Meditazione
Pubblichiamo l’audio di una meditazione di sabato 27 marzo 2021
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
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SUOR MARIA MARTA CHAMBON E LE SANTE PIAGHE DI N.S.G.C. – 2° parte
Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.
Eccoci giunti a sabato 27 marzo 2021, abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal cap. XI, vv. 45-56 di San Giovanni.
Decidono di uccidere Gesù perché ha troppo consenso, perché i segni che compie sono troppo forti e la gente lo segue. I capi dei sacerdoti e i farisei e il Sinedrio hanno paura.
“Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione”
Una visione sproporzionata, eccessiva. Cosa c’entrano i romani? Se anche tutti avessero creduto in Gesù, ai romani non sarebbe importato. Ai romani interessava che non ci fossero problemi, e basta, poi in chi credevano gli altri ai romani non importava. Infatti, quando poi porteranno Gesù a Pilato, Pilato dirà: “Cosa c’entro con i vostri affari?”. Persino a Erode non interessa niente. Quindi è tutto falso.
Questo è lo stile di Adamo ed Eva: esagerare la realtà, il comando di Dio, i Comandamenti per renderli invivibili, disumani, impraticabili. Così abbiamo l’auto assoluzione per non rispettarli e sentirci a posto.
Il problema vero è che i seguaci di Gesù cominciavano a diventare tanti e quindi sfuggivano al dominio, all’esercizio del potere dei capi, dei sacerdoti e dei farisei. Questo era il problema.
“Tutti crederanno in lui”
Il suo contrario cos’è? Che tutti devono credere in loro, questo è il punto dei sacerdoti e dei farisei, e tutti devono seguire i loro gusti.
Qual era il problema di Gesù? Se Gesù incontrava persone anche nei peccati più torbidi ma disponibili, col cuore umile, questa gente cambiava. Il peccato non era un problema. Pensate alla Maddalena, a Zaccheo. Se Gesù incontrava i farisei, gli scribi, … , loro si sentivano giudicati, condannati, smascherati, sentivano di non andare bene ma non volevano cambiare. Per questo lo vogliono uccidere. Anche quando Gesù non diceva cose particolarmente forti contro di loro, la sola sua presenza era un giudizio. Gesù non andava bene per tutti coloro che vivevano dentro l’ipocrisia, che non erano ciò che sapevano di dover essere.
“Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli.”
Anche noi dobbiamo essere intelligenti e prudenti e in alcuni momenti e saper trovare la nostra Efraim. Bisogna saper sfuggire, fin tanto che non è la nostra ora, dalla cattiveria di coloro che vogliono il male.
Andiamo avanti con la nostra carissima Suor Maria Marta Chambon, la leggiamo per prepararci a questa Settimana Santa che sta arrivando, per prepararci alla meditazione della Passione di Gesù. Sentite che bella la sua convenzione, sono convenzioni che potrebbero far parte di una professione:
“Io, Suor Maria Marta Chambon, prometto a N. S. G. C. di offrirmi ogni mattina a Dio Padre, in unione con le divine Piaghe di Gesù Crocifisso, per la salute di tutto il mondo e per il bene e la perfezione della mia Comunità. – Io lo adorerò in tutti i cuori che lo ricevono nella Santa Eucarestia…. Lo ringrazierò della sua degnazione nel discendere in tanti cuori che sono sì poco preparati…”
Basta vedere come andiamo a fare la Comunione, distratti, frettolosi, senza devozione, senza amore, … Peggio ancora se poi tutte queste cose si vedono in chi celebra.
“Io prometto a Nostro Signore d’offrire ogni dieci minuti, col soccorso della sua grazia e in spirito di penitenza, le divine Piaghe del suo Sacro Corpo all’Eterno Padre… di unire tutte le mie azioni alle sue sante Piaghe, secondo le intenzioni del suo Cuore adorabile, per il trionfo della santa Chiesa, per i peccatori e le anime del Purgatorio, per tutti i bisogni della mia Comunità, quelli del Noviziato, dell’Educandato e in espiazione di tutte le mancanze che vi si commettono… Tutto questo, per amore, senza obbligo di peccato.”
Chissà noi quanto stiamo senza ricordarci di Gesù!. Forse passano le giornate, per non dire le settimane, o forse di più, senza che ci ricordiamo di Gesù. Ogni mattina lei si offre al Padre in unione alle Sante Piaghe. Sarebbe bello se imparassimo a farlo anche noi e se imparassimo a ricordarci di frequente del Signore. Sentite la giaculatoria che dice ora, che potrebbe essere la nostra preghiera del cuore, un’altra bellissima formula:
““Eterno Padre, io vi offro le Piaghe di N. S. G. C., per guarire quelle delle anime nostre”
Breve ma bellissima.
“Suor Maria Marta aveva promesso di dirla ogni dieci minuti, ma non passava quasi momento nella giornata, in cui la sua bocca non la rinnovasse, unendovi la seconda invocazione: “Gesù mio, perdono e misericordia, per i meriti delle vostre sante Piaghe.”
Che poi è diventata la corona delle Sante Piaghe, altra preghiera che può diventare la nostra preghiera del cuore.
“L’esistenza della nostra cara Sorella divenne così una preghiera continua: sempre profondamente raccolta, le si leggeva in viso l’intima unione con Dio; i suoi occhi erano ordinariamente socchiusi, le sue labbra mormoravano senza tregua le sante invocazioni. Ma se qualche volta essa rallentava il fervore nel fare salire verso il Cielo la preziosa offerta, Gesù non tardava a mostrarsi a lei nello stato pietoso a cui lo ridussero le nostre colpe, e additandole le sue Piaghe le rivolgeva amorevoli rimproveri:
“Esse ti guardano sempre anche quando tu le dimentichi, e tu dovresti contemplarle incessantemente… Esse sono ancora fresche, bisogna offrirle come la prima volta… Io te le ho già fatte vedere tante volte, che dovrebbe bastarti; ma no, occorre sempre che io risvegli il tuo fervore”
Questo stato incessante di preghiera…
Ma scherziamo!? Noi abbiamo whatsapp, dobbiamo mandare messaggini delle cose più assurde, inutili e più mondane possibili. E così la nostra preghiera se ne va.
“Mi dono a te in questo ritiro, ritirati nel tuo cuore, chiudi la porta per stare con me solo a solo. Questo è il Paradiso”
Certo il Paradiso è questo.
“La sera, mentre la nostra Sorella si stendeva sul pavimento della cella per passarvi la notte, il suo Divino Sacrificatore le fece sentire queste parole: “Ora devi dirmi: Gesù ecco la vostra vittima”.
A tutta prima la nostra Sorella ebbe un fremito di spavento, che le fece quasi respingere questa visione di dolore. Una lotta terribile s’impegnò tra la natura e la grazia, e durò fino a mezzanotte. Allora Gesù le si mostrò con la fronte lacera e grondante sangue, il volto coperto di lividure e bagnato di lacrime:
“Figlia mia, – le disse – la tua Superiora ti ha dato per libro di solitudine il Crocifisso… Eccolo!”
Dopo diverse ore di silenziosa contemplazione, Nostro Signore la fece partecipare al dolore delle ferite che straziarono la sua testa adorabile, e a quello che provò quando i carnefici colpirono il suo sacro Volto con un pesantissimo schiaffo. Per tutta la notte essa restò sotto questa dolorosa impressione:
“Tu sei martire di Gesù Cristo – le dichiarò il Salvatore – preparati a ricevere una dopo l’altra tutte le mie Piaghe. Tu sarai una martire vivente”
Nel settembre 1867 le accordò l’insigne privilegio di ricevere tra le braccia, come la SS. Vergine, il Corpo Sacratissimo di Gesù e le diede, nel tempo stesso, questo ammaestramento: “Per contemplare con profitto le Piaghe di Gesù, bisogna che il cuore sia scevro da ogni legame, e anche dalla minima imperfezione volontaria”.
Vuol dire che il mio cuore deve amare, voler bene, ma non deve essere legato e nessuno se non a Dio e non ci deve essere nemmeno la minima imperfezione volontaria. Sapendo che quella cosa è imperfetta io volontariamente non la devo scegliere.
La nostra Sorella tenne tra le braccia questo sacro deposito dal Vespro fino alle cinque e tre quarti; cioè per più di due ore, e contemplò ad una ad una le Piaghe adorabili, nell’ordine e con i sentimenti insegnati a lei dalla Celeste Madre, offrendole incessantemente a Dio Padre per la salvezza del mondo:
“Il Creatore pareva compiacersi grandemente – affermava la felice privilegiata – di ricevere il suo Divin Figlio da mani tanto miserabili!”
Suor M. Marta pregò così per tre quarti d’ora… Gesù allora venne a lei dicendole: “Figlia mia, credi tu che io possa restare sordo alle anime invocanti le mie Sante Piaghe? Non ho il cuore ingrato della creatura: Io tengo conto di tutto! Il mio Cuore è grande, il mio Cuore è sensibile! La Piaga del mio Sacro Cuore si apre largamente per contenere tutto ciò che vi è necessario!”
Il Signore ascolta le nostre preghiere ed è sensibile al nostro amore.
Nel medesimo istante essa vide le Piaghe del Salvatore come altrettanti soli dei quali essa non poteva sostenere lo splendore; la Corona di spine e il Cuore, soprattutto, le parevano centri di luce: “Figlia mia ecco ciò che ti è serbato di vedere!… Dopo averle ben bene invocate per tutta la vita tu le contemplerai così per tutta l’Eternità”.
“Ogni mercoledì il sangue cominciava a scorrerle da queste piaghe e cessava solo il venerdì sera. Le prime volte scorreva in tale abbondanza da riempirle le scarpe.”
Ricevette le stigmate dal mercoledì fino al venerdì. Noi dal mercoledì alla sera del venerdì cos’è che facciamo? Il mercoledì si ricorda il tradimento di Giuda, il giovedì l’Ultima Cena, e il venerdì la morte di Gesù. Ma nel nostro calendario questa cosa entro oppure no? C’è nella nostra agenda una memoria di sacrifici o no?
Poi entra in gioco la Santissima Eucarestia:
“L’Eucarestia fu il suo nutrimento quotidiano dal giovedì Santo 1867 fino alla sua morte, cioè per circa quarant’anni. Durante un periodo di 4 anni, il Pane Celeste fu, anzi, per la Serva di Dio, l’unico alimento del corpo e dell’anima.
“La Santa Comunione, che è il suo unico cibo, le infonde tanto vigore fisico che essa sopporta agevolmente le più gravi fatiche”.
Gesù voleva essere l’unico nutrimento.
Come anche per la Beata Alexandrina Maria da Costa, c’è chi insinua che non si trattasse di un fenomeno mistico ma di anoressia. Ma una persona, anche anoressica, non vive quattro anni senza mangiare e senza bere, non diciamo sciocchezze, è umanamente impossibile. Loro non mangiavano e se mangiavano o se bevevano avevano dei dolori di stomaco fortissimi. Chi ha problemi di anoressia è debolissimo perché non si nutre, lei invece non sentiva la debolezza. Lavava, strofinava i pavimenti, lavorava come sempre, nonostante passasse la notte ai piedi di Gesù Sacramentato, non mangiasse e non bevesse.
“Ecco la tua forza, vieni a ricevermi, io sarò come olio sparso che fortifica le tue membra”
Altre volte la vittima di Gesù prova il “martirio della fame” e Nostro Signore le indica il modo di ottenere un soccorso; quindi quando anche noi lo sentiamo possiamo fare così:
“Quando hai fame prega con le labbra appoggiate sul mio Cuore”
“Figlia mia, fa come l’uccellino, nessuno gli prepara niente ma Io lo nutro. Vieni a “beccare” qua dentro; nutriti delle mie Piaghe”.
Adesso ci sono due cose importantissime, suor Maria Marta viveva una pena profondissima nel vedersi esclusa dalla vita comune, perché lei, di fatto, non andava in refettorio e quindi si sfoga con San Francesco di Sales che è il loro fondatore, che le appare.
“Padre mio non permettere che mi perda facendo altre cose di ciò che ci avete prescritto”.
Il Padre le disse: “Figliola, segui la strada che Gesù ti ha tracciata: questa è la tua Regola”.
La regola nella regola. Noi non dobbiamo essere troppo fissati, troppo schematici. È importante seguire la regola, ma è importante fare la Volontà di Dio, che alle volte può avere delle differenze. Nel suo caso era quello di non andare in refettorio, con il permesso della sua Superiora, e lei ci soffriva. Le nostre regole, qualunque esse siano, sono fatte per andare in Cielo e stare con Gesù, sono fatte per condurre una vita bella sulla terra. Noi dobbiamo avere gli occhi puntati al Cielo, è la nostra Patria, ma finché siamo qui sulla terra, se noi viviamo con Gesù e per Gesù, noi abbiamo una vita meravigliosa, anche se è segnata dalla Croce più tremenda.
“Non ancora soddisfatta, Suor M. Marta seguitò i suoi umili lamenti: “Mio Dio, soffro tanto di non poter andare al refettorio con le altre”. “Sappi Figliuola, le rispose il Salvatore, che ho i tempi prestabiliti per accordare le mie grazie; quando andavi al refettorio te le concedevo per l’adempimento della Regola; ora te le dò in un’altra maniera. In una Comunità ognuno deve seguire il proprio sentiero, senza occuparsi di quello degli altri”.
Le regole sono uno strumento per gli uomini, non sono gli uomini fatti per le regole ma sono le regole fatte per gli uomini. Ognuno di noi ha un suo sentiero, come se avesse una particolare vocazione nella vocazione. Nella comune vocazione alla Santità ognuno di noi ha un suo sentiero da seguire. Non guardiamo gli altri cosa fanno perché noi non sappiamo Dio cosa sta chiedendo a quella persona. A noi non è detto. Invece partono le calunnie, le mormorazioni, gli odi, i rancori ovunque.
Ci fermiamo qui con Suor Maria Marta, ora vi leggo una cosa interessantissima proprio su questo discorso. Questo passo lo trovate nel libro “L’Eucarestia, catechismo eucaristico del Sacerdote Alessandro Tamborini”, del 1954. Vi leggerò ogni tanto alcune parti di questo testo, sono molto belle.
“La venerabile Maria Francesca dello Spirito Santo al secolo principessa Eleonora d’Este, a carnevale chiedeva ai suoi genitori di uscire dal suo palazzo in maschera con un’amica. I genitori si mostravano lieti di concedere alla figliola di divertirsi ma ella invece di recarsi dove il mondo impazziva nell’inverecondia, si toglieva nascostamente la maschera, entrava nella Chiesa dei Gesuiti in Modena, e si intratteneva davanti a Gesù Eucaristico, solennemente esposto, per riparare i peccati del carnevale. La sera tornava a casa dicendo: “Come mi sono divertita!”
Vedete la furbizia dei Santi! Se lei — come faremmo noi — avesse detto: “A Carnevale?! No, assolutamente, devo fare riparazione, devo pregare” cosa avrebbe ottenuto?
Lo dice Gesù “Siate scaltri come i serpenti”. Bisogna essere santamente furbi, e dobbiamo ricordarci che ognuno ha il suo sentiero, non dobbiamo obbligare nessuno a fare il nostro, neanche pensare che dicendolo lo può capire. Questo non è vergognarsi di Dio, o nascondere la Verità, questo è essere furbi.
Adesso per salutarvi voglio leggervi questo racconto breve ma bellissimo.
“Nel carcere dove era in catene insieme a numerosi cristiani, san Luciano Sacerdote e Martire poté avere del pane e del vino. Quanto quei miseri desideravano l’Eucarestia come forza e conforto!
“Prete Luciano – chiesero tutti – vogliamo Gesù”
Ma come celebrare il Sacrificio Divino in quel lurido luogo, legati ai ceppi mani e piedi?
Pensiamoci. Come si può fare? Vediamo se a qualcuno viene in mente.
San Luciano si stese per terra, al suolo, supino – cioè a pancia in su – , facendo del suo petto un altare e disse: “Voi fratelli siete il tempio Santo di Dio, il mio cuore è l’altare che spero non salirà al cielo meno gradito di una pietra. Tutti i cristiani rinchiusi nella sua prigione fece partecipi dell’Eucarestia consacrata sul suo cuore, passandola dall’uno all’altro, di ceppo in ceppo.”
Abbiamo bisogno di persone così.
Preghiamo San Luciano che ci renda così santamente innamorati dell’Eucarestia. Questa Settimana Santa sia veramente una settimana di grande ritiro, di grande silenzio. Mi raccomando fate il possibile per partecipare al Triduo Santo.
E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.
Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.
Sabato della V settimana di Quaresima
VANGELO (Gv 11,45-56)
Per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi.
In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.
Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione».
Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli.
Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».