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Beata Conchita Cabrera De Armida: Sacerdoti di Cristo, V parte

B. Conchita Cabrera De Armida

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di domenica 25 luglio 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Beata Conchita Cabrera De Armida: Sacerdoti di Cristo, V parte

Eccoci giunti a domenica 25 luglio 2021. Oggi è anche la festa di San Giacomo Apostolo, quindi, ricordiamo tutti coloro che si chiamano Giacomo e facciamo loro gli auguri. 

La lettura che abbiamo ascoltato è la seconda lettura della Santa Messa di oggi, tratta dal capitolo IV della lettera agli Efesini di San Paolo Apostolo, versetti 1-6.

“Comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto”

Mi sembra che il libro “Sacerdoti di Cristo” della Beata Conchita ci chiami proprio a questo, a comportarci in maniera degna della vocazione che abbiamo ricevuto, e allora andiamo avanti a sentire che cosa Gesù ci dice, perché il nostro comportamento sia degno di questa vocazione che abbiamo ricevuto.

“Un’altra cosa. Come il fervore ha il dono di essere contagioso, così dalla tiepidezza emana una funesta esalazione che addormenta le anime! E questa è un’altra ragione per la quale il sacerdote non deve diventare di gelo: oltre a dare cattivo esempio, ha il triste potere di trasmettere la sua freddezza ad altri cuori.”

Dobbiamo stare molto attenti: dobbiamo cercarci e stare vicini a Sacerdoti fervorosi, non tiepidi, perché quella tiepidezza, di fatto, poi si trasmette, passa, è contagiosa, come il fervore; se noi stiamo vicini a persone tiepide — a maggior ragione a Sacerdoti che sono tiepidi — è chiaro che poi diventiamo tiepidi anche noi. Un conto è stare vicino per sostenere, per aiutare — se questo è il nostro compito! — altrimenti cerchiamo di stare accanto il più possibile a Sacerdoti, ma non solo a Sacerdoti, anche a persone che siano il più possibile innamorate, fervorose nei confronti di Dio. 

“Perché come può infondere calore un sacerdote freddo? Come può comunicare fervore un sacerdote indifferente alle cose di Dio? Come può far innamorare le anime di ciò che lui stesso più non apprezza, più non adora e non sente?”

Tutte domande assolutamente lecite e vere, tristemente vere. 

“Dalla tiepidezza deriva l’amore per le comodità e le mollezze; e, a loro volta, le mollezze e le comodità portano alla tiepidezza. Questi difetti si danno scambievolmente la mano per accaparrarsi il cuore del sacerdote. Egli è nato per gli altri, e un sacerdote deve lasciare ogni comodità quando le anime lo richiedano, e allontanare ogni genere di pigrizia dal suo corpo e dalla sua anima.”

Questo non vuol dire immediatamente per forza pensare “Da adesso dormo sul pavimento”, questo è un esempio, ma la lotta alle mollezze non è innanzitutto questo, è la lotta a tutto ciò che mi è comodo, ad esempio: “mi è comodo starmene in pace, riposare quanto desidero, poter fare le mie cose.”

“Egli è nato per gli altri, e un sacerdote deve lasciare ogni comodità quando le anime lo richiedano, e allontanare ogni genere di pigrizia”

Quindi anche se non ha voglia perché magari è un po’ stanco, perché magari ha in mente di dedicarsi a qualcosa, alla lettura, allo studio, e suonano: “Mi può confessare?” deve lasciare lì quello che aveva in mente e andare a confessare. Il Sacerdote non è nato per studiare, è nato per stare con Gesù, per servire le persone e per portarle a Dio.

“Un sacerdote, animato dal santo ardore dello Spirito Santo, non deve accontentarsi di un numero trascurabile di anime che  lo circondano, ma lanciarsi, con santo ma discreto zelo, a salvare molte anime, a strapparle dal vizio e a comunicare loro purezza, virtù, fervore, amore, Spirito Santo, Maria!

Non devono esistere scuse per un sacerdote quando si tratta del bene delle anime.”

Ci deve essere questo zelo apostolico.

“Ma purtroppo quanta tiepidezza, quanti pretesti, quante futili scuse, quanti riguardi per se stessi lamenta il mio Cuore amareggiato per quello che Io solo vedo nel campo tanto comune della freddezza dei miei sacerdoti!”

Non ci devono essere scuse, questo è il nostro compito e questo dobbiamo fare, senza scuse, altrimenti iniziano i pretesti, le scuse ,la tiepidezza, iniziano i riguardi per se stessi.

“La mancanza di zelo per la mia gloria e per le anime non è, forse, mancanza di amore?”

Quello che vi dicevo prima: il Sacerdote nasce per stare con Gesù e per servire le persone, per portarle a Dio. Questa mancanza di zelo verso Gesù, da una parte, e verso le anime dall’altra, il Signore chiede: “Non è forse mancanza d’amore?” È una domanda più che lecita che il Signore ci pone.

“Quanto devo piangere per questo da solo nei tabernacoli!

Solo Io conosco quanti disegni di Dio i miei sacerdoti tiepidi, pigri e senza zelo, cioè i sacerdoti senza amore, lasciano incompiuti nelle anime. Perché hanno intrapreso questa strada se non mi amavano? Perché si sono lasciati ungere con l’olio santo, se non erano disposti a essere ministri di un Dio crocifisso?

Perché si sono lasciati consacrare se non erano pronti a compiere il loro ministero fino alla morte?”

Sono domande forti, ed è quello che vi dicevo ieri: se l’eco di queste domande ce le pone la mamma, il papà, il Sacerdote, il Vescovo, noi possiamo fuggire le persone, ma queste domande non le possiamo fuggire. Queste domande sono lì e ci chiamano e, se non accettiamo di farcele fare dalle persone, da coloro che Dio ci manda, ce le farà Dio in persona quel giorno: “Perché ti sei lasciato ungere se non eri disposto a essere Ministro di un Dio Crocifisso? Perché hai intrapreso questa strada se non mi amavi? Perché ti sei lasciato consacrare se non eri pronto a compiere il tuo Ministero fino alla morte?” Cosa gli risponderai?

 “Quanto devo piangere per questo da solo nei tabernacoli! Quanti disegni di Dio i miei sacerdoti tiepidi, pigri e senza zelo, cioè i sacerdoti senza amore, lasciano incompiuti nelle anime. 

Pregate tanto per ottenere una nuova Pentecoste, poiché la mia Chiesa ha bisogno di sacerdoti santificati dallo Spirito Santo. Il mondo va alla deriva perché mancano sacerdoti di fede viva, che lo salvino dall’abisso in cui è precipitato (CC 49,235-250).”

Il rispetto umano contamina la purezza delle azioni sacerdotali.

“A volte in situazioni particolari, come non inimicarsi qualcuno, mantenere relazioni sociali, la convenienza propria… alcuni si uniformano a persone e criteri non retti. Un simile comportamento non può essere accettato in nessuno, meno ancora in un sacerdote che mi rappresenta.

Non voglio atteggiamenti di viltà in chi è al mio servizio; non accomodamenti impossibili tra il mondo e il mio Vangelo. Questo indicare ciò che mi ferisce, ciò che mi addolora, ciò che offende la finezza, la delicatezza e la tenerezza del mio Cuore, è un aiuto che do ai miei sacerdoti.

Voglio commuoverli, voglio la loro perfezione e santificazione. Ma in tutto ciò che faccio vi è sempre un fine di carità, per­ ché Io non posso non effondere perdono, luce, misericordia (CC 49,325-330).”

Non possiamo scendere a compromessi, non possiamo essere vili, non possiamo cercare accomodamenti tra il mondo e il Vangelo perché non ci sono, e per accomodare il mondo e il Vangelo dobbiamo estirpare Gesù dal Vangelo, ma non è questo il nostro compito.

Mi fermo qui, vedremo domani la risposta a questa domanda che fa:

“Come posso comunicare con loro se vivono ingolfati in cose esteriori?”

Domani affronteremo questo tema doloroso, molto bello ma doloroso, è un’altra scintigrafia ossea questa, è un’altra TAC, molto bella ma che mette a nudo dei nervi parecchio scoperti.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

SECONDA LETTURA (Ef 4, 1-6)

Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.
Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.

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