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S. Teresa di Gesù: le Fondazioni, XIII parte

Fondazioni 13

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di sabato 18 settembre 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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S. Teresa di Gesù: le Fondazioni, XIII parte

Eccoci giunti a sabato 18 settembre 2021. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo VIII di San Luca, versetti 04-15.

Di fronte a questa grande folla, di fronte a questa gente che accorre a Gesù, Gesù racconta la parabola del Seminatore. Gesù li avvisa, li mette in guardia che non basta radunarsi e accorrere da ogni città per stare con Gesù, non basta ascoltare ciò che Gesù dice, non basta essere presenti, non basta neppure vivere con Lui come discepoli. Se voi avete notato ciò che fa la differenza — e lo troviamo nella spiegazione che Gesù dà della parabola — è il credere.

“Credendo siano salvati”

“Credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno”

È la fede. 

Quanto io credo? Quanto io ho fede in Dio? Fede nel fatto che Lui esiste, che Lui provvede, mi sostiene e mi aiuta. 

Mai come in questo periodo — perché mai prima di questo periodo c’è stata un’occasione, perché io non sono vissuto in tempo di guerra, non ho vissuto certe dinamiche e certe situazioni — sto notando quanto siamo legati a doppio filo, quanto siamo devoti, quanto siamo dipendenti fisicamente, ma soprattutto psicologicamente, spiritualmente dal lavoro. È importante, ma quanto questo tema del lavoro mi sembra sia diventato il tema centrale. Quando tocchi questo tema di fatto quasi tutti alzano le mani, quando tocchi il tema del “potermi divertire”, quasi tutti alzano le mani, quando tocchi il tema dell’“andare dove vuoi” e quindi del “non poter andare dove vuoi se…” moltissimi alzano le mani. Ma la fede in Gesù può voler dire, ce lo dice la Scrittura, perdere tutto questo. 

Nonostante le nostre preghiere, i nostri rosari, le nostre Messe, le nostre meditazioni, la nostra vita moralmente corretta, poi di fatto viviamo come i pagani, direbbe la Scrittura, non dimostriamo che abbiamo fede, di credere che Dio provvede. Siamo tutti avviluppati, spaventati, terrorizzati, tutti che pensiamo al futuro. Ma quale futuro? Potremmo morire tra due minuti! Cosa vuol dire pensare al futuro, che non ci appartiene? Non è nelle nostre mani, il futuro.

“Strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita”

C’è dentro tutto quello che vi ho detto: la paura, le ricchezze, il lavoro e i piaceri, andare dove voglio e fare quello che voglio. Questo soffoca la Parola di Dio. 

“Io devo avere una vita un po’ à la page, quando devo fare le mie cose le devo fare, quando devo andare, devo andare…”

 Invece avere fede vuol dire, innanzitutto, essere perseveranti, costanti, altrimenti la Parola di Dio ci viene o portata via dal cuore o soffocata. Invece noi siamo a fare i conti su “domani cosa succederà, cosa accadrà, e domani hanno detto che faranno questo, che faranno quell’altro”

Ma noi pensiamo all’oggi.

 

Continuiamo la nostra lettura del libro delle Fondazioni, di Santa Teresa di Gesù, siamo arrivati al capitolo 6° paragrafo 18.

“18 – Mi ricordo di aver conosciuto in un certo luogo, dove abbiamo un monastero, una donna ritenuta da tutti per gran serva di Dio e che tale doveva essere veramente. Si comunicava ogni giorno, ora in una chiesa e ora in un’altra, ma…”

Attenti a questo “ma” avversativo in modo radicale e assoluto.

“Ma non aveva un confessore fisso.”

Chissà come mai? Sapete, a volte ci conviene non avere un confessore fisso, così facciamo quello che vogliamo. Se dipende da noi, oggi vado da uno, domani dall’altro così ogni volta la sente nuova e faccio quello che voglio.

Avere un confessore fisso è fondamentale, fare di tutto per averlo, poi se uno non riesce va bene, ma dovremmo fare di tutto per avere un confessore fisso.

 “Io che notavo questo suo sistema, desideravo di vederla piuttosto obbedire a un sol confessore che far tante Comunioni.”

Interessante. Noi invece pensiamo esattamente al contrario, meglio fare tante Comunioni che essere obbediente al confessore, quindi meglio obbedire ai miei gusti che alla volontà di Dio.

“Viveva da sola in casa sua, regolandosi, credo, come meglio le garbava.”

Tradotto: faceva quello che voleva.

“Ma siccome era buona, buono era pur quello che faceva. Io alle volte le manifestavo il mio parere, ma ella non ne faceva caso e a ragione, perché era molto migliore di me. – Credo che se mi avesse dato retta, non si sarebbe sbagliata.”

Santa Teresa è tanto umile quanto decisa.

“Essendo giunto là il santo fra Pietro d’Alcàntara, procurai che gli parlasse, ma della relazione che gli fece, io non rimasi contenta. Ciò dipende dal fatto che, essendo noi tanti miserabili, non ci dichiariamo contenti se non di quelli che seguono la nostra via. A quanto credo, ella aveva servito il Signore più di me, e fatto più penitenza lei in un anno che non io in molti. Finalmente – ed è di questo che voglio parlare – fu colpita dalla malattia che doveva trarla al sepolcro.”

Vediamo cosa succede, tutte le sue belle Sante Comunioni a cosa sono servite.

“19 – Ottenne che le dicessero Messa in casa e la comunicassero ogni giorno.”

Pensate voi, è una cosa indicibile per quel tempo, Messa in casa ogni giorno e anche la Comunione.

“Ma siccome la malattia andava per le lunghe, un sacerdote gran servo di Dio che le celebrava spesso la Messa, credette che la Comunione in casa non fosse da permettersi ogni giorno.”

Grazie al cielo, qualcuno che non cede al ricatto.

 “Questa dovette essere una tentazione del demonio, perché quel giorno fu appunto l’ultimo della sua vita.

Ella, vedendo che la Messa era finita senza che le fosse data la Comunione, ne ebbe tanto sdegno che uscì in atti di collera contro il sacerdote, il quale poi venne da me tutto scandalizzato a raccontarmi l’accaduto. Io ne soffrii immensamente. – Non so se ella abbia poi potuto confessarsi: credo che sia morta quasi subito.

20 – Compresi da ciò quanto sia funesto seguire in qualche cosa la propria volontà, specialmente in un atto di così grande importanza.”

Come il fare la Comunione. 

Prima di andare avanti con questo affondo importante, vediamo cos’è successo: questa persona  riceve la Comunione tutti i giorni, Messa tutti i giorni in casa, accanto a San Pietro d’Alcantara e Santa Teresa, e lei cosa fa? Quello che vuole, non ascolta nessuno. Questo tipo di persone non ascoltano nessuno, questi finti devoti non ascoltano nessuno, ascoltano solo se stessi, non si mettono mai in discussione, sanno tutto, ti fanno la teologia, e con che cipiglio, come se fossero i custodi della Santissima Trinità. Ma almeno lasciarsi mettere in discussione? No, nulla. E così arriva il momento in cui il Sacerdote le dice che non le darà più la Comunione.

Ma proprio l’ultimo giorno della vita deve succedere?

Certo! Così il Signore svela a tutti chi sei, e innanzitutto lo svela a te stessa, così il Signore ti svela a cosa sono servite tutte queste Comunioni. A niente. Mi verrebbe da dire, in modo un po’ forte: sono servite a dannarti l’anima. Non nel senso che la Comunione faccia dannare l’anima, ma, siccome non ho capito niente di cosa vuol dire fare la Comunione e non ho capito niente che fare la Comunione deve portarmi a fare la volontà di Dio perché se no non serve a niente, nel momento in cui mi viene proposta la volontà di Dio, io cosa faccio? Mi ribello. 

Finita la Messa, questa persona esplode in atti di collera contro il Sacerdote. Questa Messa a che cosa le ha giovato? Finita la Messa privata in casa sua, esplode in atti di collera, ma allora? Forse era meglio se avesse dormito, probabilmente sarebbe morta meglio. Lì si arrabbia, tratta male il Sacerdote e muore. Immaginatevi voi in che modo, che scena bruttissima, veramente una scena pessima. E quindi Santa Teresa dice:

“Compresi da ciò quanto sia funesto seguire in qualche cosa la propria volontà, specialmente in un atto di così grande importanza”.

Ecco perché Santa Teresa dice: “Attenti a scegliervi bene il confessore”, che sia veramente un Sacerdote che ci porta a Dio e non a se stesso, alle proprie idee, ai propri gusti, e al “così fan tutti”

“L’anima che si accosta al Signore con frequenza dev’essere così persuasa della propria indegnità da non mai farlo di sua testa, ma sol­ tanto per obbedienza: virtù che supplirebbe a quello che ci manca – e molto ci mancai – per avvicinarci a un Dio così grande.”

Io devo sempre essere consapevole del mio non essere niente, quindi devo essere sempre accompagnato e benedetto dall’obbedienza.

 “Quella benedetta donna ebbe l’occasione di fare un bell’atto d’umiltà; e se si fosse persuasa che il sacerdote non aveva colpa, ma che il Signore aveva così disposto in vista della sua miseria e indegnità per non entrare in un albergo così spregevole, avrebbe forse meritato di più che non con la stessa Comunione.”

Vedete l’obbedienza, l’obbedienza, quanto è importante vivere nell’obbedienza.

“Così pensava una persona che si comunicava frequentemente quando prudenti confessori glielo proibivano: il che succedeva assai spesso e soffriva molto, ma siccome desiderava più l’onore di Dio che il proprio, non faceva che lodarlo per il grande zelo che ispirava al confessore di non permettere che Sua Maestà entrasse in una dimora così vile. E queste considerazioni l’aiutavano ad obbedire con grande tranquillità. Ne aveva una pena tenera ed amorosa: ma per nulla al mondo avrebbe voluto allontanarsi da quanto le comandavano.”

È lei, sta parlando di se stessa, è Santa Teresa che racconta di sé.

“Desiderava più l’onore di Dio che il proprio”

Vedete questa fedeltà, questa obbedienza di Santa Teresa, su tutto. Attenti adesso che cosa scrive:

“21 – Credetemi, quando l’amore di Dio eccita le passioni fino a far cadere in qualche colpa, e turba l’anima che ne è presa fino a impedirle d’ascoltare la ragione, è amor di Dio soltanto a nostro modo di vedere, e in esso non cerchiamo che la nostra soddisfazione. Il demonio allora è tutt’occhi su di noi, in attesa del momento opportuno per farci il maggior danno possibile, assalendoci come già fece con quella donna, il cui caso mi spaventò moltissimo. Non voglio già credere che questo le abbia impedito la sua eterna salvezza: la bontà di Dio è infinita; ma è certo che la tentazione l’assalì in un brutto momento.”

Proprio nel momento della morte. Quindi stiamo attenti a quando questo amore di Dio eccita tutte le nostre passioni, tanto che non ci fa più ascoltare la ragione, perché questo amore di Dio in realtà è amore di noi stessi, è amor proprio, è amore della nostra soddisfazione. 

Chiediamo al Signore la grazia di rinnegare ogni giorno, ogni momento la nostra volontà per cercare solo la Sua.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

VANGELO (Lc 8, 4-15)

In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché
vedendo non vedano
e ascoltando non comprendano.
Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.

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