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Una supplica – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.22

L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati - San Manuel Gonzales Garcia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Una supplica – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.22
Giovedì 11 aprile 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 3, 31-36)

Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 11 aprile 2024. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal terzo capitolo del Vangelo di san Giovanni, versetti 31-36.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del testo di san Manuel González, la trascrizione di questa conferenza; nuovo paragrafo:

Quello che manca.

Però mettete amore in questa scuola, meglio direi mettete un pazzo che ami veramente il Cuore di Gesù e i bambini poveri, e vedrete ciò che fa: un giorno vede i suoi bambini stanchi, con un brutto colorito perché mangiano male! E anche se lui mangia tanto male quanto loro, si ingegnerà in modo tale che la “Goccia di Latte” o la “Cantina Scolastica” convertano i soldi del bambino ricco in buon pasto per i suoi bambini poveri. Un altro giorno vedrà che i suoi bambini se ne vanno al laboratorio o all’officina, e prima che negli orecchi loro stanno risuonando nei loro cuori le bestemmie, le indecenze, i mali modi con cui sono trattati, e questo dolore lo muove a fare un’altra pazzia. La scuola di apprendistato, o la Società di ginnastica, o l’Oratorio Festivo, ecc. In queste opere, anche se sia solo per un pochino alla notte, o ciascuna domenica, egli potrà vedere i suoi bambini e con la sua parola e il suo affetto riparare le ferite del giorno. Un altro giorno vede la caserma e i suoi apprendisti di un tempo dentro. Li abbandonerà? No. Davanti alla porta della caserma egli porrà la Società di scherma, la Associazione con qualunque nome per soldati; e per quando ritorneranno alle loro case, lui creerà dei centri. E quando si accorge che i suoi figli sono sfruttati lui li riunirà in sindacato perché non siano conculcati i loro diritti o perché siano più economici i loro alimenti o le cose che usano. E quando si ammaleranno o saranno disoccupati fonderà il Mutuo Soccorso o il Monte di Pietà e non li lascerà finché non muoiano. E dico male, per non abbandonarli neanche dopo morti fonderà perfino la Società di soccorso per le anime sante! Questo fa l’amore! E questa, a mio modo di vedere, è la parte del parroco nella Azione Sociale Cattolica! Datemi Opere Sociali senza amore, e senza amore che arrivi fino alla pazzia, e mi avrete dato un mucchio di ossa con il quale potremo fare un buon scheletro, però senza nervi, senza muscoli, e soprattutto, senza anima, che potrà muoversi con l’elettricità o artificialmente. Datemi Opere Sociali con un vero pazzo al fronte, e a quello scheletro si aggiungeranno i nervi e i muscoli, e verrà il soffio di Dio che dà vita e vita feconda, splendida, senza fine, con frutti di benedizione per la terra e per il cielo. 

È sempre la solita questione; quello che manca? Un pazzo che ami veramente il cuore di Gesù; e quindi, se lo mettete lì, ovunque lo mettete, questo pazzo che ami veramente il cuore di Gesù, dove vedrà che c’è un problema, lui lì metterà la vera soluzione, lui lì troverà il modo di risanare le situazioni di ingiustizia con vere opere di riparazione. 

È molto bello anche quando scrive: “che sia solo per un pochino alla notte, o anche solo una volta alla settimana, lui potrà vedere i suoi bambini e con la sua parola, e il suo affetto riparare le ferite del giorno”. La parola e l’affetto veramente riparano le ferite dell’uomo. Uno può avere una giornata intera di ferite, uno può vivere in una situazione gravissima, di scontro, di persecuzione, di ingiustizia, di soprusi, di bestemmie, di mali modi, di indecenze, di immoralità, di ogni genere di violenza — poi immaginatevi sul bambino — ebbene, questo parroco, questo pazzo d’amore per Gesù, con la sua parola, il suo affetto, fosse anche una sola volta alla settimana, saprà riparare le ferite di tutto quel tempo.

Il pazzo d’amore per Gesù non abbandona nessuno, e cura! Questa persona, quest’uomo, può permettere a tanti altri uomini di sopravvivere meglio, di vivere degnamente dentro all’inferno nel quale sono messi. Se io so che c’è quel sacerdote che, con il suo amore vero per Gesù, è lì che mi attende, è lì che lascia la sua porta aperta, io posso andare a sfidare mille eserciti, perché so che quel sacerdote, quel mio sacerdote, quel mio parroco, non mi abbandonerà mai, non lascerà mai di curare le ferite con le quali io tornerò. E questi bambini, che grazia hanno avuto! Dentro alla situazione terribile di dolore che vivevano — perché da bambini essere maltrattati… le bestemmie, lo sfruttamento, la fame, la privazione, il lavoro infantile, insomma, tutte queste cose qui — però loro sapevano che c’era don Manuel che li attendeva, e fosse anche solo per quel giorno di domenica, loro potevano soffrire gli altri sei giorni; perché il lunedì già stavano pensando e aspettando la domenica, perché sapevano che c’era una domenica nella loro vita, sapevano che c’era un giorno, di quei sette giorni, che era il loro rifugio, che era la loro casa, che era il loro vero luogo dove trovare Gesù, dove trovare un vero padre, dove trovare se stessi e curarsi.

E quindi, questo sacerdote non abbandona nessuno, vede la caserma e i suoi apprendisti di un tempo, cosa fa, li lascia lì? No, non li lascia lì, non li abbandona; quindi, penserà a qualcosa da mettere fuori da quella caserma, così che loro possano comunque andare e ritrovarsi. 

E per i suoi figli che sono sfruttati, cosa farà? Farà il sindacato, perché questi diritti vengano rispettati.

E quando si ammaleranno, che cosa farà? Farà il Mutuo Soccorso o il Monte di Pietà, o fonderà un ospedale, o un centro di assistenza.

E quando moriranno? Per quando moriranno, farà la Società di soccorso per le anime sante. Li segue dall’anno zero a quando muoiono.

Questo è un pazzo di amore per il Signore; che diventa veramente un multitasking; cioè questo sacerdote sarà capace di dedicarsi all’anima di queste persone, sarà capace di dedicarsi alla loro spiritualità, sarà capace di dedicarsi alla loro salute, sarà capace di dedicarsi al loro conto in banca, sarà capace di dedicarsi al loro lavoro, sarà capace di dedicarsi ai loro giusti diritti, sarà capace di dedicarsi all’educazione dei figli, sarà capace di dedicarsi affinché la famiglia vada avanti bene, sarà capace di difenderli quando qualcuno, impugnando il suo potere in modo arbitrario e ingiusto, cercherà di fargli del male e di sfruttarli, sarà capace di dare voce a chi voce non ha;  sarà capace di mettersi tra loro e i potenti; questo è! 

Come un’altra figura meravigliosa, che mi vien in mente adesso, che è monsignor Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador: che cosa non ha fatto per i desaparecidos; e poi l’hanno ucciso. 

E san Giovanni Bosco? Che cosa ha fatto nel suo tempo, nel tempo della rivoluzione industriale, che cosa non ha fatto per salvare questi bambini che venivano massacrati di lavoro, senza nessun riconoscimento di diritti, ma solo doveri? Lui cosa faceva? Li portava all’oratorio, li strappava da questo sfruttamento minorile e, infatti, l’hanno odiato e perseguitato e hanno anche tentato di ucciderlo.

Questo fa l’amore! E se non si fanno queste cose, vuol dire che non c’è amore. Nella logica dell’“a posto io, a posto tutti”, “salvato io, salvati tutti”, non c’è amore. Questa è la forma più fine dell’egoismo, perché l’amore, di necessità, si dedica all’altro, non può riposare finché l’altro non può riposare; finché l’altro non è a posto, lui non può essere a posto. Quindi: opere sociali senza amore, opere di carità senza amore — sembra un paradosso, eppure può succedere — vuol dire dare in mano un mucchio di ossa, che però non hanno nervi, carne, muscoli, niente, non hanno un’anima. Se invece prendete un’opera sociale, un’opera di carità e ci mettete un pazzo d’amore per il Signore, ecco che lì nasceranno le cose più belle in assoluto. Proseguiamo:

Un caso.

Signori, una delle opere, senza dubbio la principale, delle quali il Sacro Cuore di Gesù ha voluto valersi per gettare la buona semente della rigenerazione di Huelva, è la opera delle Scuole gratuite. Il suo costo giornaliero è di 50 pesetas, a parte quello che si risparmia con la generosità di alcuni maestri che rinunciano allo stipendio. Il numero di educandi tra bambini e adulti dell’uno e dell’altro sesso arriva molto vicino ai mille. Ecco bene, non pochi di coloro che visitano queste scuole, straniti dalla provvidenziale vita di esse, chiedono “e su cosa conta lei, per la sopravvivenza?”.

E per loro e per quelli che verranno dopo e perché non si dimentichi mai quello che la esperienza ci ha insegnato, io voglio mettere nel patio delle stesse scuole, in una lapide con caratteri che si leggano bene, questa scritta: “FINCHE’ QUI SI AMERA’ IL CUORE DI GESU’ E I BAMBINI POVERI, CI SARA’ LA SCUOLA”. Con questo, signori, credo che si lasci un buon testamento….

Finché qui si amerà il Cuore di Gesù e i bambini poveri ci sarà la scuola; finché qui si amerà il Cuore di Gesù e i ragazzi dell’oratorio, ci sarà un oratorio; finché qui si amerà il Cuore di Gesù e coloro che frequentano questa chiesa, ci sarà una chiesa.

Epilogo.

Come epilogo di questa scomposta conferenza o breve tratto di conversazione, permettetemi che vi legga alcuni articoli o basi della Azione Sociale Cattolica, che ogni tanto mi compiaccio di ricordare, pubblicandoli sul “El Granito de Arena” e che riassumono bene tutto ciò che ho già detto.

Le nostre posizioni.

Perché la azione dei cattolici sia sociale e cattolica, bisogna persuadersi bene dei seguenti assiomi cristiani:

1. Dio, nelle opere fatte per la sua gloria, non premia il frutto raccolto, bensì il lavoro fatto (per gli incontentabili).

2. Possiamo saziare un povero (peccatore o incredulo) di cibo, di soldi, di benessere, e potrà non convertirsi. La conversione è opera esclusiva della grazia di Dio (per i presuntuosi).

3. Nelle opere che si incominciano per Dio, non è Dio che mette la parte minore (per i timidi)

4. La migliore opera cominciata può farsi cattiva o inutile per incostanza (per i deboli)

5. I soldi, benché valgano tanto, sono i meno necessari per la Azione, quando si conta con buona volontà e si sa contare sulla grazia di Dio (per i calcolatori)

6. Molte opere buone smettono di iniziarsi o di continuarsi più per mancanza di confidenza in Dio, che per mancanza di soldi (per gli sconsolati)

7. La pietà è utile a tutti (per i buoni)

8. La Azione Sociale Cattolica è un negozio che l’uomo fa a metà con Dio. Chi guadagnerà di più e si annoierà prima? (per i pessimisti).

Sono otto principi, otto assiomi bellissimi che dovremmo tutti tenere ben stampati sulla nostra scrivania o nel luogo dove noi andiamo, dove noi siamo, per non dimenticarci mai come fare e perché fare; questi otto punti molto molto importanti, che servono per: gli sconsolati, i deboli, gli incontentabili, per i presuntuosi, per i timidi. Sono molto chiari, non c’è bisogno che ve li spieghi, perché ci sarebbero da fare otto conferenze solo su questi. Scrive:

Adesso una supplica.

Io non so se tocca a me farla né se sarà un azzardo. Però il mio cuore mi spinge a farla. Dopo tutto, parlo davanti ai miei Padri e Pastori e a loro sottometto umilmente la mia richiesta. Se non vi piace, dimenticate la richiesta e colui che la fa. Se vi piace, fatela vostra, riscaldatela col vostro entusiasmo e dimenticate ugualmente colui che la fa, perché questo non conta. Eccola: se il gran principio, il grande motore della Azione Sociale Cattolica, come diceva ieri il signor Vescovo di Vic, è l’amore al Sacro Cuore di Gesù; se Lui ha fatto queste cose in Huelva e ovunque lì dove si cerchino con desiderio, non gradirà Lui e non converrà a noi che Lui sia proclamato Patrono della Azione Sociale Cattolica spagnola? Però parliamo in Siviglia, la terra classica del culto della Immacolata e se è disegno di Dio salvare la società presente attraverso il Cuore di Gesù, è disegno suo anche, perché lo ha detto il Papa, che a questo Cuore si vada attraverso Maria e precisamente nel mistero della sua Concezione Immacolata. Così, tutti e due insieme! Il Cuore di Gesù e la Immacolata Concezione! Li volete per Patroni della Azione Sociale Cattolica Spagnola?

Signori!

È ora di partire, il treno è pronto! Controllori, fattorini, al vostro posto! Macchinisti, al Tabernacolo! Cuore di Gesù accendi il fuoco! Popolo perseguitato e sfruttato sul treno! Che suonino la campana! E… in marcia!

Ho finito! Bellissimo! Veramente commovente.

Tutto si gioca qua: Cuore di Gesù e Immacolata Concezione.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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