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La corretta concezione della Carità

Ragazze che si abbracciano

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia di domenica 6 settembre 2020 – S. Messa ore 8.00

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo dell’omelia [udesign_icon_font name=”fa fa-file-text” size=”1em”] 

LA CORRETTA CONCEZIONE DELLA CARITÀ

Il Vangelo di questa XXIII Domenica del Tempo Ordinario, tratto dal cap. XVII di San Matteo, è un Vangelo che dovrebbe essere alla base di una corretta visione della carità, purtroppo non è così, purtroppo rarissimamente è così. Questo vuol dire che noi non viviamo la carità. Noi intendiamo la carità come fare del bene a qualcuno, ma è un bene che noi facciamo che di fatto non ci costa niente, dare il soldino, aiutare una persona che porta la spesa, accogliere una persona che non sta bene, dare da mangiare ai senzatetto, portare da bere in inverno a chi vive al freddo, tutti gesti bellissimi, utilissimi, importantissimi, ma non è detto che siano l’espressione della carità evangelica, potrebbero essere gesti bellissimi, utilissimi, verissimi ed espressione di pura filantropia, molto diversa dalla carità evangelica. Gesù ci mostra una cartina tornasole che possiamo usare per comprendere, verificare se noi siamo dentro alla logica della carità evangelica, e lo fa a partire da ciò che maggiormente ci tocca, la colpa, l’offesa, l’insulto, l’oltraggio, l’umiliazione, il male.

  • Vuoi sapere se tu vivi la carità evangelica?

Gesù te lo dice subito:

“Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te..”

Dato che nessuno vive nel consesso degli Angeli, è evidente che in una giornata qualcuno ci farà qualcosa che ci darà fastidio, ci sentiremo guardati male, trattati male, che sia una colpa grande, o che sia una colpa piccola non ha importanza, succederà, anche solo una puntura di spillo, una sbadataggine, una indifferenza, una mancanza di delicatezza di una persona che non capisce un gesto di amore che facciamo, di riconoscenza, che non abbiamo ricevuto, una colpa accadrà.

«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo».

Tu che sei offeso, non colui che ha offeso, tu che sei offeso và e ammoniscilo fra te e lui solo. Ditemi quante volte lo facciamo. Praticamente quasi mai.

Noi invece cosa facciamo?

Tutto al contrario. Riceviamo l’offesa, la colpa, e piantiamo giù il muso subito, ci offendiamo, ci chiudiamo e cominciamo a montare l’uovo, a girare, girare e questo piccolo uovo di gallina, diventa l’uovo di uno pterodattilo, ci facciamo 12 torte con quello che viene fuori, quando in realtà era un uovo con cui fare un buondì, ma lo montiamo talmente tanto e lo guardiamo talmente tanto che quella cosina piccolina, dopo due ore è diventato un mostro, perché non abbiamo fatto come ha detto Gesù.

“Và e ammoniscilo”

Diglielo.

“Guarda che mi hai fatto del male. Guarda che mi hai offeso. Guarda che mi hai fatto soffrire. Guarda che questa cosa non mi sembra giusta.”

Ma per fare questo ci vuole una grandissima umiltà, perché io che mi sento colpito devo anche andare a parlare, invece noi vogliamo che sia l’altro vedendo il muso, vedendo le risposte arcigne, vedendo che noi spariamo, ci nascondiamo, che ci venga a cercare. Noi vogliamo essere cercati, supplicati, ma questa non è carità, questa non è la carità di Gesù. Ci fermassimo qui, ammesso e non concesso, ma noi non ci fermiamo qui. Dopo che abbiamo preso la nostra colpa perché qualcuno ci ha offeso, senza chiedere spiegazione, perché in realtà ci siamo offesi per niente, molte volte noi ci offendiamo per niente, magari semplicemente l’altro non ci ha pensato o magari l’abbiamo presa male noi, magari sono le nostre fantasie, la nostra testa malata, il nostro stravolgere la realtà, succede a tutti di prendere lucciole per lanterne, noi lo teniamo dentro per anni a volte, e non lo diciamo alla persona e così non permettiamo alla persona di sanare noi e se stessa, perché la carità porta vita a chi la dà e a chi la riceve, ma da qualche parte questa colpa deve uscire e allora chiamiamo l’amica del cuore, la quale ha altre 24 amiche del cuore, sempre, le quali a loro volta ne hanno altre 24, e a ciascuna amica del cuore l’amica dice:

“Ti devo dire una cosa, però non dirla a nessuno, rimanga tra me e te”

E per 24 telefonate successive l’amica del cuore dirà:

“Mi raccomando, non dire niente a nessuno, rimanga solo tra me e te”

In capo a un giorno lo sa mezzo paese.

  • Che cosa abbiamo guadagnato?

La morte del cuore.

Arriviamo a sera che siamo distrutti, ma non per quell’uovo di gallina che è partito al mattino, ma per tutta la montatura che noi abbiamo fatto, per l’insipienza che abbiamo avuto e per la mancanza di umiltà che abbiamo, perché non ci fidiamo della Parola di Gesù, perché non viviamo veramente la carità, quando sarebbe bastato prendere e dire:

Perché hai fatto così?

Ma non ci riusciamo. Nell’esame di coscienza che noi facciamo la sera quando portiamo a casa queste sconfitte, stiamo fermi al nostro posto il giorno dopo per la Comunione, anche se non è un peccato mortale, stiamo al nostro posto, non possiamo fare Comunione con Colui che ha sempre detto, schiettamente, quello che doveva dire a tutti e che sempre ha amato e ha voluto la carità. Noi rischiamo di condannare a morte la vita delle persone attraverso la calunnia, l’infamia, il disonore, il parlar male, per cose che non esistono. Che colpi cocenti abbiamo preso nella nostra vita perché abbiamo confuso un innocente con un colpevole, perché abbiamo preso male ciò che era bene. Quante volte abbiamo detto:

“Mi sono veramente sbagliato. Ho fatto soffrire una persona per niente, perché io pensavo e credevo..”

Ma perché non glielo hai detto! Quanti matrimoni vanno con le gambe per aria a motivo di questa mancanza di carità, perché mi metto nella testa che mi tradisce, perché guarda quell’altra, quanti matrimoni distrutti per queste cose! E le suocere non aiutano spesse volte, perché si mettono anche loro a montare a neve quell’uovo.

“Va’ e ammoniscilo fra te e lui solo.”

Noi invece andiamo e lo dileggiamo e ne sparliamo con gli altri, così strappiamo la stima da quel cuore. Ricordate quello che diceva Padre Pio:

“Quando tu mormori..”

Addirittura solo mormorare, sapete che la mormorazione è quando io dico il male vero di una persona che l’ha fatto, e ne parlo con gli altri, è un peccato gravissimo contro al carità, la calunnia è invece quando invento il male e lo dico, ma quello è innocente.

Padre Pio diceva:

“Quando tu mormori ricordati che nello strappare il fratello dal tuo cuore, tu strappi immediatamente anche Gesù Cristo”

Per questo il giorno dopo non si può fare la Comunione, non ha senso. Non ha senso che tu vai a ricevere l’Eucarestia se hai la bocca sporca di veleno del giorno prima.

Quando chiamarono una volta Padre Pio per andare a benedire una casa, lui entrò, cominciò a camminare, arrivò alla cucina e si fermò.

Gli dissero: “Padre entri, così benedice la cucina”.

“No, qui non entro”

“Perché non entra Padre?”

“Perché in questa cucina ci sono stati covi di serpenti che hanno mormorato continuamente e io non dò la mia benedizione”

Questo è il Vangelo, e infatti Gesù dice:

“Se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello”

Le persone sono capaci di atti di umiltà, io ho incontrato tante persone che hanno detto:

“Sì ho sbagliato, non me ne sono accorto”

Sapete quante volte mi è successo che qualcuno mi dicesse:

“Padre mi è passato davanti e non mi ha neanche salutato”

“Signora non l’ho vista”

“Mi è passato davanti agli occhi!”

“Glielo posso giurare, io non l’ho vista.”

Basta che tu sei sovrappensiero e non vedi una persona, non te ne accorgi. Diamo all’altro la possibilità di spiegarsi, tanto se uno mente lo capiamo subito, perché poi dopo se invece si chiarisce tutto, veramente guadagniamo un fratello, veramente poi diventa una vita nuova, e cresciamo anche noi perché di fatto abbiamo la possibilità di sentirci dire qualcosa che aiuta anche noi, e noi cresciamo perchè ci liberiamo dalla superbia, dall’orgoglio, dalla permalosità, da tutti sentimenti contro la carità che tiriamo via dal cuore.

Se avete nella mente di aver parlato male di qualcuno, in modo importante, non basta confessarsi, non facciamo gli ipocriti, non basta. Chiedi perdono al Signore certamente, ma vai a chiedere perdono anche a quella persona, ti assumi le tue responsabilità e le dici:

“Io ho parlato male di te”

Lascia stare i perché, anche il demonio ha i perché, non interessano i perché del male, hai scelto il male liberamente. Va detto.

Concludo con questo aneddoto:

Dopo 25 anni, un ragazzo tornò da un Sacerdote che aveva diffamato e calunniato gravemente, e disse a questo Sacerdote il male che gli aveva fatto, che aveva causato a questo Sacerdote un danno enorme, gravissimo; questo ragazzo dopo 25 anni si avvicinò al Signore e capì il suo male. Quel Sacerdote ebbe una luce e gli disse:

“Bene, sei pentito?”

“Sì, sono profondamente pentito”

“Allora prendi carta e penna e scrivi tutto quello che mi hai detto, lo firmi e me lo porti, perché questa è la tua parola che mi stai dicendo adesso, ma io come posso far vedere che è vera? Scrivilo e firmalo.”

Ovviamente il problema è che se io scrivo su carta con la scrittura, che io ho diffamato qualcuno, vado in galera, la diffamazione è un reato penale, non è semplicemente un peccato.

Come si concluse la vicenda?

Quella lettera non arrivò mai. Noi siamo tanto bravi ad ingannarci, e a riempirci la bocca di Gesù Cristo e della Madonna, ma quando poi arriva la legge della carità del Vangelo, quella vera, quella del Vangelo di oggi, quando le nostre responsabilità ci inchiodano noi ce ne andiamo, e ce ne torniamo nel buco, però questo non vuol dire essere cristiani.

Non dimentichiamolo mai, essere cristiani è la cosa più bella che ci sia ma anche la più difficile.

Sia lodato Gesù Cristo.

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

PRIMA LETTURA (Ez 33,1.7-9)
Se tu non parli al malvagio, della sua morte domanderò conto a te.

Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«O figlio dell’uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia.
Se io dico al malvagio: “Malvagio, tu morirai”, e tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te.
Ma se tu avverti il malvagio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte dalla sua condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu ti sarai salvato».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 94)
Rit. Ascoltate oggi la voce del Signore.

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere».

SECONDA LETTURA (Rm 13,8-10)
Pienezza della Legge è la carità.

Fratelli, non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge.
Infatti: «Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai», e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: «Amerai il tuo prossimo come te stesso».
La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità.

Canto al Vangelo (2Cor 5,19)
Alleluia, alleluia.
Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo,
affidando a noi la parola della riconciliazione.
Alleluia.

VANGELO (Mt 18,15-20)
Se ti ascolterà avrai guadagnato il tuo fratello.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

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