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Il Salterio di Gesù e di Maria del Beato Alano della Rupe, parte 10

Il Salterio di Gesù e di Maria del Beato Alano della Rupe

Meditazione

Pubblichiamo l’audio del ciclo di meditazioni dal titolo: “Il Salterio di Gesù e di Maria del Beato Alano della Rupe” di lunedì 10 ottobre 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Lc 11, 29-32)

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 10 ottobre 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo undicesimo del Vangelo di san Luca, versetti 20-32.

Per chi la vorrà fare, oggi inizia la bellissima Novena a san Pietro di Alcantara al quale era molto devota Santa Teresa di Gesù.

Continuiamo la nostra lettura del testo del beato Alano sul tema del Salterio di Gesù e di Maria.

L’uomo carnale non conosce le cose che sono di Dio, e quelle dello Spirito: lo afferma la Parola di Dio, e nessuno conosce questi doni, se non colui che li riceve.

Perciò, benché queste cose possono essere credute, non possono tuttavia essere apprese per mezzo della scienza umana, e molto meno con la sapienza diabolica. La ragione di ciò, secondo San Tommaso, è che la luce della divina Rivelazione supera l’intera luce della conoscenza naturale. È, infatti, proprio così riguardo a ciò nel Salmo 35 si scrive: ‘Nella tua luce vedremo la luce’. Quindi coloro che sono privi di tale luce, giudicheranno in merito alle Rivelazioni divine, come i ciechi riguardo i colori. E perciò uomini anche buoni e devoti, privati di tale luce, possono errare sui giudizi delle celesti rivelazioni, come spesso si è saputo. A meno che al posto della luce non abbiano segni o prodigi o miracoli evidenti.

Ma già non mancano esempi di Santi Sposi di Cristo con l’Anello dell’impegno. San Caterina Martire ottenne da Cristo l’Anello dello sposalizio, e allo stesso modo Santa Caterina da Siena, il cui cuore in qualche modo straordinario, noto a Dio solo, fu mutato nel Cuore di Cristo. Di queste cose in ugual misura si potrebbe dubitare circa la materia e di quale sostanza fossero stati.

Il beato Alano ci dice che l’uomo carnale non può capire, ma neanche vedere queste cose: non riesce, non ne è capace, come un cieco che vuole parlare dei colori. E non è detto che io sia un uomo spirituale per il fatto di essere un uomo buono e devoto: stiamo attenti a non cadere in questa illusione molto pericolosa! Io posso essere un buon cristiano, dire le mie preghiere, andare alla Messa, senza essere un uomo spirituale; dobbiamo stare attenti a non credere che, siccome facciamo queste cose, allora siamo uomini spirituali, perché non è esattamente così. È necessario essere illuminati dalla luce che viene da Dio e che è tipica dell’uomo spirituale. 

Quindi la scienza umana e la sapienza diabolica (perché c’è anche un ‘sapere’ diabolico e anche il diavolo ha una sua conoscenza che è superiore alla nostra, visto che lui è dotato di natura angelica) non hanno la luce necessaria per vedere la Luce vera. 

Come dice il salmo 35: “Nella tua luce vediamo la luce”, solo se io sono dentro la Luce di Dio, potrò vedere la luce di Dio, solo così… altrimenti, se io non sono in questa luce, le cose di Dio non le posso vedere, né comprendere, né capire. 

Ecco qui spiegata la totale e assurda inutilità di fare discorsi religiosi con chi conduce una vita totalmente aliena da queste cose, perché non le può capire… Se una persona non ha una certa sensibilità che viene da una certa spiritualità — che poi è la luce, è ‘essere nella luce per vedere la luce’— è inutile mettersi a spiegare chissà che cosa perché non verrà mai compresa, non potrà essere compresa: un cieco non può vedere un albero verde, perché è cieco, purtroppo.

Se non ho interiormente questa luce e questa esperienza di Dio, io posso ascoltare l’esperienza di Padre Pio nel celebrare la Messa e non capire niente, non provare niente perché non la conosco, non essendo nella luce di Dio necessaria per vedere quella luce.

Infatti dice: “E perciò uomini anche buoni e devoti, privati di tale luce, possono errare sui giudizi delle celesti rivelazioni”.

Pertanto le sottigliezze di tal genere si appoggiano alla sola umana prudenza e alla scienza, come se Dio, nel cui potere sono state poste tutte le cose, non potesse fare ciò che per natura non può avvenire. 

Dio può togliere il cuore a Santa Caterina e mettere al suo posto il Suo Cuore: è una esperienza mistica. Quindi, allo stesso modo, la Vergine Maria può allattare il beato Alano, può fargli un Anello mistico, una Collana con i suoi capelli. Gesù può fare abbeverare alla ferita del suo costato Santa Margherita Maria Alacoque… Dio può fare quello che vuole; ha creato l’Universo e non può superare le leggi di natura? Certo che lo può fare e non sta a noi, misere nullità, metterci a disquisire con Dio perché non capiamo…

Questa è un’eresia, poiché i miracoli trascendono tutta la natura creata. Circa queste cose essi lo gettano in errore, perché devono di conseguenza negare che i miracoli ci sono: al contrario di ciò che dicono la fede della Chiesa e l’esperienza, di cui, da parte mia, sono sicurissimo. 

La Chiesa lo manifesta anche nella preghiera di Colletta, nella quale dice: Dio, che conosci la tua Chiesa concedi sempre di splendere con i miracoli. È un miracolo la conversione dei peccatori, in quanto tra i più grandi miracoli di Dio si annovera San Tommaso, e pure Sant’Agostino. Così anche la transustanziazione della SS. Eucaristia fu sempre considerata essere il Sommo Miracolo di Dio, poiché senza dubbio, senza paragone, è più importante di qualunque Rivelazione.

Tutte le volte che avviene la transustanziazione nella Santa Messa, noi abbiamo il Miracolo dei miracoli: lo abbiamo visto fino a pochi giorni fa e vediamo ancora di che cosa è capace la Santa Eucarestia. Lo ha detto anche la scienza: è viva, hanno analizzato il Sangue di Gesù, i suoi tessuti, dunque l’Eucarestia è proprio l’affermazione di questo potere straordinario di Dio.

Colui che dunque opera tali cose, non c’è ragione perché non possa essere capace di compiere cose minori. Perciò coloro che così dubitano, ammettano che, per quanto le Rivelazioni divine possono essere ritenute vere, tuttavia in nessun modo possono essere dimostrate, se non a quelli che hanno la stessa luce della Rivelazione.

Adesso andiamo a vedere il capitolo undicesimo.

C’è una curiosità più che dotta: quale dei due, il Salterio Davidico e il Salterio Angelico, è più illustre?

Rispondo a tale detestabile comparazione con una differenziazione.

Noi abbiamo il detestabile vizio di fare paragoni. Non è il dire: “Guarda quella persona come è brava e devota” per imparare: questa è una buona cosa perché abbiamo tutti bisogno di buoni esempi da imitare. Questo non è un confronto, ma è un mettere in luce gli aspetti buoni di qualcuno perché anche a me vengano il coraggio e la speranza di poter essere anche io capace di fare la mia strada.

Il paragone nasce, invece, quando io pongo una domanda del genere: “Che cosa è più illustre, il Salterio Davidico o il Salterio angelico?”. Noi abbiamo questo vizio bruttissimo: anche con i ragazzi diciamo: “Tu sei meglio, tu sei peggio di Tizio o di Caio; quello è più bravo e più capace di te; quello è più realizzato di te…”, ma ognuno deve fare la sua strada. 

Non dimenticherò mai quando qualcuno, maliziosamente, si avvicinava alla mia nonna, che aveva tre nipoti, e di fronte a tutti e tre le chiedeva: “Signora Anna, che bei bambini… di questi tre a chi lei vuole più bene?” La peggior domanda possibile! E lei, guadandoci, diceva: “Io voglio bene a tutti e tre in modo diverso!” A me, ridevano anche le stringhe delle scarpe! E davanti a una risposta così sapiente, l’interlocutore restava muto… finito il discorso! Le comparazioni non si fanno perché sono detestabili. 

Allora lui dice:

A favore del Salterio Davidico

  1. Dove c’è una maggiore devozione d’amore nel pregare, lì è anche maggiore il merito, infatti il valore di esso ha origine dall’Amore di Dio; attraverso questo una minuscola opera buona è di più alto merito di una molto grande senza la stessa;
  2. per la causa, il Davidico eccelle, infatti esso fu la causa che dispose e prefigurò l’Angelico; 
  3. per il significato, esso è più evidente nel Davidico che nell’Angelico; 
  4. per l’antichità: il Davidico è più antico dell’Angelico; 
  5. per lo sforzo penoso di pregare: infatti il Davidico è più prolisso, inoltre più pesante nello scorrimento dell’Angelico, ma è anche di maggior merito e di ineguale pregio:
  6. per la comprensione più evidente: in esso, infatti, si insegnano alla gran parte moltissime cose anche con chiarezza;
  7. per l’autorità, giacché dall’antica legge è provata la nuova, non al contrario;
  8. per l’esercizio della devozione operata per tradizione nella Chiesa, dato che con essa lo stesso culto di Dio riceve dunque, fin dall’origine, un esercizio non certo piccolo, di uso comune, ecclesiale e quotidiano;
  9. per estensione è maggiore il Davidico, tanto che esso si allarga all’esperienza di gran parte di cose e a molti:
  10. per la voluminosa prolissità e per la mole.

A favore del Salterio Angelico

  1. Per il fine: esso infatti era la causa culminante di quello, il fine più illustre per le cose che si avvicinano alla pienezza;
  2. per la perfezione del risultato che fu il Verbo fatto carne;
  3. per la grazia del tempo: è infatti l’inizio del Nuovo Testamento che, rispetto all’antico, è straordinariamente eccezionale quanto un uomo vivo è superiore a uno dipinto, quindi l’Antico Testamento fu la pittura e la configura del Nuovo;
  4. per la causa efficiente, infatti la Santissima Trinità creò l’Angelico, l’Arcangelo lo portò a Maria, Elisabetta lo arricchì, la Chiesa lo completò, mentre il Davidico fu composto da un peccatore e affidato alla sinagoga;
  5. per la verità: ammaestra infatti intorno al presente, il Davidico intorno al futuro;
  6. questo fu un patto nell’ombra, quello nella luce;
  7. per il risultato: infatti è il compimento e la perfezione del Davidico, questo infatti sarebbe stato inutile senza quello;
  8. per l’esito: infatti conduce al Cielo, invece il Davidico trasporta all’Inferno;
  9. per l’efficacia, poiché attraverso l’Angelico avvenne la pace universale;
  10. per il successo, perché Gesù e Maria hanno ottenuto le cose più divine con l’Angelico che con l’altro: certamente Cristo divenne uomo-Dio e Maria Vergine divenne madre di Dio ai quali Dio non potè fare di più. Queste ragioni qui sono appropriate anche per Gesù e Maria perché le preghiere mediante le Corone giungono a loro e sono più gradite e hanno un valore maggiore a persuaderli, poiché un prezzo più divino è dentro di loro.

Ricordiamo, inoltre, che il beato Alano chiama la Salutatio Angelica ‘I due Vangeli’. Quando diciamo l’Ave Maria, noi diciamo i due Vangeli, perché essa contiene una frase della Annunciazione e una della Visitazione.

Avete visto che il beato Alano ha differenziato e ciascuno, poi, tira le sue conseguenze: mostra i dieci motivi a favore del Salterio Davidico e poi i dieci motivi a favore del Salterio Angelico. Alla fine, si comprende che uno è il completamento dell’altro: non c’è un ‘meglio’ o un ‘peggio’: uno completa l’altro.

Capitolo dodicesimo.

L’utilità e il frutto dell’intero Salterio

Se, dunque, ogni giorno offriremo quindici rose alla Divina Eccellenza, c’è la speranza si raccogliere un uguale premio e frutto secondo la parola di Cristo: “Riceverete il centuplo”. Chiamo ‘rose’ le sacre parole della salutazione, poiché rivisitano l’evento presentato e condotto a termine e sono rivolte, con il debito ossequio, al Salterio coronario di centocinquanta grani pronunciati e offerti a Dio per mezzo di Maria, Avvocata Santissima e Regina del Cielo e di tutti i Santi.

E adesso vediamo queste quindici ‘rose’.

  1. Ave: proprio senza colpa, il frutto è essere liberati dalla colpa del peccato.
  2. Maria: Colei che dà luce ed è illuminata, offre il frutto che dà la luce alla mente. 
  3. Gratia (di grazia): lei si è meritata col Cristo il frutto della grazia divina.
  4. Plena (piena): lei è ricca della sovrabbondanza dei beni celesti. 
  5. Dominus (il Signore): lei ha ottenuto di poter dominare i nemici. 
  6. Tecum (con te): lei volse l’animo alla sede della SS. Trinità e al tempio di Dio.
  7. Benedicta (benedetta): lei dà una benedizione speciale coi doni spirituali.
  8. Tu: lei fa conoscere la straordinaria Dignità di Madre di Dio, affinché meritiamo un giorno di assicurarci a lei. 
  9. In Mulieribus (tra le donne): lei ci ottiene la misericordia. 
  10. Et Benedictus (e benedetto): attira la benedizione sulle nostre orazioni. 
  11. Fructus (Frutto): lei riunisce i beni dello Spirito Santo. 
  12. Ventris (del seno): aiuta e custodisce la castità. 
  13. Tui (tuo): alla Vergine Madre consacra il proprio orante. 
  14. Jesus (Gesù): il Salvatore.
  15. Cristus (Cristo) : l’Unto. Lei è meritevole della pietà verso i SS. Sacramenti di Cristo, e solo in lei essi sono santi, conformi alla Scrittura e in nulla contrari. Sono poi cose rivelate ad una pia vergine. Quindici simili frutti potrebbero essere assegnati all’Orazione del Signore. E qualsiasi Cristiano poco giusto potrebbe stimare il Salterio strumento di così grandi meriti! 

Anche al Padre Nostro si possono dare questi quindici frutti… bellissimo!

Perché se da una preghiera di colletta, o da una qualunque preghierina recitata in onore di qualsiasi Santo, bisogna sperare piamente un frutto, quanto più dal presentato Salterio di due piccole incomparabili preghiere, nelle quali si deve credere che non ci sia null’altro del puramente divino.

Poiché se anche tu donassi centocinquanta piccolissimi doni ad una qualsiasi onesta matrona, saresti stimato degno dell’onore e del favore della medesima: quante cose più celestiali riverserà la Madre di Dio ai suoi coronari? Lei stessa rivelò tutto questo ad un devoto.

Che bello vedere l’Ave Maria divisa in quindici rose! Se ogni giorno, recitando l’Ave Maria pensassimo a queste quindici rose così come ce le ha spiegate il beato Alano… bellissimo!

Bene, domani proseguiremo.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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