Scroll Top

“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 25

“Condotta per passare santamente la Quaresima” - p. Avrillon

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 25 marzo 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Scarica il testo della meditazione

“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 25

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

Eccoci giunti a venerdì 25 marzo 2022, Solennità dell’Annunciazione del Signore. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo I di San Luca, versetti 26-38.

Subito immergiamoci nella lettura del testo del Padre Avrillon.

Venerdì dopo la III Domenica – Giorno di grazia

“Siate oggi in una continua vigilanza ed attenzione sulle grazie che si presenteranno. Fate in questo momento una generosa risoluzione di non commettere contro questa grazia alcuna infedeltà benché piccola, e di corrispondere senza dilazione, appena ne sentirete l’ispirazione. Sforzatevi di trovare e di meritare in tutto questa grazia, nei disprezzi, nei patimenti e nelle contraddizioni. Voi la troverete sicuramente, se sarete attento e fedele. Ma per compire degnamente questa pratica, fate oggi tutte le buone opere, sieno preghiere, lezioni spirituali, oppure opere di carità con tanta purità d’intenzione, che non perdiate alcuna di quelle grazie che vi sono unite”.

Oggi siamo chiamati a cogliere, a custodire, a non commettere assolutamente nessuna più piccola infedeltà verso la grazia o le grazie che il buon Dio ci vorrà fare, ma faremo di tutto, senza dilazione, senza rimandare, senza “dopo”, senza “vedremo”, senza “se”, senza “ma”, senza “forse”, per corrispondere immediatamente a quanto la grazia ci chiede. Quindi, in qualunque situazione noi dovessimo essere, nel disprezzo, nei patimenti, nelle contraddizioni, in qualunque situazione, chiediamo al Signore la grazia di corrispondere alla Sua grazia, appunto.

Tutto deve essere fatto con una pura intenzione, dobbiamo avere una grande purezza d’intenzione, perché solo così ciò che facciamo è gradito a Dio.

Questa è la meditazione del Vangelo che fa oggi Padre Avrillon, che, come vi ho detto, non sempre corrisponde al Vangelo del giorno che abbiamo letto noi, essendo in quel tempo vigente il rito antico.

“Gesù venne in una città di Samaria chiamata Sicar, presso l’eredità che Giacobbe diede al figlio suo Giuseppe, dove era un pozzo che si chiamava la fontana di Giacobbe. Considerate attentamente tutte le buone qualità della grazia di Gesù per una peccatrice. Osservate tutta la condotta di questo nostro adorabile Salvatore, in cui risiedeva la grazia, con tutti i rifiuti e i raggiri della Samaritana. Questa condotta così caritatevole l’ha tenuta anche per voi, e molto più egli ha fatto, perché è morto per vostro amore. Siate grato e fedele alla sua grazia. Primariamente Gesù, dice l’Evangelista, si era fatto una necessità di passare per Samaria, perché si era imposta da se stesso una legge di amore di cercare cioè i peccatori. Arriva egli per primo al pozzo di Giacobbe, non volendo essere prevenuto dalla sua creatura. La sua stanchezza l’obbliga a riposare: questo ente supremo, in cui tutte le creature si riposano, è obbligato egli stesso a cercare il riposo. Appena è arrivato al pozzo, aspetta con pazienza. Finalmente arriva la peccatrice ed esso le domanda da bere. Qui la grazia previene per farsi desiderare in seguito, ella cerca per farsi ricercare, ella domanda per dare, ella condiscende per domandare”.

Quindi, vedete l’atteggiamento di Gesù… questa grazia che previene, in modo che il nostro cuore si prepari poi a cercarla e ad accoglierla.

“La Samaritana ricusa subito di dargli da bere, dicendo per iscusa che il pozzo era troppo profondo; ma Gesù risoluto di guadagnarla, si passa di questa inciviltà, cessa di domandarle da bere, e le dice con un tono di voce pieno di dolcezza: Se conosceste il dono di Dio, e quegli che vi parla, voi stessa gli avreste forse domandato da bere, ed egli vi avrebbe data un’acqua viva. Questa donna ostinata dissimula ancora e non s’arrende. Non è forse questa la vostra condotta in riguardo alla grazia? Non ha essa parlalo mille e mille volte al vostro cuore per rompere un affetto che vi impediva di servire Dio com’era dovere, e avete finto di non sentirla?”

Come la Samaritana, anche noi facciamo finta di non sentire, anche noi usiamo scuse: «No, il pozzo è profondo…».

No, il problema non è che il pozzo è profondo… il problema è che noi non vogliamo ascoltare, non vogliamo ascoltare ciò che la grazia ci vuole dire.

Per esempio, un caso che cita il Padre è rompere un affetto che mi impedisce di servire Dio come dovrei servirLo. Ne abbiamo, noi…

Noi abbiamo affetti, che possono essere legati alle persone o alle cose, che ci impediscono di servire Dio veramente, di servire Dio in modo giusto, come dovremmo e potremmo servirLo.

La grazia ci chiede di chiudere quell’affetto, di tagliare quell’affetto, perché non è sano, ma noi diciamo: «No, ma il pozzo è troppo profondo…»

“Oppure vi siete scusato, come la Samaritana, adducendo la vostra pretesa debolezza, e la difficoltà della fatica, senza riflettere che nulla è impossibile all’uomo cristiano sorretto dalla grazia? Ah! Voi dite che il pozzo è troppo profondo!”

Vedete…

Quante scuse noi adduciamo per giustificarci: «Sono debole… Non ho tempo… Ho troppe cose da fare… Non ce la faccio… Non ci riesco… È troppo difficile, troppo impegnativo… Sono stanco, devo dormire, devo mangiare, devo riposare… Devo divertirmi, devo fare…»

Quante scuse… quante scuse per evitare di corrispondere alla grazia.

La difficoltà della fatica… avete mai visto una fatica che non è difficile? È una contraddizione in termini! Una fatica, essendo fatica, è difficile, ma noi non vogliamo faticare se non nelle cose in cui abbiamo il tornaconto noi, “che ci piacciono a noi”. Bisogna proprio dirla così, anche se è sbagliato, ma va proprio detta così: “che ci piacciono a noi”. Sentite come, anche verbalmente, c’è questa ridondanza dell’io, del ritornare su me stesso… ecco, appunto…

Peccato che non si riflette sul fatto che nulla è impossibile all’uomo cristiano che è sorretto dalla grazia, nulla!

Non esiste fatica, non esiste impegno, non esiste nulla!

Quando noi iniziamo a fare i frignoni, è perché abbiamo abbandonato la corrispondenza alla grazia, e allora incominciamo ad addurre scuse, come la Samaritana, per non essere… per non fare…

Questa meditazione di oggi 25 marzo, cade proprio a fagiolo per qualcuno…

Questa la sto dicendo proprio pensando a qualcuno in particolare, questa volta ho proprio davanti un’immagine, e casualmente cade proprio oggi, proprio oggi che avviene un qualcosa… ecco, cade proprio a fagiolo!

Vedete, nella Provvidenza di Dio, niente è a caso, e Dio ci risponde sempre, risponde sempre. E Dio corregge sempre… certo, se noi abbiamo l’umiltà di cogliere… no?

All’uomo cristiano o alla donna cristiana, sorretti dalla grazia, nulla è impossibile, se lo vogliono, se vogliono corrispondere; se non vogliono, allora niente.

“Come poter combattere una passione predominante, quando si è già renduta padrona del cuore?”

Appunto… non si può.

“Come mortificarsi e risolversi a lasciar ogni oggetto pericoloso, quando siamo sensuali? Come praticare questa vita interiore, quando siamo stati sempre amanti della dissipazione?”

Come fa uno, che è dissipato dalla mattina alla sera, a vivere la vita interiore? È impossibile!

Nelle mille chiacchiere, nelle mille preoccupazioni e nelle mille occupazioni non ci può essere vita interiore, che non è il dover fare tante cose. Anche Madre Teresa di Calcutta doveva fare tante cose… però è come le faceva, e per chi le faceva!

“Come vivere in una perpetua rinunzia a se stessi, quando abbiamo sempre amato il piacere?”

Io qui aggiungerei l’auto-gusto, il piacere di me stesso, del gustarmi, il provare piacere di me… in tal modo, come faccio a vivere la mortificazione? Quanti furbastri che ci sono in giro…

“Finalmente, come determinarsi ad entrare in questa carriera faticosa della penitenza e perseverare sino alla morte, quando ci siamo assuefatti alla mollezza?”

Non si può.

“Non è questo il vostro linguaggio?”

Sì, sì, è questo, è questo…

“II Punto – La Samaritana dice a Gesù: datemi di quest’acqua.

L’ammirabile trattenimento del Salvatore con questa peccatrice ci fa ben conoscere che, se la bontà proveniente dalla grazia con tutte le resistenze di un peccatore è un forte motivo che ci muove, la condotta di questa peccatrice che si arrende finalmente alla grazia è un esempio che c’istruisce e ci anima. Questa, dopo molte resistenze, capisce bene che non può resistere alla grazia che la sollecita, e tosto comincia a domandare di quest’acqua viva e soprannaturale, che produce nell’anima una perfetta tranquillità”.

Quello che dicevamo ieri.

“Depone il suo orgoglio da se stessa e comincia a domandarla, ed eccovi il primo passo che dovete fare”.

Quindi, il primo passo, come sempre (è sempre quello), è rinunciare, rinnegare, calpestare l’orgoglio. Questo è il primo passo, altrimenti non ci può essere nessuna grazia, che dà la perfetta tranquillità. Non dimentichiamolo mai!

“Concepite un’alta stima di quest’acqua vivificante della grazia. Comprendete che niente potete senza di essa; desideratela con ardore, domandatela con una profonda umiltà. Infatti questa nuova convertita mette subito mano all’opera: ella non è più una donna voluttuosa, nè una idolatra ribelle; la maestà, la forza e l’eloquenza della grazia nella bocca di Gesù l’hanno efficacemente determinata alla penitenza. Applicata a mettere a profitto i preziosi momenti che le procura il Salvatore, abbandona senza dilazione il suo pozzo e la sua secchia per andar ad espiare i suoi disordini con una pubblica confessione”.

Attenti, guardate che bravo… vedete? Fa riferimento alle fonti.

Vedete cosa produce conoscere i Santi Padri della Chiesa…

“L’acqua morta di questo pozzo, dice Sant’Agostino, è la figura dei piaceri sensuali, ove le anime voluttuose che ne sono infette, attingono di queste acque velenose e corrotte, che loro danno la morte. Essa le lascia, e Gesù in loro vece le dà l’acqua pura e vivificante della grazia, e gli rende colla sua penitenza l’acqua preziosa delle sue lacrime”.

Bellissimo… Bellissimo…

Quindi, questa donna, subito, immediatamente abbandona tutto, tutto il suo male, tutta l’acqua morta.

Noi, quanta acqua morta ci portiamo dentro?

Noi, quanta acqua putrefatta, stagnante, verdastra, piena di rospi, ci portiamo dentro nel cuore?

Quanta acqua “zanzarosa” abbiamo addosso?

Quanta acqua piena di larve ci portiamo dentro nel cuore?

Quanta acqua putrida abbiamo dentro?

Quanta acqua che è simbolo di questi piaceri sensuali, di queste anime voluttuose, incostanti, che godono di se stesse?

Quanta acqua velenosa e corrotta, che dà morte, abbiamo dentro?

Ecco… lei la lascia lì, la lascia lì… getta tutto, la lascia lì, se ne va e va a confessare innanzitutto i suoi peccati, pubblicamente… interessante…

“Chi è che v’impedisce di arrendervi ai forti impulsi della grazia? Avete voi più ostacoli alla conversione, di quelli che erano nello spirito e nel cuore di questa peccatrice? Ella era scismatica e idolatra, eccovi la corruzione dello spirito; l’amore carnale era la sua passione ed era pubblica peccatrice, ed eccovi la corruzione del suo cuore e di tutta la sua persona. Ascoltate la grazia, arrendetevi alla grazia, faticate colla grazia, e riporterete la vittoria di tutto ciò che vorrete sul vostro spirito e sul vostro cuore.”

Arrenderci alla grazia…

Ascoltare la grazia…

Faticare insieme alla grazia…

E così riporteremo la vittoria di tutto ciò che vorremo sul nostro spirito e sul nostro cuore.

Sono lunghe queste meditazioni, sapete; lo vedo, perché vedo il tempo che passa. Qualcuno mi dice: «Padre, ma queste meditazioni quaresimali sono lunghe…». Pensate che qualcuno voleva anche che facessi le meditazioni del venerdì sera… figuratevi voi! È per grazia di Dio che ho detto di no.

Sono lunghe, e io rispondo: «Sì, è vero, sono lunghe. Sono più lunghe delle meditazioni che magari faccio quando siamo in un tempo normale, quando medito io il Vangelo per voi. Certo, sono lunghe, ma il Padre Avrillon non è che l’abbiamo tutti i giorni da meditare, no? E non siamo in Quaresima? Non siamo nel tempo della penitenza, nel tempo della riflessione e del silenzio, nel tempo dell’ascolto? Allora ci dovrebbe stare che dedichiamo più tempo… e poi uno non deve ascoltarla tutta d’un fiato… e poi, se uno non vuole, non l’ascolta neanche tutti i giorni, se ne ascolta una ogni tre settimane, non lo so… e poi uno se la può anche leggere, che è più veloce, no? E poi, se uno ha voglia le fa, se no, no».

Pensate… a me viene sempre da sorridere quando sento dire: «Eh… Padre, sono lunghe da ascoltare…». A dire il vero, molto, molto pochi mi dicono queste cose. Dicono che sono lunghe, perché sono più lunghe delle altre, sono lunghe da ascoltare, e a me viene da sorridere e dico: «Se sono lunghe da ascoltare, pensate a dirle e a prepararle… poi uno le deve solo ascoltare… Pensate voi a chi le deve dire… a chi le deve elaborare, preparare e predicare…»

Vedete quanto siamo piccini… veramente molto piccini…

Un po’ triste tutto questo… un po’ triste…

Chissà cosa direbbero i Cristiani della Cina o della Corea? Eh beh sì…

Ho tanto desiderato di fare questo libro… un anno ho aspettato… Ho aspettato un anno ed è un libro che ritengo bellissimo.

È vero, è lungo.

Padre Avrillon ha scritto tanto, ma pensiamo alla fatica di scrivere questo libro… a quante pagine sono… Io sono adesso a pagina 225. Nel 1800 cosa voleva dire scrivere 225 pagine? E non è ancora finito, eh… Pensate alla fatica che ha fatto quest’uomo a scrivere tutta questa cosa…

E noi? Diciamo: «Eh… Padre, sono lunghe…»

Guarda, allora fai così: spegni tutto, esci e vai al Cotton Club a farti una bella cioccolata con la panna! Va bene così… va bene così, credimi!

“Preghiera – Parlate all’anima mia, o mio divin Salvatore, con quella sì dolce eloquenza, colla quale avete voluto parlare alla Samaritana. Fatele conoscere l’eccellenza ed il prezzo inestimabile di questo dono celeste, che è la vostra grazia, dono perfettamente gratuito a mio riguardo, poiché non l’ho mai meritato. Insinuate, fate penetrare in abbondanza nell’anima mia quest’acqua celeste e vivificante, che estingua in essa la sete dei piaceri sensuali e lasci soltanto la sete della giustizia, dell’amor divino e della gloria che avete promessa e meritata a quelli che sono fedeli alla vostra grazia. Quest’acqua è infinitamente più dolce e più deliziosa di quella dei piaceri del mondo, i quali producono insipide dolcezze, sempre seguite da amarezze temporali ed eterne. Dono celeste, arricchite l’anima mia. Se vi possiedo, non temerò più la povertà; e in qualunque indigenza possa trovarmi, io sarò sempre nell’abbondanza. Acqua vivificante, bagnate, rinfrescate l’anima mia sempre assetata; lasciatemi soltanto quella sete, che faceva dire al Profeta: La mia anima ha sete di Dio forte e vivo. Datemi, Signore, questa grazia, se per mia sventura ne fossi privo. Fortificatela, sostenetela, accrescetela colla vostra potente protezione, se ho la sorte di possederla. Ma soprattutto, o mio Dio, concedetemi la grazia della perseveranza finale, la quale è la grazia di tutte le grazie, e la vera sorgente di acqua viva che conduce gli eletti alla beata eternità”.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

VANGELO (Lc 1, 26-38)

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Post Correlati