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Beata Conchita Cabrera De Armida: Sacerdoti di Cristo, VI parte

B. Conchita Cabrera De Armida

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 26 luglio 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Beata Conchita Cabrera De Armida: Sacerdoti di Cristo, VI parte

Eccoci giunti a lunedì 26 luglio 2021. Ricordiamo e festeggiamo oggi i Santi Gioacchino ed Anna, genitori della Beata Vergine Maria, quindi auguri a tutti coloro che si chiamano Gioacchino ed Anna. Io non posso non ricordare la mia carissima nonna che portava questo bellissimo nome. Abbiamo ascoltato la prima lettura della Santa Messa di oggi tratta dal capitolo XXXII del libro dell’Esodo, versetti 15-24 e 30-34.

Forse nella vita, prima di morire il Signore mi darà la Grazia di predicare su questo testo bellissimo… veramente non basterebbe un corso di esercizi spirituali di cinque giorni per affrontare tutto quello che c’è qui dentro, perché è un testo così bello, così denso, così vero, così attuale… Certamente è un testo che perfettamente si accorda con il lavoro che stiamo facendo, cioè la lettura del testo “Sacerdoti di Cristo” della Beata Conchita Cabrera de Armida. 

Aronne, che era la figura sacerdotale (non il sacerdozio di cui stiamo parlando noi con la Beata Conchita, Aronne non condivideva il sacerdozio di Melchisedech), commette un peccato gravissimo, cioè acconsente all’idolatria. Quello che stiamo vedendo con Gesù in questo libro è che un sacerdote, se non adora Dio, adora altro e se non conduce a Dio, conduce al vitello. Improvvisamente gli israeliti diventano liturghi, si mettono a cantare a due cori, a danzare. Non hanno mai danzato per il Signore e iniziano a farlo adesso per un vitello d’oro.

Poi Aronne scarica tutta la responsabilità sul popolo: 

“Questo popolo è inclinato al male”.  

“Facci un Dio che cammini alla nostra testa”

Tu perché l’hai fatto? Per il consenso, per non diventare odioso, per non fare il diverso, per non dire no. 

La cosa interessante è che lui dice che si è fatto dare l’oro e loro glielo hanno dato tutto, tutto quello che era necessario. Dice che lui l’ha gettato nel fuoco e ne è uscito un vitello. Ma da quando se uno butta un po’ di oro nel fuoco diventa un vitello? Non è che lui ha gettato un po’ di oro, lui ha fuso l’oro e ha dato un’impronta a quell’oro, perché altrimenti non sarebbe uscito un vitello. L’oro non si forma da solo, non assume una forma a suo piacimento.

“Io cancellerò dal mio libro colui che ha peccato contro di me, nel giorno della mia visita li punirò per il loro peccato”

 È una cosa seria quello stiamo facendo, quello che stiamo dicendo e quello che noi siamo. 

È difficile essere cristiani? È difficile essere sacerdoti? Sì!

Ma se siamo innamorati e coscienti della nostra vocazione… 

Continuiamo la lettura del testo “Sacerdoti di Cristo”. Eravamo arrivati al punto in cui Gesù, parlando dei sacerdoti, si chiede e ci chiede: “Come posso comunicare con loro se vivono ingolfati in cose esteriori?”

“Affinché i miei sacerdoti si imbevano e si compenetrino profondamente in queste verità sublimi, che devono costituire il loro stesso essere, hanno assoluto bisogno di una vita di raccoglimento interiore.” 

Io non smetterò mai di dirvelo, forse risulterò anche odioso per questo, ma disturbate i sacerdoti solo per cose necessarie. Quante mail, quanti messaggi, quanti whatsapp assolutamente inutili che i sacerdoti ricevono! Non c’è dentro nulla. 

I sacerdoti hanno bisogno assoluto di una vita di raccoglimento interiore, non disturbiamo questo raccoglimento se non per ragioni gravi, importanti, come la confessione, come se mi trovo in un momento grave di crisi, ma quello che tu scrivi alla tua amica non puoi scriverlo al sacerdote, perché ha altro da fare. 

Perché poi se il sacerdote abbandona Dio, l’abbiamo sentito nella lettura di oggi, porta anche te all’idolatria. È questo che molti non riescono a capire: più noi distraiamo il sacerdote dal suo compito di raccoglimento interiore, più questi diventerà come Aronne e chi ci va di mezzo siete voi, perché, anziché averlo in un modo, l’avete in un altro.

Prosegue Gesù:

“Molti dei mali che devo lamentare nei miei sacerdoti provengono dalla dissipazione colpevole, interiore ed esteriore, nella quale vivono. Il raccoglimento, soprattutto interiore, è come il perno attorno al quale deve muoversi e svilupparsi la loro vita spirituale. E’ necessario che il sacerdote si impegni per raggiungere ad ogni costo questo raccoglimento.” 

“Ad ogni costo” vuol dire ad ogni costo e bisogna essere pronti a rinunciare a tante cose. Bisogna essere capaci e se qualcuno ci rimane male, pazienza. Non bisogna varcare soglie che non bisogna varcare. 

Prosegue Gesù:

 “Come potrebbe un sacerdote emozionarsi per le molteplici prove della mia predilezione, per i tanti particolari carismi di cui è stato oggetto fin dall’eternità, se non se ne lascia compenetrare mostrandosene riconoscente?”

Sentite che parole! Chi mai parla così? Un sacerdote deve emozionarsi, è bello emozionarsi. Solo un cadavere, un pezzo di ghiaccio, un sasso, una pietra non si emozionano. Se mai ci penso,  se mai ho il tempo per sedermi a dire una preghiera, se poi non ho voglia, se mai rifletto sulla predilezione del Signore, sui carismi che ho ricevuto, non sarò mai riconoscente. 

Come vi dissi, sono andato alla grotta della Madonna della Rivelazione alle Tre Fontane a Roma. Era mattino presto e c’erano già persone che pregavano. Non ho fatto in tempo a terminare la recita del Rosario che già tanta gente si avvicinava come se vedere un sacerdote alla grotta fosse una seconda apparizione della Vergine. Sono rimasto colpito! Tutti che si prodigavano a darmi o chiedermi qualcosa. Poi dicono che la gente non ha fede, non crede più… ma io ovunque vado con la mia veste ho sempre incontrato — tranne rarissime volte — un grande rispetto. È evidente che questo non è per me, ma è un rimando a Dio. Ecco l’importanza di portare la veste di cui parla la Madonna della Rivelazione, perché è un segno di Dio per gli uomini. 

“Molti dei mali che devo riprovare nei miei sacerdoti sono determinati dalla mancanza di raccoglimento, dalla trascuratezza che si insinua nella loro anima, dalla poca stima che hanno per la vocazione sacerdotale, dall’ignoranza dei loro più intimi doveri verso la Santissima Trinità e dalla superficialità della loro vita.”

Guardate cosa dice il Signore. Se non c’è il raccoglimento quotidiano, la meditazione quotidiana, se iniziamo a trascurare l’anima…

Sarebbe bello se [tra sacerdoti] ci tenessimo vicini, così ci potremmo confessare l’uno dall’altro. Invece no. Ci vorrebbe tanto poco ad accordarsi, a tessere le tele. La nostra anima non è una cosa secondaria, è fondamentale. Tutto il resto viene dopo. 

“Dalla poca stima che hanno per la vocazione sacerdotale”

Come se essere sacerdote fosse uguale a fare il pizzicagnolo. Invece Gesù lo stima, stima questa cosa. Siamo coscienti che abbiamo dei doveri verso la Santissima Trinità? Noi abbiamo dei doveri verso il Padre, verso il Figlio e verso lo Spirito Santo. 

“Dalla superficialità della loro vita”

“Signore, fammi parlare o di te, o con te, o niente”, diceva un Santo. Noi di cosa parliamo? 

Finisce l’università e per festeggiare organizzano una grigliata. Ma è venerdì! È il primo venerdì del mese, è il mese del Sacro Cuore… facciamola di verdure, la grigliata! Io sono perseguitato da queste cose. 

Di cosa parliamo? A cosa siamo interessati? 

E la cosa interessante è che la grigliata, (gli israeliti avevano il vitello d’oro, noi abbiamo la sagra della salamella), non concede che tu ti siedi, mangi e te ne vai. Non è come Gesù alla Messa, che tu celebri e poi vai via subito a fare la colazione, vai a pranzare, vai a cenare… Pranzo 12.30, Messa 11.40. Ma allora facciamola direttamente a tavola! Ci mancherebbe fare la Messa alle 5.00 del mattino, sarebbe da mesolitico…

Quando vado alla Messa del Signore arrivo quando voglio, arrivo in ritardo, arrivo all’ultimo. La salamella non lo concede. Se l’appuntamento è alle 20.00 di sera, come minimo alle 19.00 devi essere lì, per dare una mano, per vedere come è l’ambiente, per scegliere il tavolo migliore. Poi non è che tu mangi in piedi. Mangi e poi davanti agli avanzi tu rimani lì fino a mezzanotte a parlare, con la salamella davanti. 

Con Gesù invece arrivo all’ultimo. Dalla sacrestia vengo fiondato fuori. 

Ma perché per la salamella mi comporto in un certo modo e per la Messa mi comporto in un altro modo? 

Non si sa… 

No. Si sa, si sa. 

È la superficialità della nostra vita. 

Mi fermo qua perché il prossimo capoverso è lungo ed è molto intenso ed è molto vero.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

PRIMA LETTURA (Es 32, 15-24. 30-34)

In quei giorni, Mosè ritornò e scese dalla montagna con in mano le due tavole della Testimonianza, tavole scritte sui due lati, da una parte e dall’altra. Le tavole erano opera di Dio, la scrittura era scrittura di Dio, scolpita sulle tavole.
Giosuè sentì il rumore del popolo che urlava e disse a Mosè: «C’è rumore di battaglia nell’accampamento». Ma rispose Mosè: «Non è il grido di chi canta: Vittoria! Non è il grido di chi canta: Disfatta! Il grido di chi canta a due cori io sento».
Quando si fu avvicinato all’accampamento, vide il vitello e le danze. Allora si accese l’ira di Mosè: egli scagliò dalle mani le tavole e le spezzò ai piedi della montagna. Poi afferrò il vitello che quelli avevano fatto, lo bruciò nel fuoco, lo frantumò fino a ridurlo in polvere, ne sparse la polvere nell’acqua e la fece trangugiare agli Israeliti.
Mosè disse ad Aronne: «Che ti ha fatto questo popolo, perché tu l’abbia gravato di un peccato così grande?». Aronne rispose: «Non si accenda l’ira del mio signore; tu stesso sai che questo popolo è inclinato al male. Mi dissero: Facci un dio, che cammini alla nostra testa, perché a quel Mosè, l’uomo che ci ha fatti uscire dal paese d’Egitto, non sappiamo che cosa sia capitato.
Allora io dissi: Chi ha dell’oro? Essi se lo sono tolto, me lo hanno dato; io l’ho gettato nel fuoco e ne è uscito questo vitello».
Il giorno dopo Mosè disse al popolo: «Voi avete commesso un grande peccato; ora salirò verso il Signore: forse otterrò il perdono della vostra colpa».
Mosè ritornò dal Signore e disse: «Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d’oro. Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato… E se no, cancellami dal tuo libro che hai scritto!».
Il Signore disse a Mosè: «Io cancellerò dal mio libro colui che ha peccato contro di me. Ora và, conduci il popolo là dove io ti ho detto. Ecco il mio angelo ti precederà; ma nel giorno della mia visita li punirò per il loro peccato».

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