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“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 30

“Condotta per passare santamente la Quaresima” - p. Avrillon

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di mercoledì 30 marzo 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione

“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 30

 

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

Eccoci giunti a mercoledì 30 marzo 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo V di San Giovanni, versetti 17-30.

Andiamo avanti con la meditazione del nostro libro di Padre Avrillon.

Mercoledì dopo la IV Domenica – Giorno di lumi

“Subito svegliato, invocate le tre persone della santissima Trinità, e chiedete loro che illuminino gli occhi dell’anima vostra, e vi perdonino la vostra ignoranza. Il Padre Eterno dicesi padre de’ lumi; egli n’è la sorgente e l’origine; egli ha generato il suo adorabile figlio nella luce e nello splendore de’santi. Questo figlio che dà oggi la vista al cieco nato, è la luce di tutti gli uomini; lo Spirito Santo n’è il dispensatore, ed a lui la Chiesa si rivolge per ottenerla. Non fate niente nella giornata e  in tutta la vostra vita, senza aver prima dimandato a Dio i lumi necessari. Voi avete bisogno che v’illumini, perché non siete che tenebre, ignoranza e cecità. Confessatelo, siatene intimamente persuaso, e dimandate umilmente di esserne liberato”.

Non so se noi siamo intimamente persuasi di essere ciechi, ignoranti e tenebra. Noi siamo persuasi di questo? Quindi, se non lo siamo, è perché siamo dei superbi, allora neanche a parlarne… Se invece lo siamo, allora siamo coscienti che abbiamo tanto bisogno di essere illuminati da Dio.

Meditazione sul cieco illuminato, tratta dal Vangelo.

“Gesù passando, incontra un cieco nato. Felice incontro per questo povero afflitto, che non avea mai veduto il giorno, di trovarsi al passaggio d’un Dio salvatore, autor della natura e della grazia, e che potea per conseguenza illuminare il suo corpo e la sua anima! Ammiriamo con un profondo rispetto questo gran miracolo; ma passando quivi piuttosto dal corpo all’anima, cerchiamo da Gesù la guarigione del nostro spirituale accecamento. Osservate subitamente esservi un profondo accecamento per i gran peccatori, di cui la Scrittura ci somministra tristi esempi, come in Faraone, in Antioco e in molti altri che per la moltitudine dei loro peccati, pei quali Iddio li ha abbandonati e confermati nella loro cecità per un suo giusto giudizio, e per punirli dei loro disordini”.

Quindi c’è una cecità, un profondo accecamento, per coloro che vivono nel peccato. Il peccato, e ovviamente il peccato mortale in sommo grado, rende completamente ciechi, e chi è cieco, chi vive dentro lo stato di peccato, ovviamente, è profondamente disordinato.

“Vi è un’altra cecità meno densa in cui le anime tiepide si precipitano, cecità alle volte sì ostinata come la prima, e le cui conseguenze sono molto pericolose, quando si trascura di cercar il lume nella divina parola, nell’orazione e negli avvertimenti delle persone savie; e questa cecità è tanto più da temersi, perchè più delicata e meno sensibile, e vi rimane eziandio colla frequenza dei sacramenti. Questo è ciò che richiede molta attenzione. Esaminiamo in che consista”.

Quindi, c’è una cecità meno forte, che è dovuta alla tiepidezza.

Abbiamo già affrontato tante volte il tema della tiepidezza.

È comunque una cecità ostinata, come la prima cecità, quella proprio tenebrosa; le conseguenze sono pericolose, soprattutto se noi stiamo lontani dalla preghiera e dalla meditazione.

È una cecità che va temuta di più della prima, perché è più delicata e meno sensibile, e rimane nonostante la frequenza ai Sacramenti, cioè noi possiamo andare alla Messa, andare a confessarci, eppure rimanere dentro a questa tiepidezza.

Adesso vediamo in cosa consiste.

Attenti bene in cosa consiste questa cecità.

“Taluno si dispensa da certe pratiche che non crede essenziali, soprattutto in materia di religione e di penitenza. Fonda la sua dispensa sopra la sua delicatezza, che potrebbe vincere facilmente, se si trattasse o dei suoi temporali vantaggi o di geniali divertimenti”.

Questa cosa ve l’ho detta, credo, un milione di volte, penso di averne parlato quasi in ogni omelia. Quindi, ci dispensiamo dalle pratiche di pietà e dalle pratiche di penitenza. Ci sono Cristiani, e ahimè ci sono Sacerdoti, che, per esempio, non sanno neanche che cos’è la pratica dei “Primi nove venerdì del mese” e come si fa, cos’è e come si fa la pratica dei “Primi cinque sabati del mese”; non dico quella dei “Primi sei giovedì”, perché sicuramente è molto meno conosciuta, quella della Beata Alexandrina Maria da Costa, ma pur sempre autorevole, perché è Beata.

Comunque, stiamo su quelle famose… tanti non le sanno, non sanno come si fa e magari non l’hanno mai fatto nella loro vita.

Ci sono persone che arrivano a sessanta, settant’anni che non hanno mai fatto neanche una volta la pratica dei “primi cinque sabati del mese”, che è tanto richiesta dalla Vergine Maria a Fatima.

Ci sono persone che non si sono mai consacrate al Cuore Immacolato di Maria, cosa assolutamente richiesta, fortemente caldeggiata dalla Vergine Maria a Fatima; ci sono persone che non si sono mai consacrate al Sacro Cuore di Gesù, che non hanno nessuna devozione al Sacro Cuore di Gesù, cosa assolutamente richiesta, fortemente richiesta e caldeggiata, da Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque.

Sto parlando di due pratiche che non richiedono chissà quale penitenza, se non la confessione almeno mensile (perché per farle bisogna confessarsi) e ricordarsi di mettere l’intenzione.

Quanta gente arriva al settimo, ottavo mese, o al quarto mese per i primi cinque sabati, e li perde.

Perché?

Dicono: «Eh… mi sono dimenticato di mettere l’intenzione (per il primo venerdì del mese, per riparare le offese al Cuore di Gesù, e per il primo sabato del mese, per riparare le offese al Cuore Immacolato di Maria)».

E dicono: «Padre, vale lo stesso se lo faccio domani?»

No! No, non vale, perché, se tu fai così con il 730, arriva la Guardia di Finanza; perché, se tu fai così col treno, lo perdi, e non ti rimborsano neanche il prezzo del biglietto, e non se arrivi domani, ma se arrivi in ritardo di un minuto, perché quello è andato, tu il treno l’hai perso e il biglietto pure.

Capite?

Ma con Dio: «Eh… vabbè, lo faccio domani».

No!

Uno dice: «Sì, ma alla richiesta di Suor Lucia che chiede: “Se qualcuno non può, è possibile mettere l’intenzione anche il giorno successivo?”, Gesù dice: “Sì, se i Miei Sacerdoti lo consentiranno per giusti motivi”».

Sì, ma questi non sono giusti motivi!

I giusti motivi sono: «Ho avuto la febbre a 40, non sono potuto andare alla Messa e ricevere l’Eucarestia, posso farlo domani o dopo e rimettere l’intenzione?»

Certo, ma non se mi sono dimenticato, perché tu non ti dimentichi di mangiare, tu non ti dimentichi di bere, tu non ti dimentichi di divertirti, tu non ti dimentichi di guardare la televisione, tu non ti dimentichi di ascoltare la musica che tanto preferisci, ma ti dimentichi quest’unica cosa, piccola, quando basta che uno la segni sul calendario, quando basta che uno si metta un promemoria sul telefono, quando basta che uno lo voglia.

Qualcuno poi mi dice questa, che veramente, quando l’ho sentita, mi si è crepato il cuore… Adesso, udite udite il perché, l’incredibile, insormontabile difficoltà, la spietatezza della Vergine Maria, che ha chiesto una cosa disumana: «Eh… sa, Padre, non ho mai fatto la pratica dei “Primi cinque sabati del mese”, perché a fare i quindici minuti di meditazione dei Misteri del Rosario, per tenere compagnia alla Vergine Maria, io non ci riesco. Non sono riuscito a fare i quindici minuti».

E io: «Scusami un attimo… scusami un attimo, perché già mi vengono le vertigini, mi va insieme il cervello e mi va il sangue negli occhi… scusami un attimo e fammi capire… in una giornata di 24 ore, ripeto di 24 ore, tu non hai trovato il tempo di dare quindici minuti di compagnia alla Vergine Maria?» Guardate, io non riesco neanche a dirlo, mi viene il sudore freddo nella schiena… «Tu non hai trovato il tempo di fare 15 minuti di preghiera e di meditazione dei Misteri del Rosario, per tenere compagnia alla Vergine Maria?»

Io credo che sia meglio che facciamo un buco e che ci nascondiamo sottoterra: è vergognoso! È vergognoso!

Dopo, stiamo lì a chiedere alla Vergine Maria e a Gesù tutte le grazie del mondo, ma con quale faccia?

Mi sembra come quell’altra o quegli altri, che dicono: «Alla domenica, se avesse una famiglia di sei figli a cui dar da mangiare, o  sei ospiti o quello che è, lei, Padre, cosa farebbe? Lei, che è servito e riverito dalla mattina alla sera, si immagini… è facile per lei dire di andare a Messa alla domenica, ma io devo far da mangiare per sei persone, quindi vado a Messa al sabato».

Svegliati prima!

Ma neanche esiste l’idea di svegliarsi prima, neanche esiste l’idea di far da mangiare prima, al sabato. Lo cucini, lo prendi e lo metti nei tupper.

Sapete che esistono anche i tupper sotto vuoto, che hanno una macchinetta che aspira l’aria? Me l’hanno fatta vedere, è bellissima, aspira l’aria. Vai un po’ meno a farti le unghie, o dalla parrucchiera, o risparmi un po’ di quei soldi che si buttano via in tante stupidaggini, e compri la macchinetta, che costa anche poco, ti metti il cibo in questi tupper di vetro bellissimi, aspiri l’aria e metti tutto sotto vuoto. C’è anche il codice a barre che puoi scannerizzare col telefono, che ti dice anche quanti giorni lo puoi tenere e ti avvisa sul cellulare. Una roba incredibile!

Non siamo più nel 1300, capite?

Non dobbiamo più conservare il pezzo di mucca fuori dalla finestra, perché non abbiamo il frigorifero!

Te li prepari il sabato, ma te li puoi preparare anche la settimana prima, te li congeli, poi li tiri fuori, li metti nel forno a microonde o te li cucini, come vuoi tu, come se fossero appena fatti; e così, nel giorno del Signore vai alla Messa.

Fonda la sua dispensa sopra la sua delicatezza, che potrebbe facilmente vincere, se si trattasse o dei suoi temporali vantaggi o di geniali divertimenti”.

Certo, perché se io devo andare in discoteca a ballare, non ho nessun problema a tornare alle 4 del mattino, ma se mi devo svegliare un’ora prima del normale, non ce la faccio. A stare su fino alle 2 di notte per guardare i film pornografici, non c’è nessun problema, ma a svegliarmi un’ora prima per adorare il Dio dell’Universo, il Signore degli Eserciti, quello no, non ce la faccio.

Andare a fare l’adorazione eucaristica notturna? «È pericoloso!»

Questo, guardate, io me lo ricorderò anche quando sarò sul letto di morte, quando me lo hanno detto.

È pericoloso… infatti, voi sapete che gli ospedali sono pieni di gente che è andata a fare l’adorazione eucaristica notturna e che ha avuto incidenti, rapimenti, sequestri, omicidi… sono pieni, è piena la cronaca.

Invece, non è pericoloso andare in discoteca e tornare dalla discoteca ubriachi fradici, e poi uccidersi e uccidere in macchina; questo no, questo va bene, per questo c’è sempre tempo, ma per andare a fare un’ora di adorazione eucaristica notturna: «Eh Padre, è pericoloso… sa, uscire di notte, prendere la macchina…»

Ma dove abiti, nel Bronx?

Dov’è che abiti, nel West Side di Chicago?

Dov’è che abiti?

Ma dove abiti?

Guarda fuori dalla finestra, non ci sono neanche in giro le galline!

Ma dove abiti? Quale pericolo?

Non c’è in giro nessuno, nessuno!

Uno dice: «Ma la delicatezza è solo negativa?»

Vediamo se trovo una cosa che voglio leggervi… eccola.

Ve l’ho già detto, credo, comunque ve lo ripeto.

Io leggo sempre insieme Padre Avrillon e San Pier Giuliano Eymard, perché veramente mi piacciono tantissimo.

Mi piacerebbe leggervi questi Esercizi spirituali e farvi un ciclo di meditazioni sugli Esercizi spirituali di San Pier Giuliano Eymard, che lui fa ai Sacerdoti e ai Consacrati, bellissimi, bellissimi, delle cose che vi fanno vedere il cielo stellato, proprio una cosa stupenda.

Vi ho già fatto qualcosa, ma questo mi piacerebbe tantissimo, però, vedremo…

Sapete cos’è la delicatezza?” — scrive San Pier Giuliano Eymard —“È il cuore dell’amore”.

Basta, uno legge una frase del genere e dice, vabbè… io posso anche morire.

La delicatezza è il cuore dell’amore… e se voi non siete delicati con il Buon Dio, voi non avete cuore, siete maschere di religiosi, se la sola apparenza della pena che state per fare a Dio non vi spaventa”.

Il cuore dell’amore”…

Se voi non siete delicati con il Buon Dio, voi non avete cuore”. Punto.

Maschere di religiosi”… incredibile… incredibile …

Quindi, la delicatezza la dobbiamo avere con Dio, perché questa delicatezza è “il cuore dell’amore”, e non con noi stessi, le nostre pigrizie e i nostri peccati.

“Quell’altro nutre nel suo cuore una segreta antipatia contro il suo prossimo, che si conosce nei suoi gesti, nei suoi discorsi e in tutta la sua condotta”.

Certo: non ci salutiamo, non ci guardiamo, non ci cerchiamo, non ci chiamiamo, non sentiamo se uno ha bisogno…

Poi, perché perdiamo molto tempo? Perché siamo disorganizzati.

Sabato, è assolutamente il grande giorno della spesa; anche in un gruppo di  cinque, sei persone, che si conoscono e che sono amici, tutti escono a fare la spesa.

Ma io dico: «Scusate un secondo, ma non potete fare una lista comune e, a turno, va uno a fare la spesa per tutti? Vi fate una lista di cose da comperare comune, ognuno scrive quello che gli serve e, se siamo in cinque,  a turno, uno ci va una volta al mese e fa la spesa per tutti; così, Tizio va a fare la spesa per tutti, se la porta a casa e ognuno va là e se la prende. È veloce, magari abitano vicini. Intanto, mentre quello va a fare la spesa, io posso fare mille altre cose, non ultima, sto a fare un po’ di compagnia a Gesù, tanto non ci sta nessuno».

Questo no, figurati!

Uno dice: «Bravo come me, capace come me, intelligente come me a fare la spesa non c’è nessuno», perché ci vuole la laurea per andare a fare la spesa, altrimenti non sei all’altezza.

Ma prendi ‘sto carrello e vai a fare la spesa, mettiti d’accordo con i tuoi amici e risparmia il tempo, invece di stare lì a buttarlo via!

Invece: «Devo andare a fare la spesa…»

Oh mamma, Cristoforo Colombo 2.0 si sta per muovere!

“Questa è una freddezza ed una alienazione sulla quale non ha ancora faticato per superarla, benché egli la senta, e la coscienza gli dica di tanto in tanto ch’egli non può salvarsi senz’amare il suo prossimo come se stesso”.

Sì, ciao… Tutti questi giudizi, tutte queste ritorsioni, tutte queste arrabbiature, tutte queste…

“Questi al contrario nutre un affetto troppo sensibile e troppo forte pel suo fratello”.

Certo, perché poi c’è l’altra faccia della medaglia, e quindi amici per la pelle (finché dura).

“Egli porta quest’affetto persino nell’orazione, e diviene la sorgente d’una infinità di distrazioni; impedisce d’amare Dio su tutte le cose e non vuole aprir gli occhi. Quegli si licenzia molte cose che lusingano la sua passione predominante, e che necessariamente conducono alla tiepidezza, al peccato”.

Quindi, da una parte, nutro antipatie, e dall’altra, porto questi affetti smoderati che mi danno dei turbamenti durante l’orazione; poi mi do il permesso su tante cose, che lusingano la mia passione e che portano alla tiepidezza e al peccato, e non ne vedo le conseguenze perché non le voglio vedere.

Poi: «Ma cosa ti vai a confessare così di frequente? Ma il Signore perdona, tu devi fare la pace con i tuoi difetti. Non ti devi condannare, non devi buttarti giù, la tua autostima dove va a finire?»

Ma scusa, se avessi avuto bisogno di uno psicologo, sarei andato, me lo sarei pagato e avrei fatto la seduta psicanalitica sul lettino, comodo, di pelle nera, ok?

Ma io devo andare a chiedere perdono dei peccati, è un’altra cosa!

Poi, hai la laurea in psicologia? No? Ecco, allora non fare quello che non sei, perché se no è abuso di professione.

Io sto cercando un Prete, non sto cercando uno psicoterapeuta, sono due cose diverse e devono stare in ambiti diversi.

Qui tutti fanno tutto, capito? Sono tutti tuttologi; magari hanno fatto tre esami e si sentono “Freud II”.

Poi, chissà perché, amano tanto fare le psicanalisi degli altri, ma non di se stessi, anche questa è un’altra cosa interessante, ci sarebbe da dire molto.

“Non ne vede le conseguenze, perché non vuol vederle; egli si ostina e sostiene le sue ostinazioni; egli è nell’errore, e giustifica il suo errore: la sua coscienza lo rimorde e si prende cura di quietarla con false ragioni: eccovi la sua cecità. Forse non sarebbe così anche la vostra?”

Certo. Se io mi ostino nel mio peccato, mi confermo, mi convinco e mi do false ragioni per giustificarmi, vabbè, è finita.

“Gesù sputò in terra, fece del fango colla saliva, ne bagnò gli occhi del cieco, e gli disse: Va a lavarli nella piscina di Siloe. Vi andò, si lavò e ritornò vedendo chiaramente. Non è ella cosa sorprendente che la cecità del corpo divenga per le mani di Gesù la sorgente e l’istrumento della luce del corpo e dell’anima? Il cieco del nostro Vangelo riceve il lume degli occhi corporali, e l’anima sua è subito rischiarata dai lumi della grazia, ed egli difende la fede di Gesù in mezzo ai suoi più crudeli nemici. Questo Salvatore si prende sollecitudine per istruirlo della sua divinità; e questo cieco fa subito due atti più sublimi della religione, che sono la fede e l’adorazione”.

Domanda: «Padre, cosa vado a fare a Messa in Irlanda, che tanto non conosco l’inglese e non capisco niente?»

Perché, tu vai a Messa per capire? Noi dobbiamo andare alla Messa per adorare. Che sia detta in inglese, in cinese, in russo o non so in che lingua, non interessa niente a nessuno. Io vado alla Messa per adorare Dio.

Capire… ma cosa devi capire, che quando esci dalla Messa non ti ricordi neanche più cosa ha detto il Vangelo, cosa ha detto la prima lettura, e quando esci dalla Messa non sai neanche che cosa è stato detto nella Colletta (a parte che magari non sai neanche che cos’è la Colletta)?

Cos’è che devi capire?

Dici: «Devo capire», ma che cosa?

Esperimento?

Prendete un foglio, adesso, mentre ascoltate questa meditazione, voi che dovete tutti capire, scrivete almeno il tema, il concetto chiave della prima lettura, del salmo responsoriale e del Vangelo, che sono stati letti ieri alla Messa, a cui siete andati a partecipare. Di ieri, non di un anno fa, quella di ieri. Della Messa che avete ascoltato ieri, scrivete adesso su un foglio il concetto chiave, la cosa più importante che vi è rimasta nel cuore e che avete meditato in queste ventiquattr’ore, della prima lettura, del salmo responsoriale e del Vangelo.

Foglio bianco, vero?

Panico…

Eppure avete capito tutto, no?

A cosa è servito questo capire, se dopo ventiquattr’ore non vi ricordate neanche più il Vangelo che abbiamo letto ieri? A cosa è servito?

La Parola… la Parola… la Parola… l’importanza della Parola…

Leggila e studiala questa Parola! Meditala questa Parola!

A ventiquattr’ore di distanza, anche se avete ascoltato la Messa in italiano, nella vostra santa e meravigliosa lingua, voi non vi ricordate niente della prima lettura, del Salmo responsoriale e del Vangelo, eccovi serviti! Quindi, è un’illusione che capire voglia dire comprendere e assimilare, che sentire voglia dire ascoltare e meditare.

A Messa si va per adorare!

“Mettetevi in luogo di questo cieco illuminato: forse avrete qualche cecità segreta su cui non istate in guardia abbastanza. Andate a trovar Gesù, che dice oggi esser egli la luce del mondo, e servitevi delle disposizioni che sono notate nel Vangelo. La prima disposizione per guarire dalla cecità è l’umiltà. Per convincercene, Gesù sputa in terra, fa del fango colla sua saliva, per farci sovvenire che essendo noi formati di terra e di fango, non dobbiamo mai insuperbirci, ma aver sempre innanzi agli occhi la bassezza della nostra origine; perciò il Salvatore mette questo fango sugli occhi del cieco nato, ciò che sembrerebbe più capace di togliere la vista, che di procurarla”.

Quindi, vedete: l’umiltà.

“In secondo luogo lo manda a lavarsi nella piscina di Siloe: seconda disposizione per ottenere i lumi dal cielo. Purificatevi nella piscina della penitenza. Senza la purità del cuore non conoscerete mai Dio, nè tampoco conoscerete voi stessi”.

Quindi, per guarire dalla cecità ci vuole l’umiltà e la penitenza, che vuol dire innanzitutto andarsi a confessare di frequente.

“In terzo luogo il cieco crede, ubbidisce subito e va a lavarsi. La fede dunque sostenuta dalla docilità e da una pronta ubbidienza è quella che ci rischiara coi lumi divini”.

Quindi, docilità ed obbedienza.

“Credere che Gesù può dar la vista col fango, eccovi una fede ben cieca ed insieme ben illuminata: andar sul momento a lavarsi, eccovi un’ubbidienza ben sottomessa. Lasciate mettere questo fango sugli occhi vostri con una profonda umiltà; credete che questo fango in mano del Salvatore può darvi la vista spirituale; lavate con diligenza tutte le macchie della vostra anima; questo è il mezzo di esser tosto guarito dalla vostra cecità”.

Adesso ascoltiamo questa bellissima preghiera:

“Confesso, o mio Dio, che non sono che tenebre, e posso dire col profeta: La luce dei miei occhi non è più con me. Oh me felice, se la mia cecità fosse solamente sui miei occhi corporali, come sopra colui a cui avete data la vita! S. Agostino penitente parlava in questa maniera: Rischiarate la mia cecità, o Salvatore! O lume che un altro lume non può scoprire, se non lo rischiarate voi stesso! O lume che oscurate tutti gli altri lumi, benché sembrino splendidi! Lume essenziale, sorgente e principio di tutti gli altri lumi! Lume ineffabile, innanzi a cui tutti gli altri lumi non sono che tenebre! Lume onnipotente, lume celeste, che rischiarate tutti i ciechi e che non potete essere oscurato dalle tenebre! Lume che non avete mai alcun’ombra per compagna ed illuminate il cielo e la terra! Assorbitemi nell’abisso dei vostri lumi, affinché io vi veda in me, e guardi poi me in voi. Amo meglio veder la luce, che siete voi medesimo, di quella che avete fatta creando il cielo e la terra. Quella può rischiarare il mio spirito, il mio cuore e l’anima mia; e questa non può rischiarare che i miei occhi corporei. Per la prima, o Signore, posso conoscervi per amarvi con tutto cuore, come voi comandate; per la seconda io non vedo che le cose transitorie e sensibili. Lume celeste e divino, illuminatemi, ma purificatemi, per rendermi più degno dei vostri lumi celesti”.

Domani faremo il “Giorno di morte”, faremo questo tema molto bello e sicuramente molto importante.

 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

VANGELO (Gv 5, 17-30)

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati.
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno.
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.
Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

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