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“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 31

“Condotta per passare santamente la Quaresima” - p. Avrillon

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di giovedì 31 marzo 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 31

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

Eccoci giunti a giovedì 31 marzo 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo V di San Giovanni, versetti 31-47.

Allora, come dicevamo ieri, andiamo avanti nella nostra lettura del libro di Padre Avrillon, oggi il tema è “Giorno di morte”.

Giovedì dopo la IV Domenica – Giorno di morte

“Oggi non date retta in alcuna maniera alla vostra delicatezza. S’ella si lagna, fatela lacere, e per vincerla al più presto, cominciate il giorno col pensiero alla morte, e alle sue più triste ed orribili circostanze, e procurate di addomesticarvi talmente con questo pensiero, che vi divenga familiare pel rimanente de’ giorni vostri; ma soprattutto fate in guisa che vi commova. Voi avreste dovuto ieri, mettendovi a letto, pensare che entravate nel sepolcro, uscitene oggi come se risuscitaste per andar a sentire la sentenza d’una vita, o d’una eterna morte. Dirigete oggi tutte le vostre azioni a ciò che non vorreste aver fatto, se vi trovaste adesso in quel terribile momento, e così operate”.

Pensate, ho saputo di un mio compagno di giochi, era un po’ più giovane di me di qualche anno, aveva 44 anni, siamo un po’ cresciuti insieme, abbiamo fatto tante estati insieme al mare, ebbene, lui è andato a letto e al mattino l’hanno trovato morto. Era sanissimo, non ha mai avuto un problema di salute, non ha mai avuto niente… morto, a 44 anni. Era un ragazzone, aveva una fame… mi ricordo che mangiava come un lupo, con una vitalità… così, è andato a letto, è morto, 44 anni…

Io ho imparato, da quando vi ho fatto le meditazioni su quel bellissimo testo del Beato Don Alberione (vi ricorderete) nel tempo di Avvento dell’anno corso, quella bellissima preghiera, che ho proprio ricopiato, e che lui dice di recitare prima di andare a letto alla sera e quando ci si sveglia al mattino, proprio inerente alla morte. Prima di andare a letto alla sera, si fa questa preghiera di accettazione della morte, di consegna di tutto se stessi a Dio, perché noi non sappiamo se ci sveglieremo.

Veramente noi ogni notte entriamo nel sepolcro, che cosa sarà di noi non lo sappiamo, e se al mattino ci svegliamo, non è ovvio, non è mai ovvio, è una grazia, è un atto della Misericordia di Dio.

Quando si dice: «Come agisce la Misericordia di Dio?» Così.

Ogni giorno ti dà la possibilità di amare ancora di più Dio, di pentirti dei tuoi peccati, di chiedere perdono, sincero, vero, profondo, e di iniziare una vera vita di conversione: ecco l’atto della Misericordia di Dio in azione!

Noi, viventi, siamo una manifestazione della Misericordia di Dio.

Meditazione sulla morte, tratta dal Vangelo.

“Gesù essendo vicino alle porte della città di Naim, s’incontrò in un morto che si portava alla sepoltura, unico figlio di vedova madre. Badate con lo spirito alle porte di questa città, e profittate del grande spettacolo che vi si presenta. Questo è uno spettacolo di lagrime e di giubilo tutt’insieme; è un funebre convoglio, è una miracolosa risurrezione. Si porta un morto a seppellire, e Gesù lo risuscita: egli opera con tanta sapienza i movimenti dei nostri cuori che dopo averci atterriti col timore di una morte certa, ci consola colla speranza una nuova vita”.

Il timore della morte. Abbiamo già trattato questo tema per l’Avvento, ma ci fa bene riprenderlo.

Quando morirò, una cosa che non voglio che dobbiate dire sul mio conto è la seguente: «Padre Giorgio non ci ha mai parlato dei Novissimi, Padre Giorgio non ci ha mai parlato dell’Inferno, del Giudizio, della Morte, non ci ha mai parlato del Purgatorio, non ci ha mai parlato della Confessione, non ci ha mai parlato di come ci si confessa».

Tutto, ma questo no.

Lo ritengo proprio come un compito principale per un Sacerdote, parlare di ciò che più conta, parlare dei Novissimi, parlare della Vita Eterna, parlare della nostra anima, della salute e della salvezza della nostra anima.

Ecco, io spero che tutto il tempo che ho dedicato, non solo, ma soprattutto in questo ultimo Avvento sul tema dei Novissimi, con quello scritto bellissimo di Don Alberione, veramente serva a tutti per fare una memoria costante della morte.

“Il timore della morte e le sue terribili conseguenze debbono risvegliare in noi lo spirito della vera penitenza…”

Pensate, proprio ieri sera, mi è capitato questo fatto: sono salito in camera dopo cena e ho deciso di fare una cosa, niente di strano, una cosa normalissima, ho preso una decisone e ho detto: «Vabbè, adesso faccio questa cosa». Ho fatto questa cosa, poi mi sono preparato per andare a dormire.

Vado a letto, mi giro perché a me piace la luce…

Da quando sono piccolo, quando qualcuno voleva tirare giù le tapparelle, la mia nonna diceva sempre: «No, no, già dovrò stare nella bara, al buio pesto… finché son viva, fatemi vedere che fuori c’è il mondo, che fuori c’è la luce che splende»; quindi, io non chiudo mai le persiane esterne della mia finestra, ma lascio sempre aperto, anche perché vedo un po’ la luna dietro, che tanto mi affascina.

Quindi, mi giro e, grazie al chiarore della luna, ma non solo, anche della luce che entra, vedo il mio Crocifisso che ho sulla scrivania; guardo la croce… e proprio mi nasce nel cuore questa frase: «Se io sapessi che stanotte muoio, e quindi che domani mattina non mi alzerò più, io questa sera non avrei fatto questa scelta».

Ripeto, non perché fosse una scelta peccaminosa, no, no, semplicemente perché, dentro di me, mi sono detto: «Tra questa scelta e l’altra, il meglio era l’altra». Infatti ho faticato un po’ a prendere sonno, perché mi sentivo interiormente che non avevo scelto proprio il meglio che potevo scegliere.

Il pensiero della morte, se lo avessi avuto prima, sicuramente mi avrebbe aiutato a dire: «Prova a pensare che domani mattina non ti sveglierai, stasera cosa vorresti fare ? Hai cinque cose da scegliere, però, tu non sceglierle in funzione del fatto che domani mattina ti alzerai, sceglile in funzione del fatto che domani mattina sarai morto. Quale sceglieresti di queste cinque?»

Se il mio Angelo Custode mi avesse detto: «Tu stanotte morirai. Ti metterai a letto, e quando chiuderai gli occhi e prenderai il sonno, tu morirai», io so benissimo che cosa ieri sera avrei scelto, con sicurezza di coscienza lo so, e non avrei scelto ciò che ho scelto.

Ho scelto ciò che ho scelto, perché non ho ragionato in funzione della morte, ma in funzione del fatto che, presuntuoso, ho pensato che tanto al mattino mi svegliavo e quindi…

E proprio oggi mi arriva la notizia di questo mio carissimo compagno di infanzia, morto nel sonno, quasi a dirmi: «Giorgio, non dare per scontato, ciò che scontato non è, non dare per ovvio, ciò che ovvio non è. Chi ha detto che domani mattina ti svegli? Se questo fosse l’ultimo giorno? E se questa fosse l’ultima sera? E se questa fosse l’ultima volta che tu ti stendi in questo letto?»

Prima o poi arriverà quel giorno, arriverà quel giorno che sarà veramente l’ultimo giorno. Sarà la gara. Fino ad adesso mi sono allenato, ci siamo allenati, poi arriverà il giorno in cui il Signore ci dirà: «Ecco, questa è la gara. Sei pronto? Adesso devi fare la gara».

“…e la speranza della vita e dei premi eterni, che Dio ha promessi ai giusti e ai penitenti, deve impegnarci a far delle opere buone per meritarle. Quando io m’incontro con lo spirito in queste esequie, ed osservo questa lugubre comitiva, questi volti abbattuti, questa madre desolata, che manda tristi gemiti verso il cielo, e che intendo esser questo l’unico suo figlio, che vanno a seppellire, sono pieno di timore; questo spettacolo mi chiama e mi colpisce, perchè comprendo bene che dalla morte, la quale non ha risparmiato quest’unico figlio sul fior degli anni, nemmeno io sarò risparmiato”.

Certo, Padre Avrillon è morto, e morirò anche io.

“Da ciò fo ragione che bisogna morire, e che devo pensarvi seriamente. Tutte le altre circostanze della morte si presentano al mio spirito: l’incertezza della sua ora, il terribile giudizio, la corruzione, i vermi, l’eternità felice od infelice di cui questa morte decide, tutto mi conferma nel mio timore, e tutto m’impegna a pensarvi con grande sollecitudine. Ma quando vedo Gesù intenerito dalle lagrime e dai singulti di questa afflitta madre, romper la folla, fermar la comitiva, e pensare egli stesso di consolare questa vedova desolata, accostarsi al cadavere, toccare il feretro, comandare al giovine defunto, con una voce maestosa, di alzarsi, esamino con attenzione questo morto: io vedo i suoi occhi che si aprono, il suo viso di morte riprendere un colore di vita, la sua bocca che si apre, e comincia a parlare, tutto il suo corpo perdere l’aspetto di cadavere per ripigliar quello vitale, e Gesù Cristo che lo rende vivo a sua madre. Allora si dissipa il mio timore, rasciugo le mie lagrime, mi consolo della mia morte, e spero che Cristo un giorno mi risusciterà; onde debbo conchiudere, secondo le massime della mia religione, che essendo la mia risurrezione una conseguenza necessaria della morte, converrà che mi ci prepari tutti i giorni della mia vita per meritare una felice risurrezione, io già ne formo la risoluzione; vi penso seriamente, come all’affare più importante; e metto subito la mano all’opera per timore d’esser sorpreso. Ecco i primi sentimenti che deve inspirar la morte e la risurrezione di quest’unico figlio”.

Quindi è un affare, è l’affare più importante della nostra esistenza, il passaggio.

“Il morto si alzò, cominciò a parlare, e Gesù lo restituì vivo alla madre”.

Pensate a questa madre… Mamma mia, se ci penso… chissà ad essere lì a vedere questa scena bellissima, di questa mamma che ritrova il suo bambino e lo rià vivo tra le sue braccia, chissà che gioia, chissà che gratitudine…

“Quando Cristo s’accosta a noi, quando ci guarda, quando ci tocca, quando ci parla da sovrano e da Dio, bisogna che la morte fugga dinanzi alla faccia di questo vincitore. Ammirate la caritatevole condotta del Salvatore, chiedetegli che faccia per la vita spirituale dell’anima vostra ciò che ha fatto per la vita temporale di questo giovine. Moderate l’eccessivo timore che questo spettacolo potrebbe darvi della morte: la risurrezione, che n’è lo scopo aggradevole, deve darvi speranze di un nuovo vivere. Calmate i vostri timori troppo intensi; la religione li condanna; essi devono esser rettificati colla speranza di un’altra vita”.

Quindi non dobbiamo avere paura di morire, dobbiamo aver paura della dannazione, dobbiamo aver paura di morire nel peccato, dobbiamo aver paura di morire lontani da Dio, di questo dobbiamo aver paura, non di morire, perché tanto dovremo morire. O prima o dopo dobbiamo morire tutti. L’importante è come moriamo.

Allora, imparate quel bellissimo Atto di dolore: «Mio Dio mi pento e mi dolgo con tutto il cuore… », imparate questa bellissima preghiera, perché se avremo la possibilità prima di morire di avere il tempo di recitarlo, almeno consegneremo tutta la nostra vita e tutta la nostra penitenza a Dio.

E poi, se avremo fatto i primi nove venerdì del mese, i primi sei giovedì del mese, i primi cinque sabati del mese…

Ecco, anche di questo spero proprio che non si possa mai dire: «Padre Giorgio non ci ha mai parlato dei primi giovedì, dei primi venerdì, dei primi sabati del mese».

Guardate, a me interessa questo.

Voi direte: «Padre Giorgio, lei è proprio un teologo da due soldi…»

Sì, sì, va bene, proprio da un soldo, bucato… va benissimo, va benissimo.

Se tutti i miei studi mi fossero serviti solo per questo, io sono l’uomo più felice del mondo, perché in questa offerta, in questa proposta di Gesù e della Vergine Maria, dei primi sei giovedì, nove venerdì e cinque sabati, io avverto una ricchezza, una grazia, una possibilità, una misericordia, una bontà, un salvagente enorme che il Cielo ci lancia, come nella Medaglia Miracolosa, come nella Medaglia del Volto Santo, come nello Scapolare del Carmelo.

Io in tutti questi strumenti, come nel Santo Rosario, ravviso veramente delle occasioni d’oro, perché il Signore l’ha promesso e se noi non solo l’avremo fatto una volta ma…

Mi dicono: «Padre, ho fatto il ciclo, sono riuscito a finire la serie dei primi nove venerdì!»

«E quante serie hai fatto?»

«Una».

«Oh Cielo! Oh Cielo! Va bene, almeno ne abbiamo fatta una, ma adesso fanne mille! Vabbè, magari mille no, perché non viviamo così tanto, ma da adesso falla sempre».

Pensate, c’è qualcuno che mi dice: «Padre, io sono già arrivato alla sedicesima serie dei primi nove venerdì».

Qualcun altro mi dice: «Padre, io ho già fatto tredici serie dei primi cinque sabati del mese».

«Che bello! Che bello!»

Capite che oramai non li faccio più per le promesse che mi ha fatto il Signore, che mi ha fatto la Vergine Maria, non li faccio per le promesse. Non li faccio, perché mi hanno promesso che mi assisteranno nell’ora della morte, perché mi hanno promesso che saranno lì a darmi la grazia finale, che non mi perderò, no, no…

Tra l’altro, sono quelli che hanno salvato Bruno Cornacchiola, il veggente delle Tre Fontane, non è un dettaglio. La Vergine Maria gli ha detto che è stata la pratica dei “Primi nove venerdì del mese”, fatta fare a lui da sua moglie, che ha gli salvato l’anima, è una delle prime cose che gli ha detto la Vergine Maria apparendo. Infatti lui si converte, immediatamente, e diventa un apostolo di Maria e di Dio.

Dicevo che dobbiamo farlo, ma non per le promesse, ve l’ho già detto tante volte, ma perché è bello, perché è giusto, perché vogliamo consolare Gesù e Maria, perché vogliamo sostenerLi, perché vogliamo riparare, per questo!

“Invece di questi timori prendete tutte le sagge precauzioni — ecco, appunto, ve le ho appena dette — che la fede v’inspira per meritare una buona morte, e per conseguenza una gloriosa risurrezione”.

Quindi la Confessione, la Comunione spirituale e sacramentale, la preghiera, il Rosario, la Via Crucis, la Coroncina della Divina Misericordia, la meditazione, l’orazione… guardate quante cose…

“Non mi maraviglio che un uomo mondano sia sorpreso dalla morte, e che si debbano prendere molti compensi e precauzioni per significargli il pericolo in cui veramente si trova. Egli non vi ha mai pensato mentre viveva; anzi i piaceri sensuali hanno talmente occupato il suo spirito e il suo cuore, che non solo non crede d’aver a morire, né vuol morire, ma neppur vuole che ne venga parlato, sebbene non vi sia più speranza della sua vita. Mi spavento poi quando vedo alcune persone che fan professione di pietà cadere in questo accecamento, e temo di cadervi io stesso, benché lo condanni. Prevedete questa disgrazia, le cui conseguenze sono terribili, e faticate incessantemente per prepararvici. Assuefatevi a questo pensiero per timore che la morte non vi spaventi quando vi troverete in pericolo, e vi sarà detto che bisogna morire. Ponetevi nel feretro in cambio di questo giovine. Già vi portano al sepolcro , dice un santo dottore, e voi non ci pensate. Immaginatevi che a voi venga Gesù per darvi la vita dell’anima, e per prepararvi con questo pensiero alla morte dei giusti: ascoltate la sua voce: allorché vi comanda di alzarvi toccando la vostra bara, chiedetegli che tocchi il vostro cuore, in cui forse la sua grazia è morta o languida. Ubbidite, alzatevi, Gesù ve lo comanda. Alzatevi da questa pigrizia e da questa tiepidezza, in cui da molto tempo è assopita l’anima vostra, e v’impedisce di pensare efficacemente alla morte, e di prepararvi come dovete, col prendere i necessari apparecchi contro le sorprese della medesima”.

Il Signore ci chiama: «Esci! Risorgi dalle tue ceneri! Vieni fuori! Forza, riprendi in mano la tua vita seriamente!»

“Alzatevi subito da questo attaccamento troppo sensibile alla creatura, il quale divide a poco a poco il vostro cuore, che deve essere tutto di Dio. Alzatevi dal vostro amor proprio, da questa vanità, da questa vita molle…”

Oh mamma, quanti budini ci sono in giro!

“…che vi toglie il pensiero dell’altra vita e della morte che ne è il passaggio. Voi sarete forse ben presto dalla stessa sorpreso, se non prenderete subito i dovuti apparecchi”.

Quindi, stiamo pronti!

San Domenico Savio giocava al pallone e gli dissero: «Domenico, se tu sapessi che devi morire adesso, cosa faresti?»

E lui: «Continuerei a giocare».

Bello…

Certo, cosa devo fare? Devo dire: «No, aspetta che adesso vado a confessarmi… devo chiamare il prete…»

Invece lui: «Continuerei a giocare».

Perché? Perché era in grazia di Dio… cosa doveva fare? È andato avanti a giocare al pallone… normale.

Come dire: «Tutti i giorni mi sto preparando a morire… cosa vuoi che faccia di diverso?»

Ora la bellissima preghiera:

“Accetto con un profondo rispetto, o mio Dio, la giusta sentenza della morte, che avete pronunziata contro di me. Io confesso che merito di morire, perché son peccatore, io non dimando una vita più lunga, né una miracolosa risurrezione dopo morte, come quella con cui favoriste il figlio della vedova di Naim; ma che voi mi prepariate a questo gran passo, che mi rendiate meno amari gli eccessivi timori di essa; dandomi amore a pensarvi, che mi concediate la morte dei giusti, e mi facciate la grazia di meritarla colle mie buone opere. Donate ora la vita di grazia all’anima mia, venite a me colla vostra solita bontà, e datemi la forza di venir a voi, che siete la vera vita, e la procurate a quelli che a voi ricorrono. Toccate efficacemente il mio cuore, come voi avete toccato il feretro del giovine morto; purificatelo da tutte le macchie che potrebbero diminuire o indebolire l’amore che vi deve, e procurargli una morte mille volle più funesta di quella, che separa l’anima dal corpo. Parlate, Signore, all’anima mia, fate che la vostra voce di Salvatore e di sposo sia udita dalle orecchie del mio cuore. Comandategli di alzarsi e di non più marcire nelle immondezze e nelle ombre della morte; ma comandando voi quel che volete ch’io faccia, datemi la forza e il coraggio di eseguire i vostri ordini sebbene mi sembrassero rigorosi. Fatemi volere efficacemente, fatemi operare, fatemi parlare come questo giovine, e guidatemi in guisa tale coi vostri lumi, che tutte le mie parole ed azioni siano segni di vita di grazia, per meritare dopo morte la vita della gloria.

Domani faremo il “Giorno di speranza”.

 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

VANGELO (Gv 5, 31-47)

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei:
«Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.
Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?
Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

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