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“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 32

“Condotta per passare santamente la Quaresima” - p. Avrillon

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 1 aprile 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione

“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 32

 

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

Eccoci giunti a venerdì 1 aprile 2022. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo VII di San Giovanni, versetti 1 e seguenti.

Andiamo avanti con la nostra meditazione del libro di Padre Avrillon e, come dicevamo ieri, oggi è il “Giorno della speranza”.

Venerdì dopo la IV Domenica – Giorno di speranza

“Pregate il Signore, svegliandovi, che dissipi tutti i vostri timori con una viva speranza nelle sue divine promesse. Alzate al cielo i vostri occhi, la vostra mente, il vostro cuore, e pronunziate con fermezza queste parole del regal Profeta: Signore, ho sperato in voi, e non permettete ch’io resti mai confuso. Non date luogo ad alcun sentimento mondano, e non pensate se non alle ricompense che vi son promesse nel cielo, se sarete fedele a Dio e alla sua grazia. Anelate oggi mille volte a questa felicità: non fate cosa alcuna che non sostenga la vostra speranza e non sia diretta verso il cielo. Alzate spesso gli occhi a questa celeste patria, dicendo con lo stesso Profeta: Signore degli eserciti, quanto la vostra abitazione è amabile! L’anima mia desidera ardentemente d’essere nella casa del Signore”.

Ecco, in questo tempo, in questo periodo, dove ormai da diverso tempo siamo come attanagliati dalla paura, da diverse paure, oggi è il giorno in cui dobbiamo chiedere al Signore questa grazia di essere liberati dalla paura, perché sappiamo in chi abbiamo sperato, sappiamo che Dio non confonde nessuno e il nostro pensiero deve essere sempre rivolto al Cielo, alle celesti promesse.

Meditazione sulla speranza, tratta dal Vangelo.

“Le sorelle di Lazzaro mandarono a dire a Gesù: Signore, colui che voi amate è infermo. Queste pietose sorelle ch’erano state istruite dalla bocca di Cristo medesimo, erano animate da una ferma speranza, poiché elle non si contentano, nell’ambasciata che gli mandano, di esporgli soltanto la malattia del loro fratello Lazzaro, senza pregar di guarirlo, e di fargli una visita caritatevole, persuase fortemente che questo incomparabile amico, che non manca né di potenza, né di bontà, ancora non manca mai di soccorrere nel bisogno quei ch’egli ama e sperano in lui. Osservate che Gesù non era più allora nella Giudea quando vennero a dirgli per parte di Marta e di Maria che il loro fratello era ammalato. Era stato obbligato di abbandonare il proprio paese, perché i giudei gli tendevano continue insidie e cercavano l’occasione di farlo morire. Nondimeno per soccorrere un amico, non ostante gli avvisi dei suoi discepoli, vi ritorna, volendo piuttosto esporsi a tutti i pericoli d’esser perseguitato e di perder la vita, che gli era cara, e che riponeva continuamente, la sua speranza in lui. Qual consolazione! Qual potente motivo di speranza nel soccorso d’un Dio salvatore, se l’amiamo e se ricorriamo alla sua bontà nelle nostre tribolazioni!”

Gesù, che è l’Amico, Gesù, che è l’Amicizia, non ascolta nessuno, non guarda in faccia nessuno e non ha paura di niente e di nessuno, quando si tratta di soccorrere un amico. Gesù muore per gli amici.

Questa è una domanda che dovremmo farci, quando siamo davanti al Signore: «Ma io, sono amico di Gesù?»

Qui, dove non è raro incontrare gente “mistica”, che parla con la Vergine Maria, che ha le locuzioni interiori notturne e dice: «Il Signore mi ha detto… Il Signore mi ha fatto…», che è sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, che parla con Dio Padre, che vede gli Angeli, insomma qui, in tutto questo sottobosco di misticismo, manca sempre un quid, allora io chiedo: «Ma tu, sei amico di Gesù?». Questi, ovviamente, ti dicono: «Io?! Figurati… io sono l’amico di Gesù!», però si capisce che non è vero, perché al centro c’è il loro “io” e non sono pronti a perdere la loro vita, ad essere perseguitati per Gesù, non per ciò che Gesù dà loro, ma per Gesù in quanto Gesù.

Invece, il Signore Gesù è pronto a tornare nella persecuzione pur di salvare il Suo amico Lazzaro, e questo ci dà una grande consolazione.

“Voi patite, siete disprezzato ed umiliato, i vostri temporali e  spirituali bisogni vi angustiano, non trovate alcun soccorso nelle creature, sperate in Gesù; non avete bisogno come Maria e Maddalena di mandargli un messaggero per manifestargli la vostra pena; egli è presente, vi ascolta, gli è cognita, la sente, ma vuol saperla da voi”.

Quindi, quando siamo immersi in quel dolore sordo che nessun essere umano sa capire… c’è sempre Gesù.

E poi, sapete, noi esseri umani usiamo il dolore, usiamo la sofferenza, la debolezza, la fragilità, di chi ci sta accanto, per fare sempre atti di comparazione, per sentirci migliori, per screditare gli altri, e c’è  anche chi gioisce delle disgrazie altrui, perché lo fanno sentire migliore, più in alto, gli danno più autostima, perché…

Tutto questo non c’entra niente con l’amicizia che ci insegna Gesù, infatti non so quanto sappiamo essere amici, veri amici, non lo so… Ciascuno di noi dovrebbe chiederselo davanti a Questo Amico.

“Io sono la risurrezione e la vita, dice Gesù e colui che crede in me, vivrà, benché sia morto. Vedete sino a qual termine il nostro adorabile Salvatore estende il merito e l’efficacia della speranza. Non la limita né alla guarigione delle malattie corporali, né alla liberazione dalle pene spirituali; ma la estende sin’alla morte e ancor di più. Questa sublime teologia era stata inspirata al santo Giobbe, quando dicea sul suo letamaio: Dio m’ha ridotto alle ultime estremità; io ho perduto tutt’i miei figli, e sono coperto di piaghe dalla testa sino ai piedi ma quand’anche egli mi uccidesse, non cesserò di sperare in lui, ed in questa speranza riponeva tutta la sua consolazione”.

Così si fa.

“Gesù conferma oggi questo gran sentimento colla sua parola e col prodigio ch’egli opera. Egli pieno di carità se ne viene in fretta a Betania, ove Lazzaro era morto da quattro giorni. Marta e Maddalena gli dicono: Signore, se voi foste stato qui, il nostro fratello non sarebbe morto. E la prima continuando soggiunge: Io so che Dio vostro Padre vi accorda tutto ciò che gli dimandate. Gesù allora per ricompensare questa eroica speranza, si avvicina alla tomba, piange, prega, si conturba, finalmente comanda e resuscita il morto. Chi non spererà in Gesù dopo questo miracolo? Sperate dunque non una anticipata risurrezione, ma la spirituale risurrezione dell’anima vostra per la divina misericordia; sperate la liberazione da tutti i mali che vi affliggono; sperate la gloria che Cristo vi ha promessa pei meriti del suo sangue”.

E come si fa a sperare? Bisogna credere, credere, credere fortemente nel potere liberante santificante, vivificante del Sacramento della Confessione, così si fa!

È brutto vedere che ci sono persone che non hanno un giorno, non si sono date un giorno fisso per la Confessione, e ovviamente questo vuol dire che non lo insegnano neanche ai figli.

C’è un giorno fisso per tutto: c’è il giorno fisso per andare al nuoto, c’è il giorno fisso per andare al ballo, c’è il giorno fisso per andare a calcio, c’è il giorno fisso e l’orario fisso per fare la partita…

Io qui davanti alla mia finestra ho un campo da calcio e ragazzi! Che ascesi, che rigore, che precisione, che impegno, che puntualità! Fossimo così noi Cristiani col Signore, saremmo già tutti Santi!

Allora, come può avvenire questa Resurrezione spirituale, se noi non abbiamo interiormente questo appuntamento fisso con la Misericordia del Signore, non affidato al caso, al mio sentimento, a quello che sento e di cui ho voglia?

Oggi mi va, e domani? «Oh mi sono dimenticato…».

Questa è bella, no? «Oggi mi sono dimenticato di confessarmi…»

Ma come ti sei dimenticato? Come hai fatto? Ti sei dimenticato di mangiare? Ti sei dimenticato di bere? Ti sei dimenticato di respirare?  Come hai fatto a dimenticarti di confessarti? Che cosa è più importante?

«Mi sono dimenticato…»

«Ops… mi è andato via di mente…»

Ma come fa ad andare via di mente?

Quello è il giorno, è quello!… e quel giorno lì non è quel giorno lì, se non mi sono confessato, se non ho incontrato la Misericordia di Dio.

“Sperate nella divina misericordia, qualunque sieno i vostri peccati, perché senza questa speranza non mai la otterrete. Pregate, fate penitenza e vi sarà concessa. Sperate in Dio se volete la liberazione dalle vostre pene; egli è con voi nella tribolazione e vi ha promesso di liberarvi. Se siete debole, dice S. Agostino, la speranza sarà la colonna che vi sosterrà per timor che non cadiate. Se il vascello misterioso dell’anima vostra è agitato dai flutti della tentazione, la speranza sarà l’ancora che lo fermerà e preserverà dal naufragio. Sinché voi avrete un soffio di vita, voi avrete ragione, è obbligo disperare; ma abbiate cura di sostenere la vostra speranza colla pratica delle buone opere. Sperate in Dio, dice il Profeta; ma fate il bene, perchè senza questa pratica, la speranza non è che una illusione e una vera presunzione”.

Certo, cosa spero che cosa, se la mia vita è una totale dissonanza, disarmonia, con quella di Gesù?

Un’altra bella preghiera:

“Venite a me, o Signore, fate una visita caritatevole all’anima mia. Essa è languida, essa implora il vostro aiuto e non spera che in voi solo. Ahimè! Forse ella è morta e richiusa nel mio corpo come in un sepolcro, togliete non solo, ma rompete la pietra che la tiene nelle ombre della morte. Il mio cuore è più duro della pietra, che chiudeva il sepolcro di Lazzaro. Vi scongiuro, per le lagrime che allora versaste, d’ammollire la sua durezza. Parlategli, fategli sentire la vostra voce, che da per tutto porta la grazia, la quale è la sorgente della vita. Infiammatelo d’un ardore sì puro, che scacci per sempre il peccato, principio della morte. Estirpatene tutte le fiamme straniere, affinchè non arda se non del fuoco del vostro amore. Allontanate da esso tutto il timor servile e tutta la diffidenza. Insegnategli a porre tutta la sua speranza nella vostra divina misericordia. Permettetemi ancora ch’io vi dica con uno dei vostri santi dottori: Mio Dio, poiché voi avete avuto la bontà di promettermi le eterne ricompense, io spererò sempre da voi solo di ottenerle corrispondendo fedelmente alla vostra grazia: se credete ch’io m’esponga a rigorose battaglie, non mi spaventerò nè mi scoraggerò, e combatterò generosamente, e col vostro aiuto otterrò la vittoria. Se il mondo vuol lusingarmi colle sue false grandezze, o corrompermi co’ suoi sensuali piaceri; se il demonio m’assale con tentazioni moleste, io vincerò tutto, perchè spero che voi combatterete con me e mi darete tutta la forza necessaria per non lasciarmi mai vincere. Posso io diffidare della vostra misericordia allorché voi mi date tre forti motivi che m’impegnano a sperar tanto (e tutto)? Spero dunque, Signore, nella carità della vostra adozione, nella verità delle vostre promesse e nell’onnipotenza del mio rimuneratore”.

Domani vedremo il “Giorno di imitazione”.

 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

VANGELO (Gv 7, 1-2. 10. 25-30)

In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto.
Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia».
Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».
Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora.

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