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I rimedi – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.21

L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati - San Manuel Gonzales Garcia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: I rimedi – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.21
Mercoledì 10 aprile 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 3, 16-21)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 10 aprile 2024. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal terzo capitolo del Vangelo di san Giovanni, versetti 16-21.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del testo di san Manuel González, la trascrizione di questa conferenza; scrive:

I rimedi

Forse qualcuno mi obbietterà che ho dimenticato la missione di giustizia che ha da realizzare la Azione Sociale Cattolica. Qui io volevo arrivare. La Azione Sociale Cattolica è opera di carità o di giustizia? È una questione molto più importante di quanto non sembri, perché se la Azione Sociale Cattolica è opera di giustizia, perdiamo il tempo nel discutere orientamenti e fini, visto che la giustizia non ha che una parola: pagare quello che si deve e per il resto sciopero. Io credo di non sbagliarmi dicendo che la Azione Sociale Cattolica ha due aspetti e due motivi: uno di carità e l’altro di giustizia. Uno di rivendicazione e l’altro di misericordia, con questa differenza: che non sempre è opera di giustizia, però è sempre opera di carità anche quando è opera di giustizia.

Mi spiegherò. (E temo, signori, che a queste alture si siano cambiati i soggetti della paura. Ho cominciato avendo paura io di voi e finisco che la avete voi di me.). Nella società nella quale viviamo ci sono ingiustizie grandi, orribili, irritanti in grado sommo. Voi come me le conoscete e ve ne lamentate. Non c’è bisogno di enumerarle. Che fa la Azione Sociale Cattolica davanti a queste ingiustizie? Tratta di rivendicarle, come? Predicando o annunciando per carità la necessità e l’obbligo di queste rivendicazioni, e, mentre gli obbligati a realizzarle non lo fanno, non pagano ciò che devono, supplire e riempire per carità i vuoti che queste ingiustizie lasciano aperti. Però nella società ci sono sempre, oltre queste ingiustizie, le pene, i disgusti e le calamità proprie dell’impronta funesta di un peccato eminentemente sociale o meglio, antisociale. Sopra queste pene e queste ferite sociali, sempre aperte e che sempre chiedono commiserazione, la Azione Sociale Cattolica sparge misericordiosamente il balsamo confortatore preparato con il vino dell’amore e l’aceto della pietà. Questa è la Azione Sociale Cattolica. Alcune volte è l’influenza di Gesù Cristo che obbliga gli Zaccheo di tutti i tempi a devolvere abbondantemente il maltolto. Altre volte è la compassione del Samaritano che ripara le mancanze e gli egoismi del fariseo. È sempre l’amore del Cuore di Gesù che passa facendo del bene per la povera società.

Ecco, mi sembra che questo discorso dei rimedi che lui fa sull’azione sociale cattolica come opera di carità e opera di giustizia sia un discorso molto equilibrato, molto completo; dove, di fatto, ciò che non può e non deve mai mancare è la carità, è la misericordia e quindi l’uso dell’amore, l’uso della pietà. 

È molto bella questa espressione finale: «È sempre l’amore del Cuore di Gesù che passa facendo del bene per la povera società». Vedete, qua lui dice: «Predicando o annunciando per carità la necessità e l’obbligo di queste rivendicazioni…», cioè davanti all’ingiustizia si fa spesse volte — quasi sempre — una sorta di rivendicazione e san Manuel dice: si può anche predicare, annunciare in nome della carità l’obbligo di dare ciò che si deve. E poi cosa succede? Che chi è obbligato non lo fa, non paga.

Quindi è in nome della carità che si possono riempire questi vuoti lasciati aperti dall’ingiustizia; certamente le ingiustizie, le pene, i disgusti e le calamità sono proprie di un peccato antisociale, perché la grazia è sociale, la carità è sociale, cioè crea societas; il peccato è sempre antisociale, il peccato è sempre contro la società, oltre a essere contro l’individuo. L’azione sociale cattolica, quindi, sparge questo balsamo dell’amore e della pietà.

Una grande dimenticanza

E perché si dimentica questo amore e si dà prevalenza alla scienza, ai soldi e ad altri fattori umani, credo io che restano storpie, zoppe e inutili molte opere della Azione Sociale Cattolica.

Vedete: proprio perché viene a dimenticarsi l’amore (e se dimentichiamo l’amore si dà prevalenza alla società, alla scienza, ai soldi e a fattori umani) allora molte opere che noi facciamo rimangono inutili, rimangono zoppe, perché questo amore del Cuore di Gesù è il fondamento affinché le nostre opere di carità portino un frutto, portino un’utilità.

Molti credono che fondando un’opera e dotandola di un buon regolamento e dei mezzi di vita economici, si sia fatto tutto, e io dico, signori, che con tutto questo non si è fatto se non il venticinque per cento, nel caso, di quello che c’è da fare. Mi diceva con accento di soddisfazione un amico che aveva fondato un Centro Operaio: “Sto tranquillo, perché (i soldi) li ho messi da parte, ora posso riposarmi”. “Fratello — gli risposi io — io credo che adesso sia necessario che lei cominci a lavorare!”. Fondate scuole, circoli, e altre Opere Sociali; dotateli di beni; provvedeteli del migliore materiale; riunite molti bambini e soci e non fate altro che questo e la scuola servirà perché i bambini possano leggere El Pais e El Motin, che troveranno entrando. E il Centro servirà perché gli operai perdano amore al focolare domestico e si affezionino alla vita del casinò, e le altre opere saranno un giorno o l’altro cambiate, per arte o grazia di alcuni più furbi in opere laiche e socialiste (conosco dei casi).

Vedete? Stiamo attenti! Stiamo attenti a pensare che fondando l’opera, dandole il miglior regolamento, dandole i mezzi economici si sia fatto tutto; invece, lui dice: qui si è fatto il venticinque per cento del lavoro. Puoi dare il migliore materiale, riunire molti bambini e soci e poi entrando questi bambini, questi soci cosa faranno? Vanno a leggere i giornali dell’avversario. E quindi san Manuel dice: questo meraviglioso centro che tu hai fondato servirà per far perdere amore al focolare domestico; servirà per farli affezionare al gioco del casinò, al gioco d’azzardo, al gioco delle carte, e tutte queste opere verranno cambiate in opere laiche, in opere socialiste (lì era molto forte, e soprattutto in quel periodo, questo problema).

Quindi ci dev’essere questo amore del Cuore di Gesù, la presenza di Gesù e Maria ci deve essere, tutto deve essere fondato lì! Altrimenti hai fatto solamente una parte, quando neanche hai fatto il meglio; perché poi tutto il lavoro che tu hai fatto, se non è fondato su Gesù e Maria, verrà usato da altri, per altri scopi, per altri fini, e anche con te presente, finirà per essere usato per altri scopi e per altri fini.

Ecco che quindi ci saranno questi quotidiani o questi testi da leggere che saranno assolutamente contro la fede; ecco che ci sarà questo affezionamento a una vita disordinata, una vita immorale; ecco che ci si allontanerà dal focolare domestico; perché? Perché manca il Cuore di Gesù. 

Quindi uno ad un certo punto ci si chiede: “Beh cosa cambia tra l’andare all’oratorio e andare in discoteca?” una domanda lecita; qual è la differenza? Quale differenza percepisce un giovane che va in oratorio piuttosto che andare in discoteca? Bisognerebbe chiederglielo: “Tu percepisci una differenza? Perché vieni qui e non vieni là?”. Speriamo che la risposta non sia: “Perché a quest’ora la discoteca è chiusa”; speriamo che uno non dica: “No vabbè, non è che io non vado lì, è che adesso non ci posso andare, ma se ci potessi andare andrei lì”, oppure: “Non è che non vado lì, non vado lì perché adesso non c’è, è chiusa. Adesso sono qui, però appena lì apre prendo e vado”. Che differenza c’è quindi tra l’essere lì e l’essere là? Sei qui solamente perché adesso è giorno e non è notte? È questa la ragione? Oppure c’è un’altra ragione? Cioè, se la discoteca o qualsiasi altra cosa fosse aperta adesso, tu saresti comunque qui, in oratorio, per amore del Signore, per servire il Signore? E che differenza c’è tra l’essere qui in oratorio e l’essere in discoteca? Che differenza percepisci? Semplicemente i decibel? O c’è un’altra differenza? Bisogna chiederselo!

Queste strutture che noi mettiamo in piedi a che cosa servono? Speriamo a non perdere amore per tutto ciò che è vero, a partire da Dio. Speriamo che non servano al peccato, all’offesa a Dio, alla lontananza da Dio. Perché qualunque struttura, anche la più bella, può mutare di scopo, di fine. Può diventare esattamente il contrario di ciò per cui dovrebbe essere stata costruita. Può succedere, purtroppo può succedere. Fermiamoci qui oggi e domani andremo avanti. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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