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La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 38

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione sul testo “La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia” di S. Pietro Giuliano Eymard di sabato 9 luglio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 10, 24-33)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia!
Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 38

 

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 9 luglio 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo X di San Matteo, versetti 24-33.

Oggi è il terzo sabato, dei quindici sabati che stiamo facendo in onore della Vergine Maria, quindi, io, come sempre, ricordo questa bella pratica dei “Quindici sabati del Rosario”, che si fa due volte all’anno; in questo terzo sabato mediteremo la nascita di Gesù, il III Mistero gaudioso.

Continuiamo la nostra meditazione del testo di San Pietro Giuliano Eymard, di questi Esercizi Spirituali sull’Eucarestia, a partire dall’Eucarestia.

Siamo arrivati a dover affrontare oggi “Lo spirito di penitenza”; questo è un tema sul quale San Pietro Giuliano Eymard si sofferma veramente tanto, perché è molto importante.

“Meditazione Seconda.

Lo spirito di penitenza.

«E’ duro un tal parlare, e chi lo può intendere?» (Giov., 6, 61). Così dicevano molti dei discepoli di Gesù quando propose loro il mistero dell’Eucaristia, che esigeva la sottomissione delle ripugnanze giudaiche alla fede in Lui.

Forse voi pure dite: Se la mortificazione continua è la condizione della vita religiosa, questa è cosa troppo dura”.

Noi abbiamo visto che, però, lo è anche della vita cristiana, non solo della vita religiosa.

“È vero, è cosa dura, ond’è che pochi perseverano fino a divenir santi. Si pratica la mortificazione per qualche tempo, ossia fintanto che le passioni sono ancora a temersi, e si smette quando si ha la pace. Ma di qui viene che si hanno tante virtù comuni e non si sorpassa il livello volgare. A ciò conduce la pigrizia. State attenti; ora voi siete pieni di ardore, ma gli esercizi non basteranno a formare in voi un’abitudine: e ricadrete ove eravate prima”.

Quindi, la vita di penitenza, vivere in spirito di penitenza, come stiamo incominciando bene a capire, non è un percorso facile, soprattutto perché non si può smettere. Non è come prendere un’Aspirina, che poi, quando mi passa il mal di testa, non prendo più.

Lo spirito di penitenza, come abbiamo visto nei giorni scorsi, è uno spirito che ci deve accompagnare sempre, in ogni situazione; soprattutto e innanzitutto bisogna lasciare che sia lui a educarci, cioè, prima di pensare a chissà quali penitenze da dovere inventare, cogliamo quelle che ci vengono dalla vita, dal nostro stato, dice San Pietro Giuliano Eymard.

Cominciamo da lì, perché sicuramente sono quelle che ci piacciono di meno, perché sono quelle alle quali non abbiamo pensato, sono quelle che non volevamo, son quelle che magari ci toccano nei punti più sensibili per noi, e via di seguito.

Ti si rompe improvvisamente la televisione?

Ecco, bene. Invece di andare nel panico e di arrabbiarti, fai partire subito lo spirito di penitenza, offri al Signore questa cosa.

Poi, soprattutto, lo spirito di penitenza non può essere messo da parte quando siamo in pace, anzi, anzi… lì dobbiamo stare ancora più attenti, e dobbiamo stare molto attenti alla pigrizia, perché non basta né un corso di Esercizi Spirituali né la predicazione che ascoltiamo né qualsiasi altra cosa per formare in noi un’abitudine (che vuol dire un abito) di bene, una vera identità da discepolo di Gesù. Ci vuole lo spirito di penitenza, quella che lui ha chiamato “la mortificazione di amore”.

“Come scongiurare questo pericolo?”

Altrimenti, qual è il problema?

Se noi non viviamo sempre in questo spirito di penitenza, e non riusciamo a formare questa abitudine, questa abitudine al “gusto” di Gesù, ricadremo dove eravamo prima.

“— Col domandare a Dio lo spirito di penitenza. Bisogna assolutamente acquistare lo spirito di penitenza, senza del quale non farete nulla di durevole, ricadrete nella tiepidezza e dopo gli esercizi sarete più infelici di prima, perché dovrete rimproverarvi di aver lasciato perdere grandi grazie.

Che cos’è lo spirito di penitenza?”

È importantissima la definizione che adesso lui ci dà.

“— E’ la volontà costante di mortificarsi in ogni cosa quando l’occasione si presenta, e di cercarla quando tarda ad offrirsi”.

Che sia una penitenza esterna, che sia una penitenza interna, non ha importanza: quando arriva, cogliamola.

“Vi sono dati tempi per la mortificazione corporale; non così per lo spirito di mortificazione”.

Sono due cose diverse: la mortificazione corporale è una cosa, lo spirito di mortificazione è un’altra cosa.

“Si praticherà la mortificazione corporale nelle tentazioni, nei pericoli di seduzione, per espiare una colpa o quando si è presi da un vivo desiderio di piacere a Dio”.

Cioè, quando dentro di noi siamo catturati da questo ardore di voler essere come il Signore ci vuole. Ecco, quello è il momento di vivere la mortificazione corporale.

Cosa vuol dire?

Vuol dire il digiuno, vuol dire rinunciare a bere un bicchiere di acqua fresca e berla a temperatura ambiente, vuol dire avere delle mortificazioni nel riposo, tirarsi su dal letto immediatamente, appena suona la sveglia, e via di seguito.

Quindi, la mortificazione corporale, in queste situazioni: tentazioni, pericoli di seduzione, espiazione di una colpa, desidero di piacere a Dio.

“Ma lo spirito di penitenza si può avere in tutto, portarlo e applicarlo ad ogni cosa, perché è una volontà che abbraccia tutto, ed è perciò la perfezione della mortificazione”.

Capite? Sì… è una volontà che abbraccia tutto, ed è la perfezione della mortificazione, quindi lo puoi applicare ovunque.

Io credo che la cosa più difficile sia applicare lo spirito di penitenza alle realtà spirituali.

«Io vorrei questo… Io vorrei quello… Io vorrei…»

Gli esempi si sprecano, e ci potete arrivare da soli…

«Ci terrei tanto a fare… ma non posso, perché dovrei farlo in un certo modo e quel modo lì non è giusto, so che non è giusto, quindi… ma allora io rimango senza?»

Vedete lo spirito di penitenza?

Ecco che arriva e dice: «Questo è il momento di mortificarti e di offrire questo sacrificio al Signore, cioè di mortificare il tuo io, il tuo desiderio, il tuo gusto, la tua giusta necessità».

“Domandatelo a Dio instantemente; esercitatevi in esso nelle vostre comunioni e adorazioni. Domandatelo continuamente; fatevene una volontà generale che abbracci tutta la vostra vita e sia come il suggello di tutte le vostre risoluzioni; fatevene ancora

una volontà particolare, in cui vi fissate certi atti della giornata nei quali lo applicherete più di proposito; …”

Decidiamoli, no?

Quando vi ho parlato, ad esempio, del vino castigato; quando vi ho detto che si può mangiare il pane secco del giorno prima, senza comprarlo tutti i giorni e poi buttarlo; quando vi svegliate subito appena la sveglia suona e vi alzate in piedi…

Ce ne sono tante di piccolissime mortificazioni che possiamo fare e che non cagionano nessun danno alla salute, che però sono dei modi di applicare questa volontà particolare di penitenza.

“… non temete di fare anche penitenze corporali…”

Vedete?

Oppure penitenze spirituali, come vi ho detto, cioè, questa volontà generale e questa volontà particolare uno poi le applica a tutti gli ambiti che vuole.

Non temete di fare anche penitenze corporali”: ad esempio il digiuno.

“… per ottenere questo spirito, che farà di tutta la vostra vita un olocausto offerto alla gloria di Dio, quale fu la vita di Nostro Signore.

Per mettere in pratica questo spirito, offrite a Dio tutto quello che vi manderà di sofferenze e di contrarietà, siate fedeli alle privazioni corporali raccomandate dai santi…”

Ricordate cosa dice San Giovanni Maria Vianney?

Lui dice che tre sono le penitenze che il demonio proprio non tollera, tutte le altre non gli fanno niente, ma tre tipi di penitenze sono per lui veramente insopportabili: la penitenza del mangiare, la penitenza del bere e la penitenza del dormire.

Queste sono le tre penitenze che hanno un effetto dirompente sul demonio, sono i tre digiuni. Non vuol dire che non mangio più, non bevo più, non dormo più — se no muoio — ma vuol dire andare a toccare proprio questi ambiti.

Se tutte le mattine mi sveglio alle 7.00, da domani mi sveglierò alle 6.30. Per fare che cosa? Per pregare, per stare un po’ col Signore, per andare prima a Messa.

Se tutti i giorni mi mangio tre etti di pasta, da domani ne mangerò due etti e mezzo; se tutti i giorni mi bevo un bicchierino di vino, da domani ne prendo metà.

Cominciamo da qua.

“… le quali sono come una parte integrante della santità, nel refettorio, nel dormire, nella preghiera, nel lavoro, nel secreto della vostra cella”.

Ovunque, perché poi ognuno di noi è anche istruito dallo Spirito Santo, dal proprio Angelo custode.

Attenti adesso… Quando San Pietro Giuliano Eymard deve dire qualcosa di grosso, usa il “ma”.

“Ma sarà il fior fiore se vi abituate a fare per amore di Nostro Signore il sacrificio delle vostre gioie legittime ed anche delle spirituali; questa è la vera mortificazione di amore, il più perfetto spirito di penitenza”.

Capito? Quindi, il più perfetto spirito di penitenza è fare, per amore di Gesù, il sacrificio delle nostre gioie legittime e delle nostre gioie spirituali.

“Imperocché sonvi due maniere di onorare Nostro Signore con la penitenza: l’una s’ispira dall’amore negativo, l’altra si fa mercè l’amore positivo. Con la prima si previene o si corregge il male; essa è necessaria, ma ci fa compiere soltanto lo stretto dovere della giustizia cristiana”.

Quindi, se so che a guardare la televisione io cado frequentemente nell’impurità, perché trasmette cose impure, non la guardo. Capite?

Ecco che questa penitenza previene e corregge il male, questa è la penitenza che viene dall’amore negativo.

“Per praticare la penitenza a questo modo basta aver coscienza e conoscersi peccatore: è la riparazione rigorosamente dovuta; sarebbe cosa molto deplorabile non avere amore abbastanza per mortificarsi in questo modo”.

Certo, perché vuol dire poi ricadere sempre negli stessi peccati.

“Ma la penitenza che vi consiglio e vi desidero è quella che proviene da amore positivo; essa è più nobile; non si contenta di pagare i debiti, dà ancora del suo. Mossi da tale amore, non ci mortifichiamo per evitare l’inferno, ma per piacere a Dio; ci priviamo di quello che ci spetta, è il sacrificio fatto dall’amor figliale. Esso si applica a tutto, trova in ogni cosa materia da cogliere una privazione per offrirla tosto al Diletto”.

Capite? Quindi, questa mortificazione dell’amore positivo non è fatta per evitare il peccato, per evitare l’Inferno, ma per piacere a Dio, è di un livello superiore.

Quindi, mi privo di quello che mi spetta, è il sacrificio fatto da chi è figlio; cioè, la penitenza che viene dall’amore positivo, è quella che fanno i figli, è quella che fanno gli innamorati.

Poi io ogni tanto mi fermo e dico: «Ma santa pace, sarete stati innamorati nella vostra vita, no? Avrete provato nella vostra vita a sentire le farfalle nello stomaco?». Io me lo auguro! Stiamo parlando di questa cosa.

Quando tu hai vissuto nella tua vita l’innamoramento, ma quello serio, quando ti sei veramente innamorato di qualcuno, non c’era un limite, avresti fatto, e hai fatto, qualunque cosa per far piacere a questa persona.

Vai a sceglierle o scegliergli il dono più bello; se sai che gli piace, gli un dolce; ti vesti bene; ti curi… non so… qualunque cosa tu la fai, non perché hai paura di perdere la persona, ma la fai per piacere a quella persona, perché il tuo desiderio qual è? È quello di vedere quella persona contenta, felice.

Questo dobbiamo fare con Dio!

Chi ha fatto l’Università, o anche chi ha fatto le Scuole Superiori, si ricorderà benissimo quanto era bello, appena superato un compito in classe, un’interrogazione, un esame, poter chiamare la sua mamma, il suo papà, la sua fidanzata, il suo fidanzato, un amico, chiamare qualcuno che per lui è importante e fargli piacere e dirgli: «Guarda, ho preso trenta!»

Che bello far piacere a qualcuno di importante per noi!

A maggior ragione con Dio.

Chi vive la penitenza di amore positivo, sa cogliere una privazione in ogni cosa, in ogni cosa coglie l’occasione di offrire a Dio qualcosa.

“Chi pratica questa mortificazione di amore non fa se stesso fine di cosa alcuna, rinvia a Dio tutte le lodi, anche giuste; non le vuole per sé. Non è già quella falsa umiltà mondana la quale sembra respinga tutti gli elogi, ma in realtà non li ricusa che per farseli offrire con maggiori istanze”.

Eh, sì… è la logica del “No, dai!”

Sì, ma si capisce quella falsa umiltà di chi dice: «No, no, io niente…», che vuol dire: «Dai, dimmene ancora una!»

Rido… sì, perché poi siamo anche simpatici… siamo un po’ dei pagliaccetti…

 Ah Signore!… Vabbè…

Quindi, questa mortificazione di amore rinvia tutto a Dio.

Sentite adesso questa frase di San Pietro Giuliano Eymard quanto è carica di sapienza:

“No, in certe occasioni bisogna saper accettare l’elogio e tacere: è un grande sacrificio di umiltà”.

Non dobbiamo sempre respingerli, perché se no possiamo anche cadere in questa umiltà “pelosa”, che lui chiama “umiltà mondana”, quando sembra che li respingiamo, ma in realtà li vogliamo.

Lui dice che “in certe occasioni bisogna saper accettare l’elogio e tacere, è un grande sacrificio di umiltà”.

Quindi, in certe occasioni (lo capiamo da soli quali), è bene stare zitto e ringraziare.

Per fare questo, cioè per stare zitti, tacere, o anche ringraziare, è richiesta una grande umiltà, un grande sacrificio, perché tu magari vorresti dire: «No state zitti… no, non voglio sentire», e invece non dici niente per non attirare troppo l’attenzione, perché, in certe situazioni, tu sai che, se dovessi dire “No”, ti loderebbero ancora di più; allora, è meglio passare sotto silenzio e fare finta di niente, così passa presto.

Però, lì ci vuole tanta umiltà, e bisogna usarla.

“Così voi potreste ottenere il permesso di una cosa che vi piace domandandola subito, invece differite, per mortificare la vostra volontà così desiderosa del proprio benessere: ecco una mortificazione di amore.

Più ancora: voi siete all’adorazione e provate una gran gioia: potreste certo goderne, ma voi preferite farne un sacrificio a Nostro Signore e prendete a meditare sulla sua Passione. Oh! è questa l’offerta più gradevole che possiate fargli; perché nulla di più dolce e di più legittimo che la gioia spirituale della preghiera!

Per contro, voi siete nell’aridità, che continua malgrado abbiate fatto quanto potevate per togliere le cause da cui fosse provenuta per vostra colpa; è per voi una sofferenza; potreste prendere un libro per uscirne, distrarre il vostro spirito da questo peso che l’opprime, ma per amore di Nostro Signore preferite accettare questa pena con rassegnazione: oh quanto Nostro Signore sarà contento!”

Vedete? Vedete quante occasioni ci sono per fare penitenza, questa penitenza d’amore? Nell’adorazione, nell’aridità…

“[…] Se voi avete lo spirito di questa mortificazione d’amore, non affannatevi perché non abbiate le altre virtù: con essa le praticate tutte, giacché dessa è la perfezione in azione, che vi segue da per tutto, immolandovi in ogni cosa al miglior beneplacito di Dio”.

Capito?

Una volta che noi abbiamo lo spirito di mortificazione d’amore, lui dice: «Basta, guarda che hai tutto, perché hai tutte le altre, e se anche non le hai subito, arriveranno anche le altre virtù, perché con la mortificazione di amore tu per forza le pratichi».

“Chi si mortifica per debito di giustizia ottiene la pace; quegli che vi aggiunge la mortificazione di amore ottiene la gioia e l’espansione della felicità.

Nessuno è più felice e più giubilante dei religiosi — e io aggiungo: “dei Cristiani” — più mortificati.

Domani finiremo questa parte sullo spirito di mortificazione e vedremo che questa mortificazione d’amore è un segno certo di…

Di che cosa?

Ecco, domani vedremo di che cosa è segno certo questa mortificazione d’amore.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

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