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Lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù

GesuOltraggiato

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture dell’8 aprile 2016.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

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Lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Questo giorno di venerdì, come ogni venerdì, richiama alla nostra memoria e al nostro cuore il giorno della Passione del Signore, il fatto che Lui è morto per noi ed è morto per il peccato e non certo per riempirci la pancia, per soddisfare i nostri bisogni, come abbiamo sentito nel Vangelo; non è venuto per essere Re dei nostri bisogni, non è venuto per essere Re del nostro stomaco, non è venuto a fare una giustizia sociale.

Gesù non è il riformatore sociale, colui che mette a posto le cose della politica e di quant’altro.

Non c’era bisogno che il Figlio di Dio si incarnasse per fare questo.

Gesù è venuto per liberarci dal peccato.

Allora dicevo, in questo giorno di venerdì, così denso di richiami alla Passione, possiamo tenere sotto agli occhi questo capitolo 5 degli Atti degli Apostoli, dove in questa lettura abbiamo sentito questo: “Essi allora se ne andarono via dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il Nome di Gesù”.

Gesù è stato lieto di subire gli oltraggi più sommi, più gravi, più indecenti, più oltraggiosi per noi, appunto per salvarci dal peccato.

E noi?

Siamo lieti di essere giudicati degni di subire oltraggi per il Nome di Gesù?

Gli oltraggi possono avere forme, modalità, tempi, assai diversi, ognuno secondo il suo stile di vita, secondo la professione che svolge, può avere l’occasione di subire degli oltraggi per il Nome di Gesù.

Non dico che sono infiniti da elencare ma certamente sono molto numerosi nella loro casistica, però sta di fatto che, troppo spesso, noi non siamo lieti di essere giudicati degni di subire questi oltraggi.

A noi dà fastidio essere oltraggiati, essere infamati, essere maltrattati, non essere amati, a causa di Cristo.

Ci dà fastidio essere percossi, essere esiliati, non ottenere il consenso, essere diffamati, calunniati; ci dà fastidio vedere come, a causa di Gesù, possiamo diventare motivo di divisione, perché Gesù è motivo di divisione, l’ha detto Lui: «Non sono venuto a portare la pace sulla terra ma la spada».

È venuto a separare il padre dal figlio, il figlio dalla madre; quelli della stessa saranno uno contro l’altro, dice Gesù.

Noi non possiamo risolvere questo dissidio interno all’essere discepoli di Cristo.

Quella è una falsa pace.

Se noi abbiamo la presunzione folle di risolvere questo dissidio, noi cessiamo di diventare e di essere discepoli di Gesù, perché cessiamo di essere come Gesù, una spada che separa, ma non che separa per il gusto di separare, ma una spada che separa perché Gesù rivela l’intenzione dei cuori.

Questa è la divisone che viene da Cristo, che è diversa dalla divisione che viene dal demonio, che separa perché spacca l’unità, perché crea confusione.

Il demonio separa perché confonde, Cristo separa perché illumina e chiarifica.

Quando Gesù porta luce, tutti coloro che non sono nella luce (lo abbiamo ascoltato pochi giorni fa nel Vangelo di Giovanni), odiando la luce, si allontanano da essa.

Ecco la separazione!

E noi non possiamo risolverla, non possiamo vivere nell’illusione sciocca, ottusa, antievangelica, di dire: «Ma io converto gli altri, ma qui forse riusciamo, mettiamoci a parlare, dialoghiamo, confrontiamoci…»

Ma cosa vuoi confrontare?

Di cosa vuoi parlare, dell’evidenza?

Mettiamoci a parlare del sole, così almeno, se staremo sotto il sole, non ci brucia più.

Tu puoi parlare del sole quanto vuoi, ma se stai sotto il sole ti bruci!

Mettiamoci a parlare del fuoco, così, parlando del fuoco, quando lo tocco non mi brucio.

Ma poverino!

Puoi parlare tre giorni e tre notti del fuoco, ma quando lo tocchi ti bruci!

Non parliamo delle cose evidenti, non perdiamo tempo in retoriche vane e sterili, non viviamo di chimere, stiamo agganciati alla realtà e a quella che ci dà Gesù!

Se sei di Gesù, se vuoi essere discepolo di Gesù, tu sarai oltraggiato. Punto. Basta.

Tu vivrai nella tua carne tutta quella ostilità, tutta quella fatica, quella sofferenza e anche quell’odio, che ha patito Gesù, lo dice Gesù: «Sarete odiati da tutti a causa del mio nome», non può che essere così.

Allora, che cosa dobbiamo chiedere a Gesù?

Dobbiamo chiedere la grazia di essere giudicati degni, questo dicono gli Atti degli Apostoli!

Lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù”, cioè che il Signore ci possa scegliere, che il Signore guardando il nostro stile di vita, la purezza della nostra coscienza, della nostra intenzione e la grandezza del nostro amore per Lui, possa ritenerci degni, cioè capaci, cioè all’altezza (cioè veri) di subire degli oltraggi per il Nome di Gesù.

Noi siamo chiamati ad essere umili, ma forti insieme, umili ma forti, con quella fortezza che viene dallo Spirito Santo, quale Suo dono, allora saremo degni.

Qui dobbiamo subito capire che degni non significa dire: «Ah ma io faccio i peccati, non conto niente, io non sono nessuno, io sono una misera creatura…»

Lasciamo perdere queste cose.  Chi dice così è più superbo degli altri.

Se tu ami il Signore, se Lo vuoi amare e vivi in grazia di Dio, tu sei degno di subire gli oltraggi per il Suo Nome e il Signore rivolgerà il Suo sguardo su di te, ti segnerà con i Suoi segni e ti farà condividere la Sua Passione.

Questo è l’onore più grande che noi possiamo ricevere!

Ovviamente però dobbiamo cambiare la testa e il cuore, il modo di giudicare e di amare, perché è tutto alla rovescia, non secondo la prospettiva della terra, ma secondo quella del Cielo.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

 

Letture del giorno

Venerdì della II settimana di Pasqua

PRIMA LETTURA (At 5,34-42)

Gli apostoli se ne andarono via dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.

In quei giorni, si alzò nel sinedrio un fariseo, di nome Gamalièle, dottore della Legge, stimato da tutto il popolo. Diede ordine di far uscire [gli apostoli] per un momento e disse: «Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare a questi uomini. Tempo fa sorse Tèuda, infatti, che pretendeva di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quelli che si erano lasciati persuadére da lui furono dissolti e finirono nel nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse gente a seguirlo, ma anche lui finì male, e quelli che si erano lasciati persuadére da lui si dispersero. Ora perciò io vi dico: non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questo piano o quest’opera fosse di origine umana, verrebbe distrutta; ma, se viene da Dio, non riuscirete a distruggerli. Non vi accada di trovarvi addirittura a combattere contro Dio!».

Seguirono il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero flagellare e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.

E ogni giorno, nel tempio e nelle case, non cessavano di insegnare e di annunciare che Gesù è il Cristo.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 26)

Rit: Una cosa ho chiesto al Signore: abitare nella sua casa.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:

di chi avrò timore?

Il Signore è difesa della mia vita:

di chi avrò paura?

Una cosa ho chiesto al Signore,

questa sola io cerco:

abitare nella casa del Signore

tutti i giorni della mia vita,

per contemplare la bellezza del Signore

e ammirare il suo santuario.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore

nella terra dei viventi.

Spera nel Signore, sii forte,

si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

Canto al Vangelo (Mt 4,4)

Alleluia, alleluia.

Non di solo pane vivrà l’uomo,

ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

Alleluia.

VANGELO (Gv 6,1-15)

Gesù distribuì i pani a quelli che erano seduti, quanto ne volevano.

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.

Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».

Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.

Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.

Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

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