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L’intelligenza della Legge: Mattatia e gli Asidei

Guerriero a cavallo

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 20 settembre 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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L’intelligenza della Legge: Mattatia e gli Asidei

Questa è la Parola di Dio, tratta dal 1 Libro dei Maccabei, capitolo II, dell’Antico Testamento, che ho pensato di leggervi in questo lunedì 20 settembre 2021.

È la prima volta che non vi leggo un testo della Santa Messa del giorno, mi è sembrato opportuno leggervelo, uscire un po’ dallo schema, ho voluto leggervelo, credo che siate abbastanza intelligenti per capire i motivi profondi per cui vi ho letto questo testo. Mi è venuto in mente questo testo mentre leggevo una notizia dell’8 settembre 2021, un articolo apparso su “Tempi”, a firma di Caterina Gioielli. Adesso vi leggo il titolo, vi leggerò un po’ l’articolo, dopo che vi ho letto l’articolo vi chiederò quanti di voi, che guardano la televisione, che vedono cinque telegiornali al giorno, sapevano, e sanno di questa notizia.

“Nigeria, ancora bambini cristiani bruciati e fatti a pezzi con il machete” 

“Na’omi aveva solo 12 anni, la banda di fulani l’ha fatta a pezzi col machete.”

Voi pensate ai vostri figli in questo momento, pensate al vostro bambino, alla vostra bambina più piccola che avete, pensate ai figli del vicino, pensate ad una bimba di dodici anni.

 “La stessa orrenda morte inflitta a Blessing, di anni 15.”

Io non so se abbiamo idea di cosa voglia dire essere ammazzati a colpi di machete: di una violenza inaudita! Penso che ci dobbiamo un attimo fermare e pensare perché un essere umano, — che ormai non è più un essere umano, ma non è neanche una bestia, perché le bestie non fanno queste cose, è un essere infernale demoniaco — perché un essere, che ormai non è più umano, arrivi ad ammazzare a colpi di machete una bambina di dodici anni, o di quindici, a smembrarla viva a colpi di machete. 

“Erano le più piccine dei primo gruppo di cristiani massacrati con coltelli e pistole nel villaggio di Yelwa Zangam, vicino a Jos, in Nigeria, durante l’assalto del 25 agosto. Quella notte il gruppo di mandriani islamisti ha contato le vittime a terra: sedici corpi, oltre alle ragazzine tanti giovani, due soli anziani.

Si sono quindi diretti verso le case dove si erano barricati ragazzi e genitori stretti ai loro bambini bruscamente svegliati dalle urla in strada, hanno appiccato il fuoco, e lasciato che altri 17 cristiani morissero bruciando vivi. Tra loro Timara, di soli 4 anni, Bontà di cinque anni, Lovina di soli otto. Dei loro corpi piccini, identificati insieme a quelli di altri dieci bambini dal leader della comunità locale, Sunday Bunu, non è rimasto quasi nulla. La terra era zuppa di sangue e resti di abitazioni carbonizzate mentre i feriti venivano trascinati verso gli ospedali, i cadaveri negli obitori. «Quelli di noi che sono sopravvissuti hanno bisogno urgente di cibo e riparo, poiché quasi tutto quello che avevamo è stato bruciato o saccheggiato dai pastori», ha raccontato al sito Morning Star News un abitante del villaggio che ha perso due familiari durante il massacro.

Ancora morti, ancora bambini. «Siamo stanchi di dire ai cristiani di non perdere la calma, di stare tranquilli e pregare», ha tuonato il pastore Polycarp Lubo, presidente locale della Christian Association of Nigeria (Can). «I cristiani saranno nelle loro case e verranno comunque uccisi nel sonno». Anche preti e pastori sono stanchi, stanchi di celebrare i funerali dei membri delle loro comunità di fedeli uccisi ogni giorno nello stato di Plateau.”

E poi va avanti, “ragazzi dell’università ammazzati per strada”

«Non aveva ancora vent’anni, vampiri umani le hanno tolto la vita mentre chi ci governa ha mantenuto il silenzio sulla sua morte e quella di molti altri ragazzini innocenti uccisi nel cuore della città».

Pensate, da gennaio a luglio in un arco di soli 200 giorni, in Nigeria sono stati massacrati 3.462 cristiani, 

“Tremila i fedeli sequestrati (780 solo negli ultimi 80 giorni), 300 le chiese assaltate, dieci gli attentati ai sacerdoti conclusi con un omicidio o con un rapimento.

La media, registrata a luglio, era di 17 cristiani ammazzati ogni singolo giorno in Nigeria.”

Ma quando noi sentiamo parlare di queste cose? Quando noi ci fermiamo a pensare a queste persone, a questi bambini di quattro, di cinque, di otto anni? 

Quando si arriva ad ammazzare dei bambini, si è perso ogni più piccolo barlume di umanità, non c’è più niente.

«Siamo stanchi di dire ai cristiani di non perdere la calma, di stare tranquilli e pregare» dice il pastore Polycarp Lubo. 

C’è un tempo per… e un tempo per… e qui Mattatia nel Libro dei Maccabei dice:

«Se faremo tutti come hanno fatto i nostri fratelli e non combatteremo contro i pagani per la nostra vita e per le nostre leggi, in breve ci faranno sparire dalla terra»

Se succederà in giorno di sabato, lo faremo in giorno di sabato. È bello che dopo questa decisione innanzitutto dica: “usciamo dal nascondiglio”:

“E non moriremo tutti come sono morti i nostri fratelli nei nascondigli”

Quelli dicevano “noi moriamo nella nostra innocenza” ma che ragionamento è? Ma cosa vuol dire?

Dopo questa decisione di uscire da questi nascondigli, e di rispondere, di saper affrontare il male, non di rimanere inermi e essere massacrati vivi, si unì a loro il gruppo degli Asidei e si organizzò un contingente di forze. Si mettono insieme. Vedete quando vi dicevo: “Bisogna che si impari a fare rete”. Questo è il senso. Il senso è mettiamoci a disposizione, cerchiamo di pensare che in questa situazione non siamo soli e dire: “Io mi faccio vivo, mi faccio presente, per quello che sono capace di fare”.

Ricordate la storia dei Cristeros che poi finì in un non si sa bene cosa, perché furono abbandonati, lasciati soli. Anche i Sacerdoti di fatto li lasciarono soli, senza il conforto dei Sacramenti. Poi quando ci fu quello che fu definito l’accordo, che era una farsa, e quindi deposero le armi, vennero presi uno a uno e massacrati, perché l’accordo si fa quando è possibile farlo.

Mi colpisce quando ricevo telefonate di persone disperate, in lacrime, che vengono bullizzate, stolkizzate, perseguitate perché non bevono “il succo di more” e che mi dicono: “Cosa vuol fare Padre, offriamo tutto al Signore, sopportiamo, perdoniamo.”

Un momento! Mattatia ci insegna qualcos’altro, non è semplicemente “sopportiamo e offriamo”. 

Ci sono delle volte che quando parlo al telefono con qualcuno mi sembra di parlare con un’omelia registrata. Ti espongo che sta cadendo la bomba atomica non so dove e ci sono queste risposte standardizzate, retoriche, banali, vuote che non dicono niente: “Io mi affido, ma noi dobbiamo pregare, abitiamo in un’altra dimensione…” Ti fanno un’omelia. 

Non abbiamo capito che, per esempio, in Nigeria vengono massacrate vive le persone e non si può semplicemente dire: “mettiamoci a pregare”, questa non è una risposta. Questo non vuol dire che non dobbiamo pregare, ovviamente, ma non è la risposta. 

C’è una questione grave, la risposta non è: “preghiamo, mettiamoci ad offrire, stiamo tranquilli, io confido che il Signore…”. Ho capito, ma oggi, adesso, mentre i drammi vengono consumati, cosa facciamo? Io dico sempre: “Cara signora, caro signore, difenda i suoi diritti”. Niente di illegale, tutto assolutamente legale, giusto, corretto, alla luce del sole, secondo la legge. Non puoi essere bullizzato, perseguitato, stolkizzato, ossessionato perché tu hai lecitamente preso una decisione assolutamente permessa dalla legge. Noi siamo più preoccupati della nostra innocenza: 

“Moriremo tutti nella nostra innocenza, testimoniano per noi il cielo e la terra, che fate morire ingiustamente”

Ma forse il Cielo e la terra ti dicono: “Svegliati!”

Forse ti dicono che la tua innocenza è importante, sì, ma non ci morire dentro. Prova a pensare che forse questi bambini magari è possibile salvarli. Bisogna prendere delle decisioni.

“Presero in quel giorno stesso questa decisione”

“E quindi i forti, gli Asidei, i forti di Israele, si unirono e si misero a disposizione”

Mi immagino che anche tra di noi ci siano gli Asidei, persone forti, forti anche fisicamente, che sanno essere forti e che dicono: “Ci sono anche io, mi rendo disponibile” per sostenere questa decisione, per non essere sterminati.

Infatti Mattatia dice bene:

“Combatteremo contro chiunque venga a darci battaglia”

Se qualcuno viene, noi rispondiamo, non stiamo nei nascondigli a morire tutti come conigli.

Solo che per fare questo è necessario che ci sia unità, che si sia un essere insieme e l’aver capito che è importante essere innocenti, a posto con la legge e quant’altro, però è altrettanto importante non essere massacrati. 

«Siamo stanchi di dire ai cristiani di non perdere la calma, di stare tranquilli e pregare»

Questa frase a me ha colpito moltissimo, perché arriva un certo momento in cui non è più possibile dirla, perché lo stato di empietà, il male è talmente eccessivo, intollerabile che non è più possibile dire questa frase, bisogna dirne altre e bisogna soprattutto dire alle persone: “Impara, usando tutti i mezzi leciti, impara a far valere le tue ragioni e a difenderti dall’empietà, da tutto ciò che è male, questo devi imparare, a reagire quando il male diventa così eccessivo”.

Un conto se una persona mi dà uno schiaffo, uno dice “va bé faccio questo atto di eroismo e porgo anche l’altra guancia”, ma un conto è quando vedi una bambina di quattro anni smembrata viva col machete, è un po’ diverso, un conto è quando vedo un ragazzo di dodici anni ardere vivo, bruciato vivo dal fuoco. Non posso dire: “Ma io però…”

Sono sicuro che qualcuno si chiederà: “Questo sta con la nostra fede?”

Leggete il 1 Libro dei Maccabei capitolo 2, anzi leggete tutto il Libro dei Maccabei che credo ne avremo tutti un grandissimo vantaggio, soprattutto in questo tempo, leggiamo la storia di Mattatia, ma non solo la sua. 

Quando Mattatia sta per morire dice questo:

“Ora domina la superbia e l’ingiustizia, è il tempo della distruzione e dell’ira rabbiosa. Ora, figli, mostrate zelo per la legge e date la vostra vita per l’alleanza dei nostri padri..

Non abbiate paura delle parole dell’empio, perché la sua gloria andrà a finire ai rifiuti e ai vermi; oggi è esaltato, domani non si trova più, perché ritorna alla sua polvere e i suoi calcoli falliscono. Figli, siate valorosi e forti nella legge, perché in questa sarete glorificati..

Radunate intorno a voi quanti praticano la legge..”

Quindi impariamo a farci presenti, impariamo a dire: “Ci sono, ho queste competenze, so fare queste cose”. Impariamo a dirlo, a comunicarlo, poi noi non sappiamo a che cosa servirà, quando servirà, come e perché servirà, questo non è importante, ma è importante far parte di questi Asidei, di questi forti di Israele, di questi che si vogliono mettere a disposizione, questo è importante. È importante sostenere chi accanto a noi viene perseguitato ingiustamente, chi è bullizzato ingiustamente, e quindi farci presenti, sostenere, e non girare la testa dall’altra parte.

“E se quindi non potremo neanche entrare…”

Pazienza, il buon Dio è ovunque. Non si può venire meno alla voce della propria coscienza, a ciò che ci dice essere giusto e vero, non si può, non è possibile, dobbiamo restare fedeli alla coscienza. 

Meditate questo testo del 1° e 2° Libro dei Maccabei perché è molto bello. 

Va bene pregare per queste situazioni, per la Nigeria, innanzitutto parlarne, perché non se ne parla, non si dice, non si racconta e già questo è un problema. 

Non ci sono solamente i problemini di chi non ne ha, facciamo le tragedie per le stupidaggini, e ci mettiamo a pensare ai futuribili: “Tra un anno succederà, tra due anni succederà…” Magari stasera non ci sei più! Tra due anni chissà dove saremo, iniziamo a pensare ad oggi.

Oppure le visioni più apocalittiche possibili.

Ma possiamo provare a stare con una mente lucida nel presente  e analizzare e guardare il presente, invece di vivere in chissà quale apocalisse?

Guardiamo il presente, restiamo ancorati al presente, incominciamo anche ad usare un po’ di fantasia, a pensare e dire: “Chissà perché certe cose sembrano uguali a certe altre accadute in certi tempi. E cosa facevano in quei tempi? Come si comportavano? Come ne sono venuti fuori? Come hanno agito in quei tempi? Qual è stato il modo migliore?”

Non si può supinamente accettare tutto sempre bisogna nella vita esser capaci di dire anche: “No, questo no, grazie. Questo non va bene, non è giusto”

Già ve lo dissi: “Non siete soli, non temete, non siete soli. Sembra che uno si guarda intorno e non vede accanto nessuno, sembra, ma non siete soli. Sono tantissime le persone che ci sono e io sono sicuro che ci sono anche tanti Asidei, tanto forti, che però magari non sanno come… bisogna farsi presenti! 

Molti magari pensano per un’errata idea di non servire perché sono nella logica del “non perdere la calma, stare tranquilli, e pregare”, quello che abbiamo letto nell’articolo. 

Quando è possibile farlo bisogna pensare ad altro, e quindi giustamente questo pastore della Nigeria dice: “Basta! Bambini e bambine, ragazzi bruciati vivi e massacrati a colpi di machete, basta! Non ne vogliamo vedere più!”.

Ed è comprensibile che non ne vogliono vedere più, ed è comprensibile che vogliano uscire dai loro nascondigli e non farsi ammazzare dentro le spelonche delle montagne, è comprensibilissimo.

La meditazione di oggi è un po’ particolare, perché mi sembra che sia giusto, e io non mi stancherò di continuare a dirvi che bisogna fare rete, bisogna farsi presenti, bisogna dire: “Ci sono!”. 

Questo è importante, così come è importante chiedere consiglio, dire: “Ho bisogno di aiuto, posso muovermi serenamente facendo questo? È giusto che come cristiano dica che non accetto di essere trattato così, che non accetto di essere ghettizzato, maltrattato perché assolutamente e legalmente dico no? Tu dici sì e io dico no, ma questo non vuol dire che io sono un criminale, perché non è vero. Un criminale è chi non ubbidisce e chi trasgredisce la legge, ma non c’è una legge che obbliga.”

Poi magari un giorno vi parlerò del muro di Neemia, un’altra cosa importantissima anche quella, molto importante. Spero che il Signore faccia arrivare questo audio anche agli Asidei, e gli Asidei sanno di essere Asidei, e questi Asidei dicano anche loro: “C’è un posto anche per noi. Anche noi possiamo essere utili”.

Tutti siamo utili. Mi è piaciuta una signora che mi ha scritto: “Padre io non ho nessun talento se non quello di saper abbracciare”.

E io ho risposto: “Serve anche quello in certi momenti”.

Forse un giorno servirà proprio quello più di tutto. 

Serve tutto, credetemi, tutto serve e tutti serviamo. È essenziale cominciare a dire: “io ci sono, questo è il mio nome, io ci sarò”, basta. 

Io comincio da me a dirvi che ci sono, ormai non chiedo neanche più quando mi chiamano come hanno fatto ad avere il mio numero di telefono, perché sento gli accenti più improbabili: dal Veneto, dalla Calabria, dalla Puglia, da Roma, dall’Abruzzo, dall’Emilia, dalla Liguria, dalla Svizzera, dal Texas. All’inizio domandavo come avessero fatto ad avere il mio numero di telefono, perché non ci conoscevamo, oppure le mail  (quelle arrivano da Chicago, dai posti più lontani possibili, arrivano le mail anche dalla Cina, incredibile ma vero!) non lo chiedo più perché ho preso anche io la mia decisione come ha fatto Mattatia, bisogna decidersi se uno vuole esserci, bisogna decidere di decidersi, e quando uno decide di decidersi, a quel punto la disponibilità deve esserci. 

È vero, ci sono delle volte che quando mi chiamate magari sono cotto, non ce la faccio più perché magari è la trentesima telefonata, è la venticinquesima mail, dopo il settantesimo messaggio a cui rispondo, è vero che ci sono delle volte che sono proprio estenuato e allora sono un po’ sintetico, un po’ sbrigativo, ma è perché non ce la faccio più, ho anche io un limite, però ci sono. Ci sono e continuerò ad esserci se il buon Dio me ne darà l’occasione e sottolineo che amo la vita, c’è chi lo dice in negativo, e chi lo dice in positivo, io amo la vita, l’amerò sempre, mi piace tantissimo vivere. È importante dirlo. 

Alle volte sono anche triste perché le cose che sento e che leggo sono talmente tremende che ogni tanto va insieme anche la vista, però ci tengo a dirlo, io amo la vita, può sembrare una cosa ovvia, banale, ma di questi tempi non lo è molto. Quando non l’amerò più ve lo dirò, vocalmente, vi prometto che farò un video, visto che è tantissimo tempo che non ne faccio uno, farò un video, una catechesi online e vi dirò: “Sono talmente cotto che non amo più la vita e spero che il Signore mi chiami e mi porti a sé”. Vi prometto che ve lo dirò, mi vedrete in faccia. Fino a quel momento date per scontato che amo tanto, tanto la vita, la mia e la vostra, e amo tanto il pensiero di viverla, e di viverla bene, e che tutti abbiano la possibilità di viverla con dignità, con la dignità che gli è dovuta — e non permessa, dovuta! — perché ciascuno di noi deve poterla avere. 

Informatevi su come potete difendere i vostri diritti, nei vari livelli, nelle varie occupazioni, nelle varie cose che avete da dover fare, informatevi e fatevi aiutare. Non vivete dicendo: “Io mi affido a Dio”. Forse il Signore ci dice: “Io ti aiuto ma anche tu aiutati, anche tu datti da fare”

Oggi certamente preghiamo per la Nigeria, e cerchiamo di difendere la piccola Nigeria che abbiamo accanto a noi, di difendere gli innocenti che abbiamo accanto a noi, di sostenerli e di non aver paura, di dire: “Anche io voglio essere un forte, un Asideo, anche io voglio mettermi a disposizione della legge”.

Quanti si rendono disponibili e si uniscono e diventano un rinforzo. Spero che questa lettura possa essere stata di aiuto e di luce.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

LETTURA COMMENTATA: 1 Mac 2, 29-48

Allora molti che ricercavano la giustizia e il diritto scesero per dimorare nel deserto con i loro figli, le loro mogli e i greggi, perché si erano addensati i mali sopra di essi. Fu riferito agli uomini del re e alle milizie che stavano in Gerusalemme, nella città di Davide, che si erano raccolti laggiù in luoghi nascosti del deserto uomini che avevano stracciato l’editto del re. Molti corsero ad inseguirli, li raggiunsero, si accamparono di fronte a loro e si prepararono a dar battaglia in giorno di sabato. Dicevano loro: «Basta ormai; uscite, obbedite ai comandi del re e avrete salva la vita». Ma quelli risposero: «Non usciremo, né seguiremo gli ordini del re, profanando il giorno del sabato». Quelli si precipitarono all’assalto contro di loro. Ma essi non risposero, né lanciarono pietra, né ostruirono i nascondigli, protestando: «Moriamo tutti nella nostra innocenza. Testimoniano per noi il cielo e la terra che ci fate morire ingiustamente». Così quelli mossero contro di loro a battaglia di sabato: essi morirono con le mogli e i figli e i loro greggi, in numero di circa mille persone.

Attività di Mattatia e del suo partito
Quando Mattatia e i suoi amici lo seppero, ne fecero gran pianto. Poi dissero tra di loro: «Se faremo tutti come hanno fatto i nostri fratelli e non combatteremo contro i pagani per la nostra vita e per le nostre leggi, ci faranno sparire in breve dalla terra». Presero in quel giorno questa decisione: «Noi combatteremo contro chiunque venga a darci battaglia in giorno di sabato e non moriremo tutti come sono morti i nostri fratelli nei nascondigli».

In quel tempo si unì con loro un gruppo degli Asidei, i forti d’Israele, e quanti volevano mettersi a disposizione della legge; inoltre quanti fuggivano davanti alle sventure si univano a loro e divenivano loro rinforzo. Così organizzarono un contingente di forze e percossero con ira i peccatori e gli uomini empi con furore; gli scampati fuggirono tra i pagani per salvarsi. Mattatia poi e i suoi amici andarono in giro a demolire gli altari e fecero circoncidere a forza tutti i bambini non circoncisi che trovarono nel territorio d’Israele; non diedero tregua agli orgogliosi e l’impresa ebbe buona riuscita nelle loro mani; difesero la legge dalla prepotenza dei popoli e dei re e non la diedero vinta ai peccatori.

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