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Le Litanie Lauretane: Sedes sapientiae e Causa nostrae laetitiae

Litanie Lauretane

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 16 maggio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Le Litanie Lauretane: Sedes sapientiae e Causa nostrae laetitiae

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 16 maggio 2022.

Proprio volendo osservare la Parola di Gesù, volendo vivere del Suo amore e nel Suo amore, proseguiamo la nostra meditazione delle Litanie Lauretane, sul testo di Don Giorgio Basadonna.

Quest’oggi vediamo “Sedes sapientiae” e, se riusciremo, anche “Causa nostrae laetitiae”.

Sede della sapienza

“È questa una giaculatoria che era uso ripetere all’inizio delle lezioni o di qualche conferenza in ambiti religiosi, e si voleva affermare il bisogno di un particolare aiuto per raggiungere un grado nuovo di sapienza, di saggezza, un nuovo approfondimento nella fede.

La sapienza è sempre un desiderio di chi vuole conoscere la verità ed è sempre una tensione verso qualcosa che ancora non si possiede interamente. Anzi, se si usa l’altro termine simile, «saggezza», si capisce ancora meglio di non essere ancora così «saggi» da possedere un discernimento e una capacità di giudizio che conduca alla verità non solo teorica ma pratica, vissuta nel quotidiano”.

È esperienza di tutti che, se ci guardiamo con un po’ di onestà, dobbiamo dire: «Mamma, come sono ottuso!» Quanto sperimentiamo dentro di noi l’ottusità e quanto abbiamo bisogno di questa sapienza, di questa capacità di giudizio, che conduca alla verità!

“La sapienza abita in Dio, nel senso che è lui stesso il punto di riferimento ultimo per ogni verità poiché tutto deriva da lui e risponde a un suo disegno.

Nell’Antico Testamento vi sono pagine stupende che illustrano la presenza della Sapienza: Salomone la preferisce al potere regale, alle ricchezze, alle perle preziose, a tutto l’oro del mondo, alla bellezza e alla stessa salute, perché con la sapienza vengono tutti i beni, essendo essa stessa un tesoro inestinguibile (cf Sap7,7ss). Nel libro dei Proverbi la Sapienza presenta se stessa uscita da Dio dall’eternità prima che esistessero tutte le cose, prima dei mari e dei monti, e assisteva l’opera creatrice come architetto diffondendo le sue delizie tra i figli dell’uomo (Prv 8,22ss).

Gesù si presenta come la sapienza incarnata, la «parola fatta carne» e per questo afferma di essere il maestro, l’unico Maestro da ascoltare e seguire. San Paolo ricorderà che la sapienza di Dio è stimata stoltezza dagli uomini, scandalo per i Giudei e follia per i pagani, ma Gesù è la nostra saggezza e in lui abbiamo la nostra salvezza”.

Ecco, questo non dobbiamo mai dimenticarlo: la sapienza, il dono della sapienza che viene da Dio, non sarà mai apprezzato dal mondo, mai; la sapienza non sarà mai riconosciuta come sapienza.

Un uomo sapiente secondo Dio per gli uomini del mondo è uno stolto, ma anche per tutte quelle persone religiose che lo sono solo in apparenza, senza una vera interiorità e una vera spiritualità, senza una vera intimità con Gesù, come gli scribi e i farisei.

Quindi, non c’è da stupirci se, tutte le volte che noi siamo e viviamo secondo Dio, veniamo giudicati in maniera negativa: è per questa ragione.

“Il cristiano cerca in Dio la sapienza e si conforma alla parola e al disegno di Dio. Così ha fatto Maria, che ha accettato la proposta di Dio mettendosi nelle sue mani, contro ogni saggezza umana, contro ogni prudenza, contro quel «buon senso» che conduce spesso alle scelte più sbagliate”.

Don Giorgio scrive “spesso” ed anche io credo che il famoso “buon senso” spesso conduce alle scelte più sbagliate. Questo non vuol dire allora che essere insensati vuol dire essere santi, no, qui il “buon senso” si intende come “buon senso mondano”, come il buon senso che insegna il mondo; qui per “prudenza” si intende la prudenza del mondo, non certo la virtù della prudenza. Non è facile discernerle.

Non è facile, perché prima bisogna acquisire il dono del discernimento, bisogna prima acquisire una certa pratica nella vita spirituale, però sta di fatto che bisogna fare molta attenzione, perché i valori che il mondo propone non sono dei valori secondo Dio.

“Per questo chiamiamo Maria «sede della sapienza », perché in lei è venuta ad abitare la sapienza stessa, quando il Verbo si è incarnato, e perché lei stessa ha sempre e solo seguito la vera sapienza che viene solo da Dio.

La devozione a Maria diventa così l’obbedienza alla parola di Dio, diventa la furbizia di scegliere sempre la sapienza di Dio contrapposta a quella del mondo, realizzare il messaggio evangelico nella propria vita ed essere così lievito nel mondo”.

L’obbedienza alla Parola di Dio ci fa scegliere sempre Dio, cosa che il mondo non fa mai.

“Maria nel suo silenzio, nella sua orazione, nel suo continuo rapporto con Dio, nella sua vicinanza a Gesù, nella sua presenza discreta all’inizio della vita della Chiesa, è la sede della sapienza: la nostra contemplazione di lei ci introduce in quel mondo soprannaturale che Dio ha pensato per noi e che Gesù ha reso possibile”.

Maria Santissima, come “Sede della sapienza”, è l’unica in grado di guarire i nostri mali di questa epoca, infatti possiamo dire che oggi manca tanta sapienza.

Quante scelte insipienti vengono operate ogni giorno, e quanto spesso anche noi sperimentiamo questa insipienza… è così!

Purtroppo, tante volte dobbiamo dire: «Eh… sono stato veramente insipiente! Non c’è stata sapienza nel mio modo di essere, di fare, di parlare». Quante volte ci dobbiamo mangiare le mani, e anche la lingua magari, per aver fatto, per aver detto, cose sbagliate. Perché?

Perché siamo stati insipienti.

L’altra Litania è “Causa nostrae laetitiae”, cioè “Fonte della nostra letizia, della nostra gioia”.

Fonte della nostra gioia

“Il mondo, ogni uomo, noi tutti siamo in perenne ricerca di gioia, di serenità per godere giorno per giorno il nostro vivere concreto. Ricerca di gioia non vuol dire illusione di un’epoca di bengodi o di una evasione al di fuori della realtà, né induce a chiudere occhi e orecchi per non vedere e sentire tutto il male che grava sulle spalle dell’umanità, non vuol dire indurire il cuore per non soffrire e diventare insensibili.

Gesù più volte ha rimproverato la «durezza di cuore» che è un

male di sempre, è una medicina che invece di guarire rende ancora più negativo il male e conduce alla morte della indifferenza, della superficialità”.

Quindi, la gioia non è tutto questo, non è tutto questo…

“Bisogna dunque avere il coraggio di desiderare la propria gioia e di saperla realizzare: è ancora Gesù che ne insegna la strada, e sono le «Beatitudini» che i vangeli ci riportano. Sono la «ricetta» per essere beati, cioè felici, cioè raggiungere la gioia: contro le ideologie e le indicazioni del mondo che non riescono mai a dare quella gioia che ciascuno cerca.”

Noi cerchiamo la gioia nei luoghi sbagliati, in cisterne screpolate, no?

Così dice il Profeta… e lì l’acqua non c’è.

“Gesù insegna che la felicità la si conquista con la povertà, la mansuetudine, con l’accettare l’afflizione, col desiderare la giustizia, con l’operare la pace, e anche non sfuggendo alla persecuzione, ai contrasti che la nostra scelta può generare. La storia cristiana di venti secoli garantisce che quanto Gesù ha proposto si avvera, e mette nel cuore una gioia profonda.

I martiri, i santi e tutti coloro che hanno speso la vita nell’amore

di Dio, nella sequela di Gesù, hanno goduto una pace e una serenità, un’armonia irraggiungibile in altri modi. La creatura che più e meglio ha seguito Gesù è Maria, sua madre, non solo perché lo ha generato fisicamente, ma perché lo ha seguito in tutta la sua proposta. Sarà Gesù stesso a darne la più bella definizione, quando a chi lo avvisa che è arrivata sua madre e lo cerca dice che madre, sorella e fratello è «chi fa la volontà di Dio»: Maria è la più intima a Dio perché ascolta la sua parola e la mette in pratica con totalità.

In Maria abita la gioia: anche se spesso la si venera come «addolorata» perché «una spada le trafigge il cuore», è lei che a casa della cugina esplode di gioia nel cantico profetico del «Magnificat», esulta nel Signore e si rende conto che «tutte le generazioni la chiameranno beata» (Lc 1,48). Maria non ci garantisce ricchezza o benessere materiale e nemmeno una buona «carriera» nel senso mondano, non offre garanzie di tranquillità: Maria ci presenta se stessa come segno luminoso dell’amore di Dio e quindi come luogo della gioia, della pace vera, di quella beatitudine che sarà definitiva in cielo. In questo senso, Maria è la «causa della nostra letizia»”.

Ricordate che a Bernadette, ricordate che a Suor Lucia, ma anche a Giacinta, a Francesco, come a tutti i Santi, del resto, la Vergine Maria non ha mai promesso la gioia in questo mondo. Lei è la causa di ogni gioia, ma non della gioia qui, della gioia che qui noi pensiamo; Lei ha sempre promesso che li avrebbe portati in Cielo: questa è la gioia!

Qui, nella terra di esilio, invece, la Vergine Maria ci promette la Sua presenza, la Sua protezione, il Suo Cuore Immacolato, che non ha niente a che vedere con la gioia come la intendiamo noi.

“Vogliamo anche noi metterci in questa prospettiva e cercare la

gioia là dove siamo certi di trovarla e di trovarla sempre, non legata all’umore nostro o altrui, non dipendente da rapporti più o meno pesanti e soffocanti: troveremo la vera gioia realizzando il regno di Dio dentro di noi e accanto a noi, imparando a donare più che a ricevere, ad amare senza aspettarci nulla, a ritrovare nei nostri giorni sempre la presenza beatificante di Dio.

Se Maria è causa della nostra letizia, non possiamo non tornare continuamente a lei, nella preghiera, nella riflessione, nel tentativo di assomigliarle, e così avvicinarci alla stessa sorgente della gioia”.

Quindi noi dobbiamo tornare sempre alla Vergine Maria: ecco il perché del pregare ogni giorno il Rosario, che tanto sta a cuore alla Vergine Maria, perché in Lei troviamo realizzato tutto ciò che serve per essere gioiosi, nonostante Lei sia la Vergine dei sette dolori.

Lì troviamo tutto ciò che serve per essere gioiosi, perché lì troviamo Dio e il modo corretto di seguire Dio, e questo credo che ci basti, che ci possa bastare, anche perché il mondo non offre niente, niente… solo amarezze.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

VANGELO (Gv 14, 21-26)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
Gli disse Giuda, non l’Iscariòta: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?».
Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

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