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L’unione – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.27

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: L’unione – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.27
Lunedì 27 novembre  2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Lc 21, 1-4)

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio.
Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 27 novembre 2023. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal ventunesimo capitolo di san Luca, versetti 1-4.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Iniziamo quest’oggi il capitolo nono.

CAPITOLO 9

Essendosi staccate dal mondo, è bene staccarsi pure dai parenti, e si troveranno amici più sinceri.

1 — Oh se le religiose intendessero il danno che proviene loro dal trattare spesso con i parenti, come li fuggirebbero! Non so ancora capire che vantaggio ne abbiano, non dico in ciò che riguarda il servizio di Dio, ma neppure in quanto alla loro pace e tranquillità. Non si può, infatti, né si deve prendere parte alle loro feste, e intanto si risentono tutti loro travagli, ognuno dei quali strapperà lacrime dagli occhi, e forse più abbondanti delle loro. Anche se per i loro regali il corpo ne ha sollievo, non così l’anima che la paga assai cara. Da questo pericolo voi siete libere. Fra voi, dovendo esser tutto in comune e non essendo permesso alcun privato vantaggio, l’elemosina che viene fatta a una entra nell’interesse di tutte, e perciò non avete la preoccupazione d’ingraziarvi i parenti, sapendo di venir provvedute in comune da Dio stesso.

2 — Mi spaventano i danni di questi rapporti con i congiunti. Non li può immaginare se non chi li conosce per esperienza. Eppure ora questa perfezione sembra che nelle case religiose sia posta in dimenticanza! Quando dichiariamo di lasciar tutto per Iddio, non so veramente cosa intendiamo, se insieme non lasciamo il principale che sono i parenti. Ma la cosa è arrivata a tal punto che i religiosi credono di mancare di virtù se non amano tanto e non trattano spesso con i parenti; e nemmeno temono di dirlo, allegandone ragioni!

3 — In questa casa, figliuole, si deve aver gran cura di pregare molto, com’è giusto, per tutti i nostri congiunti, ma, quanto al resto, si deve fare il possibile per allontanarli dalla mente, perché ad essi ci porta già la natura, e più fortemente che non ad altre persone. A quanto mi dissero, io ero molto amata dai miei parenti, e da parte mia li ricambiavo di tanto affetto da non permetter loro di dimenticarmi. Ma ecco ciò che ho notato per mia e per altrui esperienza. Non parlo dei genitori: è raro che essi si dimentichino dei loro figli; ed è quindi giusto che quando hanno bisogno di conforto, non li trattiamo da stranieri. Altrettanto si dica dei fratelli, specialmente se nel far questo non ne scapita l’opera principale della nostra perfezione. Ma quanto agli altri, posso dire che quando mi sono trovata fra i travagli, furono quelli che meno mi aiutarono: il soccorso non mi venne che dai servi di Dio.

4 — Credetemi, sorelle, servendo voi il Signore come dovete, non troverete congiunti tanto devoti quanto quelli che Egli vi manderà. So che è così. E se su questo punto vi diporterete sempre come ora, persuase altrimenti di far oltraggio al vero Amico e Sposo vostro, in breve tempo, credetemi, arriverete alla libertà di spirito. Quelli che vi amano soltanto per Iddio non vi verranno mai meno, e potrete fidarvi di loro più dei vostri congiunti. Troverete padri e fratelli in chi meno crederete, perché essi si consacrano ai nostri bisogni unicamente per amore di Dio da cui solo attendono la ricompensa, mentre chi l’attende da noi, vedendoci povere e impossibilitate a ricambiarlo, si stanca presto e ci lascia. Non è che si faccia così da tutti; ma è un fatto che così succede ordinariamente, perché il mondo è sempre il mondo. Non credete a chi v’insegna il contrario sforzandosi di farvelo passare per virtù. Se volessi esporre tutto il danno di questi attacchi, dovrei allungarmi di molto; ma siccome persone più istruite ne hanno già scritto abbastanza, basti quello che vi ho detto. Se io che sono tanto imperfetta vi scorgo così gravi pericoli, che cosa vi scorgeranno i perfetti?

5 — Per il fatto stesso che tutti i santi non si stancano di ripeterci e di consigliarci la fuga dal mondo, vuol dire che l’avviso è salutare. Ora, quello, che più per noi partecipa del mondo, e da cui più difficilmente ci stacchiamo è, credetemi, l’affetto per parenti. Fa bene chi per liberarsene va lontano dai suoi paesi, purché gli giovi, perché, a mio parere, più che con l’allontanamento corporale, il distacco si ottiene unendosi generosamente a Gesù, nostro Bene e Signore: l’anima, trovando in Lui ogni cosa, dimentica tutto il resto. Fino a quando non si sarà ben compresa questa verità, sarà sempre di grande aiuto star lontano dai parenti anche fisicamente. Potrà poi avvenire che il Signore, per farci trovare una croce dove prima avevamo una soddisfazione, esiga che trattiamo ancora con essi.

E questo è tutto il capitolo nono; è un capitolo breve che tratta di questo tema dei parenti. È chiaro che è scritto per delle monache, si sente molto che queste parole sono per delle persone che hanno scelto una vita consacrata e in particolare una vita di clausura. Però, come sempre, a me sembra che tutti possiamo trarre almeno qualche spunto da queste parole, da questa esperienza. In gioco ci sono la pace e la tranquillità, e c’è un danno, un danno possibile. 

Teniamo sullo sfondo il giorno di Natale, perché credo ci possa essere d’aiuto come esempio molto chiaro, di quello che Santa Teresa sta descrivendo. Credo che tutti abbiamo fatto, nella nostra vita, l’esperienza del giorno di Natale trascorso insieme ai parenti, magari, tra l’altro, parenti che non si sentono quasi mai o raramente. Se voi noterete — mi viene in mente adesso — una delle costanti è che i giovani, i vostri figli, i ragazzi, di solito non hanno molto amore per questi pranzi e queste cene natalizie con i parenti; cioè, ci stanno, però poi vedrete che è facile che dicano: “Beh, io esco e vado a fare un giro, mi vedo con i miei amici”. Loro, che sono forse più liberi, avvertono, come dire, una sorta di pesantezza e allora dobbiamo un po’ stare attenti.

Tenetelo sullo sfondo, perché — dicevo prima — credo che sia esperienza di ciascuno che, quella giornata di Natale parte “in quinta”, poi, durante il giorno, si avverte una sorta di — non lo so — come di sfibramento, come di stanchezza, come di inutilità. Alle volte, sfocia anche nella volgarità, nell’eccesso, non solo eccesso di cibo. È bello fare un pranzo, soprattutto a Natale, un bel pranzo oppure una bella cena natalizia, una vigilia, o l’ultimo dell’anno, è bello stare insieme alle persone amate (poi vedremo cosa vuol dire questo) e fare festa. Ma, come vi ho sempre detto ogni anno, fare festa non vuol dire cadere nell’eccesso; tra la festa e l’eccesso c’è una grande differenza: la festa non deve mai tramutarsi in un eccesso.

Santa Teresa qua dice alle suore: non dovete prendere parte alle loro feste; «si risentono tutti i loro travagli». Alle volte si fanno discorsi immorali, si fanno discorsi inutili, alle volte si partecipano dei travagli che uno dice: “Mamma che pesantezza! Per che cosa?”

Poi lei dice che quando dichiariamo di lasciare tutto per Iddio, la principale cosa da lasciare sono proprio i parenti e aggiunge che si crede di mancare di virtù se non si amano tanto e non si tratta spesso con i parenti e coloro che credono così, nemmeno temono di dirlo.

Quando uno si sposa, lascia il padre e la madre e i due saranno una cosa sola. Ecco, vedete che c’è un lasciare tutto anche per chi si sposa? In modo diverso, è un lasciare il padre e la madre “affinché siano una cosa sola”, perché gli sposi sono una cosa sola. “Lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una cosa sola”. Vedete che anche per gli sposi c’è un lasciare tutto per Iddio, per rispondere alla vocazione lasciano tutto. Certo, è diverso dalla monaca, è diverso dal sacerdote, vero! Ma comunque è un lasciare, bisogna lasciare. Ed è vero invece sembra mancare di virtù, chi ritorna… C’è un lasciare che però non è un lasciare. Quindi: lascerà la casa di suo padre e la casa di sua madre per essere una cosa sola, però poi, alla fine, tornano sempre indietro, però poi, alla fine, son sempre lì.

Ecco, stiamo attenti a non confondere la virtù con il fatto di non aver lasciato tutto. Nella nuova famiglia bisogna percepire che c’è un distacco “sano” dai genitori propri, perché tu, ormai, sei in una nuova realtà ed è doveroso questo distacco. Non vuol dire che non li vedo più e non gli parlo più, ovviamente; ma vuol dire che si deve percepire che veramente abbiamo lasciato tutto per Iddio, per questa nuova vocazione. Alle volte si può avere l’impressione che, quando si sposa la propria moglie si sposa di più la propria suocera, quindi dobbiamo stare un po’ attenti. Quando io mi sposo, quando io faccio un salto vocazionale, dobbiamo di necessità percepire questo “aver lasciato tutto”; dobbiamo certamente pregare molto, però mantenendo questo distacco.

E, infatti, vedete che lei dice: non parlo dei genitori, perché non è che possono dimenticarsi dei figli e, quando hanno bisogno di conforto, non vanno trattati da stranieri, così per i fratelli, ma quanto agli altri — lei dice — furono quelli che mi aiutarono di meno. Quindi ci deve essere un distacco, certo con una certa gradualità, però il distacco ci deve essere. E poi dice (molto bella questa osservazione):

… servendo voi il Signore come dovete, non troverete congiunti tanto devoti quanto quelli che Egli vi manderà.

Quindi, questo è importante. Ci sono questi “nuovi congiunti”; c’è una nuova famiglia, diciamo così, si crea una nuova famiglia, che non nasce dal sangue, ma nasce dallo spirito, e la manda il Signore.

Quelli che vi amano soltanto per Iddio non vi verranno mai meno, e potrete fidarvi di loro più dei vostri congiunti.

Quando c’è un amore fondato su Dio, questo amore non verrà mai meno:

Troverete padri e fratelli in chi meno crederete, perché essi si consacrano ai nostri bisogni unicamente per amore di Dio da cui solo attendono la ricompensa…

Mentre gli altri se l’aspettano da noi… Anche questo è vero! Alle volte si scoprono padri, madri, fratelli e sorelle laddove nessuno mai immaginerebbe, eppure… 

Io, ovviamente, non sono Santa Teresa, però mi permetto di dirvi: coltivate queste nuove relazioni spirituali che vengono da Dio, mandate da Dio, è Dio che le “accende”. Vanno coltivate perché sono più intense — possono essere più intense — di quelle che vengono dalla carne.

Sapete, una persona per “x” ragioni, può anche ritrovarsi sola, non solo perché i genitori sono morti, ma perché effettivamente è sola, è una persona sola; perché, magari, è stata abbandonata. Quante persone hanno vissuto il dramma dell’abbandono! Sapete, il dramma dell’abbandono lascia un segno sempre. Magari i suoi parenti sono ancora vivi però, interiormente, ha fatto questa esperienza dell’abbandono, cioè di questi legami che sono nominali, solo nominali, ma privi di contenuto, dove non c’è una vera familiarità, dove tu non vedi che l’altro è consacrato ai tuoi bisogni. 

Guardate che son parole forti, queste di Santa Teresa:

sì consacrano ai nostri bisogni unicamente per amore di Dio

cioè: “consacrare”! L’altro si consacra al mio bisogno per amore di Dio. Il mondo non fa questo, non è capace di fare questo, assolutamente. Il mondo è capace di aiutare, uno che aiuta l’altro, tutto quello che volete, ma “consacrarsi” ai tuoi bisogni per amor di Dio, lo può fare solamente chi ama Dio. E qui mi vien da dire: se succede che abbiamo questo dono, sfruttiamolo! Sfruttiamolo è un termine magari un po’ improprio, ma coltiviamo il più possibile. 

E, se io ho fatto esperienza del dramma dell’abbandono, posso veramente incontrare qualcuno che, senza che io neanche lo potessi immaginare, mi si rivela essere una persona che mi ama, con un amore da padre, o da madre, o da fratello o da sorella, da dire: io in vita mia non ho mai conosciuto questo amore, non ho mai conosciuto questa cura, non ho mai avuto un padre o una madre così, perché… perché… magari non è colpa di nessuno, ma sta di fatto che uno può fare questa esperienza, e si creano dei rapporti bellissimi che il mondo, e non solo il mondo, può anche non capire; non capiscono perché non li hanno provati. Non si può capire ciò che non si prova, perché… non dimentichiamo mai la radice:

…servendo voi il Signore come dovete…

cioè, se tu servi di Dio come Dio va servito — dice Santa Teresa — il Signore ti manderà i tuoi nuovi congiunti, il Signore ti manderà la tua nuova famiglia. Lei dice “so che è così” e aggiunge che questo vi darà anche una grande libertà di spirito, perché così, nei confronti di tutti — parenti e non parenti — ci sarà questa grande libertà. Perché uno dice: “Tanto, me lo manda il Signore, non devo essere io a cercare, arriva da Dio, se io servo il Signore come deve essere servito”. Siccome non tutti serviamo il Signore in modo degno, non tutti riceviamo questi doni. È proprio un dono che fa Dio a coloro che lo servono come lo devono servire. 

Scrive Santa Teresa:

…il mondo è sempre il mondo…

perché gli altri (non quelli che vengono da Dio ma, appunto, quelli del mondo) si stancano presto e ci lasciano. Certo, si stufano! Perché, quando non hanno più quello che vogliono avere, quello che cercano, se ne vanno altrove. Ma “quelli tanto devoti verso di noi” — “verso di noi”, dice Santa Teresa — li manda il Signore, quelli che si consacrano ai nostri bisogni, li manda il Signore. Ma sentite: pensate a Cleonice con Padre Pio, voglio dire… e non solo Cleonice, lei è un esempio.

Santa Teresa scrive:

Non credete a chi v’insegna il contrario sforzandosi di farvelo passare per virtù.

Assolutamente! Quindi, ciò che più ci unisce al mondo è proprio l’affetto per i parenti, per cui impariamo — dice Santa Teresa — ad avere questa sana libertà che, ripeto, non è un voler male, non è un essere sempre maleducati, freddi, no no, ma è una santa libertà: santa libertà di dire sì, senta libertà di dire no.

Ecco poi lei dice che per liberarsi, per vivere questa libertà, non crede molto all’allontanamento corporale, perché (ecco questa è una sintesi, secondo me, bellissima): 

il distacco si ottiene unendosi generosamente a Gesù

Che bello! Quando:

… l’anima, trovando in Lui ogni cosa, dimentica tutto il resto.

Questo è il distacco. Il distacco arriva da qui, non arriva da un imperativo, da un “tu devi”. Il distacco vero dalle persone, dal mondo, da tutto e quindi l’essere poi veramente a servizio — perché il distacco non è mai fine a sé stesso, cioè: io mi distacco per poterti servire meglio — si ottiene non a colpi di bastone, non prendendo il mio corpo e portandolo al polo nord — perché poi le cose me le porto nella testa e quindi sono ancora più legato di prima — ma «unendosi generosamente a Gesù, nostro Bene e Signore, trovando in Lui ogni cosa».

Guardate, questo rimedio è ottimo anche per vivere la purezza. Quando una persona fa fatica a vivere la purezza, la soluzione non è mai mettere i paraocchi, tenere gli occhi per terra, e non so, fare chissà quali stranezze per vivere la purezza, o come faceva San Girolamo che si legava il piede nella caverna e stava lì. Infatti l’angelo appare a San Girolamo e gli dice: “Adesso basta! Non sia più la catena che ti tiene lontano dalle feste del mondo, ma l’amore per Cristo”, e gli scioglie la catena. San Girolamo, infatti, aveva detto al suo servo: “Tu legami qui e se anche ti supplico di sera, di notte, di liberarmi, non farlo”, quindi rimaneva legato al piede con la catena nella grotta; perché era talmente la forza suadente che avvertiva in queste feste serali, che lui non resisteva e allora si legava con la catena. Questa cosa dura per un po’ e poi, come vi dicevo, l’angelo appare e dice: adesso basta!

Gesù non vuole gente incatenata al suolo che però è lì che sbava e che brama di buttarsi nei festini. Vai! Basta, la catena la sciogliamo. Se devi dire “no” a qualcosa, se devi vivere il distacco, allora lo devi vivere fondandolo sull’unione generosa a Gesù, sul fatto che in Gesù trovi ogni cosa. Allora sarai libero da tutto e da tutti, in primis dai peccati. Un vero cammino di conversione e di liberazione dal peccato e da tutto ciò che non va bene, parte proprio da qua: dall’unione generosa a Gesù.

Uno dice: “Io non riesco a vivere la purezza, che cosa mi consiglia?”; allora cominciano a fare le solite proposte: allora adesso, per il tempo di Avvento, non guardo più il cellulare; adesso per il tempo di Quaresima, non vado più sui social; adesso non guardo più i video; adesso mi metto i blocchi sul telefono, che vanno a tempo (non chiedetemi cosa sono perché io non lo so, non ho mai capito cosa fossero), tipo, non lo so, bomba che esplode; quindi, tu hai il blocco che, dopo tot tempo, basta, non puoi più guardarlo. Ma stiamo parlando di persone adulte, eh! Ma cosa vuol dire: “Mi metto i blocchi”? Non sei capace di dire: mi do dieci minuti, un quarto d’ora e poi finito? “No, mi devo mettere il blocco, perché sennò non c’è la faccio”; oppure “Mi metto i filtri, perché così in questa maniera non posso vedere…” No, ma scusate un attimo… non so se ci sia anche la app “auto esplosione del cellulare” se supero un tot di tempo! Ma cosa vuol dire? Ma che cristiani siamo? Io non devo guardare certe cose, non devo usare quello strumento oltre un certo tempo, non perché poi mi esplode tra le mani, non perché ho messo i blocchi! Ma perché sono unito a Gesù, è per Gesù… perché non mi interessa più!

L’unione a Gesù ti muta i gusti, muta i sentimenti; ciò che prima era bello, diventa orrendo; ciò che prima era tutto, diventa relativo; è per amore a Gesù!

Poi c’è qualcuno che dice: “Ah, no no, io ho tolto questo social, basta non lo guardo più”; “Ah, io ho tolto questo, perché questo non va bene, perché qua, perché la”; “Ah, io qui non lo uso più, perché…” E, quindi, uno dice: “Padre, ho bisogno di parlarle” — “Okay, allora mi chiami attraverso…” — “No, io questo non lo uso, io uso quell’altro” — “Eh, vabbè, allora mi chiami da quell’altro”; poi dopo un po’ — “No, quello là, non uso più neanche quello, quel social lì non lo uso più, adesso uso quest’altro” — “Eh, vabbè, allora mi chiami da quell’altro”. Quindi uno deve avere tutti i social del mondo, perché poi gli altri: “No, io questo no, perché dopo poi lì, non lo so usare”; “No, io questo no, perché poi dopo faccio i peccati”; “No, io questo no, perché…”.

Ma scusate… il Signore ci ha dato un’intelligenza, questa intelligenza ha permesso di avere degli strumenti. Capite che non ha molto senso che per andare all’università io prenda il cavallo col calesse… non posso andare in centro a Roma col calesse, perché se prendo la macchina ascolto la radio e poi faccio i peccati, allora vado in piazza Duomo col trattore (a parte che adesso i trattori sembrano più di una Ferrari). Ma dove ce l’hai il cervello?!

No, non va bene, il vero distacco non è fatto in questa maniera! Il vero distacco si ha unendosi a Gesù. Quindi: come imparo a vivere la purezza? Come imparo a vivere la moderazione? Come imparo a sconfiggere la gola? Come imparo a vivere l’umiltà? Come imparo a vivere l’obbedienza? Come imparo a vivere…? In un modo solo: cresci nell’unione generosa con Gesù; in lui troverai ogni cosa, il resto non ti servirà più, semplicemente te lo dimentichi, perché non serve. 

Poi lei, saggiamente, dice:

Fino a quando non si sarà ben compresa questa verità…

Eh, vabbè… allora lei dice: va bene, allora allontanati fisicamente! Se non ce la fai a comprendere, se non comprendi quanto è fondamentale partire dall’unione con Gesù, allora va bene: allora vai in Duomo col calesse; vai a piazza di Spagna col trattore, se ti ci fanno arrivare; al posto del cellulare, usa i segnali di fumo; metti cinquecento blocchi, duecento filtri e via di seguito… va bene! Però non è questo il modo, non è questa la via, non si costruisce nulla, così; semplicemente si contiene, ma non si costruisce, non si cambia, il cambiamento è in un altro modo. Sembra di perdere tempo, ma in realtà lo acquisti.

E allora: impara a stare davanti a Gesù Eucarestia; impara a fare la tua Ora Santa; impara a coltivare il vivere alla presenza di Dio; impara ad avere una vera vita di preghiera, e, allora, vedrai! Allora vedrai come tutto il resto andrà in ordine.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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