Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 38
Giovedì 14 settembre 2023
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Gv 3, 13-17)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a giovedì 14 settembre 2023. Oggi è la festa della Esaltazione della Santa Croce.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal terzo capitolo del Vangelo di san Giovanni, versetti 13-17.
Oggi è una festa molto importante e quindi cerchiamo proprio di meditare il mistero della Santa Croce.
E questo libro di Bonhoeffer, Sequela, che stiamo leggendo insieme, sicuramente ci è di aiuto per comprendere cosa vuol dire stare dietro a Gesù, seguire Gesù, prendere la propria croce.
Stiamo vedendo le beatitudini, oggi vediamo:
«Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio».
Chi è puro di cuore?
Questa è una domanda che fa Bonhoeffer e che credo ci siamo fatti tutti almeno una volta nella vita. Ma chi sono questi puri di cuore di cui parla Gesù? Quando si fa il catechismo è una domanda tipica che fanno i bambini: “Ma chi sono i puri di cuore? Cosa si intende per puri di cuore?”. A dire il vero forse anche gli adulti, non lo so.
Chi è puro di cuore? Risposta di Bonhoeffer:
Solo colui che ha affidato interamente il proprio cuore a Gesù, in modo che egli solo vi regni; colui che non macchia il proprio cuore con il proprio male, ma neppure con il proprio bene. Il cuore puro è il cuore semplice del bambino, che non sa del bene e del male, il cuore di Adamo prima della caduta, il cuore in cui domina non la coscienza, ma la volontà di Gesù. Chi rinuncia al bene e al male suoi propri, al proprio cuore, chi, così facendo, vive nella penitenza e resta legato solo a Gesù, ha un cuore reso puro dalla parola di Gesù. Qui la purezza del cuore si contrappone ad ogni purezza esteriore, nella quale rientra anche la purezza della buona intenzione. Il cuore puro è puro dal bene e dal male, appartiene tutto ed indiviso a Cristo, guarda solo a lui che precede. Vedrà Dio solo chi in questa vita ha guardato solo a Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Il suo cuore è libero da immagini contaminanti, non è tirato a destra e a sinistra dalla molteplicità dei propri desideri e dei propri intenti. È tutto preso dallo sguardo rivolto a Dio. Vedrà Dio colui il cui cuore è divenuto specchio dell’immagine di Gesù Cristo.
Tutte queste parole sono importanti, sono tutte da sottolineare. Mi sembra una spiegazione molto vera e molto bella. Quindi, chi è il puro di cuore? Questa è la domanda da cui parte tutto. Allora, il puro di cuore è colui che ha affidato interamente il proprio cuore a Gesù. Mi sembra che adesso queste che dà sono delle definizioni sintetiche e bellissime: colui che ha affidato interamente il proprio cuore a Gesù, in modo che solo Gesù regna.
Tutti diciamo: “Ah no, ma io ho affidato, io ho consacrato, io ho abbandonato, io ho donato tutto il mio cuore a Gesù”. Ma concretamente cosa vuol dire? Concretamente cosa vuol dire avere donato, affidato, consacrato, dato, il proprio cuore a Gesù? Concretamente cosa vuol dire? Vuol dire che in quel cuore — se è vero che tu l’hai donato, affidato, consacrato, abbandonato a Gesù — regna solo Gesù. Regna! Vuol dire che non c’è la presenza di altri, né è un cuore alieno dalla storia della realtà, di questo mondo, delle nostre relazioni, no, no, qui è “regna”: il puro di cuore nel suo cuore ha un solo re, che è Gesù. Lui solo è il re di quel cuore. Quindi, se io ho un re, vuol dire che io sono suddito, che io appartengo a quel re, a quel regno. E allora vuol dire che io farò esattamente tutto quello che il re mi dirà. Deve essere chiaro che io ho donato il mio cuore a Gesù nella misura in cui Gesù è il mio re, non nella misura in cui il mio sentimentalismo mi dice che io ho fatto l’atto di offerta, l’atto di consacrazione, l’atto di donazione del mio cuore a Gesù, no. Perché quelle possono essere solo belle parole. Quelle parole diventeranno vere nella misura in cui Gesù sarà il re unico del mio cuore. Quindi vuol dire che non ci può essere un altro re, perché in un regno non ci sono due re, in un regno c’è “un” re. Sul trono di un regno siede un re, non due re. Allora dobbiamo vedere sul nostro cuore, sul trono del nostro cuore, se siede Gesù, se Gesù è il re.
Il trono del nostro cuore non può restare vuoto, o siede Gesù o siede Lucifero: uno dei due. Vuoto non può stare. O noi abbiamo affidato, donato, il nostro cuore a Gesù, oppure a Lucifero, uno dei due. Non possiamo stare in una situazione di indeterminatezza: “Ci sto pensando”; non è possibile. Non è possibile perché la nostra libertà deve continuamente decidersi e si decide in relazione a chi appartiene.
Il puro di cuore è:
colui che non macchia il proprio cuore con il proprio male, ma neppure con il proprio bene.
Questo è molto interessante. Sono sicuro che qualcuno dirà: “Cosa vuol dire? Capisco che non macchia il cuore col male, ma cosa vuol dire che non macchia il cuore col proprio bene?”. E noi lo capiamo se facciamo riferimento al cuore del bambino. Perché lui dice:
Il cuore puro è il cuore semplice del bambino che non sa del bene e del male.
Se tu vai da un bambino e gli chiedi: “Questo è bene o questo è male?”, non te lo sa dire. Per esempio — adesso non lo so se è ancora così, ma ai miei tempi si faceva così — quando qualcuno ti dava qualcosa da mangiare, una cosa buonissima, bellissima e stupenda, tu andavi dalla mamma o dal papà e dicevi: “Posso mangiarla? Posso berla?”. Perché erano la mamma e il papà che dicevano se quella cosa era bene per te, nessun altro. Questo è il cuore del bambino. Che non sa del bene e del male, come il cuore di Adamo prima della caduta. Nel cuore del puro abita solo la volontà di Gesù.
Sì, mi rendo conto che probabilmente è un po’ complessa da capi, ma è chiaro se noi pensiamo a Adamo ed Eva. Prima della caduta e del peccato originale, non c’era il tema del bene e del male, perché quello viene dopo. L’albero della conoscenza del bene e del male viene dopo, con la loro caduta. È lì che loro inizieranno il discernimento. Sarà da lì in avanti che saranno chiamati a dover discernere. Che cosa fa il serpente con Eva? Diciamo che opera un discernimento e una ermeneutica, un’interpretazione del comando di Dio. Il serpente ascolta il racconto comunque già viziato di Eva e interpreta il comando di Dio. Abbiamo già visto che quello di Eva è un racconto già viziato, già che non andava bene, perché non è vero che: “Dio ha detto che non dobbiamo né mangiare né toccare”. Dio non ha mai detto che non potete toccarlo, potete prenderlo e giocare a bocce, non succede niente; se loro avessero staccato i frutti e avessero detto: “Ora ci facciamo una partita a bocce”, non sarebbe successo niente. Se loro avessero preso i frutti e avessero giocato a tennis — lo so, nell’Eden non esisteva il tennis, però, per intenderci — non succedeva niente. Se loro avessero giocato a calcio: “Questi frutti sono belli, sono succosi sono, sono simpatici. Vabbè, cosa facciamo? Ci facciamo una bella partita a calcio”. Beh, fatevi la partita a calcio, non succedeva niente. Dio, non ha mai detto “non potete toccare”, nel modo più assoluto. Dio ha detto di non mangiare, solo questo. Ma siccome già si era inoculata questa mal-sopportazione, come dire, questo fastidio, vedete (Genesi, 3,1):
«È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?»
Vedete come il serpente parte… è sempre così: l’homo inimicus, Lucifero, è proprio l’anticristico per eccellenza. Non parte con un’affermazione, parte con una domanda, che di fatto è un’affermazione. Ma mette questo punto interrogativo. “È vero?”. È una domanda falsissima, vedete? Lui inizia il discernimento. Lui inizia l’ermeneutica. Non prende il comando di Dio così, sine glossa, come farebbe San Francesco. No, comincia a porre delle domande e pone delle domande esagerando, portando ad un estremo incredibile il comandamento, rendendolo assurdo, disumano, folle: “È vero che ha detto: non dovete mangiare di alcun albero del giardino?”. Dio non ha mai detto questo, ma lui parte da lì. E la donna cade nella trappola, perché col serpente, con l’homo inimicus, con Lucifero, non si parla, non si discute. Perché nel momento in cui iniziamo a parlare, a discutere, abbiamo già perso.
La donna risponde:
Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare
Ma il serpente lo sapeva. Il serpente lo sapeva benissimo. Come il serpente si inventa questa frase, così il serpente sapeva anche che questa frase era falsa, ma questa frase falsa gli è servita per aprire la porta. Perché la donna è entrata in questa opera di discernimento e di ermeneutica. Peccato che l’ha fatto per opera del serpente. Dio non aveva mai chiesto di fare un’opera di discernimento e di ermeneutica. Dio ha dato un comando. Non siamo chiamati a fare discernimento ed ermeneutica su un comando di Dio. Perché, se è un comando, è un comando, non è un ottativo, è un comando. L’abbiamo già visto con l’esempio del bambino che sente il papà dirgli: “Vai a letto, adesso vai a letto”, lui comincia a fare il suo discernimento e alla fine non andrà mai più a letto. Vi ricordate quando Bonhoeffer ha fatto quella bellissima spiegazione del bambino che inizia a interpretare il comando del papà che dice: “Adesso vai a letto”; vi ricordate tutto quel ragionamento che fa il bambino? È lo stesso qui.
Se c’è un comando, c’è un comando! Se Dio ti dice: “Non uccidere”, punto! Non è che: “Ah quindi allora adesso ne parliamo”. No, non c’è niente da parlare; se t’ha detto: “Non uccidere”, è “Non uccidere”. Fine! Non possiamo discutere su tutto, perché sennò non è più un comando.
Ci sono degli spazi dove si può discutere, dove si può vedere — come dire — come capire meglio le cose, come comprenderle meglio, come interpretarle meglio, certo. Ma ci sono degli spazi che sono intangibili, sono gli spazi dei comandi, i comandi non sono discutibili, i comandi sono comandi.
«Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete».
Falso! Vedete? È già caduta! È già caduta, qui la donna è già caduta. Perché il serpente ha sviscerato, ha tirato fuori, ha messo alla luce il fatto che il comandamento di Dio non piace. Non piace obbedire. Ha portato alla luce questa sorta di tensione interiore della creatura verso il Creatore. E quindi ecco che il discernimento e l’ermeneutica arrivano al sommo grado. Il serpente si fa interprete di Dio. Solo il serpente può fare queste cose. Solo il serpente.
Non morirete affatto!
Che è come dire: Dio è un bugiardo. Questo è il messaggio del serpente: “Dio è un bugiardo”, non dovete credere a lui, ma dovete credere a me. Perché è così che funziona: chi si pone nella prospettiva fare il discernimento e l’ermeneutica del comando di Dio, di fatto, ti porta a disobbedire a Dio per obbedire a lui. È questo il punto. Perché sempre di ubbidienza si parla. Perché sempre di comando si parla, il serpente mette in dubbio la bontà, l’autenticità del comando di Dio, e propone un suo comando. È questo a cui porta l’opera del serpente. “Non morirete affatto”; vedete? Ecco qui: un’altra certezza. Un altro imperativo: “Non è vero!”. Anzi, non basta dire che è falso, non basta dire che Dio è bugiardo, non è sufficiente, lui addirittura legge nel cuore di Dio, nella mente di Dio, incredibile:
Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male.
Quindi Dio è un bugiardo, Dio è invidioso di voi, Dio vuole tenervi sottomessi attraverso l’ignoranza, perché Dio ha paura che voi diventiate come lui. E lui vuole essere l’unico che ha il monopolio della conoscenza del bene e del male, voi dovete rimanere dei poveri ignoranti che non capiscono niente e che si fidano ciecamente di un bugiardo, di un mentitore e di un invidioso. E arrivo io, il serpente, il più astuto tra gli animali, arrivo io che con la mia astuzia vi dico: “È falso”. Anzi, vi svelo il segreto che sta dietro a quel comando: quel comando è mosso dall’invidia e dalla gelosia: Dio è geloso di sé.
“Ma il discernimento e l’ermeneutica sono sempre negativi? — No, ma sul comando di Dio si, lì si. Il comando di Dio non va discusso, va obbedito, è diverso. Su tutto il resto possiamo fare tutto il discernimento e l’ermeneutica che vogliamo, ma sul comando di Dio no, non si può, non si deve. Si obbedisce e basta. Come abbiamo visto in tutte queste pagine di Bonhoeffer che abbiamo letto.
Quindi a seguito di questa bella trappola che ha portato a galla tutto il marcio possibile, ecco il frutto dell’opera del serpente:
Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza.
Vedete? Tutto questo viene quale coronamento dell’opera del serpente. Dopo che il serpente ha parlato, a questo punto già lei vede qualcosa che non vedeva prima. Prima lei non lo vedeva così, quell’albero, ma dopo che ha ascoltato le parole del serpente, quell’albero appare in quel modo.
Mi fermo qui, perché sennò… ogni volta vedete che Genesi 3 è foriera di veramente tante riflessioni….
Ecco, il cuore del puro è:
il cuore di Adamo prima della caduta, il cuore in cui domina non la coscienza, ma la volontà di Gesù
Neanche la coscienza! Neanche la coscienza, dice Bonhoeffer, ma solo la volontà di Gesù. Il cuore che sta al di là del bene e del male, sta prima perché sta nell’obbedienza. Sta nella volontà di Dio.
Infatti, vedete
Chi rinuncia al bene e al male suoi propri, al proprio cuore, chi, così facendo, vive nella penitenza e resta legato solo a Gesù, ha un cuore reso puro dalla parola di Gesù.
Vedete? “Resta legato solo a Gesù”, vedete? È questo, questo è essere puri di cuore. Il puro di cuore dice: “Ma a me non interessa”.
Riprendiamo Genesi 3.
«È vero che Dio …
Ce ne sono in giro tanti di serpenti, il serpente si è un po’ clonato. Diciamo che c’è la stirpe del serpente — ricordate Giovanni 8? I figli del diavolo, ecco — come c’è la stirpe della Vergine Maria, c’è la stirpe del serpente.
«È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?»
Una possibile risposta intelligente di Eva poteva essere: “A me non interessa. Non mi interessa niente, la tua domanda semplicemente non mi interessa. Non rispondo né sì, né no, perché non mi interessa. Il tema che tu mi proponi non mi interessa. Interessa a te, forse, non so perché ma a me non interessa” — “Ma guarda che… — perché poi poteva tornare all’attacco — … guarda che Dio sa che se tu dovessi mangiare succederà…” — “Ma non mi interessa”. E il serpente avrebbe potuto dire: “E cosa ti interessa?” — “A me interessa di restare solo legata a Dio. A me interessa di essere la sua creatura. A me interessa il passeggio che faccio con Lui al mattino, alla brezza. Questo mi interessa, tutto il resto non mi interessa. Non fa parte dei miei interessi”.
Ed è quello che succede oggi, quando quella situazione, quella persona, quella realtà, viene a mettere in dubbio la bontà della mia obbedienza al comando, al comandamento, della mia obbedienza alla volontà di Dio. Risposta: “Non mi interessa, non è un tema di discussione” — “Ma guarda che se tu fai così, Dio in realtà è un castigo e questo…” — “Non mi interessa, perché a me quello che interessa è di restare legato a Dio. A me quello che interessa è fare la volontà di Dio. Io so che faccio la volontà di Dio tutte le volte che obbedisco alla Sua parola. Non mi interessa altro”.
Vedete:
Il cuore puro è puro dal bene e dal male,
È Genesi 3. Vedete, è puro dal bene e dal male, non mi interessa la conoscenza del bene e del male, non mi interessa. Perché?
perché appartiene tutto ed indiviso a Cristo, guarda solo a lui…
Vedete come ritorna il tema? La volontà di Dio — resta legato solo a Gesù — appartiene tutto ed indiviso a Gesù — guarda solo Gesù — vedete? Questo è il puro di cuore, il puro di cuore ha queste caratteristiche. È difficile trovare i puri di cuore. È difficile trovare persone che vivono di questa beatitudine, perché mi verrebbe da dire che questa è proprio la beatitudine dei vergini. Dei vergini, così come ve li ho spiegati in tutti questi anni, nel senso della verginità del cuore e della mente. Cioè, dell’appartenere tutto in modo indiviso a Gesù, del restare legato solo a Gesù — questa è la verginità, lui sta parlando di questo, il puro di cuore è il vergine per eccellenza. E quindi? E quindi arriva la conseguenza:
Vedrà Dio solo chi in questa vita ha guardato solo a Gesù
Chi vedrà Dio? Solo colui che ha guardato solo a Gesù. Quindi il suo cuore, il cuore del puro, è libero da immagini contaminanti, perché è solo di Gesù, non gli interessano. Non sono nemmeno tentazioni.
Mi fa ridere quando uno dice: “Eh no, guarda sai d’estate no, non si può andare al mare” —: “Perché non si può andare al mare?” — “Eh no, perché sai, se poi vai al mare, eh, insomma, ci sono le ragazze in costume, i ragazzi in costume…” — “Eh beh, certo, è difficile andare al mare in Sicilia e vedere una ragazza o un ragazzo con la pelliccia e la giacca a vento, con la salopette da sci, il casco e i guanti. Cioè, ci sono quarantacinque gradi, come li vuoi vedere in riva al mare?” — “Eh no, però poi se sono in costume…” — “Eh, cosa succede? Che cosa succede?” — “No, perché sennò io allora cosa faccio? Guardo sempre la sabbia?” — “Ma ti viene il torcicollo! Ma cosa vuol dire guardo sempre la sabbia?” — “E allora chiudo gli occhi” — “Si così vai a sbattere contro una sdraio. Ma che ragionamenti sono? Ma cosa siamo? Siamo cristiani per essere al mondo con i paraocchi e con la testa chiusa e ristretta? Ma lascia che facciano quello che han voglia loro. Ma cosa interessa a te? Ma il tuo cuore di chi è? La tua mente di chi è? I tuoi occhi di chi sono? Questo è il punto” — “No, allora vado in montagna”. E vabbè, perché in montagna non c’è quello che quando va su prende il sole, si toglie la maglietta e rimane in pantaloncini corti… Ovunque ci sarà! Ovunque ci sarà!
Il tuo cuore è libero nella misura in cui questo cuore appartiene tutto e in modo indiviso a Gesù, guarda solo a Gesù, è legato solo a Gesù. E allora puoi stare su tutti i mari che vuoi, che non cambia niente, cioè non è un “resisto alla tentazione, ora mi inchiodo, perché sennò altrimenti… aspetta che chiudo gli occhi, tiro un sospiro, mi butto nel mare a fare il bagno ghiacciato”, no! Ma non è questa la vita cristiana! Oppure vado al mare col costume degli anni 60, con i mutandoni che arrivavano fino alle orecchie! No, ma per favore, vi prego, dai, su! Cerchiamo veramente di andare oltre. Non possiamo guardare alla realtà in questo modo perché, se anche ho vicino una persona che ha su lo scafandro, il male io ce l’ho già dentro, questo è il punto! Anche se incontro tutti vestiti come le mummie egizie, io il male ce l’ho dentro, ce l’ho dentro, e quindi comunque lo vedrò e se non lo vedo chiudo gli occhi e me lo immagino. Non è quella la strada. La strada non è il bagno di contenzione. Non è questa la strada. Non è la punturina narcotizzante, calmante, non è la doccia ghiacciata, non è questa la via. La via è: “Il tuo cuore di chi è? A chi appartiene?”.
Ci sono persone che hanno un po’ questo — non so come definirlo — prurito morboso, perché quando vedono un giovane o una giovane, io non ho capito mai bene il perché, a cosa pensano? All’impurità. Cioè, il giovane, per definizione, deve essere colui che in un modo o nell’altro è dentro a un’impurità. E quando si parla con un giovane o una giovane, prima o poi salta fuori la frase: “Eh, ma tu devi dirmi tutto, ma tu devi aprirti, ma tu ti devi manifestare”… Che uno dice: “Ma cosa vuol dire che devo aprirmi tutto, devo manifestarmi?”. Anche in carcere succedevano queste cose, poi i carcerati mi venivano a chiedere: “Ma fra Giorgio, ma cosa vuol dire? Quando mi dicono che devo aprirmi tutto, che devo manifestarmi…?” — “Eh. Certo, cosa vuol dire…” — “Perché io ho già raccontato il mio reato, ho già raccontato quello che ho vissuto, i miei sentimenti… Ma cosa vuol dire che manca ancora qualcosa? Cos’è che si aspettano di sapere?”. Io mi dicevo: “Ma pensa, questo carcerato, che è condannato, è più puro di quelli là”. Vabbè.
Guardate, questo ve lo devo dire. Ve lo dico perché è vero e perché è possibile. Quando andavo in carcere andavo nel sesto raggio secondo piano (il reparto degli infami, così chiamato perché ci sono omosessuali, transessuali, matricidi, pedofili, poliziotti corrotti, tutta questa schiera di persone che non può stare insieme agli altri detenuti sennò li uccidono). Per sei anni il mio servizio è consistito nell’ascoltarli e prepararli alla confessione e prepararli ai sacramenti (qualcuno doveva fare la cresima). Io ho preparato sempre tutti indistintamente. Guardate che stiamo parlando degli anni ‘90, non di ieri, e nel 1994-95-96 questi temi erano tabù. Non si può leggere il passato con gli occhi del presente, altrimenti si fa un’operazione storica ingiusta, scorretta. In quegli anni lì di queste cose non si poteva neanche parlare, guai. Preparavo loro e i detenuti del centro clinico, perché erano i miei due compiti: centro clinico, che comprendeva i malati psichiatrici e ammalati normali, e poi sesto raggio secondo piano. Non andavo al femminile. Il femminile era staccato, lì c’erano le suore, e io non avevo questo compito di andare al femminile, avevo il compito del maschile.
Allora, ascoltatemi bene: in sei anni, due volte alla settimana, dalla una e mezza alle sette e mezza del pomeriggio, sabato e domenica, nel mio servizio di preparazione di queste persone mai, e ripeto mai, e Dio mi è testimone, mai una volta io ho chiesto oppure ho permesso che nella preparazione del sacramento della confessione loro con me entrassero o si sentissero in dovere di entrare a parlare dei loro peccati inerenti al sesto comandamento, al tema della purezza. Mai! Io gli dicevo quali erano i peccati, col catechismo in mano, prendevo il catechismo della Chiesa cattolica, leggevamo insieme il sesto comandamento e io dicevo loro: “Guarda, io adesso te lo leggo. Te lo spiego”. E usavo questa immagine: “Se mentre ti spiego senti una campanella che suona dentro di te, quando verrà il confessore, gli dirai questa cosa qua, che è suonata. Se suona dentro di te, vuol dire che c’è qualcosa che non va bene. Ecco, tu quando arriverà il confessore gli dirai: guardi, io su questa cosa ho fatto questo. Punto. In modo molto sintetico, non c’è bisogno di mettersi a farsi le diapositive piuttosto che i film, no, sintetico, non servono mille parole: preciso, sintetico. Dici quello che hai fatto, se te lo ricordi quante volte l’hai fatto, punto, fine”.
Noi ci aspettiamo sempre — ecco che torno allora ai giovani, ma come del resto ai carcerati — che uno sia per forza contaminato dall’impurità. Ma guardate che non è così, eh! Io conosco tanti giovani, ma tanti giovani che sono persone bellissime, che con l’impurità non hanno niente a che vedere. “Ah, ma allora se è così vuol dire che è un frustrato bloccato che non è sessualmente maturo. Non è cresciuto!” — Ma che ragionamento stiamo facendo? — “Eh no, perché sai, possibile che uno non abbia guardato un video, un film impuro, una cosa impura. O abbia fatto qualcosa di impuro?” — “Certo che è possibile. Certo che è così”. Stiamo attenti a non proiettare il marcio che c’è dentro di noi sugli altri. Stiamo bene attenti. Siccome io sono un impuro, perverso, schifoso, allora devono esserlo anche gli altri? Eh no! Siccome io faccio le schifezze, devono farle anche gli altri? Eh no! Distinguiamo gli ambiti. Io sono io e sono quello che sono, gli altri sono gli altri. Se io non riesco a durare tre giorni senza cadere contro la purezza, questo non vuol dire che tutti gli altri sono come me e quindi anche loro devono essere impuri. Quando noi facciamo queste belle arringhe, queste belle accuse, questi bei processi, questi begli interrogatori stile Cina, in realtà noi stiamo facendo la nostra confessione. Stiamo attenti a fare queste cose! Perché l’incapacità di pensare e di vedere la purezza negli altri dice quanto io sono incapace di essere puro, quanto io sono schiavo dell’impurità a questo livello. Stiamo attenti, eh?
Quando tornavo dal carcere raccontavo sempre tante cose belle che mi succedevano, perché io ho vissuto delle esperienze bellissime in carcere, esperienze bellissime, estremamente formative per me. E qualcuno mi diceva: “Eh, ma dai, ma chissà cosa ti racconteranno… Chissà che cosa hanno fatto, eh, ma dai, ma chissà, ma raccontaci, ma che vita fa questo tipo di persona? Ma che peccati ha fatto? Ma che…” — [qualche secondo di silenzio] Questo silenzio che avete sentito era il silenzio che si manifestava in me in quei momenti. Guardavo Tizio e stavo zitto, con uno sguardo che, vi assicuro, parlava da solo. Basta. Le domande finivano lì.
Le persone si trattano con rispetto, con rispetto sommo. E non si va a vedere negli altri il male che abbiamo dentro di noi. Il mio male resta qua, le mie croste me le gratto da solo, io me le gratto, non le butto addosso agli altri. Non è giusto. E se Dio ci fa la grazia di incontrare delle persone pulite, belle, oneste, vere, coerenti… voglia Dio che incontriamo ragazzi che non hanno mai visto niente di impuro. “Eh, ma figurati se esistono…”. Peggio per te, caro. Peggio per te. Che non solo probabilmente affoghi dentro il marcio di quei peccati, ma neanche ti è data la grazia di conoscere, di incontrare persone così meravigliose. E forse è meglio così, perché le rovineresti. Eppure, esistono, esistono persone meravigliose, esistono ragazzi meravigliosi, che non sono per niente né bloccati, né frustrati, né inibiti, né… non so quali altri termini psicopatologici usano. Sono semplicemente puri. Cosa vuol dire? Tutti, totalmente, in modo indiviso, appartenenti a Gesù Cristo e a questi crocifisso. Esistono.
Il suo cuore è libero
Libero. Il cuore di queste persone è libero, a loro non interessa.
Qualcuno dice: “Eh ma non sentono…?”. Ma guardate, quello che sentono saranno pure fatti loro? Perché devo mettere una persona sotto interrogatorio, fargli la radiografia, la scintigrafia ossea, per vedere che cosa sente, quanto lo sente, come lo sente, dove lo sente, in che modo lo sente, perché lo sente? Ma dai, ma su de doss (non starmi addosso) ma andemm (andiamo), un po’ d’aria! Vivi e lascia vivere. C’è tanta di quella bellezza sui cui concentrarci, chissà perché dobbiamo sempre andare a finire lì, io non lo so.
Il suo cuore è libero da immagini contaminanti, non è tirato a destra e a sinistra dalla molteplicità dei propri desideri e dei propri intenti. È tutto preso dallo sguardo rivolto a Dio.
Bello! “Tutto preso dallo sguardo rivolto a Dio”.
È vero. Ci sono. Ci sono persone che tu le vedi e ti sembra di vedere una fontana di acqua fresca. Ma io li ho visti anche in carcere. Certo, li ho visti anche in carcere, anche al secondo piano sesto raggio, anche lì ho visto persone così. Bellissime!
Vedrà Dio colui il cui cuore è divenuto specchio dell’immagine di Gesù Cristo.
Ecco, in questo giorno dedicato all’Esaltazione della Santa Croce, veramente l’augurio che faccio a ciascuno di noi è di incontrare, almeno una volta nella vita, un puro di cuore. Ecco, io ve lo auguro perché, se avete questa grazia, in un certo senso vedrete Dio. In un certo senso si vede Dio, negli occhi di queste persone si vede Dio. Ci sono persone anziane che hanno uno sguardo bellissimo. Mi viene in mente questo: a vedere lo sguardo del beato Cardinal Schuster, ecco, si vede lo sguardo di un puro di cuore. Proprio lo si vede. Vabbè, mi fermo qui.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.