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Gli scacchi – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.48

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Gli scacchi – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.48
Lunedì 18 dicembre  2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 1, 18-24)

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele»,
che significa «Dio con noi».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 18 dicembre 2023. Siamo alla terza settimana di Avvento ed è l’ultima, inizia l’ultima settimana, perché domenica saremo alla Vigilia di Natale e concluderemo il tempo dell’Avvento. Quindi siamo già arrivati a questo grande momento che è il Natale. Veramente, prepariamoci santamente perché, dopo la Pasqua, è veramente la festa, la solennità più bella e più importante che ci sia.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal primo capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 18-24.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro Cammino di perfezione, di Santa Teresa di Gesù. Siamo arrivati al capitolo sedicesimo.

CAPITOLO 16

Differenza di perfezione fra i contemplativi e quelli che si contentano dell’orazione mentale — Dio può elevare alla contemplazione perfetta anche un’anima dissipata, e se ne dà la ragione — Questo capitolo e quello che seguirà sono molto importanti.1

La nota dice:

1 I primi quattro numeri di questo capitolo sono tolti dal manoscritto escorialense, perché in quello di Valladolid, che noi traduciamo, sono stati soppressi.

Quindi: attenzione bene a questi primi quattro numeri, io li chiamo paragrafi, ma comunque è la stessa cosa.

1 — Non crediate che sia già molto quello che vi ho detto: non ho fatto, come suol dirsi, che mettere i pezzi sullo scacchiere. Voi mi avete pregata di esporvi i fondamenti dell’orazione: ebbene, benché Dio non mi abbia condotta per questi principi, e io di tali virtù non possieda neppure la radice, tuttavia non ne conosco altri. Credetemi, colui che giocando a scacchi non sa dispor bene i pezzi, giocherà molto male: se non sa fare scacco, non farà neppure scacco — matto. Voi certo mi biasimerete nel sentirmi parlare di giochi, perché in questa casa il gioco non esiste e neppure deve esistere. — Considerate intanto il bel tipo di madre che il Signore vi ha dato, avendo io conosciuto anche questa vanità. Dicono che qualche volta gli scacchi sono permessi; a maggior ragione sarà permesso a noi di usarne ora la tattica. Anzi, se l’usassimo spesso, non tarderemmo a fare scacco — matto al Re divino. Egli allora non ci sfuggirebbe più, come nemmeno lo vorrebbe.

2 — A scacchi, la guerra più accanita il re deve subirla dalla regina, benché vi concorrono da parte loro anche gli altri pezzi. Orbene, non vi è regina che più obblighi alla resa il Re del cielo quanto l’umiltà. — Torna questo tema — Dal cielo essa lo fece discendere nel seno della Vergine — ecco, ricordate quello che vi dissi di Sant’Ambrogio — e per essa, come per un capello2, noi ce l’attiriamo nell’anima.

La nota dice:

2 Sembra che si riferisca al versetto della Cantica dove il Diletto dice di essere stato ferito da un capello della Sposa: In uno crine colli tui (Cant. 4,v.9).

Perciò, più lo possederà chi sarà più radicata in umiltà, e meno chi in questa virtù farà difetto. Non so comprendere chi si dia o possa darsi umiltà senza amore e amore senza umiltà, come non è possibile che queste due virtù stiano in un’anima senza un gran distacco da ogni cosa.

Allora, vediamo questi primi due paragrafi. Adesso lei sta facendo questo importante e famoso riferimento agli scacchi; interessante, i santi fanno spesso queste analogie con le cose della vita di tutti i giorni. Sì, innanzitutto, lei fa questa osservazione sul gioco: «in questa casa il gioco non esiste e neppure deve esistere». Voi direte: “Ma perché? Che esagerazione!”. No, non è un’esagerazione? Certo, se non ho niente da fare dalla mattina alla sera, eh beh, è ovvio che ho il tempo anche di mettermi a giocare. Perché lo si può capire in un bambino, una bambina di tre/quattro/cinque/sei/sette anni; un bambino piccolo, cosa ha da fare, se non giocare? È la sua attività primaria, la sua bellissima attività. Ma voi vi immaginate — per prendere un santo vicino a noi — San Pio da Pietrelcina, con le stigmate alle mani, che gioca a scacchi? O che gioca a carte? Provate a immaginarlo, io non riesco, sarò io limitato ma faccio un po’ fatica. Ma non riesco neanche tanto a immaginarmi un San Giovanni Bosco; me lo vedo di più, magari — come dirvi — in un campo da calcio, che, con i suoi ragazzi, magari un po’ si coinvolge, però forse i primi tempi. Perché, quando poi uno è oberato… Ho citato solamente questi due santi, ma se voi mi citate San Francesco d’Assisi, non lo vedo molto a giocare a scacchi, giocare a bridge, giocare a carte, giocare a briscola, a poker, non so che cos’altro.  Ma perché? Ma perché è difficile da vedersi! Cioè, quando “la vita” quasi ti sfugge dalle mani, tanto è piena, tanto è densa, tanto non hai neanche il tempo per dormire… Questi “poveri” sacerdoti e frati, che hanno speso tutta la loro vita al servizio delle persone, al servizio di Dio, ma secondo voi, avevano il tempo di giocare a scacchi?

Sì, quando io ero bambino giocavo a Risiko, mi ricordo che erano delle partite che duravano un pomeriggio; a Monopoli, vi ricordate? Ma duravano tantissimo! Il giorno di Natale era un po’ un classico che ci si mettesse a giocare ai giochi in scatola, perché magari fuori nevicava. Ma quando poi hai una vita così densa, così essenziale, così chiamata al concentrarsi proprio su ciò che conta, ecco, è difficile da pensare!

Qui non si sta parlando di peccati o non peccati. Certo è che lei dice che: «in questa casa il gioco non esiste e neppure deve esistere», non: “dovrebbe”, no: “deve”, “non deve esistere”, è un imperativo: in questa casa, non deve esistere. Adesso lei qui non spiega perché, certo è che dice: qui no! La casa l’ha fondata lei, quindi avrà pure il diritto di dire: questo sì e questo no. E dice: questo no. Non dice che è bene, che è male, che è peccato, non è peccato, no, dice: questo no.

Quando invece non ho nulla da fare, sono lì ad ammazzare il tempo, e non so come buttarlo via, questo tempo, perché non ho niente da fare, soprattutto non ho niente da fare legato alla mia vocazione, al mio ministero — perché? Uno dovrebbe chiederselo, ma comunque… — allora è chiaro che entra dentro tutto, tutte queste velleità, come le chiama dopo lei, entrano in gioco. Al tempo di Santa Teresa era il gioco degli scacchi; oggi può essere anche altro, perché è inutile che io non gioco agli scacchi se poi mi metto a giocare ai videogiochi, ai giochini al computer, al gioco delle carte al computer, ad ammazzarmi di video da vedere su questo, su quello, su tutte stupidaggini, tutte cose che portano via tempo. Pensate il tempo che buttiamo via a guardare i video o mini-video sulla cucina, sulla pallacanestro, sul nuoto, sullo sci — ognuno poi ha le sue preferenze — sugli animali, sulla boxe. Quanto tempo? Che uno dice: «Mah, non so cosa fare! Non so cosa fare: “m’ammazzo” di video». Almeno il gioco degli scacchi è un gioco intelligente, è un gioco che fa andare il cervello, come la dama, vabbè, almeno… ma, in quel caso lì, butti proprio via tutto: butti via il tempo, butti via la testa, butti via il tuo cervello che gira, butti via tutto. “Certo, ma non ho niente da fare! Se non c’è niente da fare cosa faccio?” E se poi questo “niente da fare” dura tutto il giorno o quasi, e dura tutto l’anno, o quasi, capite che è lunga arrivare a sera, è molto lunga.

Per un San Francesco, per un San Giovanni Maria Vianney, per un Padre Pio, la sera arrivava che non te ne accorgevi, anzi combattevi contro il tempo, perché dicevi: “No, non è possibile! Non è possibile che il tempo mi sia così nemico; non può essere che sia già mezzogiorno; non può essere che sia già sera; non può essere che sia già ora di andare a letto, non è possibile! E quindi questi santi cosa facevano? Pensate a San Carlo Borromeo o al cardinale Schuster che giocano a scacchi! Vabbè, ma neanche se uno si mette lì e si impegna con la fantasia, riesce a immaginarli. Questo che mangiava cinque lupini al giorno e non dormiva mai. Perché poi i santi cosa facevano? Andavano a rosicchiare il sonno. Tutti sanno che il cardinal Schuster, alle tre di notte circa, era già in piedi, non è un segreto. E, alla sera, il cardinal Shuster mangiava un ovetto, un ovetto sodo: fine, questa era la cena del cardinal Shuster; infatti, se voi vedete le foto… Un ovetto sodo: finita la cena. Poi lui si ritirava, diceva che andava a dormire — vabbè, io personalmente ci credo un po’ poco, ma comunque — si ritirava e poi, però, alle tre e qualcosa, lui era già in piedi. E poi era già in episcopio alla mattina, alle nove mi sembra che cominciasse; era il primo che arrivava in capitolo, in Duomo. Al mattino, alle nove, lui apriva già le porte e chiunque poteva andare a parlare col cardinale: dal tranviere, fino ad arrivare all’ingegnere, chiunque! Senza appuntamento, non bisognava avere appuntamenti per andare a parlare con il cardinal Schuster, nessun appuntamento. C’era la coda e la facevano tutti, tutti si mettevano in coda; nessuno aveva il diritto di precedenza, nessuno. Volevi parlare col cardinale? Ti mettevi in coda. “Ma io sono il dottore…” ecco, vieni dopo lo spazzino, che vuole andare a parlare col cardinale, è arrivato prima di te, fai la coda. Tutti, ma tutti, lo sapevano, e lui riceveva tutti, fino a circa mezzogiorno. Tutti i giorni era così, tranne quando era impegnato nelle visite pastorali. Ma le visite pastorali iniziavano, non so, tipo alle cinque, cinque e mezza del mattino; andavano a bussare a quell’ora per farsi aprire la porta, perché doveva iniziare la visita pastorale… va bene; eh, i santi… capite? E questi qui non è che giocano scacchi, il cardinal Shuster non aveva tempo di giocare a scacchi, o di fare altre amenità, vanità, ecco, lei le chiama: vanità.

E forse anche nella nostra vita familiare; nella vostra vita laica, laicale, certo, non è richiesto questo, con questo rigore e con questa radicalità — fatevi pure la partita a scacchi per l’amor del cielo, non è questo il problema — però, magari, se buttassimo via meno tempo davanti alla televisione, questo potrebbe essere interessante. Quindi, se traslassimo questo discorso degli scacchi, per esempio, sulla televisione, eh beh… Quanto tempo porta via, quella scatola piena di bugie! Quanto tempo porta via? Quanto tempo ci tiene inchiodati davanti a lei? Se passassimo la metà del tempo che passiamo davanti alla televisione, davanti al tabernacolo, saremmo tutti santi. Se non è lei, è il computer, se non è il computer è la radio, se non è la radio è la musica. Provate a pensare! Beate e, credo, assai benedette, quelle case, quelle famiglie, dove la televisione è stata espiantata; le è stato detto: no, grazie, qui no, non ci interessi. E che cosa hanno messo al posto della televisione? Hanno messo lo stare insieme; hanno messo la lettura dei libri — che fa tanto bene ai nostri ragazzi — e hanno messo la preghiera in famiglia. Guarda un po’! Si può pregare in famiglia! Certo, se cominci a farlo quando tuo figlio ha vent’anni perché tu ti sei convertito all’ultimo momento, e adesso, improvvisamente, tutti devono convertirsi, perché l’hai deciso tu, questo è un po’duro; ma se tu la cominci dall’anno zero della vita di questo bambino, e questo bambino cresce in un clima, in un habitat, di preghiera, di lettura, di silenzio, di ordine, dopo non te lo vedi lì che sembra posseduto quando esce di casa, o quando è in casa, che arrivano le persone, no! È un bambino/una bambina, assolutamente calmo, normale, che è anche capace di stare fermo, in silenzio.

Quindi S. Teresa dice: dobbiamo fare scacco-matto al Re divino. Non solo non ci sfuggirebbe più, ma neppure vorrebbe sfuggire. Chi è la regina che obbliga alla resa il Re del cielo? Cioè, quando la regina fa scacco-matto al re? Quando questa regina si chiama “umiltà”. Davanti all’umiltà, Dio cede, si arrende. Santa Teresa dice: più siamo radicate in umiltà e più possediamo Dio. Certo non è possibile darsi umiltà senza amore, né amore senza umiltà. Un’umiltà senza amore, è un’umiltà falsa, non esiste. Una persona umile è una persona caritatevole, e una persona caritatevole è una persona assolutamente umile. Quando c’è umiltà e carità, ci deve essere la terza sorella, della quale Santa Teresa ci ha già parlato, che è il distacco: umiltà, carità, distacco. Mettete queste tre cose in una persona e fiorirà tra le vostre mani un meraviglioso santo o santa.

Quindi ecco, mi fermerei qui perché, dopo, il terzo e il quarto paragrafo parlano di un’altra questione, è meglio affrontarla domani. Quindi, questa settimana prenatalizia, che ci faccia sentire un po’ di quel bel “frizzare”, quel bel frizzare del Natale. 

Esattamente tra una settimana è Natale, esattamente lunedì prossimo è Natale. Quindi, una settimana da oggi, siamo dentro in pieno al Natale. Ecco, io vi raccomando, come ogni anno: guardatevi in giro, aprite le vostre case, non lasciate nessuno da solo; se sapete che qualcuno è da solo, non lasciatelo da solo. Non esiste umiltà senza carità, non dimentichiamocelo. Non lasciamo nessuno da solo, impariamo a fare dei doni anche a chi non ci fa nessun dono, proprio per non lasciare nessuno da solo, senza un dono, il giorno di Natale. Sotto il nostro albero e il nostro presepe, ci sia spazio per tutto o, meglio, per tutto e per tutti. Apriamo insieme i nostri doni nel giorno di Natale, non prima, mi raccomando.

E viviamo anche santamente proprio quella giornata, con la messa, con la preghiera, e organizzate un bellissimo pranzo, una bellissima cena, fate tutti i manicaretti di cui siete capaci, preparate una bella tavola, con una bella tovaglia, con dei bei piatti, bei bicchieri. Cioè, tutto deve far sentire che c’è Natale. I fiori! Portate dei fiori, in modo tale che venga abbellita la tavola. Poi potete mettere davanti la vostra statua di Gesù o di Maria, se l’avete, o il crocifisso. Tutto ci deve far percepire, comprendere, sentire che è Natale.

Poi, il giorno di Natale, per chi vorrà, andando sul canale Telegram, metterò l’avviso di quando ci collegheremo brevemente; noi facciamo questi collegamenti brevi, per fare dei momenti di preghiera brevi insieme. Ecco, quindi controllate — ve l’ho già detto — il canale Telegram, perché poi vi avviserò, dirò a che ora ci vedremo, forse anche solo per l’Angelus, che dura due minuti, però, insomma, va fatto: non si può vivere momenti come l’Immacolata Concezione, come tanti altri momenti, senza questo ricordo, insieme al Signore, e questo ringraziamento. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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