.

Uno dice: «Io voglio fare penitenza, allora mi invento i pellegrinaggi che distano chilometri e chilometri, poi cammino scalzo sulle rocce coi piedi tutti sanguinolenti, poi percorro metri in ginocchio, poi non mangio per tre giorni e tre notti, non mangio, non bevo e non dormo, poi mi flagello, poi…»

La prima penitenza, la primissima penitenza, che noi dobbiamo imparare a fare, è la seguente: essere e rimanere fedeli.

A che cosa? Semplice, a ciò a cui noi siamo legati.

Sei sposato? Sei chiamato ad essere fedele al tuo matrimonio.

Il che non vuol dire semplicemente “non avere un’amante”; anche questo è importantissimo, perché anche questo fa parte della fedeltà, certo, ma non possiamo pensare che, siccome io non ho un’amante, sono un bravissimo marito o una bravissima moglie. No, non è così!

Essere fedele al matrimonio vuol dire tante cose, vuol dire che tu ti vai a riprendere le tue promesse matrimoniali, i tuoi tre “Sì, lo voglio!”, che hai detto, te li vai a rileggere, perché magari saranno trent’anni che non li rileggi più, e vedi un po’ dove sei collocato, perché da te ci si aspetta questo… funziona così.

La fedeltà alle tue promesse matrimoniali, al tuo matrimonio, vuol dire, per esempio, che tu alla domenica non te ne puoi andare via con gli amici a guardarti la partita di pallone, mentre ci sono a casa i tuoi figli che devono fare i compiti o non so che cosa, e là c’è tua moglie, da sola, che deve pulire la casa, lavare, cucinare, fare mille cose… capite?

Uno dice: «Ma io non ho l’amante».

Ho capito, però c’è anche tutto il resto che bisogna fare!

La fedeltà al tuo matrimonio vorrà dire che, se il tuo bambino ha la febbre, tu devi stare a casa a curarlo.

«Ah… ma io ho la partita di Squash e non posso dire di no».

Invece, dovrai dire di no!

Non vale solamente per me, Sacerdote, che il sabato pomeriggio devo starmene in confessionale dalle 15.00 alle 19.00 a confessare le persone, quando fuori c’è un sole a picco con gli uccellini e le farfalline che volano, ed è bellissimo andare fuori a fare una gita in barca.

Non vale solo per me, vale anche per te!

Certo, in una modalità diversa.

Un Sacerdote non può dire: «Io non ho l’amante, non ho la donna, quindi sono un bravissimo Sacerdote». No, non basta!

La fedeltà alle promesse sacerdotali non è semplicemente, appunto, non avere l’amante, ma è molto di più. E tutto questo, siccome è la fedeltà ciò che tu hai scelto, lo fai con gioia, non con il broncio, non con il fare del depresso, non con il fare dell’avvilito, del frustrato, di quello che deve rinunciare alla sua vita, perché te lo sei scelto tu. Sei tu che hai detto “Sì” a quel progetto, e adesso rimani fedele.

Hai scelto di fare il dottore? Eh, caro, questo ha delle conseguenze…

Se sceglievi di fare il meccanico, tranquillo, tu alla sera alle 18.00 chiudevi l’officina e te ne andavi a casa, e al sabato e alla domenica eri a riposo; hai scelto di fare il dottore, e questo vuol dire che sarà diversa la fedeltà al tuo servizio, alla tua missione, rispetto a quello che fa il meccanico, perché sono due cose diverse.

Se hanno bisogno di te, ti chiamano e tu devi andare, e ci devi andare con gioia, non come chi dice: «Ecco, uffa, che barba, io ero qui a cena con i miei amici e adesso devo andare là in ospedale a curare Tizio».

Eh, sì… questo fa parte della tua professione.

Tu non sei un bravo dottore, se dici: «Io non ho mai ammazzato nessuno». Va bene, ci mancherebbe, ci fa piacere, però essere fedele al tuo mandato vuol dire molto altro, e via di seguito…

Quindi, non posso io dire che sono fedele al mio matrimonio in modo saltuario, in modo periodico. No, o lo sono o non lo sono. Capite?

La fedeltà ad un rapporto di amicizia: se io ho un amico, se io ho un’amica… guardate che l’amicizia è una cosa seria!

Devo aver fatto tempo fa qualche meditazione sull’amicizia di Florenskij, ma comunque magari arriverà il giorno che faremo ancora anche quello (non bastano cinque vite per fare tutto!).

Avere un’amicizia è una cosa seria, è una cosa grave, è una cosa impegnativa! Avere un amico non è come avere l’orsacchiotto; avere un amico, avere un’amica è una responsabilità grande, e questo richiede fedeltà. Tu non puoi lasciare l’amico lì da solo, perché devi fare le tue cose.

Un rapporto di amicizia è una cosa non da poco, che ci impegna in maniera grave; anche questo richiede fedeltà, richiede costanza, richiede frequentazione, richiede dedizione, richiede sacrificio. È una cosa importante, e quindi dovrò essere fedele a questo rapporto che ho sancito in tante maniere.

C’è la relazione di lavoro, c’è l’impegno politico e sociale.

Sapete cosa vuol dire essere fedele al mio ruolo politico, a quello per cui sono stato eletto?

Io sono lì a rappresentare un popolo, quindi la domanda che dovrei farmi dalla mattina alla sera è: «Io, facendo questa firma, compiendo quella scelta, assumendo quell’atteggiamento, sto esprimendo la mia fedeltà al popolo italiano, o al popolo tedesco…? Io, con quello che sto facendo (perché questo è il mandato che ho ricevuto), sto dicendo la mia fedeltà al mandato che mi è stato dato o sto rappresentando me stesso o sto rappresentando gli interessi di pochi o sto rappresentando gli interessi di altri? A quali interessi io sono fedele?»

Guardate che poi, di tutte queste cose, noi dovremo rendere conto a Dio, non è che tutto passa per l’indulto, non funziona così!

Nelle relazioni di lavoro: fai l’infermiere? Fai il dottore? È un lavoro pesantissimo, durissimo, importantissimo, ma quanto conta quindi, nella tua fedeltà, l’accoglienza, la pazienza, la disponibilità, il farti carico…?

Hai a che fare con il dolore della gente, con la sofferenza delle persone che non ne possono più, che hanno una vita disturbata, che sono mangiate vive dal dolore… pensate a quanto è difficile tutto questo… e quindi a quanto è importante.

L’onestà nella professione, l’essere onesti nella propria professione: faccio il dottore, faccio il Sacerdote, faccio l’architetto, faccio non so che cosa, lo devo fare nel modo più onesto possibile. Quindi, se devo prendere 5, non prendo 6, ma neanche 5,1. Prendo 5 e basta, perché se no sono disonesto, perché se no non sono fedele, capite?

Alcuni dicono: «Se vuole la fattura sono 100 Euro, senza la fattura facciamo 60». Questa come la chiamiamo? È onestà? È onestà verso la propria professione?

Se io fossi della guardia di Finanza, tu mi faresti questo ragionamento? Se accanto a me ci fosse un finanziare nella sua divisa, tu mi diresti questa frase? No? Allora sei un disonesto, sei disonesto, punto.

La Vergine Maria non è così.

Siccome noi siamo abituati a questo stile di vita, a questi stili di vita disonesti, allora noi pensiamo che anche Dio sia così. No, Dio non è così! In Cielo non funziona così, non funziona in questa maniera.

“Maria insegna la fedeltà e ci assicura che è possibile anche per noi, nonostante le nostre debolezze e la difficoltà oggettiva che ogni giorno si incontra nel voler mantenere la parola data a se stessi e agli altri”.

Essere fedeli alla propria parola, essere fedeli alle proprie promesse, essere fedeli a quello che ci si è impegnati a fare…

Se vai all’Università, se ti iscrivi all’Università, tu stai facendo una promessa, e qualcuno deve pagarla questa Università, chi? I tuoi genitori. I soldi dove li hanno presi? Li hanno rubati? No, sono frutto del loro lavoro, quindi, tu gli esami li dovrai dare in modo preciso, non andando fuori corso, non impiegando tre anni per dare un esame. No, perché i tuoi genitori, se per tre giorni non vanno a lavorare, li licenziano, capito?

Loro non possono dire: «Oggi non ho voglia di alzarmi per andare al lavoro», perché se no li lasciano a casa. Non possono svegliarsi alle 11.00 del mattino perché hanno sonno, no, devono farsi le loro otto ore di lavoro… e tu, perché non ti fai le tue otto ore di studio?

In più, poi, hai diritto al bar, a uscire con gli amici, ad andare in discoteca… ma quando studi? Quando studi e come studi? Quando lavori e come lavori?

Se ti dico: «Per domani alle 17.00, faccio, dico, consegno, penso a questa cosa, è per domani alle 17.00. Cascasse il mondo è per domani alle 17.00!»

Guardate, anche banalmente, in una famiglia, a quando si esce di casa: c’è sempre qualcuno, ed è sempre quello, che è sempre per ultimo; è una legge, è sempre così, tutti sono pronti, ma lui o lei no.

C’è qualcuno che arriva sempre, sistematicamente, in ritardo: tu dici “alle 17.00” e questo arriva sempre, sistematicamente, alle 17.20/17.30, e dice: «Guarda, scusa, io prima non ce l’ho fatta…»

Il traffico c’è da sempre, sempre c’è il traffico, ma questo non è un impedimento, basta partire prima; il punto è se vuoi arrivare puntuale, e quindi sei disposto ad arrivare in anticipo.

C’è una fedeltà alla nostra vita, a tutto quello che noi facciamo, che è fondamentale, che è veramente importantissima. È una fedeltà a noi stessi.

“La fedeltà è garantita da Dio, come a Maria in quel giorno di fronte all’annuncio dell’Angelo, e viene mantenuta dall’amore di Dio che non manca mai di sostenere e di accompagnare chi si affida a lui e da lui riceve la forza necessaria”.

Quindi, la fedeltà della Vergine Maria dovrebbe entrare nel costume di tutti, della Chiesa, delle famiglie, delle autorità civili, delle persone sul posto di lavoro, perché tutti dobbiamo essere fedeli a ciò che siamo, per il bene di tutti, per la gioia di sentirsi puliti e onesti.

Questo è fondamentale.

 

La seconda Litania che vediamo è “Speculum iustitiae”, “Specchio di giustizia” o anche “Specchio di perfezione”.

Specchio di perfezione

“La giustizia è la verità che si realizza, è il compiersi della realtà nelle persone, nel loro rapporto tra loro, e con Dio: la giustizia è la tensione perenne che conduce a verificare il concreto avverarsi di questo rapporto. Non c’è una giustizia totale e definitiva, già conquistata che si possa cogliere e tenere nel segreto del cuore o che soddisfi la ricerca genuina e leale dell’uomo.

Solo Dio è giustizia, solo la sua parola può rivelarla e la sua potenza può realizzarla, solo il mistero della sua volontà può via via costruire una realtà di giustizia piena che possa dare a ogni uomo il suo posto e la sua pienezza”.

Quindi, è importante la giustizia è la verità che si realizza, è il compiersi della realtà nelle persone, nel rapporto tra loro e con Dio, e la giustizia è la tensione perenne che conduce a verificare il concreto avverarsi di questo rapporto. Questo è fondamentale.

Tanto più io realizzo la verità, tanto più compio la realtà che sono e che ho attorno a me (tra me e me, tra me e gli altri, tra me e Dio), tanto più io sono giusto, tanto più si realizza la giustizia.

“L’Antico Testamento ritorna spesso alla giustizia di Dio come all’unica verità sulla quale misurare la condotta umana, e spesso rimprovera una giustizia falsa che copre imposture e rapporti di violenza contro i poveri e i meno fortunati”.

Sì, ci sono giustizie che sono, in realtà, delle grandi ingiustizie, certo.

“Gesù contesta ai Farisei, che vorrebbero essere i tutori della giustizia, della piena osservanza della legge di Dio, il loro fermarsi a una giustizia esteriore limitata alle osservanze legali, trascurando l’osservanza interiore, completa, quella che conduce fino a capovolgere le proprie visuali pur di rispettare la volontà di Dio e rispondere con verità alla sua proposta. La giustizia a cui non erano arrivati gli ascoltatori di Gesù era precisamente il riconoscere in lui il Mandato da Dio, anche se non rispondeva ai canoni e alle attese del momento”.

Non c’è solamente la giustizia apparente, quella esterna, ma c’è anche soprattutto la giustizia interiore, l’osservanza interiore, la quale mi porterà per forza a dover capovolgere le mie idee, le mie visioni delle cose, per rispettare e per rispondere alla Volontà di Dio.

Siccome la Volontà di Dio mi chiede questo, allora io devo per forza stravolgere completamente il mio modo di vedere le cose; è l’unica maniera di essere giusto, se voglio portare avanti una giustizia interiore vera, che poi sarà anche esteriore.

Quindi, siccome Gesù non rispondeva a quello che avevano in testa loro come colui che viene mandato da Dio, Gesù non poteva essere il Figlio di Dio, perché non era e non faceva tutto quello che avevano in testa loro, perché diceva cose che non doveva dire secondo loro. Anche se faceva i miracoli, anche… anche… fa niente, non poteva essere Lui.

“La venuta di Gesù vuole aprire all’uomo la possibilità di una giustizia genuina: lui stesso proclamerà «beati coloro che hanno fame e sete di giustizia» (M 5,6), coloro che cercano senza posa e senza paura di fatiche e di sofferenze la verità di se stessi”.

Noi non dobbiamo avere paura della nostra verità, qualunque essa sia, non dobbiamo avere paura di vedere la verità che siamo, la verità che portiamo dentro di noi. Perché dovremmo avere paura di dirla, quanto meno di dirla a noi stessi?

Cominciamo da lì, cominciamo a dirci la verità, noi a noi stessi, cominciamo a dire: «Io sono quest’uomo, io sono fatto così, io porto dentro di me questo… questo… e questo… Io ho fatto queste cose… io penso queste cose…»

Questo ci insegna Gesù!

Stare alla scuola di Gesù, vuol dire stare alla scuola di coloro che sono veri con se stessi, che prima di tutto devono essere veri con se stessi e chiamarsi con il proprio nome.

Certo che questo costa fatica, certo che questo costa sofferenza! Verissimo, ma l’alternativa è diventare persone ingiuste, e le persone ingiuste non possono che produrre ingiustizia.

Ci fa male, ci delude, ci dispiace, avremmo voluto che fosse diverso, tutto quello che volete, ma noi dobbiamo essere veri con noi stessi e dirci la verità, cominciando da noi, a qualsiasi livello, a qualsiasi costo, su qualsiasi questione o argomento.

“È ancora Gesù che rivela la nuova giustizia, quella che viene direttamente da Dio e cambia radicalmente la verità dell’uomo nella sua fisionomia interiore, nel suo rapporto con Dio e con i propri simili: la nuova giustizia diventa così programma, progetto, speranza e certezza, è già presente nel mondo. Maria accoglie la nuova giustizia che le viene annunciata capovolgendo ogni logica umana, sconvolgendo ogni prudenza e una «normalità» di rapporti e di costume”.

Certo! L’annuncio dell’Angelo cosa produce? Produce un capovolgimento di tutto, a tal punto che San Giuseppe pensa di licenziarla in segreto, a tal punto che la Vergine Maria, con quello che le accade, rischia la lapidazione.

Non è per nulla semplice la sua posizione, eppure Lei accetta, perché questa è la giustizia, la verità di se stessa, di quello che stava vivendo.

Fa niente quello che dicono gli altri!

“Maria diventa così lo «specchio» della giustizia, la donna in cui Dio stesso può rimirarsi e ritrovare la sua stessa fisionomia, lo specchio che non deforma e non nasconde nessun tratto del volto che vi si riflette”.

Noi non dovremmo deformare il volto di Dio in noi, questo è il peccato!

“Proprio questa sua purezza vertiginosa l’ha resa specchio di Dio, «una sorgente così pura e così limpida, così limpida e così pura che nemmeno lei poteva vedervi riflessa la propria immagine, fatta solo per la gloria del Padre». Così la descrive G. Bernanos nel suo mai del tutto esplorato «Diario di un Curato di campagna»…”

Io vi invito a leggerlo, se non l’avete mai letto.

“… così la invochiamo noi quando cerchiamo di specchiarci in lei, nella sua santità, per lasciarci trasportare verso la giustizia di Dio, la sua santità che viene offerta anche a noi”.

Bellissimo, no?

Così pura e così limpida, che non vedeva neanche se stessa, perché per Lei c’era solamente la gloria del Padre.

“Se cercassimo ogni giorno di guardarci in questo specchio, se cercassimo di misurare la nostra giustizia che spesso non è se non un perbenismo, un arrangiarci senza troppo discostarci dalla logica ingiusta del mondo, avremmo almeno la sensazione di un disordine da superare, potremmo almeno sentirci peccatori e invocare misericordia e impegnarci in una conversione radicale!”

Se lo facessimo, se ci guardassimo in questo specchio… ma noi preferiamo il perbenismo, certo, noi preferiamo l’apparenza, noi preferiamo la logica di tutti, la logica comune.

Quindi, siccome tutti fan così, lo facciamo anche noi…

“Maria aiuti la Chiesa a specchiarsi nella giustizia amorosa di Dio, aiuti ciascuno a ritrovare la propria autentica vocazione di cristiani, di coraggiosi seguaci di Cristo, Maria ci chiami ogni giorno a leggere nella trasparenza della giustizia di Dio la nostra condotta…”

È lì che noi dobbiamo fare l’esame di coscienza, non nel “così fan tutti”! È nella giustizia di Dio che devo fare l’esame di coscienza! Capite? Altro che dire, dopo sei mesi: «Io non ho fatto nessun peccato»! Ma dove sei finito?

“… per continuare a correggerla e a renderla sempre meno discorde dalla parola di Dio e dalla verità di noi stessi”.

Vedete? Le due cose vanno insieme: la Parola di Dio e la verità di noi stessi. Chi sei? Chi sono? Che cosa Dio vuole da me?

 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

VANGELO (Gv 13, 31-33. 34-35)

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

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