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I santi segni. Romano Guardini, parte 19

S. Messa

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: «I santi segni. Romano Guardini, parte 19»
Mercoledì 24 maggio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 17, 11-19)

In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
«Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.
Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 24 maggio 2023. Oggi festeggiamo la memoria della Beata Maria Vergine Ausiliatrice, alla quale era tanto devoto Don Bosco. Quindi, se qualcuno vive dalle parti di Torino, sicuramente oggi avrà occasione di andare a fare visita al bellissimo santuario di Maria Ausiliatrice che c’è proprio a Torino, e dirà per tutti noi una preghiera alla Vergine Maria.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo diciassettesimo del Vangelo di San Giovanni, versetti 11-19.

Continuiamo la nostra lettura del libro di Romano Guardini: I Santi Segni.

Oggi affrontiamo il segno de “L’Incenso”.

«Io vidi venire un angelo, e portava un incensiere d’oro e si presentava all’altare. E gli fu dato molto incenso. E la fragranza dell’incenso saliva dalle mani dell’angelo attraverso le preghiere dei santi su fino a Dio».

Così parla l’Apocalisse. Vi è tanta nobile bellezza in questo distribuire i granelli dal preciso contorno sulla vampa, e in questo levarsi del fumo odoroso dell’incensiere agitato. È come una melodia fatta di movimento dominato e di profumo. Senza alcun scopo, pura come una canzone. Una bella prodigalità di cose preziose. Amore che dona, che elargisce tutto. Come un giorno, quando il Signore sedeva in Betania, e Maria gli recò nardo prezioso e glielo versò sui santi piedi, e li asciugò con i suoi capelli e la fragranza riempiva l’intera casa. Uno spirito gretto mormorò: 

«A che scopo tanto dispendio?». 

Ma il Figlio di Dio ammonì: 

«Lasciate fare, è per il giorno della mia sepoltura». 

V’era qui un mistero della morte, dell’amore, della fragranza, dell’offerta. 

E lo stesso è pure nell’incenso: un mistero della bellezza che ignora ogni scopo, ma sale libera; dell’amore che arde e si consuma e trapassa nella morte. E anche qui si presenta lo spirito arido che domanda:

«A che scopo tutto questo?».

Ecco, vorrei fermarmi un secondo per affrontare questo tema dello spirito arido. Dobbiamo stare attenti allo spirito arido. A me piace molto il modo con il quale Romano Guardini definisce questo spirito: “Spirito arido”. 

Spirito arido… non so, a me viene in mente il deserto. Nel deserto non c’è niente. A parte le oasi che però, appunto, non sono deserto, lì è un’oasi, allora c’è un po’ d’acqua, allora ci sono le palme, allora c’è un po’ di vita. Ma sennò! Nel deserto del Sahara che cosa c’è? Sabbia, c’è solo sabbia. Non c’è niente. 

Ci sono persone, come Giuda, che portano dentro di loro uno spirito arido: non c’è niente. Dentro non c’è niente, c’è solo aridità. E quando uno dentro è così, non riesce a trovare senso a niente. É come se prosciugasse o tentasse di prosciugare tutto ciò che di bello, tutto ciò che d’intenso, di fervoroso gli si presenta innanzi, tutto ciò che sa di vita.

Davanti a questo spettacolo di Maria che spacca e versa questo vaso di alabastro ai piedi di Gesù e poi lo unge… Pensate che gesto! Uno a vederlo dovrebbe dire: “Perché non ci ho pensato io?” Che gesto meraviglioso! Ho letto da qualche parte che il costo del nardo prezioso contenuto in quel vaso si aggirava, paragonandolo ai nostri  soldi di oggi, tra i 20.000 e i 30.000 €, se non vado errato, capite? Lei ha versato sul corpo di Gesù una cifra di questa entità. Era veramente prezioso quel nardo; ecco perché Giuda risente e quindi ecco la domanda dello spirito arido: “A che scopo tutto questo? A che scopo tanto dispendio?”. 

Vedete che ritorna il tema del significato? Cioè: “Perché? Cosa significa?” Lo spirito arido non riesce a vedere lo scopo! Ma lo scopo è proprio questo: l’effondere senza misura tutto per Gesù, il meglio per Gesù, non la seconda scelta, non l’avanzo, non il minimo, ma tutto! 

Uno dice: “Il meglio”, sì! Ma se diciamo: “Il tutto”, non c’è qualcosa di più del tutto, “tutto” comprende “il meglio”. 

“A che scopo tutto questo?” dice lo spirito arido. La risposta per uno spirito arido non c’è. Perché infatti Giuda  — dice la Scrittura — è dopo questo gesto, dopo questo segno, che decide definitivamente di tradire Gesù. Certo, perché questo segno compiuto da Maria svela definitivamente l’intenzione diabolica e omicida di Giuda. Lo spirito arido non regge alla potenza dell’amore, proprio non ce la fa, non regge; e quindi diventa spirito di morte, diventa spirito assassino. Perché non è capace di reggere la bellezza, la potenza dell’amore, non lo sa vivere, cioè non lo vive, non lo sa vivere, non lo sa apprezzare. Sicuramente lo desidera, ma lo desidera male. È un desiderio malato. Quindi stiamo attenti a questa domanda: “A che scopo?”.

Guardate che nella nostra vita succede più di quanto pensiamo: “A che scopo vai a messa tutti i giorni? Ma perché? Perché devi andare a messa tutti i giorni? A che scopo, così giovane, rinunci a divertirti, rinunci a fare come fanno tutti? A che scopo sacrifichi la tua vita in questo modo rispetto a quello che gli altri fanno? A che scopo non accetti di omologarti come fanno tutti? A che scopo accetti di essere perseguitato, di essere maltrattato, di essere escluso, quando sarebbe sufficiente fare come fanno tutti, dire come dicono tutti, pensare come pensano tutti? A che scopo?” Ecco lo spirito arido che si aggira. Si aggira costantemente nella nostra vita: “A che scopo avere fede in Gesù? A che scopo credere in Gesù? A che scopo?”.

In questi giorni mi hanno inviato dei video dove si vede una mostra in cui si offende gravemente il Signore. Ma non è la prima volta, non è la prima volta… Nei mezzi di comunicazione sono tante le occasioni nelle quali si è offeso e si offende gravemente il Signore. Per mezzi di comunicazione non intendo solo la televisione, parlo proprio di tutto ciò che comunica, anche la pittura comunica, è un mezzo di comunicazione, usa un linguaggio suo particolare che è quello dell’immaginazione, il linguaggio dell’immagine, perché poi uno vede e immagina; oppure quello della musica; oppure, appunto, quello dei film, dei video. Sono tanti i linguaggi che abbiamo, che usiamo. 

A proposito di questa mostra leggevo o sentivo diversi interventi nei quali, appunto, il ragionamento era questo: “Perché proprio con Gesù si fa questo? Perché nessuno interviene? Perché nessuno dice: ma perché lo fate? Perché nessuno alza la voce? Perché se la stessa cosa, uguale, la facessero con altre religioni, succederebbe il finimondo?” 

Ricordate cosa è successo a Ratisbona per il discorso teologico che fece Papa Benedetto? Un discorso di teologia e di storia, niente di offensivo per nessuno, assolutamente molto rispettoso, molto. Un discorso di teologia e di storia che, voglio dire, può piacere o non piacere, ma così è. Vi ricordate tutto quello che è accaduto a seguito di questo discorso, ma non solo?

Appunto ho sentito, ho letto diversi, che hanno detto: “Perché non interviene nessuno? Perché con Gesù è possibile tutto, mentre con tutte le altre religioni si hanno mille prudenze, mille cautele? Guai! Nessuno si sognerebbe mai di fare una roba del genere con altre regioni, perché succederebbe il finimondo”. 

Ho pensato molto a questa cosa e, a un certo punto, sono arrivato un po’ a questa conclusione: è proprio qui, è proprio in questo che si rivela l’unicità di Gesù, è proprio in questo che si rivela “l’essere Gesù” di Gesù”, proprio in questo.

Vedete, in ogni epoca della storia, in forme diverse si ripete esattamente quanto accaduto nella sua Passione. Esattamente! In modi diversi, sottolineando aspetti diversi, ma si ripresenta ciclicamente la sua Passione. Questa è la storia di Gesù, che non si è conclusa con la sua morte in croce, ma continuamente viene ripresentata, continuamente. Non c’è un motivo! Non esiste un motivo per oltraggiarlo, non ha fatto del male a nessuno. Che male ha fatto? Che male ha fatto per meritare questo? Perché proprio Gesù? Perché si va a prendere proprio Gesù e perché, guarda caso, si va a prendere proprio la Croce? Se voi notate in questi atti di grave offesa al Signore, si va sempre a riprendere il tema della Croce, del Crocifisso, sempre. Lo si oltraggia lì, nella Croce, oppure nel gesto dell’Eucarestia. Ma questi oltraggi dicono esattamente l’unicità di Gesù, e dicono esattamente, che quelli sono i luoghi specifici di Gesù. Ed è proprio lì che si concentra la salvezza. E infatti, il mondo, dopo 2000 anni ancora non riesce ad accettarli… Rimangono una pietra d’inciampo. E questo ci deve far riflettere. Certo, sarebbe bellissimo che non ci fossero questi momenti, che non ci fossero questi eventi blasfemi, bellissimo! Ma purtroppo ci sono.

E veramente, ecco: a che scopo tutto questo? Uno guarda Gesù e dice: “Ma a che scopo sei morto in Croce? A che scopo?” 

Questo è lo spirito arido, che attraverso questi eventi malvagi è come se tentasse di vanificare, di oltraggiare il sacrificio di Gesù, la morte di Gesù, l’amore di Gesù. Eppure, Gesù, davanti a questo spirito arido, continua costantemente il suo atto d’amore, lo continua, non si lascia minimamente scalfire. Gesù continua sempre a essere Gesù. È “sempre altro” ed è “sempre altrove” rispetto a tutte queste blasfemie. Uno dice: “Va bene, sempre altro, mi è chiaro, ma sempre altrove?! E quindi dov’è Gesù rispetto a tutta questa offesa d’immagini, di discorsi, di film e di quant’altro? Lei, padre, dice che Lui è altrove rispetto a tutto, e dov’è?”

Guardate, io credo che Gesù sia nel cuore dei piccoli: Gesù è custodito lì. Sono loro che custodiscono il vero Volto di Gesù e lo custodiscono proprio con il loro nardo prezioso, dando tutto, dando il meglio. Il mondo può offendere il Signore quanto vuole, sapete? Ma questo non toglie nulla a ciò che Gesù è, e soprattutto il mondo non può nulla contro questi tabernacoli viventi che sono i piccoli, i suoi piccoli, che il mondo ignora. È questa la cosa interessante, il mondo neanche li vede. Quindi loro passano in mezzo al mondo come angeli, il mondo non li vede, non li apprezza, non si accorge neanche che ci sono. Eppure, sono loro che custodiscono la bellezza del Signore, è lì che è racchiusa, custodita e onorata. 

Quindi, quando vedo queste cose dico: “Poverini, poverini, si illudono”. Perché ovviamente c’è un’intenzione per cui vengono fatte queste cose, non vengono fatte a caso! Chi le fa, chi le mostra e chi le permette — perché è tutto un giro — ha un’intenzione ben precisa. Ecco, a me vien da dire: “Poverini! Voi credete che tutto questo possa qualcosa contro il Signore? Sì, esattamente come i chiodi, la croce, i flagelli, la corona di spine, la lancia! Gesù è altrove. Si, lo hanno ucciso! Ma… la tomba, poi, era vuota. Puoi metterci tutte le pietre che vuoi, puoi cercare di macchiare, infangare la sua memoria quanto vuoi, non è possibile: è lì, è davanti a noi, vivo, sempre! Al di sopra di tutto questo. Che cammina sopra questo mare di miserie e di male, questo “mare di male”. Lui va oltre, ci cammina sopra. Noi rimaniamo frastornati, rimaniamo stravolti da questo mare di male. Vorremmo anche noi tentare di camminare su tutto questo: “Signore comanda che io venga a te”. E Gesù ci dice: “Vieni! Puoi anche tu camminare sopra questo mare, puoi anche tu non farti travolgere dalla potenza del male, puoi! Con me puoi! Se vieni a me, puoi!”.

Io credo che sia molto bello fare questa esperienza. Non lasciamoci travolgere dalle potenze del male, cadendo magari, in una sorta di contro polemica, di rabbia, di rivalsa. Non credo che sia la strada! Camminiamo sul mare. Sì, lo vediamo il male, lo vediamo chiaro. Anche Gesù lo vede, ma noi dobbiamo tenere gli occhi fissi su Gesù, non sul male. “Poverini, voi credete… di potere qualcosa con il vostro spirito arido?” Ma in realtà non si può nulla: perché Lui è il Signore della storia, Lui è il Leone della tribù di Giuda. Per cui… voglio dire…

E guardando tutto questo uno dice: “Gesù, sei veramente speciale, sei così speciale che dopo 2000 anni, hanno ancora voglia di ucciderti, incredibile! Non ti vedono, non ti sentono, non ti credono, eppure dopo 2000 anni hanno ancora una voglia sanguinaria di ammazzarti. Vuol dire proprio che sei speciale; vuol dire proprio che vale la pena di versare tutto il nostro nardo prezioso per te, altrimenti il mondo non continuerebbe dopo 2000 anni, ancora ad impegnarsi a fare tutto questo”.

Sì, è vero, queste immagini colpiscono, fanno male, però volete metterle a paragone con le immagini degli occhi e del volto, dei piccoli del Signore? Noooo! Vengono polverizzate. Queste immagini volgari vengono polverizzate, non dallo sguardo — siamo già oltre — ma dalla presenza. La presenza di questi piccoli di Gesù polverizza in un istante tutto questo male. Tu guardi queste belle persone che ci sono e dici: “Dov’è il male? Non c’è più, non lo vedo più!”. Polverizzati da queste vite, così semplici, così indifese, così affidate, così abbandonate, così nascoste, eppure così risplendenti, così belle!

Concludiamo:

«A che scopo tutto questo?». 

Un’offerta della fragranza, lo dice la stessa Scrittura: ecco cosa sono le preghiere dei santi. Simbolo della preghiera è l’incenso, e proprio di quella preghiera che non mira ad alcuno scopo; che nulla vuole e sale come il Gloria dopo ogni salmo, che adora e vuol ringraziare Dio, «perché è così grande e magnifico»

Questa è la nostra vita! Come l’incenso, che non ha uno scopo: nulla vuole, e sale, e adora, e ringrazia.

Certo in siffatto simbolo si può insinuare della vanità. Le nubi di profumo possono anche portare un tiepido sentimento del mistero, uno spasso religioso dei sensi. Se è così, ha piena ragione la coscienza cristiana di sollevar obiezioni e di richiamare «allo spirito e alla verità»; di raccomandare d’essere casti e onesti. Ma c’è anche nella religione un filisteismo che proviene da meschinità di sentire, da aridità di cuore, come la mormorazione di Giuda Iscariota.

Un filisteismo, certo, dalla meschinità! C’è una meschinità di sentire, c’è questa aridità di cuore, c’è questa mormorazione di Giuda Iscariota.

Qui la preghiera si riduce a utilità spirituale; e in tal senso ha certo da essere misurata e borghesemente ragionevole. Questa mentalità però ignora del tutto la pienezza regale della preghiera che vuol donare. Ignora appieno la profonda adorazione; ignora appieno l’anima della preghiera che non domanda nessun «perché» né «a che scopo», bensì sale perché è amore e fragranza e bellezza. E quanto più essa ama, tanto più è anche offerta, e la fragranza scaturisce da fuoco consumante.

Quindi lasciamo che i Giuda mormorino, lasciamo che vivano nella meschinità del loro sentire, nell’aridità del loro cuore: “E perché fai questo per il Signore? Eh, ma c’è proprio bisogno di fare quest’altro per il Signore?” 

Non voglio entrare nei particolari, perché non mi interessa entrare nei particolari, come già sapete. Io rifuggo dalla polemica, mi dà proprio fastidio, non mi interessa perché tanto non serve a niente. Chi non capisce è perché non vuol capire, perché ha scelto di non voler più capire. Quindi è inutile fare polemica. Quindi è per questo che non entro nel particolare, nel dettaglio in queste cose. 

Mi interessano solo le domande, le obiezioni: “Perché fai questo? Ma c’è proprio bisogno di fare tutta questa cosa? Ma perché non riduciamo all’essenziale?” Che vuol dire: ma perché non siamo sciatti? Begli sciattoni, no? 

Per una partita di calcio, che noi tanto adoriamo, tutto deve essere in ordine: le magliette, i numeri, i pantaloncini, le calze e le scarpe. Vorrei vedere se i giocatori di calcio si presentassero in un campo di calcio con le ciabatte infradito. “Senti, ma devi essere essenziale, che bisogno hai di quelle scarpe tutte particolari, sii essenziale! Vai con le infradito a giocare a pallone. Bellissimo! Qual è il problema? Sii essenziale! Vai a piedi nudi, vai a giocare a pallone a piedi nudi! Che bisogno hai delle scarpe?”. Vediamo, vediamo se lo fanno. Quindi lì va bene tutto, anzi di più. Per il Signore, invece, bisogna essere essenziali, con Dio — questa è un’altra espressione molto famosa — bisogna essere “sobri”.

Che non si capisce che cosa voglia dire “essere sobri”. Uno, di rimando, direbbe: “Ma non è che io bevo!” — “No no, ma non facciamo riferimento a quella sobrietà” — “Ah, ho capito! E allora a quale sobrietà facciamo riferimento?” — “Alla sobrietà dei Santi Segni!”-“Ahhh, hai capito? Alla sobrietà dei Santi Segni!” Che tradotto vuol dire: togliamoli tutti! Come la legge del carciofo: via una foglia, via una foglia, via una foglia alla fine ti rimane in mano il gambo. Togli questo, togli questo, togli questo, togli questo alla fine non rimane più niente. E infatti! Infatti… 

Con Dio bisogna essere sobri, poi tu vai a vedere la tavola di questi ricchi epuloni, vai a vedere la tavola di questi spiriti aridi e lì uno guarda e dice: “Ma, scusa un momento, allora, con Dio bisogna essere sobri: togli questo, togli questo, togli questo, togli questo, non esagerare” (questa è un’altra frase, un altro mantra: bisogna essere sobri, non esagerare) poi tu vai a vedere la loro tavola e dici: “No… ma… scusa, ma qui la sobrietà, no? E il non esagerare, qui? Ti alzi da tavola che sembri Sancho Panza!” Voglio dire… “Ma vedo una persona o vedo Sancho Panza che cammina?”. Eh no, appunto, non vedi una persona: non c’è più! Lì, però, la sobrietà non conta, lì va bene tutto. Lì l’eccesso non solo è permesso ma è richiesto, è necessario, bisogna eccedere, sempre, va bene che sia così, senza freno. 

Ma con Dio bisogna essere sobri, quindi Maria doveva essere sobria con Gesù e versare magari, non so, una goccia di acqua di colonia, non so se ci fosse, ma comunque una goccia di qualcosa molto dozzinale. Invece su tutto il resto va bene essere qualunque cosa.

Ecco, quindi, di fronte a queste meschinità — perché queste sono meschinità — a queste aridità, a queste mormorazioni…

Queste sono le mormorazioni di Giuda, questi fraseggi di Giuda: “Eh, ma perché? Ma per come? Eh, ma vedi, quindi, allora” Sì si. 

Poi l’altro mantra: “Eh, bisogna essere poveri nelle cose di Dio”. Ah ok, quindi se dobbiamo essere poveri nelle cose di Dio, questo vuol dire che la tua vita deve essere ancora più povera! E invece è il contrario. Quelli che invocano la povertà nelle cose di Dio, poi, nelle loro cose… Ah, guai a chi le tocca!! Alle loro cose… eh, caro mio… sono attaccati con il cuore, le unghie, i piedi, le mani e i denti e i capelli, che magari più non hanno. Ah, ma lì, eh caro mio, lì invece va bene. Quindi questa vita spirituale deve essere “misurata e borghesemente ragionevole”, ha ragione Guardini. Con Dio bisogna essere misurati e borghesemente ragionevoli.

Ecco, noi invece stiamo altrove: stiamo nella logica di Maria. Stiamo lontano da tutto questo, lasciamo che i vari Giuda facciano il loro percorso, come la gramigna deve fare il suo percorso e saliamo a Dio, amiamo Dio con amore, fragranza e bellezza.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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