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S. Teresa di Gesù: le Fondazioni, XII parte

Fondazioni 12

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 17 settembre 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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S. Teresa di Gesù: le Fondazioni, XII parte

Eccoci giunti a venerdì 17 settembre 2021. Oggi la Chiesa ci invita a fare memoria di San Roberto Bellarmino Vescovo e Dottore della Chiesa.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo VIII di San Luca, versetti 1-3.

Oggi il Signore ci ripropone quello che abbiamo già detto qualche tempo fa, cioè l’importanza di mettere i nostri doni, i nostri talenti a servizio. È interessante notare come queste donne non fanno altro che servire Gesù e i Dodici con quello che hanno, io aggiungerei anche “con quello che sono”, e quello che sono porta in sé anche quello hanno. Innanzitutto ci sono, sono lì: “c’erano con Lui i Dodici e alcune donne”. Donne sanate, chi era stata liberata dai demoni — pensiamo alla Maddalena — e chi da altre infermità. Donne anche importanti come Giovanna moglie di Cuza, amministratore di Erode. Donne che magari avevano come marito qualcuno che non condivideva assolutamente la loro fede e il loro amore per Gesù, anzi, servivano proprio chi era contro Gesù. Ma loro hanno seguito la loro fede, sono state con Gesù, non hanno tradito Gesù per amore degli uomini. 

Anche noi, credetelo, abbiamo questa possibilità, ecco perché vi continuo a dire: “Bisogna fare rete”. Ripeto ciò che già dice la Scrittura, bisogna fare rete e bisogna fare muro, adesso a memoria non ho da darvi la citazione, ve la darò poi domani. Gli uomini e le donne che vogliono servire il Signore devono essere uniti, devono mettersi a servizio gli uni degli altri. 

Gesù, i Dodici servivano il popolo, gli uomini con la loro presenza, la loro predicazione, con i doni e talenti che avevano, e queste donne li servivano con i loro beni. 

Queste tre righe cosa ci dicono? Ci dicono che noi non possiamo solamente avere, non è questa la logica giusta, non si può solo ricevere. E questo dare è un dare che serve. Mi colpisce sempre quando sento ad esempio, racconti di Sacerdoti anche giovani, bravissimi, con tantissimi talenti, molto capaci, ma che poi lasciano perché si sentono soli. Noi dobbiamo prendere in seria considerazione queste cose. Ci si può sentire soli, si possono conoscere tante persone eppure essere soli, sentirsi soli, abbandonati, non capiti, fraintesi.

Io penso sempre che queste solitudini vengono innanzitutto da una mancata corrispondenza, da una mancata intimità con Gesù, perché quando c’è un’intimità profonda con Gesù non ci si sente mai soli, anche se magari si può essere soli; così accade in famiglia, non ci si sente più compresi, amati, stimati.

Impariamo a servirci, ad avere gli occhi aperti, almeno per quanto riguarda noi come uomini, cerchiamo di essere attenti e di non lasciare mai solo nessuno, mai. 

Voglio raccontarvi una cosa bellissima che mi è successa tempo fa a proposito di questo Vangelo del servire. 

Un giovane mi dice: “Senta, Padre, posso offrirle un gelato?”

“Volentieri, assolutamente sì”

Usciamo e mi offre questo gelato, ci sediamo su una panchina a mangiarci il nostro gelato. Da lì a poco esce in bicicletta il proprietario della gelateria, mai visto prima, non lo conoscevamo assolutamente. 

Si avvicina e dice: “È buono il mio gelato? Vi piace il mio gelato?”

“Si buonissimo, come è fatto bene!”

E se ne va e noi andiamo avanti a parlare e a finire il nostro gelato. Dopo un pò ritorna con la sua bicicletta, si ferma ancora davanti a noi e ci dice mostrandoci il cestino: 

“Che cos’è questa cosa secondo voi?”

Io guardo e dico: “Mi dà l’impressione di essere un bel pezzettone di gorgonzola”.

“Esatto! Sapete adesso cosa faccio? Adesso faccio il gelato al gusto di gorgonzola con mango cristallizzato. È buonissimo! Lo preparo oggi per domani”.

Era un sabato pomeriggio.

“Venite domani che lo troverete”

“No, mi spiace, domani è domenica e noi non possiamo”, rispondo.

“Va bene, allora datemi venti minuti e tra venti minuti vi faccio assaggiare una buona coppetta di gelato al gorgonzola col mango cristallizzato”.

“Va bene, aspettiamo venti minuti”.

Aspettiamo e ad un certo punto vediamo arrivare un po’  da lontano una signorina, che era quella che ci aveva servito il gelato.

“Lei si chiama..?”

“Si sono io”

“Venga, venga”

Addirittura convocato! Mi aveva detto “venga tra venti minuti”…

Entriamo in gelateria e nel frattempo entrano delle persone e dicono: “Noi siamo venuti per il gelato al gorgonzola”

“Non c’è, non è pronto, sarà pronto domani” risponde la signorina.

Intanto viene giù con l’ascensore la nostra coppetta di gelato stracolma di gelato al gorgonzola e mango cristallizzato, e lei con la coppettina in mano continua a dire agli altri che non c’è.

“Ma noi siamo venuti apposta, abbiamo fatto un viaggio”

“No, mi dispiace, dovete venire domani”

Questa mi prepara la coppetta, mi mette su i biscotti, i cucchiaini. Io quatto quatto con il mio gelato, esco per mangiarlo. Buonissimo! Un gelato fantastico! Ve lo consiglio, il gelato al gorgonzola con mango cristallizzato! Una bontà incredibile.

Ho detto a chi era con me: “Hai visto? Abbiamo anche guadagnato una mega coppetta di gelato, gratis, che ci hanno offerto di degustazione” — ma non era una degustazione, era una cena — “e questo perché abbiamo detto di no, per rispettare la domenica!”

Non solo, poi è venuto fuori a chiederci se ci era piaciuto il gelato al gorgonzola.

“Si buonissimo, molto gentile”

“Ah ma adesso sto facendo il gelato al malaga con l’uvetta sultanina gigantesca che arriva da.. buonissima, e quella sarà pronta tra un’ora”.

“No guardi, non possiamo stare qui a fare notte per assaggiare tutti i suoi gusti, se no per un gelato stiamo fuori cinque ore”.

Mi è venuta in mente una persona che abitava lì vicino, l’ho chiamata, e gli ho chiesto di andare a mio nome per prendere il gelato al gorgonzola e anche al malaga. Così questa persona è andata a comprare delle belle vaschette di gelato al gorgonzola “in anteprima” e al gusto di malaga appena fatto. Tutto questo perché, io sono convinto, abbiamo detto no alla domenica. Me lo sono mangiato pensando a tutti coloro che banalizzano questo mio modo di intendere e di vivere il terzo Comandamento. Perché il gelataio si è fermato proprio davanti a noi due? C’erano tantissime altre persone. Perché proprio lì? Perché parlarci e raccontarci questa cosa come se fossimo amici da sempre? Perché offrirci gratis una super coppetta di gelato?

Il Signore, è proprio vero, non si fa mai battere in generosità. E così se volessimo — non succederà — se volessimo, di domenica avremmo anche il gelato buonissimo comprato con questi due super gusti. 

È un po’ come quel giorno d’agosto quando quei ciclisti ci regalarono quelle buonissime ciliegie, uva e quant’altro, bella fredda, ghiacciata, gocciolante d’acqua, in quel venerdì mezzogiorno assolatissimo, caldissimo, mentre noi facevamo il digiuno. “Ci avanzano, per noi sono troppe, le volete?”. Sembravamo un branco di lupi.

Io penso che i fioretti non capitino solamente a San Francesco, credo che i fioretti capitino a ciascuno di noi. 

Infatti poi il ragazzo che mi aveva invitato a mangiare il gelato mi scrisse: “un pomeriggio indimenticabile”.

Non capita tutti i giorni una cosa così, ma è indimenticabile non per il gelato in sé, ma indimenticabile per tutta questa cosa incredibile di cui la vita di ciascuno di noi è piena, l’importante è fidarsi e non pensare mai al domani. 

Continuiamo ora con il libro delle Fondazioni di Santa Teresa, siamo arrivati al   capitolo 6°, paragrafo 17:

“17 – Il nostro amor proprio”

Noi passiamo dal gelato all’amor proprio di Santa Teresa, un po’ sorrido…

“17 – Il nostro amor proprio può intromettersi anche qui e lo dico per mia personale esperienza. Talvolta infatti appena ricevuta la Comunione, quando in me la particola doveva essere ancora intera, se vedevo comunicarsi le altre, volevo non essermi comunicata per poterlo fare nuovamente. Da principio mi pareva che non fosse biasimevole, ma siccome ciò mi avveniva spesso, finii col persuadermi che i miei desideri nascevano da quella tenerezza e gusto spirituale che spesso si sperimentano nell’accostarsi alla Comunione, e che perciò ero più stimolata dalla mia personale soddisfazione che non dall’amore di Dio. Non era infatti per aver Dio nell’anima, perché già lo possedevo; non per obbedire al comando di accostarmi alla Comunione, perché già l’avevo fatta; non per le grazie che ci derivano dal santissimo Sacramento, perché le avevo già ricevute: vidi insomma chiaramente ch’era soltanto per tornare a godere di quel gusto sensibile.”

Io perché mi accosto alla Comunione? Per la mia personale soddisfazione o per l’amore di Dio? 

Perché sto davanti al Tabernacolo? Per la mia personale soddisfazione o per l’amore di Dio? 

Perché osservo i Dieci Comandamenti? 

Perché faccio quella penitenza? Per la mia personale soddisfazione o per amore a Dio? 

Perché porto quel vestito? Perché mostro qualcosa che ho, o che sono? E via di seguito… 

Dobbiamo sempre chiedercelo: perché io desidero…, perché io vorrei… è l’amore di Dio che mi spinge? Che cosa mi spinge, che cosa mi anima?

Poi questo voler “tornare a godere di quel gusto”, non è questa la via. 

Quindi capite che quando vi dicevo: “Piuttosto che… va benissimo la Comunione Spirituale”, e qualcuno mi diceva: “Ma io come faccio, poi sto male… mi sento debole, ho bisogno…” bisogna chiedersi: per la mia personale soddisfazione o per l’amore di Dio io cerco quel modo?

Pensate a quando stiamo accanto alle persone, pensate alle nostre amicizie: è per la mia personale soddisfazione o per l’amore di Dio?

Pensate a come viviamo la sessualità: è per l’amore di Dio o per la mia personale soddisfazione? 

Quando mangio lo faccio per amore di Dio o per la mia personale soddisfazione?

Ritornando all’episodio del gelato che vi ho raccontato prima: il primo gelato che abbiamo mangiato penso che fosse per la nostra personale soddisfazione, ma il secondo no. Poi, notate, mi viene in mente adesso: per il primo gelato, quello procurato da noi, ognuno aveva la sua coppetta. Quell’altro era una coppetta per due persone contenente due cucchiaini. Questo cibarsi dalla stessa realtà, dalla medesima realtà, condividendo la medesima cosa, dal medesimo piatto, è molto simbolico, fa molto riflettere. Le cose che vengono da Dio producono sempre unità, chiamano sempre alla condivisione. Ciò che viene dalla mia personale soddisfazione è sempre divisione, unilaterale. Quanti gelati ho mangiato nella mia vita, tantissimi, ma di nessuno mi ricorderò come di quello. Quell’unica coppetta, quell’unico gelato mi rimarrà impresso per tutta la vita. Non per la sua bontà ma perché è arrivato in quel modo, perché mentre mangiavamo quel gelato parlavamo del Terzo Comandamento, perché eravamo stupiti di quello che fa il Signore.

Mi devo sempre chiedere il perché e me lo devo chiedere con molta sincerità. 

Perché cerco quell’amicizia? Perché cerco quella persona, quella realtà? Perché cerco Dio? Si può usare anche Dio per la propria personale soddisfazione e non per amore.

Noi ci illudiamo che sia amore, ma è amore fin tanto che interessa a me, fin tanto quanto Dio mi dà quello che voglio e cerco. Questa cosa non va bene. Non può essere un voler tornare a godere un gusto, perché verrà il momento nel quale non proveremo più nessuno gusto. 

Anzi, pensate ad un matrimonio, arriva un momento nel quale il gusto finisce per tante ragioni. Ma io che cosa cerco? Io perché sto lì? Per l’amore di Dio, o per la mia personale soddisfazione? Io perché cerco, anche fisicamente, quella persona? Per la mia personale soddisfazione o per l’amore del Signore? Che cosa mi spinge? 

Quando preparo un piatto di risotto a qualcuno o una torta, perché lo faccio, per la mia personale soddisfazione o per l’amore di Dio? Che cosa mi spinge?

Se è per l’amore di Dio, è chiaro che poi io mi accorgo e mi rendo disponibile con i miei beni a servire, è chiarissimo, perché noi non possiamo sapere quella persona di cosa ha profondamente bisogno, fino a quando non diciamo: “Questo sono io, questo è quello che io faccio. Se ha bisogno ci sono, se avete bisogno ci sono”.

Per la mia personale soddisfazione o per l’amore di Dio?

Questo, se è vero nelle relazioni, nelle cose, è verissimo nel ricevere Gesù Eucarestia. Tantissime persone che ho sentito fare certi ragionamenti, per come parlavano, per come pensavano, a me sembrava proprio che fossero mossi dalla personale soddisfazione e non dall’amore di Dio.

“per tornare a godere di quel gusto sensibile.”

Mai come questo periodo, da quando io sono al mondo, è utile esattamente per dividere chi è mosso da una certa intenzione e chi è mosso da altro, chi vuole restare fedele fino a… e chi invece…

Quanta ideologia oggi viene a galla! E non c’è verso, qualunque ragionamento, qualunque argomentazione tu porti, o la pensi secondo il pensieri unico, o parli secondo la neo lingua, oppure altrimenti non c’è verso di farla capire, e neanche di spiegarsi, è un blocco mentale.

Andiamo avanti, mi raccomando, non pensate, non pensiamo al domani, non cominciamo a fare ragionamenti: “Ma cosa succederà? Ma allora accadrà questo, quell’altro, tra un anno?” Ma cari, tra un anno potremmo essere morti e sepolti! Ma chi lo sa dove saremo tra un anno? 

E non facciamoci spaventare dai proclami, dalle minacce “succederà, farà, sarà”. Stiamo calmi, stiamo fermi, fermi! In guerra non bisogna sempre attaccare, non si può sempre guadagnare terreno, ci sono momenti della battaglia in cui bisogna semplicemente restare fermi, non perdere ciò che si è conquistato, se non posso andare avanti: resto qui, indietro da qui non vado, avanti neanche, ma indietro non vado. Il terreno guadagnato non lo perdo. Stiamo fermi, non pensiamo al domani, non pensiamo a cosa accadrà, fermi, Dio provvede. Dio c’è, Dio interviene sempre, nei modi a noi sconosciuti.

E poi dobbiamo essere pronti perché comunque può sempre accadere nella vita di un cristiano che arrivi il momento di dover testimoniare la sua fede in un modo forte. Ciò che ci muove sia sempre e solo l’amore di Dio, in tutto, mai il nostro gusto, mai la nostra personale soddisfazione.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

VANGELO (Lc 8, 1-3)

In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio.
C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

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