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Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel, parte 3

Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di giovedì 27 gennaio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel, parte 3

Eccoci giunti a giovedì 27 gennaio 2022. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo IV di San Marco, versetti 21-25. 

Dobbiamo proprio fare attenzione a quello che ascoltiamo, in generale, sempre, fare molta attenzione. Noi ascoltiamo tante cose in una giornata, ma quante di queste cose noi sappiamo trattenere, meditare, riflettere, custodire nel cuore, conservare nel silenzio? E quante perle preziose noi perdiamo con le chiacchiere inutili? Quante perle preziose noi perdiamo dissipandoci con la televisione, con la radio, con la musica, con tutti i social, con i video, con.. con.. con…? Ecco, allora facciamo tesoro di questo:

“Fate attenzione a quello che ascoltate” 

Continuiamo il nostro la nostra bella lettura del libro “Le meraviglie di Laus”, la pronuncia è “Lò”, però di solito vi dico “Laus” perché nel linguaggio comune se uno dice la Madonna, la Nostra Signora di “Lò”, la conoscono ancora meno, se invece si dice la Nostra Signora di “Laus” (n.d.r. pronunciato come é scritto), allora già di più, quindi qualche volta vi dirò la pronuncia corretta, qualche volta vi dirò la pronuncia non corretta perché ve la leggerò esattamente come si scrive.

 Di questo bellissimo libro, che stiamo leggendo, “Le meraviglie di Laus”, del canonico Don Maurizio Barroso, del 1933, vi dicevo ieri siamo arrivati al capitolo secondo: il teatro delle meraviglie della Madonna. 

Questo capitolo brevissimo, che cosa ci dice? 

Ci dice che la Vergine Maria ha scelto un luogo bellissimo, un luogo molto silenzioso, molto solitario, pieno di erbe aromatiche, di colori, di essenze, di montagne, di neve durante l’inverno, un posto veramente bellissimo, e c’era un lago, ecco perché si chiama Nostra Signora di Laus, è un lago che oggi è scomparso che occupava il fondo del bacino e gli ha lasciato il suo nome Laus, dalla parola latina “Lacus” coll’elisione della “c”. E quindi è la “Nostra Signora del Lago”, bellissimo, poi c’è il monte di San Maurizio, di cui poi parleremo.

“La valle di Làus non contava allora che sette o otto famiglie; oggi conta un centinaio di abitanti, compreso il personale del Santuario.”

Il Sacerdote che ha scritto il libro ha disegnato una bella cartina che fa vedere la zona. 

La Cappella di Nostra Signora del Buon Incontro

“La pietà sembrava essere tradizionale presso gli abitanti del Làus. Quelli che colà vivevano nel secolo decimosettimo sopportavano con rincrescimento e pena la loro lontananza dalla parrocchia (Saint-Etienne). Troppo sovente le piene dell’Avance li mettevano nell’impossibilità di portarsi alle funzioni parrocchiali, far battezzare i loro bambini, e partecipare ai Sacramenti.

E per questo motivo nel 1640 pensarono di far costruire una Cappella sotto il titolo di N.S. del Buon Incontro, nome ispirato dal Cielo, perché è là che la piccola pastorella doveva incontrare la divina Pastora delle anime. Tale Cappella non era che una cameretta quadrata, ricoperta di stoppie. Il mobilio consisteva in un altare di gesso, due candelieri di legno, un ciborio di stagno, tre quadri malandati e mal dipinti, che rappresentavano rispettivamente la S. Famiglia, e due misteri della vita della S. Vergine”.

Vedete, basta veramente poco per poi essere visitati dal Cielo, noi pensiamo che dobbiamo avere chissà che cosa.

“Ecco il luogo prescelto da Maria Santissima per farlo teatro delle sue meraviglie, per lo spazio di 54 anni. Per quattro mesi vi apparve ogni giorno e per tutto l’altro tempo almeno una volta al mese”.

Noi parleremo solo delle apparizioni più importanti. 

“E per completare il quadro delle meraviglie dovremmo pure parlare delle apparizioni di Nostro Signore, degli Angeli, dei Santi, nonché delle Anime del Purgatorio, e delle terribili persecuzioni del demonio. Dopo la morte della Ven. Suor Benedetta, la Buona Madre non apparve più, ma aveva promesso alla pia pastorella che non avrebbe mai cessato di provare la sua presenza in quel luogo colle sue grazie”.

Vediamo il capitolo terzo: 

Le prime carezze della mamma.

 “Benedetta non aveva che tre o quattro anni quando un giorno mentre con altre bambine si trastullava di fango presso una fontana, una Signora forestiera, dal viso dolce, dal portamento gentile, apparve sulla strada e s’avvicinò al gruppo infantile. Dopo aver attirato a sé la piccola Benedetta, colla bianca mano prende dell’acqua nel cavo della fontana, bagna il viso della bambina e pulisce le sue labbra sporche di fango; poi dando loro un amichevole schiaffetto disparve dicendo loro: – State buone, bambine mie!-. 

Era il mercoledì delle Ceneri. Pensando alle prove che la bambina sta per subire, pare che la bianca mano della Signora abbia dato in tal giorno il battesimo di penitenza. Questa stessa Signora continua ad apparire, di tanto in tanto, a Benedetta e a darle prova di una devozione tutta speciale”.

Pensate: la Vergine Maria dà uno schiaffetto e la prima cosa che dice a questa bambina di tre anni è:

State buone”

Questo lo dico perché, siccome noi oggi siamo abituati a questa melassa fangosa di una sorta di buonismo senza limitismo, non so bene dove collocare la Vergine Maria nel nostro buonismo senza limitismo. Noi che abbiamo fondato l’educazione delle giovani generazioni sul: “Fate tutto quello che volete, come volete e quando volete, finché potete”, guai al primo che si permette di dire un fiato e non solo ai ragazzi, che ovviamente possono fare in Chiesa qualsiasi cosa, quanto vogliono, nessuno che ti dice niente. Una volta erano i bambini che andavano dietro ai genitori, adesso sono i genitori che vanno dietro ai bambini, è tutto al contrario! Un essere viziati oltre ogni misura, l’incapacità quasi assoluta di saper educare e di saper essere punti fermi, di saper dire: “no”, di saper castigare, di saper rimproverare, tutte cose sparite. 

“State buone” dice la Vergine Maria, e dà loro uno schiaffetto. Mancanza di fermezza e severità non vuol dire mancanza di dolcezza e di bontà, assolutamente, non sono antagonisti questi concetti, questi termini. La mancanza di fermezza, la mancanza di severità, la mancanza di rimprovero possono creare dei gravissimi squilibri nella vita delle persone, dei ragazzi, tali per cui quando poi nella vita incontreranno i loro primi no — perché i no arriveranno — non avranno gli strumenti per saper gestire le proprie emozioni in quel momento, non sapranno affrontare un no, non sapranno affrontare un fallimento. Ci sarà sempre qualcuno accanto che gli dice: “Ma no, ma dai! Ma va bene tutto, ma non ti preoccupare, tesoro della tua mamma, ma ci mancherebbe! Ma va bene!”. 

La vita, però, un giorno non dirà sempre: “Ma va bene”, perché quando faranno le stupidaggini dovranno assumersi le loro responsabilità. In tribunale non ti dicono: “Ma va bene”, e dopo? 

Se non stati educati a… come faranno a saper gestire quei momenti? Come fanno a capire il peso delle loro azioni se nessuno gli dice mai: “Hai sbagliato e adesso te ne assumi le tue responsabilità e le tue conseguenze. Hai fatto il male, ti sei comportato male, e adesso devi riparare”? 

Se non c’è nessuno che dà un amorevole schiaffetto e dice: “Sai buono, stai fermo, stai al tuo posto”, quando avranno vent’anni chi li prende più? Chi è che gli insegna più di stare buoni, se non hanno imparato a farlo quando avevano 3 anni? 

“All’età di undici anni fu mandata con la sorella minore al mulino di Remollon, con un asino carico di quattro forme di grano. Le ragazzine tornavano già dal mulino, tremanti per il freddo, essendo in gennaio, e frettolose per la notte, che stava per cadere, quando l’asino si abbattè sul ghiaccio, col suo fardello. Che fare? Dove cercare soccorso? Chi alzerà la bestia? Sulla strada non c’è persona viva: ed ecco presentarsi la Signora sconosciuta, che rialza il povero animale. Facendosi notte e rimanendo ancor molta strada da percorrere per arrivare a Saint Etienne, la Signora consiglia le fanciulle a ritornare a Remollon per aspettare l’indomani e indica un uomo caritatevole, che le alloggerà volentieri. Esse partono, col cuore pieno di riconoscenza, e l’asino, da sé stesso, va ad arrestarsi presso la porta dell’ospite indicato. Quel brav’uomo si alza, accoglie le bambine nella sua casa e le rifocilla con un po’ di minestra. Non sapendo dove metterle a dormire, trova loro un letto presso il castaldo del sig. di Venterol, ove le lascia a riposare. 

Ma se così presto la S. Vergine mostra la sua predilezione verso la piccola Benedetta, si può dire che pure Benedetta comincia presto a dimostrare il suo amore verso la sua Buona Madre. Amava tanto la preghiera; ad ogni pilone, ad ogni croce, che incontrava, si fermava immancabilmente a pregare: e la sua preghiera favorita era il Rosario, perché sapeva che il Rosario è stato insegnato da Maria stessa. Ed è per questo che si fa regalare una corona dalla mamma il giorno in cui deve lasciarla per andare a servizio. La consolazione che prova Benedetta nella recita di questa preghiera, che la mette in intima relazione colla Madre di Dio, le fa nascere un desiderio ardente di vederla. Questo desiderio va crescendo al racconto di tutto quello che sente dire dalla Regina del suo cuore, finché sarà soddisfatto.”

Vedete quanto la preghiera diventa fondamentale nella vita di questa ragazza. 

Apparizione di San Maurizio

 Vediamo un po’ cosa succede con San Maurizio.

“Verso la parte sud ovest di Saint-Etienne si eleva una splendida montagna, la cui base è lambita dalle acque dell’Avance al Nord, e della Durance a sud. I suoi fianchi sono coperti, per una parte, da una foresta e per l’altra da fertili vigneti; la sua cima si copre, ogni primavera, d’una lussureggiante vegetazione di arbusti, di erbe e di fiori. 

Benedetta, giunta ormai all’età di 17 anni, ma rimasta sempre pastorella, per regalare al suo gregge un po di ombra e di fresco, lo conduceva soventissimo lungo il limitare di quella foresta, e talvolta amava addentrarsi nel folto degli alberi. Nella primavera del 1664 mentre con le sue pecore si inoltrava sul bosco, recitando la sua corona, un bel vegliardo era apparso ai suoi occhi, e si era in seguito eclissato in silenzio nell’ombra della foresta. La visione si rinnovò quattro o cinque volte; ma la giovinetta non si era affatto spaventata, immaginandosi che fosse una persona. Venne il giorno in cui il venerabile personaggio si manifestò alla pastorella in maniera più aperta e più intima. Si era ai primi di maggio, e Benedetta, tormentata dalla sete, si inoltrò nel bosco, colla speranza di trovare una sorgente. Le sue ricerche la condussero su un altipiano, situato al fianco occidentale della montagna, a un centinaio di metri dalla sommità. Il suo piccolo gregge, per un momento dimenticato, la seguì a sua insaputa. Giunta a quell’altezza, la pastorella scorse dapprima qualche casolare deserto, e poi un’antica Cappella dedicata a S. Maurizio, da cui la montagna prende il nome. Presa da profondo rispetto davanti a quelle rovine si mette in ginocchio e recita il suo rosario. Mentre la pia giovinetta dimentica in tal modo la sete per inviare una corona di salutazioni alla Mamma del Cielo, vede presentarlesi innanzi il vegliardo, che aveva già scorto parecchie volte. Era assai bello: aveva la barba lunga, alta la statura, e la figura dolce: rosso era il suo vestito e portava sulla testa una specie di alto berretto, terminante in punta, come una mitra. –

Figlia mia – le dice – che fai qui? 

Governo le pecore– risponde la ragazza – e prego Dio, mentre cerco un po’ di acqua da bere – 

  • Vado ad attingerne – replicò il vegliardo e si avanzò presso il margine di un pozzo vicino, che Benedetta non aveva notato. Nello stesso tempo la pastorella prende dal suo cestino un pezzo di pane che sarà tutta felice di spartire col gentile sconosciuto. 
  • Signore – gli dice – vorreste accettare un po’ del mio pane?
    No figlia mia, non ne ho bisogno.-
    Bisogna bene che mangiate… state così bene, avete un sì bel colore nella faccia… 
  • Io non vivo di pane terrestre, non mangio che il pane del Cielo: mangia pure la tua refezione: eccoti l’acqua da bere. – 

Benedetta incoraggiata da quell’atto di benevolenza, e dall’affabilità del vecchio, rinnova la conversazione con una famigliarità e una curiosità infantile.

Che cosa portate sulla testa?– gli domandò. 

Una mitra.- 

Siete così bello! Sareste forse un Angelo o Gesù? 

Io son Maurizio. Questo casolare era una cappella eretta in mio onore, ed ora è diroccata da tutte le parti; ma disgraziati coloro, che ne percepiscono le rendite! Ne risponderanno innanzi a Dio, perché impediscano che io venga onorato. – 

La conversazione durò ancora lungo tempo. Ma il giorno stava per finire, e S. Maurizio disse alla pastorella: 

  • Figlia mia non ritornare più in questi luoghi, perché fanno parte di un’altro territorio. Le guardie, se ti sorprendono, ti sequestreranno il gregge. Va nella valle, che si trova sotto Saint-Etienne, là vedrai la Buona Madre di Dio.-
  • Cosa dite, signore? La S. Vergine è in Cielo, come potrò vederla in quel luogo?- 

-Si,- rispose il celeste ambasciatore – Ella è in Cielo, e anche in Terra quando vuole.- 

Poi per darle una prova della verità delle sue parole, le consegna un bastone dicendole:

  • Quando sarai discesa dalla montagna, vedrai uscire quattro lupi dal bosco, che si getteranno contro il tuo gregge: minacciali con quest’arma e li vedrai indietreggiare.- 

Benedetta partì, e le pecorelle la precedevano saltellando. Giunta al piano incontrò veramente i lupi, e li mise in fuga come il Santo le aveva insegnato, e ritornò a casa contenta pensando alla promessa avuta, e desiderando che tornasse presto la luce del giorno per recarsi alla valle indicata.” 

E qui c’è l’immagine bella dell’incontro di Benedetta con San Maurizio. Andate a leggere la storia di San Maurizio. Chissà questo bastone che fine ha fatto, sarebbe bello trovarlo ancora il bastone di San Maurizio. 

Cosa dirvi? 

Ovviamente siamo tutti rimasti colpiti da questa frase:

 – Io non vivo di pane terrestre, non mangio che il pane del Cielo –

Sì, anche noi vogliamo mangiare solo il Pane del Cielo, nutrirci solo di quel Pane. Vedete la vita di questa ragazza come è segnata dalla semplicità e come i Santi in Cielo sono attenti, se vengono onorati.

Impediscano che io venga onorato” 

E renderanno conto conto Dio! Perché intanto ricevono i soldi, le rendite di questa Cappella. Lo dicevamo in questi giorni: “Non bisogna rubare, non bisogna prendere ciò che non ci appartiene”. Se non ti appartiene, non ti appartiene. Non bisogna farlo. Importante è dare a ciascuno il suo, è giusto ridare a ciascuno il suo, è giusto che ognuno abbia quello che gli spetta. 

Quando ero adolescente, al paese dove vivevo, Gorgonzola, in provincia di Milano, in estate, a luglio, avevano l’abitudine di venire gli Evangelici. Mettevano giù la loro tenda vicino alla stazione del metrò e stavano lì a fare qualche giorno le loro riunioni e la loro predicazione, a cercare proseliti, a cercare gente che abbandonasse il Cattolicesimo per farsi Evangelici.

Noi ragazzi, per curiosità, siamo andati a vedere e siamo entrati nel tendone. Sono venuti subito ad accoglierci, ma noi eravamo lì più per curiosità che per altro. Ci hanno dato i loro libretti, ci hanno spiegato le loro cose, poi ci siamo salutati con molta gentilezza.

“Figurati, noi abbiamo il nostro Mons. Cazzaniga! Ma ti pare che lasciamo il nostro santo Vescovo? Assolutamente impossibile!”

Siamo andati, e abbiamo continuato a giocare. Eravamo sempre in cortile a giocare dalla mattina alla sera, poi allora non c’era altro che correre, giocare alla palla, ai salti, alle corse, a inventarsi tutti i giochi possibili. Giocavamo pomeriggi e serate intere e se non giocavamo stavamo insieme a parlare.

Stiamo tornando verso il cortile, perché le nostre case erano vicine alla metrò, e uno di noi si ferma, non dico il nome perché è ancora vivente, non posso dirlo, mette la mano in tasca e dice:

“Guardate che cosa ho qui!”

E tira fuori una cassetta di musica.

Noi lo guardiamo: “Ma cosa hai fatto?”

“L’ho presa di nascosto, adesso sapete cosa facciamo? Incidiamo sopra un po’ di musica rock e poi gliela riportiamo, così quando la mettono su, per ascoltare le loro cose, parte la musica rock”

“No! Non si può fare questa cosa! Ma sei impazzito?”

“Questo è rubare, non puoi portarla via”

“No, ma io gliela riporto”

“Ma gliela riporti tutta corrotta, tutta rifatta, non va bene”

“Dai, su, che ci divertiamo!”

 Io mi ricordo che ai piedi avevo su, non so perché, una sorta di ciabatte da casa, quella sera avevo su questa sorta di infradito, di ciabatte estive, molto leggere e molto scomode. Non so cosa mi è preso, senza pensarci, sono rimasto lì un attimo, poi gli ho strappato la cassetta dalle mani in un secondo e ho cominciato a correre. Ma lui aveva su le scarpe. Immaginatevi con su questi infradito come si fa a correre. L’ho anticipato un pò perché è rimasto sorpreso dal mio gesto e non è partito subito a correre.  Mi sembra ancora di vederci! Da dove eravamo noi al tendone ci saranno stati 200 metri, era vicinissimo. Io comincio a correre e capisco che ormai mi sta per raggiungere, perché con le ciabatte correvo troppo male, stava per prendermi la maglietta da dietro, e non so cosa mi è venuto in testa, ho alzato gli occhi al Cielo detto: “Gesù aiutami”. In quell’istante lui è caduto per terra, ha inciampato ed è caduto per terra. Non si è fatto male, è solamente inciampato ed è caduto, così sono uscito ad arrivare al tendone e a ridare la cassetta a loro. 

“C’è stato un errore, abbiamo preso questa cassetta ma ve la ridiamo”.

“Grazie, grazie” sono stati molto gentili.

Non è roba nostra, va ridata. Quella cosa mi ha insegnato che il Cielo benedice quando noi rispettiamo i Comandamenti, quando noi siamo giusti, quando vogliamo essere giusti il Signore ci benedice. Il mio amico non sa che io ho alzato gli occhi al Cielo  e ho detto: “Gesù aiutami”, semplicemente è caduto, poverino. 

“Non ti ho preso perché sono inciampato”.

 Lo so che sei inciampato, stella, però è così che doveva essere in quel momento, se no non andavo più a dargli la cassetta.

Dobbiamo ridare al suo proprietario ciò che gli appartiene, e dobbiamo imparare a chiamare il Cielo in aiuto. Forse è stata l’unica volta nella mia vita dove ho avuto veramente un briciolo di fede, forse è per questo che il Signore mi è venuto incontro.

Dobbiamo chiamare il Signore in nostro aiuto in quei momenti, dobbiamo chiederglielo, e vedete come il Cielo ha cura: la Madonna che pulisce il viso, San Maurizio che le dà il bastone contro i lupi. Il Cielo ha cura di noi, il Cielo ci ama, il Cielo ci viene incontro, non dobbiamo temere in questi tempi tristi, in questi tempi difficili, in questi tempi ombrosi, in questi tempi di ululati, non dobbiamo avere paura. Tutto ci fa spaventare, ma spegnete la scatola delle bugie, spegnetela, serve solo a creare terrore e a montare bugie su bugie. Non serve. Dedicate il vostro tempo a stare con il Signore, a vivere nella pace, nel silenzio, a chiamare Dio e a invocare la presenza di Dio, l’aiuto di Dio, e non abbiate paura di niente e di nessuno, perché ci sarà sempre un San Maurizio che arriverà e ci darà un bastone e ci dirà: “Quando arriveranno i lupi, usa questo. Quando arriveranno i lupi usa la fermezza che ti viene da Dio, usa la forza, il coraggio, usa la conoscenza che ti viene da Dio, usa il tuo essere granitico e affronta i lupi come li devi affrontare”, e soprattutto ricordiamoci: “Non sei solo, non sei solo.” 

Questo è fondamentale, avete visto quando ci siamo visti l’8 di dicembre, avete visto quando ci siamo visti il 1 gennaio, una manciata di giorni fa, neanche un mese fa. Sembra che sei solo, il mondo ti vuol far credere che sei solo, la scatola delle bugie ti vuol far credere che sei solo ma vedete come la Madonna… ci siamo sempre incontrati in date Mariane: nell’Immacolata Concezione, la Madre di Dio… e potrebbe essere che le date Mariane possono diventare così il momento del nostro incontro. 

Il prossimo capitolo, il quinto che leggeremo, si intitola: “L’incontro con la Vergine”. Possiamo proprio dire che, anche con noi, la Vergine ci ha incontrato, ci ha fatto incontrare e continuerà a farci incontrare, a farci vedere che non siamo soli. Domani vedremo: “”L’incontro con la Vergine”, e vi assicuro che sarà una cosa bellissima.

Importantissimo, oggi ricordatevi alle 17:30 la Supplica alla Madonna della Medaglia Miracolosa, mi raccomando e il 27 di ogni mese la Supplica alla Madonna della Medaglia Miracolosa.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

VANGELO (Mc 4, 21-25)

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

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