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D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 76

Falò sulla spiaggia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 76
Lunedì 23 ottobre 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Lc 12, 13-21)

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 23 ottobre 2023. Oggi festeggiamo San Giovanni da Capestrano, sacerdote. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal dodicesimo capitolo del Vangelo di san Luca, versetti 13-21.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del testo di Bonhoeffer, Sequela. Iniziamo oggi un nuovo capitolo che è “Matteo 7: La selezione della comunità dei discepoli — sottotitolo — Il Discepolo e coloro che non credono”.

Bonhoeffer adesso cita un testo che è quello di Matteo 7, 1-12 molto famoso; è un po’ lungo, ma io ve lo leggo lo stesso, perché merita rileggerlo e risentirlo — e poi fa il commento. Ecco il testo:

«Non giudicate, per non essere giudicati. Infatti, secondo il giudizio col quale giudicate, sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. Perché osservi la scheggia che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo? O come puoi tu dire al tuo fratello: Aspetta, ti levo la scheggia dall’occhio, mentre, ecco, c’è una trave nel tuo? Ipocrita, leva prima la trave dal tuo occhio, e dopo vedrai come levare la scheggia dall’occhio del tuo fratello. Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle ai porci, perché non le pestino con le zampe e poi si voltino per sbranarvi. Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Poiché chi chiede, riceve, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. E qual è quell’uomo tra voi che al figlio che gli chiede del pane darà una pietra? O se gli chiede un pesce, darà una serpe? Se dunque voi, maligni come siete, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a coloro che gliele chiedono! Tutto quanto dunque volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Questa è la legge e i profeti» (Mi 7,1-12).

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Lo ripeto, perché ogni volta che leggo la parola di Dio, mi viene sempre da ripetere questa espressione bellissima di lode al Signore; ogni volta che noi riceviamo una parola del Vangelo, impariamo — credo che sia bello farlo — a ringraziare sempre il Signore, perché non è come leggere qualunque altro libro bellissimo, la parola di Dio non è semplicemente un libro bellissimo. Scrive Bonhoeffer:

Un nesso necessario collega i capitoli 5 e 6 a questi versetti e poi alla grande conclusione del discorso della montagna. Nel 5. capitolo si è parlato dello «straordinario» (περισσόν ) il perissòn nella sequela, nel 6. della giustizia segreta, semplice dei discepoli (άπλοΰς). L’una e l’altra cosa aveva fatto uscire i seguaci dalla comunità di cui avevano fatto parte fino a quel momento, e li aveva vincolati esclusivamente a Gesù. Il limite si era fatto chiaramente visibile. Ciò fa nascere il problema del rapporto di coloro che sono nella sequela con gli uomini che hanno intorno. Forse la selezione, cui sono stati sottoposti, conferisce loro uno speciale diritto, forse essi sono in possesso di energie, criteri, capacità che rendono loro possibile rivendicare nei confronti degli altri una specifica autorità? La cosa più naturale sarebbe stata che i seguaci di Gesù si fossero essi stessi distaccati dal loro ambiente con un giudizio di radicale separazione. Addirittura si sarebbe potuto pensare che fosse volontà di Gesù che un tale giudizio di separazione e di condanna venisse messo in atto dai discepoli anche nelle relazioni quotidiane con gli altri. Perciò è necessario che Gesù chiarisca come tale fraintendimento pregiudicherebbe gravemente la sequela. I discepoli non devono giudicare. Se lo fanno, incorrono a loro volta nel giudizio di Dio. La spada con cui giudicano il fratello, si abbatte su loro stessi. La cesura con cui essi si distaccano dagli altri, come giusti dagli ingiusti, li divide contemporaneamente da Gesù. Perché questo? Chi è nella sequela vive esclusivamente del vincolo con Gesù Cristo. Egli ha la sua giustizia solo nel mantenimento di questo vincolo e in niente altro al di fuori di questo. Dunque non può diventare mai per lui un criterio di misura in suo possesso, di cui disporre a proprio arbitrio. Ciò che lo rende discepolo non è un nuovo criterio di misura della propria vita, ma esclusivamente Gesù Cristo, lo stesso mediatore e Figlio di Dio. Perciò la sua propria giustizia resta per lui nascosta nella comunione con Gesù. Non può più vedere, osservare, giudicare sé stesso, ma vede solo Gesù, è visto solo da Gesù, da lui giudicato e fatto oggetto di grazia. 

Lui viene visto solo da Gesù e quindi, se viene visto solo da Gesù, è da Gesù giudicato, e da Gesù fatto oggetto di grazia; certo, torna.

Così anche fra il discepolo e l’altro non c’è un criterio di misura per la vita giusta, ma ancora una volta solo Gesù Cristo in persona; il discepolo vede nell’altro uomo sempre e soltanto uno a cui Gesù si fa incontro. In effetti egli incontra l’altro solo perché va verso l’altro insieme a Gesù. Gesù lo precede nell’andare verso l’altro, ed egli lo segue. Per cui l’incontro del discepolo con l’altro non è mai il libero incontro di due uomini, che nell’immediatezza confrontano le proprie opinioni, i propri criteri, i propri  giudizi. Viceversa il discepolo può incontrare l’altro solo come colui al quale Gesù stesso va incontro. Solo a questo punto la lotta in favore dell’altro, la sua chiamata, il suo amore, la sua grazia, il suo giudizio assumono valore. Il discepolo dunque non ha occupato una posizione da cui attaccare l’altro, ma nella verità dell’amore di Gesù egli si presenta all’altro con l’offerta incondizionata della comunione.

Un po’ di queste cose le abbiamo già meditate, sentite, lette nei giorni precedenti. Va bene, il tema del perissòn, quindi dello straordinario, questo l’abbiamo ben spiegato, così come la giustizia segreta e semplice dei discepoli e il tema importantissimo dell’essere vincolati esclusivamente a Gesù. 

Ora, il problema qual è? È il rapporto con gli uomini che hanno intorno. Allora: i discepoli non devono giudicare, perché altrimenti vanno a loro volta incontro al giudizio di Dio e Bonhoeffer dice: «La spada con cui giudicano il fratello, si abbatte su loro stessi». Se noi ci separiamo dagli altri, alla stessa misura noi ci separiamo da Gesù. E questo perché accade? Questo accade perché vivendo esclusivamente del vincolo con Gesù, la giustizia del discepolo vive solo nel mantenimento di questo vincolo e non fuori. Quindi questo vincolo con Gesù è fondamentale e non può mai essere un criterio di misura in possesso del discepolo. Ciò che lo rende discepolo è solamente Gesù. Io sono discepolo perché è Gesù che mi rende tale. Quindi questa giustizia, la mia giustizia, cosa fa? Resta nascosta nella comunione con Gesù. 

Di fatto il discepolo — ma questo lo dicono anche i santi, tutti i nostri santi — vede solo Gesù, è visto solo da Gesù, è giudicato da Gesù. Vedete come ritorna questo tema del rapporto non escludente, ma esclusivo con Gesù, del rapporto totalizzante con Gesù? 

Ed è altrettanto vero che nell’altro cosa vedo? Gesù che si fa incontro: io nell’altro vedo Gesù che si fa incontro. Quindi vado verso l’altro insieme a Gesù. Pensate che bello, a pensarci proprio così: andare verso l’altro insieme a Gesù, non “come farebbe” Gesù ma proprio “insieme”. Cioè, adesso io esco dalla mia camera, dalla mia casa, da dove siete, incontrerò delle persone — incontrerò quelle e non altre, la provvidenza ha già disposto chi incontrerò; perché, prima di uscire non diciamo: “Gesù, insegnami ad andare incontro alle persone con te”? Noi invece diciamo: “Adesso io devo andare incontro agli altri come farebbe Gesù, devo andare incontro agli altri pregando il Signore che mi illumini la mente, devo andare incontro…”; no, no è ancora più bello; noi prima di uscire di casa dovremmo fermarci e dire: “Signore, adesso insieme andiamo incontro alle persone, chiunque io incontrerò, per favore vieni con me”. 

Sapete, è diverso quando diciamo a qualcuno: “Mi sai dire la strada per arrivare in quel posto?” — oppure — “Guarda, adesso devo andare a fare un esame, devo andare a fare una visita medica, devo andare a fare una cosa all’università, mi puoi ricordare la strada?”, da quando chiediamo a qualcuno: “Vieni con me?”. Diverso, eh? Oppure quando qualcuno ci dice: “Se vuoi vengo insieme a te”.

Ci sono dei momenti nella nostra vita molto belli, molto importanti o anche molto difficili, dove l’essere insieme alle persone care fa la differenza, fa la differenza. Non è che può farla, no, la fa. Vivere momenti di grande snodo della propria esistenza insieme a qualcuno… poi certo, lo devi vivere tu quell’incontro, non è che Gesù si sostituisce a te, ma Gesù, o le persone a te care in questo paragone che sto facendo, ti accompagnano e sono lì a fare il tifo per te, a sostenerti, a incoraggiarti, a stimarti, a dirti “ce la fai”.

Mi ha sempre colpito quando ebbi a sentire questo fatto — non ci avevo mai pensato — che, quando una persona ha un incidente, oppure un’operazione molto complessa e viene mandata in coma farmacologico, oppure se va in coma spontaneamente, si cerca sempre di fare in modo che, quando la stanno risvegliando, lì ci sia qualcuno. Perché — io ho sentito così, ma non so se sia corretto, non sono un dottore, vi riporto quello che ho sentito — quando si risvegliano da questo stato di coma, il rischio — magari non succede a tutti — è che siano terrorizzati, spaventatissimi, completamente disorientati, spaesati. Avere davanti un volto che tu conosci e che ti conosce, che ti tocca, che ti abbraccia, che ti dice “ci sono, siamo qui”, che ti spiega, che ti racconta, fa la differenza. Evita a una persona di precipitare nel panico, capite? Non è un dettaglio! E così quando noi abbiamo qualcosa di importante. 

Mi ricordo il primo giorno di scuola alle elementari, il mio papà che mi porta a scuola, me lo ricordo ancora adesso! Mi ricordo che, quando siamo arrivati sulla soglia della scuola, gli ho chiesto: “La conosci tu la maestra?” Mi ricordo che lui mi disse: “Sì, sì, è la moglie di un mio collega” — “Ah — ho pensato — eh, allora vado tranquillo”. Capite, nella mentalità di un bambino: se il mio papà la conosce, allora sono a posto! 

Non sto a parlare dei momenti solenni, come può essere l’ordinazione sacerdotale, come può essere il matrimonio, come possono essere la prima comunione, la cresima, il giorno della laurea… non esistono papà e mamma sulla faccia della terra che non siano presenti il giorno della laurea. O tanti altri momenti… quando devi andare a ritirare un referto un po’ delicato insomma: esserci, ecco.

“Andare verso l’altro insieme a Gesù”; invito voi e per primo invito me stesso, da oggi, a fare così. Non l’ho mai fatto. Al massimo supplicavo il Signore di illuminarmi, di starmi accanto in quel momento lì, però non l’ho mai pensato come: “Gesù, andiamo insieme”. Ecco, questo “insieme” non l’ho mai pensato. “Andiamo insieme verso i fratelli e le sorelle che incontrerò; insieme, per favore, vieni con me”; e siccome Gesù ci ama più di chiunque — perché è l’unico che veramente è morto per noi, perché nessuno è morto per noi — Gesù viene subito, certamente. Dobbiamo solo invocarlo, dobbiamo solo chiederglielo: “Gesù, vieni con me, Gesù andiamo insieme, Gesù stai con me adesso, in questo mio andare”. 

Guardate, fatelo, fa la differenza, vedrete, fa la differenza. Vi verranno delle intuizioni, delle luci interiori che diversamente non vi verrebbero, che magari ad altri non vengono. Vi vengono proprio grazie a questo essere insieme a Gesù verso l’altro, verso il mondo, verso la realtà, verso le cose da fare. 

Anche quando dobbiamo fare un lavoro: insieme a Gesù. Ve lo ripeto: quando uscite di casa, quando state per uscire di casa, fatevi un bel segno di croce, guardate il crocifisso, dategli un bel bacio, e in quel bacio diteglielo: “Gesù, adesso usciamo insieme. E poi torneremo a casa insieme, insieme tutto il giorno. Ti prego, anche se io dovessi un attimo distrarmi, anche se fossi preso dalle cose, per favore, insieme, andiamo insieme, stai insieme a me tutto il giorno”. Vedrete, voi tornerete a casa e stasera — se state ascoltando stamattina — direte: “Qua ha fatto la differenza. Oggi è un giorno diverso, è stato un giorno diverso”. Io di questo sono sicuro, sarei pronto a scommettere tutto quello che volete prima ancora che voi facciate questa cosa. Sono pronto a scommettere che direte: “Veramente questa cosa è vera, è reale: fare le cose insieme a Gesù”. 

Soprattutto quando magari abbiamo qualche rapporto difficile, rapporto di vita difficile con qualcuno — purtroppo succede — che uno non sa mai come comportarsi, che cosa dire, cosa non dire… insieme! Non dobbiamo aver paura, non dobbiamo portare nel cuore, nella mente, la paura, no, noi lo diciamo a Gesù: “Gesù, adesso io devo uscire, probabilmente incontrerò questa persona che temo”; perché purtroppo ci sono persone che fanno paura, è così, persone che sono proprio inquietanti e fanno paura. E uno dice: “Ma io perché devo andare ad incontrare quella persona insieme alla paura? Io non voglio incontrarla insieme alla paura, io voglio incontrarla insieme a Gesù”. Quindi, prima di uscire io dirò: “Gesù, ti chiedo di prendere il posto della mia paura. Butta fuori la mia paura e vieni tu con me, non la paura, non voglio aver paura. Perché devo aver paura se ci sei tu?” 

Ma insieme! Non quando sono là: “dammi la luce, illumina la mia mente”, no, no, no, no, no; insieme, mano nella mano e questo mi basta più di qualsiasi cosa. 

Umanamente, quando voi siete accanto a qualcuno che vi ha accompagnato a fare questo passo — uno dei passi importanti — ed è con voi, vi basta girarvi e vedete lì la persona. Vi basta allungare lo sguardo e la vedete lì che vi fissa, vi guarda, vi sorride, dice: ci sono! Questa cosa la devi fare tu, questo passo lo devi fare tu, ma io sono qui, lo fai tu, ma insieme siamo qui a farlo. Anche se Gesù non prende il mio posto, non mi sostituisce, lo devo fare io, però lui è insieme a me. Ecco, guardate questo fa la differenza.

Oggi mi fermo qua, pensavo di andare avanti, ma mi sembrerebbe come di sprecare questa occasione. Non voglio andare avanti perché non voglio che si sprechi l’occasione “dell’insieme a Gesù”. Ecco, ve lo auguro proprio di cuore di vivere questa giornata bene, proprio così, questo lunedì d’inizio settimana, bello, bello! Poi lo potremmo dire anche alla domenica; alla domenica, che è il primo giorno della settimana, potremmo dire: “Gesù questa settimana insieme a te”, cominciamo a metterla tutta, questa settimana, insieme a Gesù. Poi di giorno in giorno lo ripeterò, poi magari, durante la giornata c’è un attimo di tempo, due minuti ci fermiamo, riguardiamo il nostro crocifisso, pensiamo alla Vergine Maria e ci mettiamo lì e diciamo: “Gesù, insieme, mi raccomando, insieme, non da solo, insieme, sempre insieme. Quindi quando torneremo a casa vi diranno: “Cosa hai fatto oggi?” Vabbè, magari non si può dire, però almeno interiormente sì, diremo: “Oggi siamo andati a Bergamo”, “Oggi siamo andati a fare l’esame” e uno vi dice: “Siamo? Con chi che sei andato?” — “Eh… eh caro…” — “Ma con chi sei andato?” — “Sono andato con Gesù, sono andato con l’amore della mia vita”.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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