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S. Teresa di Gesù: le Fondazioni, XIV parte

Fondazioni 14

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di domenica 19 settembre 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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S. Teresa di Gesù: le Fondazioni, XIV parte

Eccoci giunti a domenica 19 settembre 2021. Oggi ricordiamo San Gennaro Vescovo e Martire.

Abbiamo ascoltato la seconda lettura della Santa Messa di oggi, tratta dalla Lettera di San Giacomo Apostolo capitolo III.

Dobbiamo riconoscere che questo non è un testo assolutamente sempre attuale. Anche in questo caso mi viene da dire: forse oggi più che mai. Quanto spirito di contesa c’è oggi! Quanto combattersi! Quanti desideri abbiamo, quanta invidia, e quanta gelosia, quanto essere in guerra. E come se non bastasse, alla natura dell’uomo che tende a tutto questo, oggi si aggiunge anche tutto il tema del “succo di more” che ha reso e rende ancora più complicata questa situazione. Si dice che chi è contrario a questo succo è divisivo, è polemico, è contro il bene di tutti. Ma bisogna vedere se è divisivo chi si oppone o se è divisivo chi impone, questa sarebbe già una prima interessante riflessione. La divisione non viene sempre da chi resiste, la divisione può venire anche da chi impone qualcosa di sbagliato, in questo caso quell’imposizione genera divisione. 

Spero di sbagliarmi nel dire quello che sto per dire, spero che sia semplicemente frutto di un percorso immaginativo, prendetelo come un percorso, come una piccola riflessione di immaginazione, però tenetela segnata questa immaginazione che adesso vi racconto, del 19 settembre 2021, tenetela lì, perché se non fosse semplicemente un’idea che mi è venuta, sarebbe un problema. Mi sono immaginato questo, mi sono detto:

“Ma dopo tutta questa frenesia a bere il succo, vi immaginate che cosa uno si sentirebbe nel cuore, nell’anima, se dopo che un numero elevatissimo di persone che lo hanno bevuto — che quindi dovrebbero essere magicamente salve — riaccadesse esattamente quello che è successo un anno e mezzo fa a marzo? Vi immaginate se dopo tutta questa cosa, questa pressione, si ritornasse ancora in quella situazione di un blocco totale di tutto e di tutti, tutti chiusi? Sarebbe veramente una beffa solenne. La domanda sarebbe: allora a cosa è servito? Che utilità ha avuto, tutto questo bere e tutta questa pressione a bere?”

E poi l’altra cosa che noto, che continuo a notare è che questa cosa è diventata un’ossessione: non si parla altro che di questo, e ogni volta che si parla non c’è volta che non salti fuori almeno non dico un accenno ma almeno una parte ampia del discorso su questo. È un’ossessione.

E poi la paura di cosa accadrà tra un giorno, tra un mese, tra un anno. 

Mettiamoci nella testa, perché ce lo vogliono togliere ma di fatto non ce lo può togliere nessuno, che moriremo tutti prima o poi. Questa è una verità incontrovertibile, tutti dobbiamo morire, questo sia chiaro e non c’è colore che tenga, ti puoi pitturare con la vernice verde dalla punta dei capelli fino alla punta dei piedi, ma morirai comunque, come muoiono tutti. 

Dovremmo imparare un po’ a stare in pace, ad affidarci a Dio, e renderci conto che non ha senso metterci uno contro l’altro, non ha senso. Ci sono amicizie, rapporti familiari, rapporti tra genitori e figli che saltano in nome del “succo di more”, è terribile, è veramente una situazione gravissima. Ma siamo noi a renderla tale, perché se non ci fossimo fatti prendere dalla paura o se tanti non si fossero fatti prendere dalla paura e dall’illusione di poter continuare una vita normale, che di normale ormai non ha più nulla, perché se fosse normale non saremmo qui a parlare di questo, ma è l’illusione di condurre una vita normale, e a ogni giorno che passa verrà chiesto sempre di più, non basterà una, due, tre, no, poi diventeranno quattro, cinque, sei, sette, otto…

Siamo veramente accecati, non vediamo dove il pifferaio magico sta conducendo la mandria che gli sta dietro, ma sapete, il suono del piffero è talmente bello, è talmente incantevole, stupendo che corriamo dietro a queste promesse vane, che poi di fatto conducono tutte e solo verso il precipizio: questa gelosia, questo spirito di contesa, queste guerre, questo combattere, questo essere schiavi delle proprie passioni.

 

Continuiamo la lettura del libro delle Fondazioni di Santa Teresa di Gesù, siamo al capitolo 6°, paragrafo 22: 

“22 – Ho raccontato questo fatto per indurre le priore a stare in guardia, e per convincere le sorelle a mantenersi nel timore, a riflettere e ad esaminarsi sull’intenzione con cui si accostano a così grande sacramento. Se è per contentare Iddio, già sanno che lo contentano meglio con l’obbedienza che con il sacrificio.”

Ricordate 1° Libro dei Re, cap. 15, v. 22: “Meglio l’obbedienza al sacrificio” dice la Scrittura. Tutte cose che sappiamo ma che poi non viviamo. Quindi esaminarsi sull’intenzione, e se l’intenzione non è soddisfare me, “la mia soddisfazione” aveva detto Santa Teresa al paragrafo 21, ma è l’amor di Dio, è il voler contentare Dio, Santa Teresa dice: “allora sappi che l’obbedienza vale più di qualunque sacrificio.”

“Se ciò è vero ed acquisto maggior merito, perché turbarmi?”

Perché voglio fare quello che voglio, perché voglio seguire la mia testa, le mie idee, i miei schemi, le mie fissazioni, i miei stili di vita, le mie convinzioni, non importa come maggiormente amo Dio, dove e come acquisto maggior merito. Mi importa fare quello che voglio, senza lasciarmi minimamente scalfire dalla possibilità che ci sia un’altra soluzione.

“Non dico che non se ne debba avere una certa umile pena, poiché le anime non sono tutte così perfette da non sentirne e d’occuparsi soltanto in ciò che vedono di maggior gloria di Dio…”

Quindi, se vogliamo essere perfetti dovremo occuparci solo di ciò che vediamo essere la maggior gloria di Dio. Allora che importanza ha che il Sacerdote tale, o un’altra persona, ci venga a criticare perché noi stiamo seguendo ciò che la coscienza ci indica come doveroso? 

Perché stare a guardare quello che dicono gli altri? Il nostro pensiero deve essere accontentare Dio, quindi se ci richiamano alla correttezza nel rendere contento Dio, bene, se ci richiamano alle loro idee, ai loro stili, alle loro elucubrazioni, o alle loro ideologie, si risponde: “Grazie, saluti e baci”. Bisogna mostrare un po’ di solidità.

“Però se sono staccate da ogni loro interesse personale, non solo non se n’affliggeranno, ma godranno anzi dell’occasione che si presenta di contentare il Signore con una privazione così penosa, e si umilieranno, ritenendosi ugualmente soddisfatte della comunione spirituale.”

Adesso prenderei questo testo, andrei da più di qualcuno e direi: “Spiegamelo, secondo tutto quello che state dicendo ultimamente. Spiegami questo testo. Invece di dire alle persone che sono individualiste, che sono contro qualcosa, invece di giudicare e criticare gli altri, spiegami questo testo”

“ma godranno anzi dell’occasione che si presenta di contentare il Signore con una privazione così penosa, e si umilieranno, ritenendosi ugualmente soddisfatte della comunione spirituale.”

Posso dirlo? È tutto quello che vi ho detto fino ad oggi. Esattamente l’eco di questo paragrafo 22°, capitolo 6° delle Fondazioni. Non ho fatto altro che dirvi questo. E molti di voi dicevano: “Ma Padre, molti altri dicono il contrario”. Sì, ma Santa Teresa cosa dice? Santa Teresa Dottore della Chiesa cosa dice? Dovreste stampare questo paragrafo 22 e tenervelo lì nel vostro libro di preghiere e quando vi vengono i dubbi, leggerlo. 

Lei dice: 

“Con una privazione così penosa, e si umilieranno, ritenendosi ugualmente soddisfatte della comunione spirituale.”

È una privazione penosa. Usala per umiliarti e per ritenerti soddisfatto della Comunione Spirituale. C’è un’obbedienza al Confessore, perché di qualcuno dovrò pur fidarmi a questo mondo, ma c’è anche un’obbedienza che è l’obbedienza delle obbedienze, che è quella alla propria coscienza. Nessuno può andare contro la propria coscienza e nessuno può chiedere a qualcuno di andare contro la sua coscienza. Fosse anche la cosa più sbagliata del mondo, nessuno può dire: “Tu devi andare contro la tua coscienza”, perché non è possibile. Dovremo educare la coscienza, ma non si può chiedere ad una persona di fare un atto contro coscienza e a questa coscienza io devo obbedienza. 

Se io vedo che la mia coscienza mi dice: “No, questa cosa qui è brutta, è sbagliata, non va bene, non l’hai fatta bene, l’hai fatto per ottenere quello che vuoi.”

Ma allora il punto non è fare la volontà di Dio, contentare Dio, il punto è che tu vuoi quella cosa e allora dici che le cose stanno in un modo invece stanno nell’altro. 

Ma noi rendiamo felice Gesù obbedendo, non facendo quello che vogliamo. 

“Ma io ne ho bisogno, è per il mio progresso spirituale…”

Sono tutte illusioni, tutte.

“23 – Siccome questi grandi desideri di accostarsi alla Comunione sono grazie che il Signore elargisce agli inizi della vita spirituale, quando cioè non si è ancora arrivati alla perfezione anzidetta, è ammissibile che, nel vedersi priva della Comunione, l’anima ne senta pena e dolore, purché si mantenga in pace e ne prenda motivo per fare atti d’umiltà.”

Quando noi accettiamo di rinunciare alla Comunione Sacramentale per fare quella Spirituale a motivo dell’obbedienza che stiamo dando al confessore o alla nostra coscienza, per le ragioni che abbiamo detto milioni di volte e che adesso non ripeto più, basta! Fai atti di umiltà, quella Comunione Spirituale diventi un elogio all’umiltà, diventi una preghiera umile. Anche perché dice Santa Teresa:

“Questi grandi desideri di accostarsi alla Comunione sono grazie che il Signore elargisce agli inizi della vita spirituale, quando cioè non si è ancora arrivati alla perfezione”

Però anche se soffri, anche se provi dolore, devi mantenerti in pace, devi stare in pace, tranquillo e fare atti di umiltà.

“Ho detto agli inizi della vita spirituale, perché allora quei desideri sono degni di maggiore stima, ma il Signore li concede, e più grandi ancora, anche alla fine. Però credetemi: quando fossero con inquietudine o passione e con qualche risentimento contro la priora o il confessore, sarebbero una manifesta tentazione.”

Quindi se questi desideri di fare la Comunione sono mischiati con inquietudine, passione, risentimento contro, ad esempio, il confessore — voi non siete monache quindi non c’è la priora — o contro la coscienza che ti dice “No”, sarebbe una manifesta tentazione. Attenti ora:

“Che dire di chi decidesse di comunicarsi contro la proibizione del confessore?”

Allacciate le cinture di sicurezza che adesso decolliamo!

 “Che dire di chi decidesse di comunicarsi contro la proibizione del confessore?

Risposta:

“Non vorrei aver il merito di quella Comunione!… In queste cose non siamo noi i giudici, ma colui che ha le chiavi di sciogliere e legare. Si degni il Signore di compartirci il suo lume e la sua divina assistenza onde comprendiamo come comportarci e non ci avvenga di offenderlo nelle stesse grazie che ci fa”

Mi sembra chiaro. Comunicarsi contro la proibizione. La tua coscienza ti dice qualcosa, il confessore ti dice: “Sì è giusto, segui la tua coscienza, ciò che stai pensando, ciò che stai sentendo viene da Dio, segui la tua coscienza”.

“E ma gli altri… ma Tizio ha detto… ”

“Lascia stare! Guarda che questa è la strada, segui la tua coscienza”

S. Teresa dice che se vai contro:

“Non vorrei aver il merito di quella Comunione!”

Perché quello non è un merito, né un merito buono.

“non siamo noi i giudici, ma colui che ha le chiavi di sciogliere e legare.”

Cioè il Confessore. Attenti bene che non ci avvenga di offendere Dio nelle stesse grazie che Dio ci fa.

Abbiamo finito il capitolo 6°, mi sembra che di cose oggi ne abbiamo dette tantissime, o comunque densissime, che il Signore ci conceda la grazia profonda e radicale di una vera conversione a volerlo sempre solo contentare.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

SECONDA LETTURA (Gc 3,16 – 4,3)

Fratelli miei, dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.
Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni.

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