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Gli invitati esclusi

Banchetto

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di martedì 3 novembre 2020

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Scarica il testo della meditazione 

GLI INVITATI ESCLUSI

Eccoci giunti a martedì 3 novembre 2020, abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto da San Luca cap.XIV, vv 15-24. E’ sicuramente un Vangelo molto bello, molto vero in riferimento non al Vangelo in sé ma a noi, alla nostra vita.

Quante volte noi diciamo:

“Ti prego di scusarmi. Scusami”

Ma non solo a Dio, un po’ con tutti. Il punto non è chiedere scusa. Chi di noi non sbaglia? Il punto è la ragione per cui io chiedo scusa, cosa sta sotto alla richiesta delle scuse. Spesse volte o alcune volte ci sta sotto l’egoismo, l’immaturità, la superficialità, il voler fare quello che voglio.

“Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”

E non puoi venire a cena?

Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”

Ti invito a cena, ad una grande cena, e tu non vieni perché hai comprato un campo e devi andarlo a vedere?

Scusa non puoi andare domani mattina? Cosa cambia? E come si fa a vedere un campo di sera?

Di sera c’è buio, foschia, non si vede bene, è una scusa per dire che è più importante il tuo campo, le tue cose, di un invito. E’ terribile questa cosa. C’è qualcosa di più importante dell’invito dolce, affettuoso, caloroso che hanno ricevuto: le cose.

Quanto menefreghismo, quanta indifferenza, quanta freddezza c’è in questa frase:

“Ho comprato un campo e devo andare a vederlo”

Ma è tuo il campo, lo puoi vedere quando vuoi, che bisogno c’è di vederlo proprio stasera?

L’invito alla grande festa, alla grande cena è meno importante di un campo.

Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”

Di sera? Di sera vai a provare i buoi? E cosa gli fai fare a questi buoi di sera?

I buoi dormono di sera, nessuno va di sera ad arare un campo, il campo si va ad arare la mattina presto non di sera.

“Ho comprato un campo”

Le mie cose, le cose, il possesso, la mia vita, il mio dover fare, i miei affari, i miei programmi vengono prima di tutto.

Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”.

Come se il matrimonio fosse una prigione.

Perché ti sei appena sposato non puoi andare ad una cena? Che ragionamento è?

La priorità del possesso delle cose, dell’uso delle cose, la priorità dei propri affetti, dei propri legami sull’invito di Dio.

“Allora il padrone di casa, adirato..”

  • Perché è adirato?

Perché non si può rifiutare un invito di questo genere.

“Nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”

Non è un atto di ripicca, di orgoglio o di rivalsa, è un atto di giustizia. Hai fatto la tua scelta, allora stai con il tuo campo, con i tuoi buoi e con tua moglie, ma nella mia casa, con la mia cena tu non avrai niente a che fare.

Le cose e i nostri affetti più immediati ci portano via cuore e mente, ci rapiscono alle realtà più belle, più alte, più vere. Noi a motivo delle nostre cose e dei nostri affetti, che poi durano quel che durano, noi perdiamo la memoria.

Ricordate il popolo di Israele?

Perde la memoria del grande immenso Mar Rosso che si apre davanti a loro, perde la memoria della colonna di fuoco e di nube che illumina la strada di notte per camminare e li protegge dagli Egiziani, perde la memoria delle dieci piaghe d’Egitto, perde la memoria di essere stato liberato e condotto fuori e quanti disastri combina per mancanza di fede, fin da subito, pecca prima del Mar Rosso, pecca subito dopo il Mar Rosso e da lì in avanti.

  • Perché?

Perché la nostra vita, che è bellissima in sé come dono di Dio, ma che noi rendiamo meschina e gretta, ci fa perdere la riflessività sui doni che riceviamo e poi la mancanza di una seria meditazione quotidiana fa tabula rasa di tutto, spazza via tutto.

Vi avevo detto che volevo leggervi quanto dice Gesù sulla Santa Messa a Padre Pio. In uno dei quaderni del Diario tenuto durante la prima persecuzione tra la fine degli anni 20 e la fine degli anni 30, Padre Pio fa spiegare a Gesù che cosa sia la Messa, glielo chiede a Gesù, gli dice:

“Gesù dimmi Tu che cos’è la Messa, diccelo Tu”

Gesù dice:

«Pensate che il Sacerdote che mi chiama tra le Sue mani ha un potere che neanche a Mia Madre concessi; riflettete che se, invece di un sacrestano, servissero il Sacerdote i più eccelsi serafini, non sarebbero abbastanza degni di stargli vicino. Domandatevi se nonostante la preziosità del dono che vi faccio, è ancora degno starsene alla Messa pensando altro che a Me?”

Io sono Sacerdote, tutte le volte che leggo questo testo provo qualcosa di molto forte e profondo, come se echeggiassero delle note, una melodia molto profonda. Quante riflessioni che nascono da queste parole di Gesù.

“Starsene alla Messa pensando altro”

Quante volte capita.

“Piuttosto sarebbe giusto che, umiliati e riconoscenti, palpitaste a Me dintorno e con tutta l’anima Mi offriste al Padre delle Misericordie; piuttosto sarebbe giusto considerare l’Altare non per quello che lo hanno fatto gli uomini, ma per quello che vale, dato dalla Mia presenza mistica, ma reale.”

Il Vangelo di oggi è perfettamente in sintonia, soprattutto col momento Eucaristico della Santa Messa, e con tutta quella quantità incredibile di doni che Dio ci fa ogni giorno. Io parto sempre non dalle cose ma dalle persone, dalla grazia che Dio ci fa, di metterci accanto qualche persona di un certo tipo.

“Umiliati e riconoscenti, palpitaste a Me dintorno”

Chissà se noi stiamo all’altare così?

Oggi l’altare non di rado sembra tutto all’infuori che un altare.

“Per quello che vale, dato dalla Mia presenza mistica, ma reale.”

Gesù è veramente presente su quell’altare, veramente, realmente e sostanzialmente. Per questo ieri dicevano di non avere fretta, di avere tempo, dare tempo al Signore, chiedere di illuminarci, amarlo, celebrare e partecipare con grandissima devozione alla Santa Messa.

“Guardate l’Ostia, in cui ogni specie è annientata, e vedrete Me umiliato per voi; guardate il Calice in cui il Mio Sangue ritorna sulla terra ricco com’è di ogni benedizione. Offritemi, offritemi al Padre, per questo Io torno tra voi.”

Impariamo a guardare queste cose.

“Se vi dicessero: “Andiamo in Palestina a conoscere i luoghi santi dove Gesù ha vissuto e dove è morto”, il vostro cuore sussulterebbe, è vero?”

Verissimo, pellegrinaggio di qui, di là , su e giù. Io ho 47 anni e non sono mai andato in Terra Santa e non me ne pento, e non ho nessuna intenzione di andare, nonostante come Carmelitano avrei mille ragioni per andarci, ma non ho mai voluto andare, e le occasioni ci sono state. Anche il Beato Carlo Acutis rifletteva su questa questione, quando i genitori gli hanno offerto la possibilità di andare in Terra Santa, Carlo Acutis ha rifiutato, non ha voluto andare.

“Ma perché Padre non ha mai voluto andare?”

Lo spiega Gesù:

“Eppure l’Altare sul quale Io scendo ora è più della Palestina, perché da questa me ne sono partito venti secoli fa e sull’altare Io ritorno tutti i giorni vivo, vero, reale, sebbene nascosto, ma sono Io, proprio Io che palpito tra le mani del Mio ministro, Io torno a voi, non simbolicamente, oh no, bensì veramente; ve lo dico ancora; veramente.”

Questa è la ragione per cui non voglio andare in Palestina, in Terra Santa.

Gesù e qui, cosa vado a fare là? A vedere dove è stato?

Posso vedere dov’è. Spendiamo tanti soldi, facciamo tanti chilometri per andare in Terra Santa, quella è Terra Santa perché è passato Gesù, immaginatevi nelle Chiese dove è presente Gesù come si dovrebbero chiamare.

In tutte le Chiese noi come ci comportiamo? Ci andiamo? Entriamo con la stessa devozione?

Non dobbiamo neanche fare la coda e pagare i biglietti.

Siamo coscienti che lì c’è Gesù?

La ci sono le pietre, qui c’è Gesù. E non si deve litigare per entrare, per dire la Messa, se la celebro prima io o prima tu. Quando avrò imparato a vivere come si deve vivere la Presenza Vera, Reale e Sostanziale di Gesù qui nel Tabernacolo, allora vi avviserò e organizzerò un pellegrinaggio, anche più di uno, in Palestina e in Terra Santa, quando avrò imparato a vivere esattamente come dice Gesù, fino ad allora Getsemani, Calvario, Altare, come dice Gesù:

“Getsemani, Calvario, Altare! Tre luoghi di cui l’ultimo, l’Altare, è la somma del primo e del secondo; sono tre luoghi, ma uno soltanto è Colui che vi troverete. Io ritorno sull’altare santo dal quale vi chiamo. Portate i vostri cuori sul corporale santo che sorregge il Mio Corpo; tuffatevi o anime mie dilette, in quel Calice divino che contiene il Mio Sangue.”

C’erano un tempo quelle bellissime immaginette della Lega Eucaristica, ce n’è una bellissima dove ci sono queste colombine ferite, sporche che si tuffano in questa fonte e poi escono tutte bellissime, non più ferite ma sanate. Noi dovremmo essere queste colombe che si tuffano in questo Calice ricolmo del Sangue di Gesù ed escono sanate.

“È lì che l’Amore stringerà il Creatore, il Redentore, la vostra Vittima ai vostri spiriti; è lì che celebrerete la gloria Mia nell’umiliazione infinita di Me stesso. Venite all’Altare, guardate Me, pensate intensamente a Me”

Speriamo che tutto questo ci serva veramente a cambiare un po’ il nostro modo, ma badate non solo il nostro modo di andare a Messa, non solo quello deve cambiare, deve cambiare anche il nostro modo di vivere la vita, di vivere la relazione con le persone. Non dimentichiamoci la memoria, non possono le cose, i campi, i buoi, gli affetti, non possono cancellare la nostra memoria, non devono, dobbiamo con la memoria ritornare sempre ai doni di Dio, sempre, se no li perdiamo.

“Nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”

Vi immaginate, vederci portare via il dono di Dio perché siamo stati ingrati e non riconoscenti e quindi non abbiamo fatto memoria.

Mi ha sempre tanto impressionato questo fatto:

Santa Faustina Kowalska all’inizio della sua conversione il Signore le chiese di fare una cosa, non mi ricordo più che cosa fosse, lei non la fece perché aveva vergogna, timore del giudizio delle altre suore, era una cosa bella e non voleva mettersi in mostra, e quindi disobbedì a Gesù, e Gesù le disse:

“A questa cosa era legata una grazia, tu hai disobbedito e questa grazia non ti sarà mai più data”

Suor Faustina ricevette tantissime altre grazie, ma quella grazia non la ricevette mai più.

E’ in Cielo con Gesù, ma quella grazia non l’ha mai ricevuta, perché i nostri no e i nostri sì hanno un peso grande come il mondo. Noi siamo figli di Dio, e la nostra libertà ha un valore incredibile, noi neanche lo immaginiamo probabilmente.

Vi auguro di cuore una Santa giornata, uniti al Santo Volto di Gesù, oggi è martedì, ricordiamoci di fare l’atto di consacrazione al Santo Volto di Gesù e prepariamoci bene al primo giovedì, al primo venerdì e al primo sabato del mese, mi raccomando prepariamoci bene, confessiamoci per tempo.

E la benedizione di Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Martedì della XXXI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

VANGELO (Lc 14,15-24)
Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia.

In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!».
Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”.
Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”.
Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».

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